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Omaggio A Freud

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Affus
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Freud, o del veleno

Per uno della mia generazione, è stupefacente la sordina con cui si sono celebrati i 150 anni della nascita di Sigmund Freud, il 6 maggio scorso.
Qualche articoletto d’ufficio nelle pagine culturali, prima della frettolosa e definitiva risepoltura dell’ex-grande del ‘900.
La psicanalisi è passata di moda per sempre; i giovani non possono nemmeno immaginare l’impero che questa mitologia pseudoscientifica esercitò sulla collettività occidentale, la presa totalitaria che ebbe sulle coscienze.
Sembra passata senza traccia l’epoca - era solo ieri - in cui «andare in analisi» era una moda sociale privilegiata da far sapere in giro (bisognava essere ricchi, a 150 mila lire a seduta), in cui ogni giornalista (specie se donna) sapeva distinguere tra «inconscio» e «subconscio», padroneggiava i termini della pseudoscienza come super-Io ed Es.
La psicanalisi non solo era una terapia, ma una visione del mondo, una gnosi sostitutiva della fede, un mito originario che spiegava ogni cosa presente, una chiave interpretativa totale.
Tutto ciò è finito di colpo e apparentemente senza traccia.

Non è più di moda «andare in analisi», né sospettare in un episodio passeggero di stitichezza un sintomo di «regressione nella fase sadico-anale», né spiegare il Terzo Reich (o il comunismo, il liberalismo, o Cristo stesso, fate voi) in termini di «irrisolto complesso di Edipo».
Nessun intellettuale à la page interpreta più il mondo secondo i canoni del freudismo.
Come mai?
Piacerebbe rispondere che la coscienza pubblica s’è accorta finalmente che la psicanalisi non guariva nulla.
Freud stesso lo sapeva fin troppo bene.
Cominciò con l’escludere dalla sua «cura» i veri malati mentali - quelli che un tempo si chiamavano schizofrenici e paranoici, gli psicotici - per occuparsi solo dei «neurotici»: per esempio i sofferenti di claustrofobia e gli assillati dalla mania di lavarsi troppo spesso le mani, o da timidezze e pulsioni poco confessabili.
Occorreva inoltre che i pazienti fossero colti e borghesi, per avviare la relazione psicanalitica, meglio ancora se benestanti.

I pazienti «sperimentali» di Freud venivano quasi esclusivamente da famiglie ebraiche borghesi della Vienna del tardo ‘800, veri nidi proliferanti di nevrosi e snobismi, di arrivismi e sensi di colpa, oltrechè di «schadenfreude».
Su questo, Karl Kraus ha sparato aforismi definitivi: «la psicanalisi è quella malattia mentale di cui pretende di essere la cura», «quelli che oggi si chiamano uomini vanno dallo psicanalista a farsi abortire».
Ma tutta questa enorme frode è durata quasi un secolo.
In cui gli psicanalisti facevano proliferare il loro bla-bla su riviste molto chic, e tenevano in analisi anche per sette, dieci anni (a 150 mila lire per 45 minuti) alla ricerca di «traumi infantili» - inevitabilmente sessuali e incestuosi - da «far emergere dal subconscio» in cui li aveva «rimossi» il super-ego (questo moralista), nella presunzione con ciò di guarire lievi sintomi che passano da sé in qualche mese.
Non visti sotto l’inutile bla-bla, nel frattempo, gli psichiatri veri, quelli che avevano la parte sgradevole del lavoro, dovendo contenere i matti se possibile senza le camicie di forza, identificavano farmaci raffinatissimi che modificano la chimica cerebrale molecolare.
Quattro settimane di pasticche e il peggio passa, senza bisogno di sapere se il disturbo nascesse dal fatto che il paziente, a tre anni, aveva visto i genitori in coito, o fosse stato punito durante la defecazione.

Un sano materialismo pratico ha finito per collegare certe demenze a intossicazioni da metalli pesanti, e a ridurre il rischio di suicidio nella depressione con farmaci modulatori della serotonina.
Senza indagare su «cause interiori» forse inesistenti, né supporre un subconscio che probabilmente è esistito solo dentro gli ebrei borghesi di Vienna (1).
Ma supporre che la psicanalisi sia stata seppellita dalla coscienza che non curava, è dare troppo credito ai pazienti di ieri.
Le signore-bene di Milano, come già prima quelle di Vienna e di New York, lo sapevano benissimo.
Andavano dall’analista perché questi prendeva sul serio fatti irrilevanti - una lettera non spedita per dimenticanza, una conoscente «non vista» per la strada - come sintomi significativi.
E i sogni più banali erano sviscerati come sacri messaggi della Pizia che si nascondeva nel profondo della signora (2).
In una parola, perché con la psicanalisi le vite più disperatamente comuni e mediocri diventavano «interessanti».

La psicanalisi, fulminò ancora Kraus, «ha dato una coscienza di classe all’inferiorità».
E poi, perché sul divano si parlava molto di sesso.
E forse è questo il motivo della sparizione del freudismo.
Di sesso ormai ne abbiamo troppo, e c’è pochissimo di cui parlare.
La libido, che Freud elevò a potenza radicale della vita, ci ha lasciato.
Viviamo - e anche i giovani ignari vivono - nelle devastazioni sociali che la psicanalisi, come altri totalitarismi, come il comunismo reale e anch’esso «scientifico», ci ha lasciato.
Quali?
Per millenni, maternità e famiglia sono state circondate da un’aura sacra di rispetto e di santità.
Freud «spiegò» che il poppante, gonfio già di libido, trae piacere dalla madre, sicchè la sessualità infantile, «perversa polimorfa», si «fissa» sulla mamma.
Il padre «reprime» la sessualità del poppante minacciandolo di castrazione (e le femminucce? Spiegazione pronta: loro al contrario hanno «l’invidia del pene»); il complesso di Edipo viene rimosso e confinato nel subconscio, alimenta sensi di colpa… e così via mitologizzando.
E se qualcuno obiettava che lui, proprio, di andare a letto con sua madre non aveva mai pensato,era subito bollato come un super-represso, uno schiavo del super-io.

Naturalmente, la religione veniva interpretata di conseguenza: Dio è la figura proiettata del «padre castrante», la fede è la totemizzazione della sopraffazione sessuale originaria del padre, la sua accettazione-castrazione.
Non ci voleva molto perché George Bataille ma anche tutta la «sinistra freudiana» (Reich, Fromm, Marcuse) ne deducesse le conseguenze «politiche».
La prima democrazia fu instaurata nel branco proto-umano quando i maschi massacrarono il padre che si accaparrava tutte le femmine, la sola vera liberazione è sessuale, e la libertà che conta è quella che spezza i tabù, a cominciare dall’incesto per finire col parricidio.
Per concludere: la libertà è «trasgressiva», ed ecco perchè oggi la democrazia politica non è una lotta contro la tassazione, lo sfruttamento dei lavoratori e la guerra, ma per i diritti gay; è «orgiastica», ed ecco le discoteche, la «libera droga», le «sensazioni forti» che i giovani inseguono.
La famiglia è «repressiva» e «patologica» per definizione, da curare con divorzio e aborto facili.
La libido è un’esigenza legittima che va esercitata fin dalla più tenera età per scongiurare nevrosi, la maternità un incidente da evitare.

In generale, tutto ciò che è superiore - fame di eternità, aspirazione alla grandezza, all’eroismo, alla pura e semplice onestà - va ridotto alla sua «verità», che è sempre inferiore.
Il mistico cristiano, l’artista, il cavaliere non fanno che «sublimare la libido» o la volontà di potenza che non possono esercitare direttamente.
I soli normali sono i transessuali, i pervertiti e gli omosessuali, in quanto «liberati».
Ancora una volta, lasciamo la parola a Kraus: la psicanalisi (ma si può dire lo stesso del comunismo e del liberismo dogmatico) è «la vendetta del mollusco contro l’uomo, del commerciante contro l&#821
7;eroe, del ghetto contro Dio», e tutto ciò «fa rapidi progressi,opporsi ai quali vuol dire essere reazionario».
Questa è la devastazione che Freud ha portato, l’argine che ha rotto.
Se il katechon è «ciò che trattiene l’Anticristo», Freud esercitò con successo l’opera contraria, spalancò le porte.
Ne era perfettamente cosciente, se alla sua «Interpretazione dei sogni» appose in exergo i versi di Virgilio: «flectere si nequeo superos, Acheronta movevo», poiché non posso piegare le divinità superiori, sommuoverò le forze infere.

Il risultato non sembra allegrissimo, specie per i giovani, i nostri ragazzi che ci circondano flaccidi e infelici, e di Freud non colgono che le rovine.
C’è chi sospetta che le ragazze, specialmente, manifestino gravi sintomi.
Quali?
Proviamo a ricordare com’era la normalità, prima del regno della libido «liberata».
La donna sapeva che il fiore della sua bellezza adolescente era breve, che presto l’età e le gravidanze avrebbero attenuato la sua attrattività sessuale.
Per questo la comunità onorava la moglie e la madre: la inseriva nella coscienza condivisa che lo sfiorire era compensato dalla partecipazione a qualcosa di eterno, la trasmissione della vita (e della vita «umana», cioè allevata alla civiltà), consolata dall’amore dei figli, da una fedeltà del marito su cui la società stessa vegliava.
Ipocrisia repressiva, spiegò Freud, e diede il via alla «liberazione».
Il risultato attuale è questo: le adolescenti soffrono di «scarsa autostima», si concedono facilmente meno per lussuria, e tantomeno per eros, che per provare a se stesse di essere attraenti, di valere qualcosa.
Se si sposano, fanno leva sulla loro appetibilità sessuale, ma non saranno mai sicure che un’altra sia più appetibile.
La concorrenza, qui, non finisce mai.

Forse per questo troppe giovani donne oggi distruggono il proprio corpo reificato, ridotto a cosa da godere?
Anoressia e bulimia sono in aumento esponenziale.
Il 40 % delle studentesse attraversa almeno un episodio, procurandosi una mostruosa grassezza o una magrezza spaventosa.
I giornalisti, psicanalisti da strapazzo, accusano le modelle filiformi, che offrono un modello da non seguire.
Ma che dire, quando si apprende che le anoressiche o bulimiche ricorrono spesso ad auto-mutilazioni?
E’ la moda, ovvia risposta, il piercing, il tatuaggio… in Inghilterra, certi ospedali forniscono un «kit di mutilazione» con lamette almeno sterilizzate.
L’auto-mutilazione è un segno estremo di disagio psico-sociale.
Era una pratica dei galeotti, degli schiavi; all’autolesionismo ricorrono le belve in gabbia.
E che dire dei maschi che si spiaccicano in auto il sabato sera, gonfi di ecstasys?
Sono un numero enorme: la classe di età che muore di più è quella dei 14-24enni, superata solo dagli ottantenni.
E’ un segno di felicità, di pienezza?
Ecco un bell’argomento per il bla-bla psicanalitico: e se il nome delle droghe velenose fosse rivelatore, come simbolo?
L’eroina al posto dell’eroismo e dell’eros di cui i nostri giovani sono defraudati.
L’ecstasys come surrogato dell’estasi mistica, a cui non devono nemmeno più aspirare.
Pasticche per calmare, illusoriamente, la fame repressa di divino, di dignità, di significato.
Che frode, questa liberazione.

Note
1) Sempre Karl Kraus, su questo ceto ben noto: «possiedono la stampa, possiedono la Borsa, ora possiedono anche il subconscio!». Gente che non si fa mancare nulla. Un giorno vorrei provare a dimostrare che le persone normali (specie se latine e di cultura cattolica) non hanno il subconscio, ce l’hanno solo gli ebrei e i protestanti. Il subconscio è quella zona della casa tenuta appositamente nella penombra, per farvi cose che si negano nella vita pubblica, o ammettervi asserzioni che nella vita cosciente si combattono. E’ la casa del fariseo, del sepolcro imbiancato. Ancora Kraus spiega bene questa doppiezza semi-cosciente, così: «Antisemitismo è quella mentalità che dichiara un decimo di ciò che lo spirito degli agenti di cambio ha a disposizione contro il proprio sangue». Ecco il punto. Nel subconscio, gli ebrei possono essere i peggiori antisemiti, e denunciare l’antisemitismo degli altri.
2) L’aspetto più velenoso del freudismo fu il fatto di presentarsi come una gnosi, una «sapienza iniziatica» che prendeva a piene mani dal sacrum primordiale, per distorcerlo in senso riduzionistico. Così l’antica tradizione - nota ai greci come ai pellerossa - del sogno terapeutico o rivelatore del proprio «vero sé», era distorta invariabilmente verso il basso. Ciò che il sogno rivelava allo psicanalista esperto nei simboli (sacri, antichissimi simboli) non era il proprio nome spirituale rivelato da un dio, ma le pulsioni proibite, da liberare. Inoltre, nessuno poteva psicanalizzare se prima non si era sottoposto alla psicanalisi lui stesso: parodia dell'iniziazione, e della «catena» che, attraverso la successione sacerdotale, porta la grazia efficace agli adepti.
Lo psicanalista fu uno pseudo-sacerdote taumaturgo. Per molti, la psicanalisi fu una religione che sostituiva quella perduta, illusoriamente. Come in ogni gnosi, v’erano i sapienti che sapevano di cosa fosse fatto il mondo (di sesso) e gli ignoranti o carnali che credevano ingenui che, dietro le grandi azioni, ci fossero «ideali» e motivazioni ragionevoli.
Ancora Kraus vide nella psicanalisi «l’inevitabile pogrom degli ideali di parte degli ebrei».
E ancora, a proposito dell’inversione satanica dei simboli: «la psicoanalisi smaschera il poeta al primo sguardo, a lei non la si fa, e sa con assoluta precisione cosa significa il Corno Magico del Fanciullo. E sia. Ma sarebbe ora che nascesse una scienza dell’anima tale che, quando uno parla di sesso, gli sveli che in realtà è l’arte quella che vuole. Per questa carrozza di ritorno del simbolismo mi offro come guidatore».


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Truman
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Grazie per avermi ricordato il grande Freud, scienziato di enorme levatura, oggi più attuale che un secolo fa.

Vale la pena di ricordare che i migliori intellettuali hanno studiato a fondo Freud insieme a Marx, vorrei ricordare Erich Fromm, oggi un po' dimenticato, probabilmente perchè non apparteneva a nessun partito e a nessuna chiesa (sempre se tra i due c'è differenza), il colossale Slavoj Zizek che oggi parla di Lenin con analisi basate su Lacan (e quindi Freud) e Marx.

E non posso dimenticare il profeta Guy Debord, marxista prima che freudiano, il quale descrisse l'odierna società dello spettacolo nel 1967. Il suo libro trent'anni fa mi appariva ostico ed illeggibile, oggi mi sembra un cimitero pieno di lapidi, dove su ogni lapide è scritta la fine della cosiddetta civiltà occidentale.


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Truman
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Analizzavo di recente il libro di Harris "Il silenzio degli innocenti" (da cui è stato ricavato un film omonimo).

Vale la pena di ricordare il titolo originale "The silence of lambs", cioè "il silenzio degli agnelli". Questa frase dà la chiave di lettura del libro che è indubbiamente un'opera di narrativa psicoanalitica. Se il serial killer soffre di turbe della personalità, comprensibili solo con tecniche psicoanalitiche, è la poliziotta che lo ucciderà la persona più interessante.

Da piccola è rimasta traumatizzata dal lamento degli agnelli che venivano uccisi prima di Pasqua. Gli zii che allevavano agnelli allo scopo di venderli, non ci facevano caso. Lei non ha mai risolto il trauma e continua a sognare, tutte le notti o quasi, gli agnelli che si lamentano, in attesa di essere uccisi.
Non viene detto esplicitamente, ma sono gli agnelli a forzarla a diventare poliziotta, a darle un'inestinguibile sete di giustizia. E' per questo che, lì dove tutti cercano il serial killer e non lo trovano, lei da sola, capisce come trovarlo. E lo uccide.

E forse il suo sogno ricorrente si placa.

"Spero che ora tu riesca a sentire il silenzio degli agnelli" scrive Hannibal alla fine del libro.

Sono opere come questa a spiegare come l'immaginario sia più forte del reale, come tutti noi agiamo in base a pulsioni nascoste, ma non più tanto nascoste. Grazie a Freud.


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remo
 remo
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sono io che non so più leggere o siete voi che non avete capito che l'articolo pubblicato da affus, tratto da Effedieffe, è una giusta stroncatura del povero Freud, tra l'altro già "condannato" dalla storia?...mah...


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Affus
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sono io che non so più leggere o siete voi che non avete capito che l'articolo pubblicato da affus, tratto da Effedieffe, è una giusta stroncatura del povero Freud, tra l'altro già "condannato" dalla storia?...mah...

Un amico diceva: Gli psicologi costruiscono castelli in aria, gli psichiatri vi abitano e gli psicanalisti incassano l'affitto.


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Truman
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Spero Affus abbia capito che il suo articolo l'ho letto, ma semplicemente sono in disaccordo. Non è la prima volta e non mi appare preoccupante.

Ringrazio Remo per aver citato la fonte, visto che Affus dimentica troppo spesso di citare le sue fonti.

Comunque Blondet non è il massimo in termini di affidabilità quando si parla di scienza. Il suo riferimento scientifico è ancora la Genesi.

Poi se vogliamo divertirci a ridere delle mode psicanalitiche lo possiamo fare, solo che l'articolo fornisce molti dettagli veri ed un quadro che a me appare poco realistico.


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Patry15
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Spero Affus abbia capito che il suo articolo l'ho letto, ma semplicemente sono in disaccordo. Non è la prima volta e non mi appare preoccupante.

Ringrazio Remo per aver citato la fonte, visto che Affus dimentica troppo spesso di citare le sue fonti.

Comunque Blondet non è il massimo in termini di affidabilità quando si parla di scienza. Il suo riferimento scientifico è ancora la Genesi.

Poi se vogliamo divertirci a ridere delle mode psicanalitiche lo possiamofare, solo che l'articolo fornisce molti dettagli veri ed un quadro che a me appare poco realistico.

D'accordo con te, anche per quanto riguarda Blondet 😯

Il 6 maggio, anniversario della nascita di Freud, Il Manifesto ha pubblicato una lettera di Cesare Musatti che riporto qui, anche se è dedicata ai BAMBINI.

Quel che i bambini dovrebbero sapere su Freud,
Data di pubblicazione: 08.05.2006

Autore: Musatti, Cesare

Il 6 maggio 1856 nacque Sigmund Freud, una delle intelligenze che più ha contribuito a cambiare il nostro mondo. Il manifesto (4 maggio 2006) ha ripubblicato, in occasione dell’anniversario, questo bellissimo testo del “padre della psicanalisi italiana”, originariamente uscito su Il Lavoro di Genova, il 25 maggio 1978

Sigmund Freud era un medico nato nel 1856 e vissuto quasi sempre a Vienna. Si occupava di persone con certe malattie che si dicono nervose, e scoprì un metodo per curarle. Il metodo non consisteva nel prescrivere medicine, ma nello scoprire determinati pensieri che questi ammalati avevano dentro di sé. Erano strani pensieri: conservati nella mente, senza che gli stessi ammalati sapessero che c'erano. Che sia possibile avere dentro di sé idee e desideri, aspirazioni e timori, senza saperlo, sembra certamente assai curioso; e ai tempi di Freud molti non credevano a questa teoria. Essa permetteva di curare facendo ritrovare e ricordare queste cose dimenticate, ed eliminando in tal modo il loro effetto dannoso. Anche con i bambini il metodo poté essere applicato. Il primo bambino curato con questo sistema era il piccolo Hans. Senza alcuna ragione si spaventava di fronte a grossi cavalli da trasporto, anche se veduti soltanto da lontano; stava perciò tappato in casa per il terrore di incontrarli. La paura era dovuta a idee che Hans si era messo in mente quando era ancora molto piccino, e che aveva del tutto dimenticate. Quando Hans ritrovò, con l'aiuto del metodo di Freud, queste idee, ogni paura scomparve.
Molte fobie che spesso qualche bambino prova per animali inoffensivi, ma anche altre paure, come ad esempio quella del buio, hanno simile origine e possono essere curate con questo sistema, che si chiama psicoanalisi.
Il metodo si usa però, soprattutto, con persone adulte, tormentate da fissazioni, paure, incapacità di affrontare certi lavori, difficoltà a stare in mezzo alla gente, o a costituirsi una famiglia, oppure sofferenti per dolori in varie parti del corpo, senza che vi sia nulla di malato nel loro organismo.
Spesso, incidenti che passano inosservati, impressioni provate quando si era piccini, e poi dimenticate, preoccupazioni sentite in modo esagerato, ma a cui si è cercato di non pensare più, rimangono dentro di noi e provocano disturbi, che sembrano del tutto incomprensibili e privi di senso. Molte di queste impressioni nascoste in noi risalgono all'infanzia.

I grandi avevano una volta l'abitudine di raccontare un sacco di frottole ai loro figli, a proposito di problemi che interessano molto i bambini, e che gli adulti considerano argomenti proibiti. Ad esempio, di fronte alla curiosità infantile sulle diversità tra il corpo maschile e quello femminile, su come vengono al mondo i neonati, o su quel che fanno tra loro i genitori nel lettone, non venivano fornite spiegazioni chiare, anzi questi argomenti venivano circondati di mistero. Ne derivavano nei bambini angosce, fantasie del tutto lontane dalla realtà, e sentimenti di colpa per la propria persistente curiosità: anche queste impressioni, successivamente dimenticate, potevano essere causa di futuri disturbi.
Se oggi si è più franchi con i bambini, questo è dovuto in gran parte alla diffusione delle idee di Freud. Ma il suo merito principale è quello di avere scoperto come si possa vedere dentro di noi, anche le cose che in noi sono coperte e dimenticate. Per giungere a questo obiettivo, Freud e gli psicoanalisti che ne hanno seguito la lezione, osservano tutti i minimi gesti, il modo di comportarsi e di parlare, e anche i sogni che a ciascuno capita di fare durante la notte. E questo non perché i sogni annuncino direttamente qualche cosa che deve accadere, o che si deve temere (come credono i superstiziosi), ma perché attraverso i sogni si manifestano proprio quei pensieri segreti che sono in noi e di cui non sappiamo nulla.

La psicoanalisi è un metodo complicato e richiede molto studio per poter essere adoperato in maniera efficace e corretta; del resto non serve soltanto per curare le persone malate o disturbate, ma più in generale per comprendere meglio gli altri e il loro modo di agire. Perciò l'importanza dell'opera di Freud non riguarda soltanto la medicina, dell'uomo.
Sigmund Freud ora è famoso e ricordato con riconoscenza, ma durante la sua vita subì molte persecuzioni, come accade spesso a coloro che annunciano al mondo idee nuove; inoltre, in quanto ebreo, era mal visto da certa gente stupida e cattiva, che giudica le persone non per il loro valore, ma per la loro diversa razza o religione. Quando le armate tedesche dei nazisti occuparono nel 1938 l'Austria, poco prima che scoppiasse la seconda guerra mondiale, Freud fu costretto a lasciare Vienna e a rifugiarsi a Londra, dove morì nel 1939.

Ciao a tutti


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Affus
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nessuno sa piu cosa sia la psicanalisi ,certamente non è una sicienza.
Comunque possiamo attribuirgli qualche valore solo nel caso in cui essa sappia far emergere i valori naturali nascosti e violati in fondo alle coscienze degli uomini , l'abbandono dei quali porta alle piu disparate malattie psichiche . C'è, in pratica, chi si abbandona al peccato in una forma cosciente e chi lo nasconde nei mille anfratti colotìriti della cocienza .


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Patry15
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nessuno sa piu cosa sia la psicanalisi ,certamente non è una sicienza.
Comunque possiamo attribuirgli qualche valore solo nel caso in cui essa sappia far emergere i valori naturali nascosti e violati in fondo alle coscienze degli uomini , l'abbandono dei quali porta alle piu disparate malattie psichiche . C'è, in pratica, chi si abbandona al peccato in una forma cosciente e chi lo nasconde nei mille anfratti colotìriti della cocienza .

A mio parere, come minimo, dovremmo attribuire a Freud, Jung, ecc.. il merito di avere sconvolto il nostro concetto di morale e di religione (Fra l'altro, andando un attimo OT, sembra proprio il periodo giusto per parlarne 😆 ).

Da tempi immemorabili, il RIMORSO, il SENSO DI COLPA, sono vissuti assieme all'uomo, dentro di lui, molto spesso come un tormento e come grande difficoltà esistenziale.

Con Freud siamo arrivati ad un nuovo umanesimo, con una nuova visione dell'uomo e del mondo.

Come gli scienziati hanno disintegrato l'atomo, come i pittori hanno dissolto l'immagine del reale per ricomporne un quadro infinitamente complesso, così Freud ha distrutto lo psichismo, facendo scaturire da esso una energia sconosciuta fino ad allora, senza confronti più attiva.

Lo psicanalista ha il compito di diventare un "punto d'incontro", il luogo dove l'ALTRO potrà incontrare la sua verità.

Questo lo dobbiamo a Freud: poi si sa, lo scienziato non è la scienza e l'analista non è la psicoanalisi.

Altre scuole di pensiero sono sopravvenute, Ok
Rimane la mia ammirazione per Freud come per il primo studioso della psiche umana, attento a rendere all'uomo un pochino più di potenzialità nella vita.
Ciao[


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Affus
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Per me Freud ha solo confuso le idee all'uomo del 20° secolo illudendolo e facendogli credere di aver trovato le chiavi per capire l'uomo , le chiavi della sua libertà .
Piu che farlo incotrare con se stesso e la sua verita , gli ha insegnato a
non temere la trasgressione , a demonizzare il divieto, credendo di liberare cosi l'uomo . Ha tentato di esorcizzare il peccato , ma si è ritrovato con un pugno di mosche in mano perchè negarlo non significa eliminarlo .
Ha insegnato all'uomo a mettere la testa sotto la sabbia come lo struzzo , credendo cosi di salvartlo .


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Patry15
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Per me Freud ha solo confuso le idee all'uomo del 20° secolo illudendolo e facendogli credere di aver trovato le chiavi per capire l'uomo , le chiavi della sua libertà .
Piu che farlo incotrare con se stesso e la sua verita , gli ha insegnato a
non temere la trasgressione , a demonizzare il divieto, credendo di liberare cosi l'uomo . Ha tentato di esorcizzare il peccato , ma si è ritrovato con un pugno di mosche in mano perchè negarlo non significa eliminarlo .
Ha insegnato all'uomo a mettere la testa sotto la sabbia come lo struzzo , credendo cosi di salvartlo .

Penso ci sia un equivoco: accusi Freud di strane colpe e lo fai con un tono come se ti sentissi chiamato personalmente in causa.
Ti chiedo scusa per questa interpretazione che mi è venuta di getto, leggendoti.
Certo che l'uomo non sarà mai libero, Freud o no. Come unica certezza abbiamo la morte: l'angoscia esistenziale che ne deriva non saranno certo i Freud o le religioni a farla cessare.

Ciao!
Patry15


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Nello61
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nessuno sa piu cosa sia la psicanalisi ,certamente non è una scienza

Sarò sintetico ma (spero) chiaro.
La psicanalisi è una scienza nei metodi, anche se i contenuti sono incerti e ancora sfumati.
Ma ciò accade anche ad altre discipline, come la medicina o la geologia, che tuttavia nessuno direbbe non avere dignità scientifica.
A mio avviso la grandezza di Freud consiste nell'aver teorizzato la relatività dell'azione umana: l'uomo fino alla sua epoca era ritenuto padrone del mondo, e il suo comportamento dettato dalle sue motivazioni.
La psicanalisi relativizza l'uomo, affermando innanzi tutto che nemmeno egli stesso è capace di consapevolizzare i meccanismi che dirigono le sue azioni.
Ritengo che Freud ed Einstein, per gli ovvi motivi a cui ho accennato, abbiano VERAMENTE rivoluzionato il pensiero del XX secolo.
Tutti, i loro ammiratori ma anche i loro detrattori, gli devono un po' di civiltà in più.


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Affus
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nessuno sa piu cosa sia la psicanalisi ,certamente non è una scienza

Sarò sintetico ma (spero) chiaro.
La psicanalisi è una scienza nei metodi, anche se i contenuti sono incerti e ancora sfumati.
Ma ciò accade anche ad altre discipline, come la medicina o la geologia, che tuttavia nessuno direbbe non avere dignità scientifica.
A mio avviso la grandezza di Freud consiste nell'aver teorizzato la relatività dell'azione umana: l'uomo fino alla sua epoca era ritenuto padrone del mondo, e il suo comportamento dettato dalle sue motivazioni.
La psicanalisi relativizza l'uomo, affermando innanzi tutto che nemmeno egli stesso è capace di consapevolizzare i meccanismi che dirigono le sue azioni.
Ritengo che Freud ed Einstein, per gli ovvi motivi a cui ho accennato, abbiano VERAMENTE rivoluzionato il pensiero del XX secolo.
Tutti, i loro ammiratori ma anche i loro detrattori, gli devono un po' di civiltà in più.

Se vogliamo essere coerenti con quel che diciamo , lo dobbiamo essere fino in fondo . Se è relativo tutto , sono relativi anche i metodi, tanto piu che Freud ha proposto la sua dottrina come se fosse una scienza dai contenuti veri . Di vero, forse, c'erano solo delle costatazioni di colpe difficili da definire .
Ora mentre le altre discipline ci danno dei risultati pratici o logoci che sono a diposizione di tutti , Freud ci ha detto di credere solo a menzogne che sono a disposizione di tutti , facendole passare per vera nuova scienza . Egli ci ha insegnato che la colpa non esiste, perchè il senso di colpa puo distruggere le coscienze . Quindi non esistono dogmi , non esistono valori ...... che potrebbero creare dei tabu dai quali nemmeno lui ha saputo indicarci la via per uscirne . L'uomo viene reso libero dalla verità su se stesso e non negandone l'esitenza o relativizzando tutto , tranne le nostre menzogne .


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Nello61
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Affus, hai mai studiato la psicanalisi seriamente? intendo dire in maniera strutturata, in un corso universitario?


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Affus
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Affus, hai mai studiato la psicanalisi seriamente? intendo dire in maniera strutturata, in un corso universitario?

si !


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