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padre Mauro Joehri, cappuccino


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Catholica - L'intervista
Quando uno ha radici puo' andare ovunque
Come la sua passione, l'alpinismo, la vita ha portato sulle piu' alte vette padre Mauro Joehri, da poco presidente dei superiori di tutti gli ordini religiosi. Qui ci parla delle sue radici, del suo percorso, delle vocazioni, di Benedetto XVI e Francesco, del Sinodo.


Padre Mauro durante l'incontro con Benedetto XVI.

20 dicembre 2015

Fra Mauro, Lei e' Ministro generale dei Cappuccini dal 2006, da fine novembre anche presidente dell'Unione Superiori Generali (USG, che raccoglie circa 200 Congregazioni nel mondo)... Trova ancora tempo per le arrampicate grigionesi sopra Bivio? (*)
Anche quest'estate sono riuscito a stare qualche settimana a casa mia. E ne ho approfittato per risalire alcune montagne amate, certamente non piu' scalando rocce, ma in ogni caso facendo lunghe passeggiate e godendomi i bei panorami grigionesi. L'ho fatto e sono stato fiero di essere riuscito ancora a farlo.

Ma l'anno prossimo, con l'aggiunta della carica di presidente dell'USG?
Penso di si', poiche' l'impegno richiestomi come presidente dell'USG non mi impedira' di continuare ad essere a pieno tempo Ministro generale dei Cappuccini e anche di prendermi il giusto tempo del riposo e del recupero. Come USG ci riuniamo annualmente due volte per due giorni e mezzo, poi incontriamo ogni tanto la Congregazione vaticana per gli istituti di vita consacrata e Propaganda fide. L'USG ha un segretariato permanente che funziona. Quindi, se ho accettato di presiedere l'USG, significa che ho pensato di farcela senza sacrificare il resto del servizio e anche le pause ristoratrici necessarie.

Lei e' Ministro generale di un Ordine che conta ancora su truppe consistenti. Anche da voi pero' si registra un certo calo...
Si', un certo calo c'e', ma non cosi' sensibile: da anni continuiamo a mantenerci sopra quota diecimila membri. In ogni caso sto constatando che il calo complessivo sta diminuendo. Non solo: da noi ormai la categoria d'eta' piu' numerosa e' quella tra i 30 e i 50 anni.

Un fatto non cosi' banale, se si pensa alle tante congregazioni maschili e femminili dall'eta' media dei membri tra i 70 e gli 80 anni...
Se scendiamo in qualche dettaglio geografico, si puo' rilevare che il nostro calo continua in Europa (salvo che in Polonia) sia per l'invecchiamento che per la carenza di vocazioni. In Italia si registra comunque un calo meno forte, dato che qualche vocazione c'e' ancora. Se guardiamo al mondo, l'Ordine sta tenendo. La crescita maggiore si registra in Asia, in India, in Indonesia, mentre le Filippine si stanno riprendendo. Aumentiamo anche in Africa, siamo piu' o meno stabili in America latina; e si nota una certa ripresa negli Stati Uniti, dovuta penso alla presenza in parrocchie di periferia di immigrati, dai vietnamiti ai salvadoregni. Li' sono molte le persone in cerca di un'identita': sono dei cattolici e il cattolicesimo puo' orientare la loro vita in misura rilevante.

In questi ultimi anni l'immagine della vita consacrata, perlomeno in Europa (in primis in Italia) si e' assai deteriorata nell'opinione pubblica (cattolici compresi) per l'emergere, purtroppo ricorrente, di scandali di vario genere, anche finanziari...
E' evidente che gli scandali non giovano mai all'immagine. Per esempio, nel caso dei Frati minori, si e' suicidato il faccendiere cui alcuni economi avevano affidato piu' o meno 50 milioni di euro da far fruttare. La gente si chiede non come mai i frati siano stati derubati, ma come mai avessero cosi' tanti soldi. Tuttavia, guardando agli oneri di un Ordine come quello dei Frati minori che ha 14.000 membri, impegni vari, strutture, universita', uno puo' dire: beh, di soldi ne dovevano per forza avere tanti per gestire bene il tutto.

Il problema e' che non sono stati gestiti bene...
Bisogna evitare una tentazione: quella di far soldi facilmente, prestando fede e denaro al faccendiere che ti offre interessi elevati. Capisco che di fronte alle difficolta' di trovare i soldi per ristrutturare questo o quell'edificio, scuola, ospedale, uno possa lasciarsi allettare dalla promessa di tassi d'interesse superiori al normale. Puo' capitare... ma la storia dovrebbe insegnarci che operazioni del genere sono sempre andate male. Noi Cappuccini ne sappiamo qualcosa a causa del "caso Giuffre' ", il cosiddetto "banchiere di Dio", che verso la fine degli Anni Cinquanta ci fece perdere una somma enorme promettendo interessi altissimi. Sono fatti che non dovrebbero piu' capitare e sono anche ben cosciente che ripulire, ricostituire l'immagine costa molto piu' tempo e fatica che non sporcarla.

Da Ministro generale dei Cappuccini lei ha gia' conosciuto due Papi: incominciamo da Benedetto XVI...
L'ho sempre molto apprezzato per la sua profondita' di pensiero. Mi ricordo di un incontro molto bello con lui, durante il quale gli ho tra l'altro prospettato di permettere l'accesso anche ai nostri fratelli consacrati non sacerdoti alle cariche nel nostro Ordine (una questione per noi assai importante). Benedetto XVI mi disse, da professore di teologia, che non sarebbe stato possibile, fornendo anche tutta una serie di argomenti a favore della sua tesi. Io gli chiesi allora se era possibile fare un'obiezione. Accetto' di ascoltarla e dunque la esposi brevemente: osservai che la Regola di San Francesco del 1223 prevede che alle cariche possano accedere sia religiosi che laici consacrati. Benedetto XVI osservo' che il problema stava proprio li'. Per la verita' speravo che lui mi dicesse che quella era la soluzione, ma... non sono il Papa! Poi mi ricordo molto bene quando venne ad Assisi per un momento molto intenso di dialogo interreligioso. Infine non posso dimenticare l'atto della rinuncia al Papato... per me e per tanti altri un fulmine a ciel sereno, un momento di grande sorpresa, un atto - penso - di grande umilta' e di grande coraggio.

Passiamo a papa Francesco...
Non l'ho ancora mai incontrato a tu per tu come per Benedetto XVI, pero' e' un religioso e questo si nota continuamente. Gia' e' emerso nella prima grande intervista rilasciata nell'estate del 2013 a padre Spadaro, direttore de "La Civilta' cattolica". Poi l'abbiamo incontrato come Consiglio dell'USG il 29 novembre del 2013: un'intera mattinata, tre ore in cui abbiamo parlato a lungo di tanti argomenti che toccano la vita religiosa. Il Papa ci ha spronati a essere piu' coraggiosi, ad andare alle frontiere, a svegliare il mondo, ad essere autentici nella nostra vocazione...

Spesso papa Francesco si occupa di vita religiosa nei suoi interventi: secondo alcuni non fa quasi altro che rimproverare, per altri invece in ogni caso e' uno stimolo a migliorare il proprio servizio...
Stimola, stimola, ma certo i messaggi che lancia non sono comodi. Ad esempio, se scoppia uno scandalo finanziario in una Congregazione, il Papa ci avverte senza troppi riguardi: "Se non ci pensate voi a diventar poveri, ci pensera' il Signore a togliervi quello che avete di troppo". Papa Francesco certo ha rivalorizzato la vita consacrata, messa un po' in ombra dalla nascita e dalla crescita dei nuovi movimenti laicali, quando sembrava che farsi frate o suora fosse una scelta un po' fuori moda. Si deve dire: papa Francesco ci ha ridato considerazione, indicendo anche ad esempio il recente Anno della vita consacrata. Poi, per noi Cappuccini, e' particolarmente commovente che il Papa abbia voluto l'esposizione in san Pietro nella prima meta' del pross
imo febbraio, per l'Anno giubilare della Misericordia, delle spoglie di due nostri grandi amministratori della misericordia di Dio, ambedue santi, padre Leopoldo Mandic e padre Pio da Pietrelcina.

Un paragone tra papa Benedetto XVI e papa Francesco?
Sono diversi, hanno un retroterra diverso, una formazione diversa... non si possono fare paragoni!

Lei e' stato padre sinodale in occasione del primo Sinodo sulla famiglia, quello del 2014; ma nel secondo, dell'ottobre scorso, no...
Nel secondo non lo sono stato: vi ho rinunciato, poiche' sapevo che, finito il Sinodo, mi avrebbero aspettato quattro settimane intense di Consiglio plenario del nostro Ordine. Ho l'esperienza di tre Sinodi e so che partecipare al Sinodo comporta un grande dispendio di energie intellettuali e fisiche. Percio', quando c'e' stata l'elezione dei dieci religiosi eletti dall'USG, dissi che non mi sarei sentito di accettare la nomina...

Che idea si e' fatta del secondo Sinodo, in attesa che sia promulgato l'atteso (con speranze o timori a seconda dei punti di vista) documento magisteriale conclusivo di papa Francesco?
Ho ascoltato la relazione dei dieci nostri padri sinodali e ne ho tratto l'impressione che, se all'inizio del recente Sinodo di ottobre, la situazione sembrava burrascosa con il rischio quasi di una spaccatura o addirittura di uno scisma, poi in realta' con lo scorrere dei giorni l'ambiente si e' rasserenato. Il fatto di aver dato piu' spazio ai Circuli minores linguistici ha permesso certo di approfondire meglio gli argomenti. E' vero che molti hanno evidenziato che durante i lavori e' emersa qualche lacuna in materia di riflessione teologica, essendo data troppo per scontata questa o quella asserzione. Non a caso il gruppo linguistico tedesco pieno di teologi e' forse quello che ha dato l'apporto teologico piu' approfondito, al di la' delle note divergenze tra i suoi membri.

Tornando in quel Ticino da Lei ben conosciuto, come ricorda gli anni vissuti alla Madonna del Sasso?
E' stato un bellissimo periodo quello degli undici anni alla Madonna del Sasso. Insegnavo al Liceo, alla Magistrale, poi alla Facolta' di teologia di Coira, poi qualcosa anche a Lugano. Ho un bel ricordo dei locarnesi, soprattutto della gioventu', degli amici della montagna con i quali ho fatto diverse scalate... Il 19 dicembre saro' a Locarno per celebrare la tradizionale Messa per commemorare i due amici morti tanti anni fa sulla Bluemlisalp. E io ero con loro. Il legame con il Ticino c'e', e' vivo e forte anche se non posso sempre onorarlo; e' un legame che mi ha segnato.. io ci tornerei domani!

Concludiamo come abbiamo iniziato: con l'amata montagna...
La montagna e' la mia radice. Sono nato e cresciuto in montagna. La montagna e' lo sforzo, la fatica, il cercare la via... e' anche la gioia immensa del silenzio, del fermarsi, del guardare, dell'ascoltare, dello scovare la selvaggina, la vita della montagna... a me piace moltissimo scoprire dove sono i camosci. La montagna me la porto dentro. Quando uno sa dove sono le sue radici, puo' andare ovunque. Non posso usare l'immagine dell'ancora, perche' e' marina... ma io sono incordato, ho un punto fisso, una sicurezza. Non puo' capitarmi niente. E' la mia radice interiore, che e' poi anche quella della fede. Se penso alla fede che mi ha trasmesso soprattutto il papa', che mi ha portato con se' per la prima volta in chiesa, che mi ha insegnato le risposte della Messa e quelle del catechismo, che mi condusse al santuario di Ziteil a 2400 metri sopra Savognin, il piu' alto d'Europa prima di portarmi in Seminario... questi sono fatti che segnano la vita!

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(*) Bivio e' ubicata in Val Poschiavo, nel Grigioni italiano. Con la valle Bregaglia, pure grigionese italiana, storicamente condivide una fortissima presenza della religione riformata detta anche protestante. Nella contigua Valtellina la riforma protestante venne combattuta aspramente. Nelle valli grigionesi ce la fece a resistere tenacemente fino ad oggi, tant'e' che i riformati sopravanzano numericamente i cattolici. Usano perfino forme dialettali leggermente diverse.


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