Su MF-Milano Finanza di sabato 28 dicembre 2013 è stato pubblicato l'articolo che segue di Paolo Savona, professore emerito di Politica economica, fra i più lucidi economisti italiani. Le sue tesi sono in sintonia con quanto MF-Milano Finanza e ItaliaOggi sostengono da quando è iniziata la crisi. Ma soprattutto sono espresse in maniera così lucida e sintetica da rappresentare di fatto una sorta di manifesto di cosa il governo italiano (presieduto da Enrico Letta o da altri; nell'attuale composizione o in una diversa) dovrebbe fare per salvare il Paese. Per questo il testo viene ripubblicato appunto in termini di manifesto e lettera aperta al presidente Letta, al vicepresidente Angelino Alfano, al ministro Fabrizio Saccomanni (ex collega di Savona in Banca d'Italia) e, in ultima istanza, al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che di economia ne capisce più di tutto il governo messo insieme.
Uscire dall'euro? Mai detto, ma ciò non può significare che non si debba essere preparati a farlo (il Piano B), ove la situazione peggiorasse per nostra colpa o per eventi esterni sui quali non possiamo influire. Non possono esservi posizioni precostituite (stare o non stare) su temi vitali per il nostro Paese. Ho sempre ritenuto e ripetuto, anche al mio maestro Guido Carli, firmatario del Trattato di Maastricht, che dovevamo invocare la clausola dell'opting out prevista dal Trattato di Maastricht per prepararci a farlo (il Piano A). L'euro doveva essere il viatico per l'unione politica, come testimonia il motto «money first» lanciato da Jenkins-Delors, e fornire opportunità di maggiore sviluppo. Non abbiamo avuto né l'una né le altre.
Uscire oggi dall'euro è un problema molto serio che richiede un'intensa azione diplomatica preparatoria per nuove alleanze, come lo richiede la messa a punto dei modi per restarci. Questi non possono essere l'aumento disordinato della pressione fiscale, alimentato dalla filosofia redistributiva dei redditi e della ricchezza dai presunti ricchi agli effettivi poveri che contraddistingue l'attuale «svolta dei quarantenni». Se essi non provvedono a due interventi urgenti, la ristrutturazione del debito pubblico con garanzia di cessione del patrimonio dello Stato e il taglio di almeno il 3% della spesa pubblica, per acquistare tempo e procedere a una riforma radicale che richiede tempi lunghi, quella della pubblica amministrazione, non usciremo dalla crisi, anzi ci addentreremo in essa. Lo Stato assorbe la metà del pil ed è l'unico settore che si è espanso nel corso della crisi, mentre tutti gli altri si sono ridimensionati. Se poi i quarantenni mettono mano, sorretti dai fautori della crisi attuale, a una maggiore patrimoniale rispetto a quella che è già stata decisa, allora l'uscita dall'euro verrà causata da chi prenderà questa decisione. Einaudi non esiterebbe a chiamarli scriteriati.
Se saremo capaci di fare questa riforma, saremo anche rispettati e forse potremo dire la nostra per la riforma dell'Unione Europea, anch'essa da realizzare in più tappe: ritorno alla legalità delle decisioni e al rispetto degli accordi (si veda in proposito lo studio di Giuseppe Guarino); attribuzione alla Bce almeno del compito di intervenire sul cambio dell'euro e al Parlamento Europeo il potere di decidere, su proposta della Commissione, di attuare un piano di infrastrutturazione e di investimenti in ricerca e sviluppo nell'ambito del 3% del pil europeo. In breve, uscire non dall'euro ma dall'incubo e rientrare nel sogno europeo, quello in cui abbiamo sempre creduto e che resta un passaggio storico indispensabile. Chi si oppone genera in un secolo la terza tragedia dell'Europa che si voleva evitare.
Paolo Savona
Fonte: www.milanofinanza.it
Link: http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201312311815532565&chkAgenzie=TMFI&titolo=MANIFESTO%20MF-MILANO%20FINANZA%3Cbr%3ECon%20la%20patrimoniale%20si%20esce%20dall%27euro
31.12.2014