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Nuova emigrazione italiana: la trappola australiana


Davide
Membro
Registrato: 2 anni fa
Post: 2583
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Secondo gli ultimi dati diffusi dal rapporto Migrantes, al 1 gennaio 2016 gli iscritti all’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) sono 4.811.163[1], in un trend in continuo aumento dai primi anni 2000. In particolare, nel 2014, 107.529 persone hanno lasciato l’Italia in un movimento che dal 2006 al 2016 è aumentato esponenzialmente del 54,9%, raggiungendo addirittura la cifra record di 147 mila unità nel 2015[2]. Tra questi sono sempre di più i laureati, almeno 25 mila nel 2015, +13% sull’anno precedente. Il flusso di questa nuova ondata migratoria si è diretto principalmente in Europa e Sud America, ma secondo le statistiche, dopo Spagna (+155,2%), Brasile (+151,2%), Argentina (+93,7%), Regno Unito (+76,4%) e Germania (+31,4%), il sesto Paese di approdo per gli italiani è stato l’Australia con un incremento delle registrazioni all’Aire del 31,1%, davanti a Stati Uniti, Svizzera, Belgio, Canada e Francia.

Molto è già stato scritto su questo fenomeno in crescita esponenziale, per il quale, diversamente dal passato, è difficile utilizzare la parola emigrazione nel suo pieno significato, soprattutto in un momento in cui una spaventosa crisi migratoria sta investendo in pieno l’Europa. Quello che abbiamo di fronte è tuttavia un vasto movimento, soprattutto di giovani (il 43% è nella fascia di età 25-39 anni)[3] in cerca di opportunità, che sta investendo il nostro Paese in proporzioni che non si vedevano da tempo.
Una parte di questo flusso ha raggiunto negli ultimi anni anche l’Australia e di questo insieme fanno parte principalmente giovani ragazzi al di sotto dei trent’ anni[4]. La spinta principale che ha portato molti ragazzi a muoversi così lontano da casa può essere individuata, a livello superficiale, nella ricerca di un migliore reddito personale[5], ma è anche il segno di una mancanza di corrispondenza nelle aspettative che questa fascia di giovani ripone nel sistema italiano ed evidenzia anche un forte bisogno di espressione personale[6].

CONTINUA QUI http://sollevazione.blogspot.it/2017/02/nuova-emigrazione-italiana-la-trappola.html


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vic
 vic
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 6373
 

La Rete1, prima rete radiofonica della RSI, manda in onda ogni mattina presto (molto presto) un'intervista con qualcuno emigrato qua o la' per il mondo. La trasmissione e' denominata "Alba chiara". La trovo molto interessante perche' si sente il punto di vista su un dato paese di chi vi e' andato ad abitare, non di chi vi passa solo da turista. I giovani interpellati sono tanti ma proprio tanti. In generale piuttosto entusiasti della scelta fatta.


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cedric
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 1697
 

Il nuovo migrante italiano non è mica il morto di fame con la valigia di cartone che partiva per farsi arrostire vivo nelle miniere belghe di carbone.

Chi oggi emigra conosce l'inglese, ha una eccellente istruzione tecnico-professionale ed anche chi non è laureato ha una cultura di base molto superiore a quella degli abitanti degli stati in cui va a lavorare.

Mentre fino a qualche decennio fa l'italia era la manifattura del mondo con la piccola e media impresa che faceva da terzista alle grandi ditte europee adesso l'italia è una ottima scuola tecnica per il mondo e fornisce sia ottimi ingegneri, medici, chimici, fisici e biologi alle industrie di mezzo mondo sia una discreta classe media ottima per essere utilizzata nelle amministrazioni locali. In aggiunta quasi nessun italiano di medio e alto livello è alcolizzato o imbottito di pscicofarmaci, al più si fa qualche canna ogni tanto. Nei paesi anglosassoni e nordici la situazione è invece drammatica.

L'italia dei prossimi decenni sarà sempre più composta da pensionati che (finchè vivono poi si vedrà) con le loro tasse pagano la formazione professionale di alto livello dei giovani emigranti e da dacie per gli stranieri che vengono a svernare: il Lago di Garda è una gigantesca dacia dei tedeschi, la Versilia la dacia di russi e le cttà d'arte sono una gardaland per cinesi e coreani

In fondo è divertente.


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