Primo Maggio intern...
 
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Primo Maggio internazionalista.

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Anonymous
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Il Primo Maggio ha origine nella lotta per la riduzione dell'orario di lavoro, la rivendicazione delle otto ore degli operai americani nel 1886. Quella lotta dimostrò che in tutto il mondo i proletari avevano lo stesso interesse. Da allora il Primo Maggio ha rappresentato e rappresenta la concreta possibilità di lotta internazionale contro lo sfruttamento.

In trent'anni la forza lavoro globale è aumentata di un miliardo e duecento milioni, quaranta milioni ogni anno, più di centomila al giorno, settantacinque al minuto.
Quale Primo Maggio nei paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, martoriati da guerre e barbarie, dove in 35 anni i proletari sono passati da 25 a 70 milioni? Quale Primo Maggio in Asia dove solo in Cina e in India sono oltre mezzo miliardo di salariati? Quale Primo Maggio nelle fabbriche del Guangdong, di Giacarta, di Hanoi, dove un giovane proletariato sta facendo le prime esperienze nella lotta per il salario, per migliorare le proprie condizioni di vita?
Questo è il prodotto dello sviluppo del capitalismo che sta trasformando quelle che fino a ieri erano le periferie del mondo e che ora sono il cuore pulsante. Quale Primo Maggio nell'Europa dove 200 milioni di salariati sono costretti da questo stesso sviluppo ad affrontare il peso della ristrutturazione?

In attesa che la cura del Jobs act, i contratti a tutele crescenti, entri pienamente in funzione con il "premio fiscale" per i datori di lavoro che assumono, la disoccupazione in Italia sfiora il 13% quella giovanile il 43%. I lavoratori del pubblico impiego, dopo oltre cinque anni senza rinnovo del contratto, hanno perso circa cinquemila euro a testa. I lavoratori del commercio e delle banche nei nuovi contratti nazionali troveranno una diminuzione delle tutele, un aumento la flessibilità e, in sostanza, una ulteriore comprensione salariale.
Sono gli effetti della politica dell'imperialismo europeo contro i salari, che si combina con l'incapacità de sindacati ad opporre una valida resistenza. Non stupisce che anche il Fondo Monetario Internazionale, in uno studio pubblicato sulla rivista "Finance e Development" scopra ciò che il marxismo ha sempre sostenuto: l'indebolimento delle organizzazioni di difesa dei lavoratori ha come effetto l'aumento dei redditi dei più ricchi, dimostrando così che il detto "siamo tutti sulla stessa barca" è palesemente falso.

Si rafforzano i ranghi della nostra classe, ma aumentano anche le tensioni e le contraddizioni di una società ormai senza futuro.
L'ordine mondiale vacilla sotto i colpi dell'ascesa delle potenze emergenti, Cina in testa. Con l'instabilità delle relazioni internazionali si torna a parlare di eserciti, portaerei, sfere d'influenza. Cresceranno le pressioni per trascinare i lavoratori negli scontri internazionali. In Europa, accanto al nuovo mito dell'Europa potenza, rispuntano le vecchie ideologie nazionaliste, xenofobe.
Nessuna illusione! I lavoratori non devono farsi arruolare. L'unica via di salvezza è stare con il proletariato internazionale. stare con gli oltre due miliardi di salariati, una forza reale, l'unica in grado di fermare i massacri e le barbarie del capitalismo.

Occorre schierarsi! Per questo l'impegno dei Circoli operai sarà quello di far diventare il Primo Maggio un'occasione straordinaria per una battaglia di diffusione dell'internazionalismo nei luoghi di lavoro e nei quartieri.


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DeborahLevi
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per sconfiggere la corsa al profitto, alla concorrenza e quindi allo sfruttamento dell'uomo sull'uomo andrebbero statalizzate le fabbriche, gli assets ecc

impossibile nell'era della globalizzazione dove tutto è intrecciato in una matassa mondiale

per fermare tutto bisognerebbe riprendersi la sovranità perduta aderendo ai trattati eu e alla nato

però molti mancini purtroppo confondono l'autodeterminarsi al nazionalismo becero e ignorante tipico della destra e in questo modo finiscono con il favorire i capitalisti


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helios
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L'unica via di salvezza è stare con il proletariato internazionale. stare con gli oltre due miliardi di salariati, una forza reale, l'unica in grado di fermare i massacri e le barbarie del capitalismo

l'unica via di salvezza è quella di restarsene lontani da lavoro e casomai di ottenere un lavoro a misura d'uomo non questo inumano sistema che nessuno ha fermato.Altro che proletariato internazionale.
Il resto sono parole, soltanto parole. E intanto chi lavora si rovina come essere umano e continua a sostenere un mondo che non è del lavoro ma letteralmente un girone dell'inferno.


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Anonymous
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Io sono un'operaio generico di terzo livello (come scrissi tempo fa), se si potesse metterei la mia busta paga qui...
Pertanto lamentarsi o peggio dire che tanto sono solo parole non cambia la situazione immediata ma organizzarsi oggi per le battaglie decisive domani è una possibilità concreta di vincere.
La storia non crea situazioni rivoluzionarie ogni giorno, ma quanto si presenterà bisogna essere pronti non ci si può improvvisare al momento ma prepararsi negli anni bui della controrivoluzione e passività sociale come l'attuale.


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brumbrum
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senza operai niente capitalisti


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helios
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senza operai niente capitalisti

concetto assolutamente chiaro e innegabile


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DeborahLevi
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senza operai niente capitalisti

il tuo commento non si può non quotare

sono d'accordo con te


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Gracco
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I lavoratori non devono farsi arruolare. L'unica via di salvezza è stare con il proletariato internazionale. stare con gli oltre due miliardi di salariati, una forza reale, l'unica in grado di fermare i massacri e le barbarie del capitalismo.

Purtroppo attualmente i due miliardi di salariati non sono una forza, ma solo una massa non omogenea: non diventeranno una forza unitaria solo per effetto della predicazione rivoluzionaria. I salariati di Detroit, sfruttati e oppressi, si sentono comunque cittadini del paese più forte e potente e fin quando esso riuscirà a mantenersi tale, non faranno mai causa comune con quelli del Bangla Desh, quindi non si ribelleranno, restando sordi alle predicazioni.
Dici che i lavoratori non devono farsi arruolare: ma se la guerra si scatena, bisogna pur vedere che guerra è. Il pericolo di guerra incombente è oggi rappresentato dalla classe al potere negli Usa che, dopo aver aggredito e massacrato i paesi secondari accarezza ora l'idea di poter sferrare impunemente il "first strike" nucleare contro i paesi primari (Russia e Cina). Credo e spero, diversamente da te, che i lavoratori russi e cinesi si arruoleranno per combattere gli aggressori. Putin certamente (e purtroppo) non è Stalin, ma deve fronteggiare un nemico altrettanto feroce e per vincerlo dovrà, volente o nolente, emulare Stalin.
Non possiamo ragionare come se fossimo nel 1914. Le rivoluzioni nella storia si sono prodotte sempre in un ambito nazionale, per cause specificamente nazionali o innescate da fattori geopolitici: una rivoluzione internazionale sincrona ha una probabilità di verificarsi pari a zero, oggi come pure cento anni fa.
La storia è un laboratorio e bisogna assolutamente far tesoro dei risultati.

l'unica via di salvezza è quella di restarsene lontani da lavoro e casomai di ottenere un lavoro a misura d'uomo non questo inumano sistema che nessuno ha fermato...Il resto sono parole, soltanto parole

anche queste sono parole...beato dunque chi può vivere di rendita![/i]


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DeborahLevi
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I lavoratori non devono farsi arruolare. L'unica via di salvezza è stare con il proletariato internazionale. stare con gli oltre due miliardi di salariati, una forza reale, l'unica in grado di fermare i massacri e le barbarie del capitalismo.

Purtroppo attualmente i due miliardi di salariati non sono una forza, ma solo una massa non omogenea: non diventeranno una forza unitaria solo per effetto della predicazione rivoluzionaria. I salariati di Detroit, sfruttati e oppressi, si sentono comunque cittadini del paese più forte e potente e fin quando esso riuscirà a mantenersi tale, non faranno mai causa comune con quelli del Bangla Desh, quindi non si ribelleranno, restando sordi alle predicazioni.
Dici che i lavoratori non devono farsi arruolare: ma se la guerra si scatena, bisogna pur vedere che guerra è. Il pericolo di guerra incombente è oggi rappresentato dalla classe al potere negli Usa che, dopo aver aggredito e massacrato i paesi secondari accarezza ora l'idea di poter sferrare impunemente il "first strike" nucleare contro i paesi primari (Russia e Cina). Credo e spero, diversamente da te, che i lavoratori russi e cinesi si arruoleranno per combattere gli aggressori. Putin certamente (e purtroppo) non è Stalin, ma deve fronteggiare un nemico altrettanto feroce e per vincerlo dovrà, volente o nolente, emulare Stalin.
Non possiamo ragionare come se fossimo nel 1914. Le rivoluzioni nella storia si sono prodotte sempre in un ambito nazionale, per cause specificamente nazionali o innescate da fattori geopolitici: una rivoluzione internazionale sincrona ha una probabilità di verificarsi pari a zero, oggi come pure cento anni fa.
La storia è un laboratorio e bisogna assolutamente far tesoro dei risultati.

l'unica via di salvezza è quella di restarsene lontani da lavoro e casomai di ottenere un lavoro a misura d'uomo non questo inumano sistema che nessuno ha fermato...Il resto sono parole, soltanto parole

anche queste sono parole...beato dunque chi può vivere di rendita![/i]

altro commento che merita di essere quotato


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Anonymous
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Solo gli opportunisti possono dire è facile, per loro la politica è una testa un voto, invece i rivoluzionari sono coscienti che la costruzione del partito rivoluzionario è una lotta difficile, ardua, con tante difficoltà, ma l'esperienza del partito bolscevico dimostra che si può fare e l'unica strada è radicare ed estendere il partito rivoluzionario perché queste posizioni possano oggi raggiungere tutte le stratificazioni del proletariato europeo e domani rappresentare un punto di riferimento per le avanguardie di classe che una nuova situazione rivoluzionaria metterà in movimento nel mondo.

"Per la prima volta, dopo centinaia e migliaia di anni, la promessa di rispondere alla guerra tra gli schiavisti con la rivoluzione degli schiavi contro tutti gli schiavisti è stata mantenuta fino in fondo e lo è stata malgrado tutte le difficoltà. Noi abbiamo cominciato quest'opera. Quando entro che termine precisamente, i proletari lo condurranno a termine? ed a quale nazione apparterranno coloro che la condurranno a termine? Non è questa la questione essenziale. E' essenziale il fatto che il ghiaccio è rotto, la via è aperta, la strada è segnata" Scrive Lenin nel 1921.

La classe operaia mondiale a due forze: la scienza rivoluzionaria nel marxismo e il numero, ma questo pesa se è unito.
La strada maestra è l'insegnamento internazionalista che torna prepotentemente all'ordine del giorno di fronte agli orrori del capitalismo, la scienza marxista da il fondamento consentendo di individuare il principio della lotta di classe. L'unità del proletariato mondiale, senza distinzione di razza, nazionalità, cultura o religione, non è una generica aspirazione (o vuote parole) è un compito pratico. E' l'unica via per cui si può combattere contro l'influenza di TUTTE le ideologie borghesi...


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Anonymous
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senza operai niente capitalisti

il tuo commento non si può non quotare

sono d'accordo con te

Ma, soprattutto, senza operai nè capitalisti, di cosa camperebbero i nostri Fratelli Maggiori nella Fede d'Abramo? 8)


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brumbrum
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senza operai niente capitalisti

il tuo commento non si può non quotare

sono d'accordo con te

Ma, soprattutto, senza operai nè capitalisti, di cosa camperebbero i nostri Fratelli Maggiori nella Fede d'Abramo? 8)

di manna...........


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Anonymous
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L'operaio può fare a meno del capitalista viceversa il capitalista senza il plusvalore del lavoro operaio si estinguerebbe.

Quotatevi tra di voi e scambiatevi pure il segno della fratellanza.


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helios
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L'operaio può fare a meno del capitalista viceversa il capitalista senza il plusvalore del lavoro operaio si estinguerebbe.

Quotatevi tra di voi e scambiatevi pure il segno della fratellanza.

ma il lavoratore se poteva fare a meno del capitalista come mai invece lo stesso capitalista si è ingrassato a dismisura e i lavoratori stanno con il capitalista letteralmente si suoi ordini?

Cosa che non tanti decenni fa non era a questi livelli.

O il capitalista ha soggiogato gli operai, o gli operai ormai lavorerebbero per cani e porci senza porsi alcuna domanda.

La distruzione del pianeta la stanno facendo i capitalisti o gli operai che non si pongono alcuna domanda su quanto stanno facendo,rovinando a tutti il solo pianeta sul quale possono vivere?


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Anonymous
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Prima cosa una questione di metodo, le manca la dialettica, i fatti sociali non sono meccanici ma devono essere studiati e capiti appunto con la dialettica, che vuol dire scoprire tutti i nessi che determinano i fatti.

Poi l'operaio non arriverà mai alla coscienza dei propri interessi storici all'interno del rapporto salario e profitto che è il rapporto interno alla fabbrica, ma al di fuori nella comprensione della società nella sua totalità, nello studio di tutti gli interessi delle classi sociali...


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