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quale Europa?


paolodegregorio
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- quale Europa? -
di Paolo De Gregorio, 6 luglio 2016

Ora che l’uscita dell’Inghilterra dalla UE (ma quando mai c’era entrata?) non ha causato quegli sfracelli farneticanti di banchieri e politicanti, forse se ne può parlare con più serenità e cercare di capire quali sono i fattori che in un tempo immenso (i trattati di Roma risalgono al 1957) non solo hanno impedito la creazione degli STATI UNITI EUROPEI, ma hanno portato l’Europa alla soglia della disperazione.

La prima cosa da capire, nello sfondo di uno scenario geopolitico globale, è il posizionamento anti europeo degli USA che, che attraverso la “longa manus” inglese, hanno costantemente ostacolato una unione politica (prima che economica), che mettesse all’ordine del giorno l’indipendenza reale dalla politica americana chiudendo le basi della Nato da sostituire con un esercito integrato europeo, senza subire la destabilizzazione del Medioriente con le varie guerre per il petrolio e una tensione artificiale alimentata verso la Russia. Immaginate quali vantaggi economici avremmo avuto da una politica europea di pace e di interscambio con i nostri vicini, se non avessimo avuto la prepotenza americana tesa a dominare quell’area che alla lunga ha generato le radici di un odio profondo sfociato nella vendetta terroristica e nella ancor più pericolosa invasione di disperati, che creano gravi disagi e il ritorno dello schiavismo nei paesi europei.

Ma tutti quei politici che ancora gonfiano il petto quando si mette in dubbio la loro fede europeista, perché non ci spiegano come in più di mezzo secolo di politica di finta integrazione non si sia pensato non solo a sottrarsi alle grinfie del grande fratello Usa, ma non si siano mai gettate le basi di una vera unità usando la Banca Centrale Europea per unificare il debito di tutti i paesi membri in modo che i paesi più forti non traessero profitto dalle difficoltà debitorie dei paesi più deboli?

E prima di mettere regole minuziose sulla lunghezza delle vongole o sulle quote latte, non era più serio e lungimirante dare al Parlamento Europeo, che è elettivo, tutti i poteri legislativi, da esercitare a maggioranza semplice, abolendo i poteri della Commissione europea e del Consiglio della UE, per poter affrontare l’unificazione dei sistemi elettorali, l’unificazione dei sistemi giudiziari, l’unificazione del sistema fiscale, e aprire grandi strutture comunitarie di ricerca per offrire ai cervelli europei la possibilità di rimanere in patria e così contribuire allo sviluppo di un polo europeo di peso mondiale?
Unificare la moneta prima di arrivare ad una unità politica di intenti e di progetto strategico è stato un errore e, almeno in Italia ha avuto il risultato di raddoppiare i prezzi (un euro per ciò che costava mille lire) impedendoci di fare quelle manovre di svalutazione della lira che normalmente ci consentivano di affrontare meglio le crisi.

L’uscita dell’Inghilterra dall’Europa po’ essere una grande occasione per rifondarla su altre basi, lasciando fuori chi non è d’accordo sulla pace, sulla unificazione del debito, sulla indipendenza dalla Nato, per una politica comune di respingimento dell’immigrazione che ormai è diventata una strategia islamica di lungo periodo, di ispirazione religiosa e politica, che nel tempo vuole alterare gli equilibri etnici facendo dell’Europa un terreno di eterno conflitto che sta già orientando verso l’estrema destra molti paesi di cui bisogna comprendere il disagio.
Paolo De Gregorio


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AlbertoConti
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Caro Paolo, è dai tempi di Roosewelt che lo zio Sam si è dato una missione, quella di intervenire in ogni angolo di mondo perchè si orientasse a favorire gli interessi americani, che sono in realtà quelli delle corporations riunite a wall street e dotate delle big bank, rese oggi superobese dai derivati.
L'altro polo, la City, è come dici tu il guardiano europeo, ed assieme hanno fatto il bello e il brutto tempo nell'economia del pianeta fino ad oggi.

In pratica la CIA, organo del pentagono, piazza analisti in tutto il mondo, comodamente basati sulle ambasciate americane, per capire le realtà locali, da che parte tendono e quali sono i loro punti deboli, sui quali intervenire per far girare il vento in favore degli interessi USA.

Il nostro punto debole è sempre stato un nazionalismo ottuso, che in fondo ragiona come gli USA ma in scala più piccola: fare i propri interessi a scapito degli altri Paesi limitrofi "concorrenti". In più il fenomeno delle multinazionali diventate un unica corporations ideologica è anche presente in Europa, e fa sistema antipolitico e sovranazionale. Proprio questo è stato il motore di questa UE, sapientemente pilotato dagli anglosassoni verso l'esasperazione dei conflitti commerciali su base nazionale, ideologizzati nel principio della "libera concorrenza in libero mercato di merci, capitali, lavoratori". E a nulla è valsa la nostra tradizione culturale, peraltro molto variegata, ad arrestare questa deriva suicida. E' bastata una moneta unica irresponsabile verso i Paesi membri (l'irresponsabilità è stata ideologizzata come "indipendenza" dalla politica) e l'istituzionalizzazione del lobbismo, il vero cuore decisionale di Bruxelles.
C'è da dire che il gioco sporco è stato particolarmente facile, con dei capi di Stato che non capivano una mazza di economia monetaria e non avevano altra statura che quella nazionale, nel migliore dei casi (che non è il nostro). La UE non è mai stata un'unione, al contrario è sempre stata un motore di conflittualità che hanno diviso sempre più gli Stati, nel mentre tentava di dissolverli, con relativo successo, come dimostra la morte della politica.

Ora che sta per compiersi l'agognata disintegrazione di questa UE e di quanto ha rappresentato, siamo un po' come nel '44, smarriti tra le macerie politiche, e con lo zio Sam che questa volta non ce la fa a imporci la strada, disperato egli stesso e pronto a tutto per salvarsi da una caduta ormai fatale. Che Dio ci illumini la nostra vera strada.


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pdg, lei è alla ricerca di una materia rara: il buonsenso.


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annibale51
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" ...sulla unificazione del debito...", "...nazionalismo ottuso..." eddai! Se aspirate ad un mondo che no c' è ditelo. Cioè...io faccio un debito e poi lo divido con te? Ho capito bene? Paolo, vuoi un po' dei miei debiti? ... Poi sul nazionalismo, cosa c' è di male che uno a casa sua fa i suoi interessi? Voi innaffiate il giardino dei vostri vicini? Voi, se le loro immondizie sporcano, vi preoccupate di pulire? Voi, avete il frigorifero di casa da svuotare? Avete da insegnare il vostro lavoro ai vostri concorrenti? IMHO, questi vostri concetti sono la causa del disastro attuale. L' ideologia comunista italiana, sottolineo italiana. L' OTTUSITA' di un mondo che non c'è! Quella dalemiana della "classe dirigente" concetto che assomiglia sinistramente alle classi sociali francesi del '700, quella prodiana mista al cattolicesimo fondamentalista del "vogliamoci bene, costi quel che costi...ma NON del suo, è sempre il c..o degli altri ad essere venduto" che ha obbligato l' industria produttiva all' est europeo o alla Cina e che ora guarda "smarrita" al crollo dell' immobiliare ed ai fallimenti delle banche...concetti da 1 elementare. Ecco, grazie tante comunisti italiani, ma d' ora in avanti vi pregherei di vendere il vostro c..o, non il mio.


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AlbertoConti
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" ...sulla unificazione del debito...", "...nazionalismo ottuso..." eddai! Se aspirate ad un mondo che no c' è ditelo. Cioè...io faccio un debito e poi lo divido con te? Ho capito bene? Paolo, vuoi un po' dei miei debiti? ... Poi sul nazionalismo, cosa c' è di male che uno a casa sua fa i suoi interessi?

Se non aspiriamo a un mondo che non c'è siamo fottuti, ed è probabile che ora sia proprio così. Fottuti e stupidi.
Stupidi perchè non si tratta di altruismo, ma di star meglio tutti, e al limite di sopravvivenza di ciascuno.

La stupidità sta nel non capire che lo stare insieme nello stesso pianeta, o nello stesso condominio (il principio non cambia) può essere fonte di vantaggi reciproci oppure di conflitti devastanti, dipende dal senso del sociale, dalla prevalenza di quest'ultimo o dell'individualismo ed egoismo (nel senso di mettere il proprio ego al centro di un ben meschino universo individualistico).

"perchè tu vali!" recita il mantra del marketing, mentre ci fotte.

Nel caso europeo ci sono due modi per stare uniti senza scannarci come in passato: ognuno a casa sua fa a modo suo e si stabiliscono regole minime di cooperazione e rispetto reciproco, oppure si fa una grande casa comune con un governo unico (es. USA). Quest'ultima strada è prematura e irrealizzabile, lo si è visto. Cos'è stata invece questa UE? Una guerra commerciale, con vincitori e vinti, morti e feriti da entrambe le parti, chi più, chi meno. Ma in qualsiasi guerra non ci sono mai veri vincitori, tutti perdono alla fine. La "libera concorrenza" è il principio sancito di questa guerra, in una situazione del primo tipo, qual'è oggettivamente quella europea. Abbiamo fatto uno sbaglio, un enorme sbaglio indotto dal nostro malevolo alleato USA pro domo sua. Riconosciamolo, per non ripeterlo.

Se l'umanità ha spesso scelto la guerra per stare insieme, perfino la guerra civile in molti casi, non significa che debba essere sempre così. Anzi non può assolutamente essere ancora così, altrimenti ci autoestinguiamo definitivamente. E' intelligente questa soluzione? A me pare un monumento alla stupidità, il cui unico antidoto è il senso del sociale e del rispetto altrui.

P.S. nella guerra d'europa il "vincitore", la Germania, non ha mostrato alcun rispetto per gli altri, fino al caso-limite della Grecia, e neppure rispetto delle stesse regole da lei stessa imposte, verso se stessa, mentre le pretende per gli altri. E non è la sola. La mancanza di rispetto della Francia verso l'Africa è poi eclatante. Ma il peggio del peggio è l'esempio USA, anche nei nostri confronti. Per fortuna qualcunaltro li farà smettere.


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AlbertoConti
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Esiste anche una spiegazione "scientifica" degli eventi, e la chiave di lettura è l'economia integrata.

Il liberalismo dominante in occidente e non solo, non è compatibile con la stabilità economica. Al contrario è un motore di divergenze in tutti i campi, il più rilevante dei quali è la distribuzione di redditi e ricchezze, che con la meritocrazia non ha nulla a che fare.

Chi non capisce che un'economia del tutto libera è instabile e insostenibile, non capisce nulla di economia. E questo è il guaio, il mainstream non capisce nulla di economia.

Solo regole ferree possono imbrigliare le forze economiche nell'alveo di una pacifica e fruttuosa convivenza, e la fiscalità ne è l'esempio empirico.
Chi conosce un'economia evoluta esente dalla fiscalità scagli pure la prima pietra. E come si chiamano le tasse? "Imposte", perchè devono essere imposte con la forza pubblica per essere rispettate.

Dimmi che fiscalità (reale) hai e ti dirò chi sei. I paradisi fiscali sono in tal senso centri eversivi, altro che ISIS.


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AlbertoConti
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Aggiungo che esistono, per ora solo nel mondo del possibile, forme di fiscalità equa e non oppressiva ne impositiva. Ma questa è un altra storia, che spero racconteranno i nostri discendenti.


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