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Polemica Filippo Facci/Fiamma Nirenstein


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Articolo di Filippo Facci del 22 marzo 2008 pubblicato su Il Giornale:

È nota una vignetta di Vauro, sul Manifesto della settimana scorsa, dove Fiamma Nirenstein era sottotitolata «Fiamma Frankenstein» ed era disegnata col volto deformato e tre simboli sul petto: la stella di David, il fascio littorio e il simbolo del Pdl. Vignetta miserabile? Fiamma Nirenstein l’ha scritto sul suo blog. Vignetta schifosa? Legittimo dirlo. Tuttavia non ho trovato neanche un collega, e parlo di persone che di Fiamma Nirenstein hanno la massima stima, che non abbia ritenuto eccessivi i pericoli di antisemitismo prospettati a margine del caso, con tanto di intervento da New York dell’Anti Defamation League.

L’editorialista Magdi Allam ha collegato la vignetta con acquiescenze nei confronti di Bin Laden; Riccardo Pacifici, portavoce degli ebrei romani, ha detto che una persona non antisemita, ma che faccia vignette come quella di Vauro, può essere peggiore di chi sia intimamente antisemita. Forse è troppo: anche perché la lezione delle vignette olandesi su Maometto, e sulla libertà d’espressione, purtroppo vale per tutti: anche per un disegnatore che si voglia considerare, al limite, un cretino. Un disegnatore che giovedì sera, ad Annozero, ha mostrato delle vignette sull’aborto e su Giuliano Ferrara che personalmente giudico le più volgari e imbarazzanti che io abbia mai visto in vita mia.

Articolo di Filippo Facci pubblicato su Il Riformista del 5 giugno 2008:

Ora magari dovrei persino specificare che la mia è un'opinione molto personale, così da non confonderla con altre opinioni di un giornale che su certi temi ha una linea chiarissima. Dovrei far questo nonostante la paternità esclusiva della mia opinione sia persino ovvia: la sto scrivendo io, c'è il mio nome, c'è uno spazio gentilmente concessomi. Eppure è come se su certi temi ciò non dovesse bastare a me per primo, come se certi temi meritassero appunto un sovrappiù di premesse e pistolotti, come se di un'opinione, insomma, ci si dovesse scusare: è la prima cosa che non mi piace.
La seconda è la superficialità cui mi costringo: la mancanza di spazio e tempo, ossia, per un'analisi di cui mi limito ad abbozzare a dir tanto il titolo. Che è questo: l'aderenza acritica del mondo politico italiano nei confronti di Israele sta diventando imbarazzante. Non è neanche più una posizione politica o diplomatica: è un riflesso epidermico, è una forma che supera i contenuti e che ne prescinde, è l'aderire a una politica anziché averne una.
Col tempo ho imparato che la regola del cui prodest, in questo paese, domina qualsiasi facoltà di opinione, vista altrimenti come un esercizio sterile. È probabilmente il mio caso: dovrei capire che una posizione su Israele non permette sfumature (che io invece vedo, io di sfumature nel caso di Israele ne vedo sempre un sacco).
E dovrei capire che il rischio è quello di accreditare l'antisionismo imbecille degli anti-imperialisti decerebrati, Ahmadinejad eccetera: e tutto può essere. Ma sono anche stanco, per colpa dell'opinione di Ahmadinejad, di dover rinunciare ad averne un'opinione mia: magari addirittura articolata. Sono stanco che ogni discussione su Israele entro dieci parole debba assumere una valenza meta-storica. Non ho trovato grottesca la candidatura di Fiamma Nirenstein al Parlamento italiano, ma trovo grottesca la maniera in cui si sta configurando il suo mandato: di fatto è la rappresentante di un paese che non è quello che l'ha eletta.
Trovo umiliante che lo spazio sconsiderato dedicato ai deliri di Ahmadinejad (un signore che non sta per invadere Israele né sta per cancellare niente da nessuna mappa) abbia contribuito a non far uscire neppure una riga circa il diciannovesimo anniversario della strage di Tienanmen, la cui esistenza è ancor oggi negata dal regime cinese ma senza che la circostanza abbia impedito di stringere mani e presenziare a fondamentali convivi durante i vertici Fao. Ecco, ho scritto queste cose con tutta la sciatteria e superficialità che certi temi non meritano: cui prodest? A nessuno, a niente: forse solo all'onestà intellettuale di chi si arroga la facoltà di averne almeno una.

La risposta di Fiamma Nirenstein a Facci del 6 giugno pubblicata sempre sul riformista:

Nirenstein replica a Facci. «Io, a dire il vero, come vicepresidente della commissione Esteri della Camera, mi starei occupando di Balcani»: ci ride su Fiamma Nirenstein, eletta tra le fila del Pdl. Certo, non le ha fatto piacere essere definita da Filippo Facci sul Riformista di ieri «la rappresentante di un paese che non è quello che l'ha eletta», a causa delle sue posizioni filoisraeliane, di cui peraltro è molto orgogliosa: «Io sono italiana, fiorentina, e credo di essere stata eletta proprio da chi condivide le idee che ho espresso nei miei libri e nei miei articoli». Una cosa, però, la impensierisce davvero: «Gli argomenti del collega sono quelli che usavano i fascisti. Erano proprio i testi del Ventennio che descrivevano gli ebrei come infiltrati, emissari di una potenza straniera. Purtroppo è proprio a causa di argomenti così, usati con troppa leggerezza, che mi ritrovo a vivere sotto scorta». Come pure la deputata di centrodestra è preoccupata non poco dalla facilità con cui parte dell'intellighenzia italiana liquida le minacce che Ahmadinejad rivolge da anni a Israele, intessendo una rete attorno allo stato ebraico che, di certo, amichevole non è: «Sono davvero stupita da certa mancanza di informazione che banalizza le affermazioni del presidente iraniano. A me pare che le sue minacce siano molto concrete e che lui si stia attrezzando per realizzarle. Ed è sorprendente che proprio la nostra cultura che tanto ha lavorato per i diritti umani, poi le liquidi così». Meglio dunque la politica del governo italiano che «è stato deciso a non accettare il linguaggio d'odio di cui è portatore Ahmadinejad, a ribadire il riconoscimento d'Israele con esempio di democrazia nella regione mediorientale, a sostenere l'opzione di due popoli e due stati». Una politica che, piaccia o meno, ha sicuramente il merito di essere chiara e senza ombre.


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WONGA
Eminent Member
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Grande Facci,ma la nota lobby non accetta l'insubordinazione...vogliono soltanto sentirsi leccare.


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