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Quell’avvertimento di Havel (1984) e la nostra civilt&agrave

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stan44
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I nuovi diritti “innocenti” all’assalto della coscienza umana. Quell’avvertimento di Havel (1984) e la nostra civiltà sovietizzata

aprile 21, 2014 Pietro Piccinini

Così, inseguendo le «cause sante» di un «potere impersonale», ci stiamo giocando la ragione, la libertà e la «forza politica» della realtà

«Si può dire che, malgrado la complicazione delle peripezie storiche, l’origine prima dello stato moderno e della moderna politica di potenza sia da ricercare proprio in questo punto, in cui si inizia a “liberare” la ragione umana dall’uomo, dalla sua personale esperienza, dalla sua personale coscienza e personale responsabilità». (Václav Havel, Politica e coscienza, 1984)

Sono passati trent’anni da quando Havel, con il suo discorso destinato alla cerimonia per la laurea honoris causa dell’Università di Tolosa a cui il regime comunista gli impedì di partecipare, mise in guardia i suoi amici del mondo libero dal pensare che l’esperienza del totalitarismo non li riguardasse. In realtà, scriveva il futuro primo presidente della Cecoslovacchia democratica, «i sistemi totalitari (…) sono prima di tutto una lente d’ingrandimento delle conseguenze inevitabili del razionalismo dell’Occidente. Un’immagine grottescamente ingrandita delle sue tendenze profonde».

Havel invitava i suoi ingenui supporter occidentali a osservare attentamente le dinamiche antiumane in atto oltrecortina, non tanto per esibire solidarietà ai poveri dissidenti come lui, né per favorire la vittoria del capitalismo sul socialismo (erano categorie ideologiche superate già allora), quanto piuttosto per prepararsi essi stessi all’avvento del «dominio totale di un potere ipertrofico, impersonale e anonimamente burocratico» di cui presto avrebbero dovuto prendere atto a loro volta. Insomma Havel ci aveva avvertito: non commiserateci cari occidentali, perché anche a voi prima o poi sarà chiesto il sacrificio della coscienza. Allora forse si poteva solo intravedere la verità di questa specie di profezia. Ma oggi quelle parole tremende sono la nostra pura quotidianità.

«L’uomo non è Dio, e giocare a fare il dio si ritorce crudelmente contro di lui. Egli ha abolito l’orizzonte assoluto al quale rapportarsi, ha rifiutato la propria personale “pre-oggettiva” esperienza del mondo e ha relegato nella sala da bagno della propria intimità la coscienza personale e la coscienza morale, come cose esclusivamente private che non riguardano nessun altro». (V. Havel, ibidem)

Eclatante documentazione dell’assedio in atto contro la coscienza è, per forza di termini, l’ennesima ripresa della campagna contro l’obiezione di coscienza dei medici rispetto all’aborto. L’ultima occasione è stata, a inizio marzo, il richiamo all’Italia approvato a maggioranza schiacciante dal Consiglio d’Europa, secondo cui l’obiezione di coscienza, espressa dalla stragrande maggioranza dei ginecologi italiani, va sì garantita al personale sanitario, ma «non può impedire la corretta applicazione» della legge 194. È il solito irrisolvibile conflitto fra “diritti” che rende da sempre delicatissima questa materia, e che tuttavia non ha impedito a molti di approfittare della deliberazione per scodellare vecchi e nuovi argomenti ideologici contro l’articolo 9 nella norma italiana: dall’idea di incentivare economicamente i medici abortisti alle proposte di vietare agli obiettori la pratica nelle strutture pubbliche, o di interdire loro l’accesso alle scuole di specializzazione di ginecologia (nero su bianco su Repubblica).

Maurizio Mori, ordinario di bioetica a Torino e presidente della Consulta di bioetica, è arrivato a suggerire direttamente l’abrogazione della «clausola» sull’obiezione di coscienza della 194. Con ragionamenti di questo tipo: «La legge oggi prevede che tra i compiti del medico ci sia anche l’aborto. Un giovane che sceglie di fare il medico sa già sin dall’inizio che l’aborto è un intervento sanitario previsto dalla professione», allora «come mai la legge riconosce al medico la facoltà di obiezione di coscienza a un servizio la cui erogazione essa stessa prevede come esplicitamente dovuto?».

In effetti, se l’aborto non è che un «servizio dovuto», come può un bravo cittadino, in piena coscienza, rifiutarsi di fornirlo?

«Se questa illusione richiederà il sacrificio di milioni di persone in campi di concentramento scientificamente diretti, non è certo questo che inquieterà “l’uomo moderno” (a meno che il caso non conduca lui stesso in uno di tali campi, e la vita che lì si conduce non lo rigetti bruscamente nel mondo naturale). Non è certo questo che l’inquieterà, poiché il fenomeno della compassione personale per il prossimo appartiene al mondo ormai abolito dei pregiudizi personali, al mondo che ha dovuto cedere il passo alla Scienza, all’Oggettività, alla Necessità storica, alla Tecnica, al Sistema, all’Apparato; e questi non possono provare inquietudine perché non sono personali. Sono astratti e anonimi, sempre utilitari e, per questo, sempre a priori innocenti». (V. Havel, ibidem)

In tema di “diritti riproduttivi” il tentativo di relegare la coscienza «nella sala da bagno della propria intimità» non è solo italiano. In Svezia, per esempio, l’operazione è perfettamente riuscita. L’obiezione di coscienza all’aborto, sebbene sia tutelata da trattati internazionali sottoscritti anche da Stoccolma, è semplicemente un non-argomento ormai, e se qualche settimana fa il paese è tornato a parlarne è per via di un’ostetrica, Ellinor Grimmark, che si è rifiutata di collaborare alle interruzioni volontarie di gravidanza, è stata licenziata dall’ospedale in cui prestava servizio e non è più riuscita a trovare lavoro perché, naturalmente, «per quelli che hanno le sue opinioni non c’è posto qui».

Ma l’assalto alla coscienza non è necessariamente legato all’“obiezione” in senso tecnico. Il 20 marzo scorso – per citare uno fra i tanti episodi del genere che capitano ogni giorno un po’ in tutto il mondo “civilizzato” – alcuni studenti di Comunione e Liberazione sono stati aggrediti nei locali dell’Università di Madrid da un gruppo di femministe e dei collettivi anarchici per avere osato distribuire un volantino in cui esprimevano apprezzamento verso un progetto di legge inteso a rivedere la liberalizzazione selvaggia dell’aborto operata in Spagna nel 2010 da Zapatero. Su quel pezzo di carta avevano scritto che «non è progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana», e che l’ivg andrebbe vista non come diritto assoluto della donna bensì quanto meno «in chiave di conflitto di interessi» tra la madre e il nascituro.

Ma una volta che un fatto come l’aborto è diventato un «servizio dovuto», perdendo agli occhi dell’uomo (coscienza) tutti i suoi terrificanti connotati reali, chiunque proverà anche solo a metterlo in discussione dovrà essere combattuto in quanto reazionaro. Illiberale. «Fascista» (così gridavano le femministe agli studenti ciellini).

«Nel mondo della tradizione razionalista e dei concetti ideologici c’è forse un modo migliore per neutralizzare ogni uomo onesto e capace di pensare liberamente (principale pericolo per ogni potere impersonale) di quello di proporgli una tesi il più possibile semplice, recante tutti i segni esteriori di una causa santa?» (V. Havel, ibidem)

È un meccanismo prêt-à-porter che si può osservare, replicato con varianti, in molte campagne ideologiche. Havel nel 1984 faceva l’esempio del pacifismo, la mitica causa della guerra alla guerra. E oggi quale causa è più «santa» della lotta alle discriminazioni? In questo ambito il giochino è facilissimo. Inevitabile prendere a esempio la questione dei cosiddetti “diritti” Lgbt. L’unione
fra persone dello stesso sesso non ti sembra proprio #LoveIsLove? Sei “omofobo”. Ti disturba che ai tuoi figli tocchi sciropparsi la teoria del gender a scuola? Lo chiameremo “corso anti-omofobia”. E indovina un po’ chi è l’omofobo. È così che si costringe la coscienza a rintanarsi nella sala da bagno dell’intimità personale con tutte le sue obiezioni non più “innocenti”.

«Questo processo di anonimizzazione e depersonalizzazione del potere, e la sua riduzione a mera tecnica di dominio e manipolazione, ha ovviamente mille forme, mille varianti ed espressioni; talvolta è nascosto, non appare, talaltra è del tutto manifesto; talvolta è strisciante e le sue vie sono raffinatamente tortuose, talaltra è, al contrario, brutalmente diretto. Ma quanto alla sostanza si tratta di un movimento unico e universale». (V. Havel, ibidem)

Certo, a volte possono essere necessarie le maniere forti per ottenere lo scopo. Vedi il disegno di legge “anti-omofobia” in discussione al Senato italiano; oppure, in Francia, il diritto dei sindaci all’obiezione di coscienza rispetto ai matrimoni gay, prima promesso e poi negato dal governo Hollande. Ma non è detto che sia necessario perseguire l’infame per le vie legali. Può essere perfino più efficace percorre le «vie raffinatamente tortuose» della burocrazia, come è avvenuto per i corsi di gender nelle scuole del nostro paese, introdotti all’insaputa di quasi tutti con la scusa dell’adesione al solito ignoto “programma europeo”.

Altre volte, invece, la «causa santa» prevale quasi da sé. Havel direbbe: per «necessità storica». Guido Barilla ha dovuto creare in azienda un “Comitato per la diversità e l’inclusione” (affidandolo a David Mixner, «nominato dal Newsweek il gay più potente d’America») per potersi ritenere finalmente purificato dal marchio dell’omofobia piombatogli sulla capoccia dopo che aveva espresso pubblicamente il suo «concetto differente rispetto alla famiglia gay».

Solo pochi mesi dopo è scoppiato lo scandalo Mozilla, il colosso americano del software che a inizio aprile ha licenziato il suo amministratore delegato fresco di nomina, il genio dell’informatica Brendan Eich, perché si è scoperto che nel 2008 aveva osato donare mille dollari a sostegno del referendum per limitare la definizione di matrimonio all’unione tra uomo e donna nella costituzione della California. Per giustificare l’epurazione Slate, rivista capofila di molte battaglie “antidiscriminazione” negli Stati Uniti, ha scritto che «la gente può continuare a pensarla e a sentirla come vuole in privato. (…) Ma gli standard sociali evolvono, e se possiamo trarre un’indicazione dal polverone Mozilla, siamo all’apice di una nuova epoca in cui le personalità pubbliche non possono più dar voce al loro anti-gay animus e pretendere di essere trattate con rispetto, né tanto meno di rimanere leader e volto pubblico di una grande azienda». Si noti come il solo fatto di non riuscire a vedere un “matrimonio” in una unione tra persone dello stesso sesso basti già per ritrovarsi addosso un «anti-gay animus» da nascondere subito nella stanza da bagno della propria intimità.

Pochi giorni fa poi è degenerata la vicenda di John Waters, columnist del quotidiano irlandese Irish Times. Accusato di omofobia durante uno show della tv di Stato Rté per essersi messo di traverso con la propria coscienza nel dibattito sul matrimonio gay, Waters ha ottenuto le scuse e un risarcimento dal network (che tuttavia, nota bene, si è rifiutato di definire l’accusa «infondata»), ma da quel momento la sua vita è diventata impossibile. È stato preso di mira più volte per strada, anche con insulti pesanti, tanto da non riuscire a dormire la notte. «Non ho più amici nei media», dice. E ammette di aver pensato di mollare il giornalismo per ritirarsi – ma guarda il caso – a vita privata.

«Il problema è di sapere se si riuscirà in qualche modo a ricostruire il mondo naturale come vero terreno della politica, a riabilitare l’esperienza personale dell’uomo come criterio originale delle cose, a porre la morale al di sopra della politica e la responsabilità al di sopra dell’utilità, a dare di nuovo un senso alla comunità umana e un contenuto al linguaggio dell’uomo, a far sì che il punto focale dell’azione sociale sia l’“io” dell’uomo, l’“io” autonomo, integrale e degno, capace di rispondere di se stesso perché in rapporto con qualcosa che è al di sopra di lui». (V. Havel, ibidem)

In questo assedio alle coscienze “diverse” ogni tanto parte anche qualche carica per così dire più folcloristica. È il caso per esempio della battaglia contro il razzismo negli stadi, trasformata in autentica comica dalle squalifiche di intere tifoserie per colpa di pochi somari che intonano cori da «discriminazione territoriale». O della pazza idea, solo accademica e più sciocchina che altro per ora, di perseguire penalmente i “negazionisti” del riscaldamento globale. O, ancora, dell’assurda proposta di legge per introdurre il reato di “sessismo” in Belgio, compreso il rischio paradossale di dover punire in quanto sessista pure chi dà del sessista a un maschio.

Fa un po’ meno ridere, invece, il fatto che dopo la batosta subita da Hollande alle elezioni amministrative francesi si cominci a bollare come “eurofobo” (lo ha fatto per esempio il Corriere della Sera) chi ha scelto di votare certi partiti troppo recalcitranti alle direttive di Bruxelles.

E – per cambiare completamente argomento – continuare a sostenere, in barba all’ordinamento italiano, che siano “pubbliche” solo le scuole statali non è in un certo senso un modo folcloristico per relegare le cattive coscienze libere nelle sale da bagno degli istituti “privati”?

«La prospettiva di un futuro migliore di questo mondo non risiede forse in una sorta di comunità internazionale di “coloro che hanno subìto il crollo”, di coloro che, incuranti dei confini degli stati, dei sistemi politici e dei blocchi di potere, al di fuori dei giochi della politica tradizionale, non aspirando a funzioni e posti di riguardo, senza prestare ascolto alle derisioni dei tecnologi, tenteranno di fare della coscienza umana una forza politica reale?». (V. Havel, ibidem)

Ecco. È giusto riconoscere alla coscienza umana «forza politica», rilevanza pubblica anche quando contraddica il potere? O meglio, il potere può comandare all’uomo di relegare la coscienza «nella sala da bagno della propria intimità» quando essa sia costretta a obiettare alla «causa santa» stabilita dal potere stesso?

È il mega interrogativo intorno a cui si sviluppa la disputa presso la Corte suprema americana sul cosiddetto “contraception mandate”. Bisogna stabilire se la Hobby Lobby, azienda leader del fai-da-te di proprietà di una famiglia cristiana battista, possa legittimamente opporsi all’obbligo previsto dalla riforma sanitaria di Obama di pagare per i dipendenti piani assicurativi che includano la copertura di contraccettivi e farmaci abortivi. «Il governo non dovrebbe chiedermi di andare contro la mia coscienza», protesta Steve Green, il fondatore della società. Si tratta cioè di stabilire se l’opposizione dell’impresa ricada nelle libertà sancite dal Religious Freedom Restoration Act, legge varata nel 1993 per proteggere la fede delle persone dalle invasioni normative dello Stato, o se invece non costituisca un tentativo di imporre le convinzioni della proprietà anche ai dipendenti.

La questione non è affatto banale, e infatti attualmente è dibattuta in altre decine di cause che coinvolgono anche opere di diretta ispirazione religiosa. Perciò sono particolarmente istruttivi i dubbi sollevati dagli alti giudici durante gli “oral arguments” del 25 marzo, così come li ha riportati la stampa americana. Il tenore è più o meno questo. Se riconosciamo ai dato
ri di lavoro cristiani l’esenzione dal contraception mandate, teoricamente l’Obamacare potrebbe essere disfatto un pezzo alla volta in base ai precetti religiosi di chiunque: no alle trasfusioni, no ai trapianti, eccetera (strepitosa la battuta del giudice di nomina obamiana Sonia Sotomayor: «Sarà tutto spezzettato, nothing would be uniform»); ma se avessimo saputo che tutelare la libertà religiosa si sarebbe tradotto nel permettere alle aziende di far valere pubblicamente la propria fede, l’avremmo tutelata?

Va da sé che in un’aula di tribunale, per quanto “supremo”, sia complicato assumere un punto di vista diverso da quello “impersonale” della giurisdizione. Ma se si potesse prescindere un istante da leggi e prescrizioni di qualunque tipo, incluse quelle religiose e statali, è chiaro che agli occhi dell’uomo il problema è personalissimo. La realtà – un bambino che nasce, la mano che glielo impedisce – parla o no alla coscienza umana? Ha o non ha diritto di espressione nell’era del potere senza volto?

«Il secolo scorso abbiamo visto tutti noi le dittature del pensiero unico, che hanno finito per uccidere tanta gente. Ma (…) anche oggi c’è l’idolatria del pensiero unico. Oggi si deve pensare così e se tu non pensi così, non sei moderno, non sei aperto o peggio. Tante volte dicono alcuni governanti: “Io chiedo un aiuto, un aiuto finanziario per questo”. “Ma se tu vuoi questo aiuto, devi pensare così e devi fare questa legge, quell’altra, quell’altra…”. Anche oggi c’è la dittatura del pensiero unico e questa dittatura è la stessa di questa gente (i farisei del Vangelo, ndr): prende le pietre per lapidare la libertà dei popoli, la libertà della gente, la libertà delle coscienze, il rapporto della gente con Dio. Ed oggi Gesù è crocifisso un’altra volta». (Papa Francesco, omelia della Messa alla Casa Santa Marta, 10 aprile 2014)

http://www.tempi.it/i-nuovi-diritti-innocenti-all-assalto-della-coscienza-umana-quell-avvertimento-di-havel-1984-e-la-nostra-civilta-sovietizzata#.U1T0GSZH7IU


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Servus
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Ottimo articolo, e ottimo Havel.

E' pure chiarissimo e lampante il pensiero di papa Francesco:

"Il secolo scorso abbiamo visto tutti noi le dittature del pensiero unico"
"Oggi c’è l’idolatria del pensiero unico"

Ecco chiarito per sempre cos'è il "political correct" e la regola del potere. E chi si oppone diventa un reietto , un "fascista", una persona da rigettare.

La sinistra radical chic (o shock) è in testa nell'idolatrare questo pensiero, sia per le origini pseudo-marxiste, sia per le tendenze atee, quindi non avendo Dio hanno sempre qualche nuovo Dio: il pensiero unico li soddisferà, come l'utopia marxiana.


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OlausWormius
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Ottimo articolo, e ottimo Havel.

E' pure chiarissimo e lampante il pensiero di papa Francesco:

"Il secolo scorso abbiamo visto tutti noi le dittature del pensiero unico"
"Oggi c’è l’idolatria del pensiero unico"

Ecco chiarito per sempre cos'è il "political correct" e la regola del potere. E chi si oppone diventa un reietto , un "fascista", una persona da rigettare.

La sinistra radical chic (o shock) è in testa nell'idolatrare questo pensiero, sia per le origini pseudo-marxiste, sia per le tendenze atee, quindi non avendo Dio hanno sempre qualche nuovo Dio: il pensiero unico li soddisferà, come l'utopia marxiana.

Tutto molto bello peccato che marxismo e ideologia gesuita siano così simili.
Peccato anche che Adam Weishaupt fondatore degli Illuminati di Baviera e ispiratore del comunismo era gesuita.
Peccato che Fidel Castro è stato istruito dai gesuiti.
Peccato che anche Monti e Draghi hanno studiato dai Gesuiti.
etc...etc..


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Bastian
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Peccato che Adam Weishaupt non fosse un gesuita ma semplicemente uno dei tanti che hanno studiato dai gesuiti, la leggenda (o calunnia) è stata creata ad arte, informarsi per favore.

Peccato che nel 1989 In Salvador Ignacio Ellacuría, Ignacio Martin Baro Ignacio Ellacuría, Segundo Montes, Amando Lopez, Juan Ramon Moreno, Joaquin Lopez fossero gesuiti e Elba Julia Ramos lavorasse come cuoca per i gesuiti e furono tutti massacrati dal battaglione antiguerriglia Atlacatl (addestrato negli USA) che per non sbagliare uccise anche la figlia quindicenne di Elba Julia: Celina Mariceth Ramos.

Peccato che Giuda Iscariota fosse un apostolo.

Leggo questo sito da diversi mesi, alle volte condivido le analisi e le proposte altre meno, ma mai condivido i giudizi dettati più da acredine e pregiudizio che altro, spesso riportando e basandosi su "verità" che non tengono alla prova dei fatti.

Dire che ci sono dei preti pedofili o dire che tutti i preti sono pedofili non è la stessa cosa, non si può generalizzare così.

Detto questo, credo che sarebbe utile studiare la storia dei gesuiti prima di sputar sentenze su di loro, così come per ogni altra comunità (in senso esteso), meglio non lasciarsi trascinare da informazioni raccogliticce da internet o propalate dai pennivendoli main-stream, che pur leggo spesso, giustamente strapazzati qui, salvo poi accettare da loro le cose che fanno comodo al proprio pregiudizio ideologico.


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OlausWormius
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Peccato che Adam Weishaupt non fosse un gesuita ma semplicemente uno dei tanti che hanno studiato dai gesuiti, la leggenda (o calunnia) è stata creata ad arte, informarsi per favore.

Hanno avuto un sacco di allievi eccellenti a quanto pare.

Non bisogna fermarsi solo alle versioni ufficiali che vengono fornite, queste si ad arte. Che poi anche se avessi scritto che aveva studiato dai gesuiti come ho fatto per Castro, Monti, e Draghi ma potrei continuare anche con Stalin e molti altri? Cambiava ben poco tutto sommato.
Senza contare che era anche professore di diritto canonico che fino a quel periodo era una posizione quasi di esclusiva dei gesuiti (che erano stati sciolti appena 3 anni prima della fondazione degli Illuminati di Baviera).
In base ad alcune versioni Adam Weishaupt (allevato e istruito dai gesuiti) era il "frontman" dell'operazione ma dietro c'erano comunque i gesuiti (Il generale gesuita dell'epoca Lorenzo Ricci era stato imprigionato nel 1773), ci sarà stata qualche ragione se i gesuiti erano stati sciolti, sebbene non sono mai state rivelate.

Inoltre va detto che gli Illuminati di Baviera si ispiravano agli Alumbrados (Illuminati in spagnolo) che era una società segreta gnostica (quindi luciferiana) tra i cui membri c'era il fondatore dei Gesuiti, Ignazio di Loyola. Anche lui aveva solo studiato dai gesuiti?
E che dire di Teilhard De Chardin, anch'esso gesuita e uno tra gli ispiratori del movimento New Age moderno (e per giunta evoluzionista)?


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Bastian
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Mah, anche Teresa d'Avila era stata sospettata come Ignazio di Loiola di simpatie per gli alumbrados.
Essere sospettati, ed anche inquisiti per dimpatie, non equivale ad appartenere se non altro per la buona pratica che impone "In dubio pro reo".

Perchè sono stati sciolti?

Giuseppe II d'Asburgo-Lorena (l'archetipo del despota illuminato) riteneva che la Chiesa non dovesse immischiarsi negli affari riguardanti lo stato, ma anche che lo stato avesse tutto il diritto di legiferare sugli affari ecclesiastici (principio che verrà adottato, in maniera ancora più estrema, dai rivoluzionari francesi). Il segno più visibile della difficoltà del papa in quel periodo fu lo scioglimento dei gesuiti. Questi erano visti come l’incarnazione del cattolicesimo chiesastico e godevano di un certo prestigio negli stati europei anche se i loro avversari tendevano ad esagerarne la portata e l’influsso. I gesuiti sono infatti temuti all’obbedienza della Santa Sede e a servirla efficacemente: per merito loro verranno evangelizzate regioni in India, Cina e nel Nuovo Mondo predicando la fede e contribuendo anche al progresso dei popoli insegnandoli le scienze e le tecniche occidentali. Cominciò così una feroce campagna denigratoria contro di essi: si accusarono i gesuiti di ipocrisia, dei peggiori delitti e dei più spregiudicati intrighi, da più stati provenne la richiesta di scioglimento. Ciò avvenne assieme all’espulsione e i motivi che vennero addotti furono diversi nei differenti stati: in Francia, ad esempio, oltre alla sistematica lotta effettuata contro di loro dai liberi pensatori e dai giansenisti, l’ordine fu coinvolto nell’affare di padre Lavalette, economo della compagnia in Martinica: egli fu espulso dall’ordine che si rifiutò di pagare i debiti contratti dal confratello in alcune disgraziate imprese commerciali. Il parlamento di Parigi obbligò però i gesuiti a pagare per lui un debito di un milione e mezzo di livres (1761) e negli anni successivi decretò lo scioglimento dell’ordine, provvedimento che verrà avvallato dal re nel 1764.

In Portogallo invece l’occasione per procedere contro l’ordine fu dato dai fatti accaduti nello “stato gesuita” del Sud America: a seguito di un accordo tra Spagna e Portogallo relativo al territorio uruguaiano, i portoghesi si impossessarono delle terre su cui erano insediate le riduzioni gesuite (territori nei quali gli indigeni si organizzavano e lavoravano liberamente, dividendo poi tra loro i proventi del loro lavoro), ma dovettero faticare a lungo per impossessarsene e scacciare i nativi poiché si trovarono di fronte alla resistenza dei gesuiti che organizzarono militarmente gli indigeni riuscendo a resistere per molto agli assalti degli schiavisti, tanto che fu necessaria una spedizione militare portoghese in piena regola effettuata dal primo ministro Pombal per vincerne la resistenza. Questi giungerà persino ad accusare i gesuiti di complicità nell’attentato nel quale fu ferito il sovrano Giuseppe I e utilizzò questo pretesto per la loro espulsione dal Portogallo e dalle colonie. Furono persino interrotti i rapporti diplomatici con Roma e Pombal giunse ad incarcerare Gabriele Malagrida, un gesuita di origine italiana, condannandolo a morte come eretico.

Nonostante le richieste provenienti da più parti, papa Clemente XIV, al contrario del predecessore Clemente XIII, acconsentì alla sospensione dei gesuiti, decretata nel 1773, di fronte alla pressione armata e alla minaccia di sciogliere tutti gli ordini religiosi. Il risultato fu una grande perdita di influenza da parte della Chiesa, salutata con grande soddisfazione dai suoi avversari, come Voltaire (che nel “Candido” dipinse i gesuiti come fautori dello schiavismo e gli illuministi come liberatori) e anche gravi danni al lavoro missionario e all’istruzione (non è un caso che due sovrani non cattolici come Federico II di Prussia e Caterina II di Russia ne permisero la sopravvivenza). La Compagnia sarà infine ristabilita da Pio VII nel 1814 (La Chiesa tra rinascimento e illuminismo, pp. 262-263).


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Georgejefferson
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Bastian,come vedi la comunicazione mediatica di questo Papa?Cioe',al di la del giudizio superficiale immediato indotto sul "prodotto commerciale",come vedi i messaggi riguardo ad ipotetica efficacia consonante l'istinto delle genti?Sembra ci sia si abbastanza aperture ad alcuni aspetti di questa modernita,ma sembra di vedere anche stimoli di riflessioni importanti sugli effetti di questa globalizzazione.Come la vedi?


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OlausWormius
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Mah, anche Teresa d'Avila era stata sospettata come Ignazio di Loiola di simpatie per gli alumbrados.
Essere sospettati, ed anche inquisiti per dimpatie, non equivale ad appartenere se non altro per la buona pratica che impone "In dubio pro reo".

Perchè sono stati sciolti?

Giuseppe II d'Asburgo-Lorena (l'archetipo del despota illuminato) riteneva che la Chiesa non dovesse immischiarsi negli affari riguardanti lo stato, ma anche che lo stato avesse tutto il diritto di legiferare sugli affari ecclesiastici (principio che verrà adottato, in maniera ancora più estrema, dai rivoluzionari francesi). Il segno più visibile della difficoltà del papa in quel periodo fu lo scioglimento dei gesuiti. Questi erano visti come l’incarnazione del cattolicesimo chiesastico e godevano di un certo prestigio negli stati europei anche se i loro avversari tendevano ad esagerarne la portata e l’influsso. I gesuiti sono infatti temuti all’obbedienza della Santa Sede e a servirla efficacemente: per merito loro verranno evangelizzate regioni in India, Cina e nel Nuovo Mondo predicando la fede e contribuendo anche al progresso dei popoli insegnandoli le scienze e le tecniche occidentali. Cominciò così una feroce campagna denigratoria contro di essi: si accusarono i gesuiti di ipocrisia, dei peggiori delitti e dei più spregiudicati intrighi, da più stati provenne la richiesta di scioglimento. Ciò avvenne assieme all’espulsione e i motivi che vennero addotti furono diversi nei differenti stati: in Francia, ad esempio, oltre alla sistematica lotta effettuata contro di loro dai liberi pensatori e dai giansenisti, l’ordine fu coinvolto nell’affare di padre Lavalette, economo della compagnia in Martinica: egli fu espulso dall’ordine che si rifiutò di pagare i debiti contratti dal confratello in alcune disgraziate imprese commerciali. Il parlamento di Parigi obbligò però i gesuiti a pagare per lui un debito di un milione e mezzo di livres (1761) e negli anni successivi decretò lo scioglimento dell’ordine, provvedimento che verrà avvallato dal re nel 1764.

In Portogallo invece l’occasione per procedere contro l’ordine fu dato dai fatti accaduti nello “stato gesuita” del Sud America: a seguito di un accordo tra Spagna e Portogallo relativo al territorio uruguaiano, i portoghesi si impossessarono delle terre su cui erano insediate le riduzioni gesuite (territori nei quali gli indigeni si organizzavano e lavoravano liberamente, dividendo poi tra loro i proventi del loro lavoro), ma dovettero faticare a lungo per impossessarsene e scacciare i nativi poiché si trovarono di fronte alla resistenza dei gesuiti che organizzarono militarmente gli indigeni riuscendo a resistere per molto agli assalti degli schiavisti, tanto che fu necessaria una spedizione militare portoghese in piena regola effettuata dal primo ministro Pombal per vincerne la resistenza. Questi giungerà persino ad accusare i gesuiti di complicità nell’attentato nel quale fu ferito il sovrano Giuseppe I e utilizzò questo pretesto per la loro espulsione dal Portogallo e dalle colonie. Furono persino interrotti i rapporti diplomatici con Roma e Pombal giunse ad incarcerare Gabriele Malagrida, un gesuita di origine italiana, condannandolo a morte come eretico.

Nonostante le richieste provenienti da più parti, papa Clemente XIV, al contrario del predecessore Clemente XIII, acconsentì alla sospensione dei gesuiti, decretata nel 1773, di fronte alla pressione armata e alla minaccia di sciogliere tutti gli ordini religiosi. Il risultato fu una grande perdita di influenza da parte della Chiesa, salutata con grande soddisfazione dai suoi avversari, come Voltaire (che nel “Candido” dipinse i gesuiti come fautori dello schiavismo e gli illuministi come liberatori) e anche gravi danni al lavoro missionario e all’istruzione (non è un caso che due sovrani non cattolici come Federico II di Prussia e Caterina II di Russia ne permisero la sopravvivenza). La Compagnia sarà infine ristabilita da Pio VII nel 1814 (La Chiesa tra rinascimento e illuminismo, pp. 262-263).

Beh ci sono vari motivi legati allo scioglimento ma non penso che copiare una pagina di un libro chiaramente di parte sia il modo migliore per trattare l'argomento.
A me risulta peraltro che Clemente IV non rese pubbliche le motivazioni della soppressione dell'ordine, di fatto non si tenne nemmeno un processo, fu una specie di regolamento dei conti interno come già era avvenuto in passato per altri ordini (come i Templari).

Riguardo agli alumbrados ci sono molte indicazioni che collegano Loyola e ammetterai che se Loyola, che era il fondatore dei Gesuiti, aveva anche solo simpatie per una società segreta luciferiana (e ci sono molte indicazioni che portano a pensare che erano più di semplici simpatie) di conseguenza tutto l'Ordine dei Gesuiti era infetto da Lucifero alla radice. 😆

Io personalmente sono dell'idea che sia il cristianesimo in sé infetto da Lucifero alla radice e ne ho parlato in passato su altri post tipo qui:
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=69544
Alcuni sorridevano prima di fare loro stessi i calcoli che avevo proposto tuttavia la matematica è matematica. Alla fine ho linkato anche un piccolo software per semplificare le cose.
Ad ogni modo anche per un cattolico che quindi in quanto cristiano (cattolico nello specifico ma io non faccio distinzioni tra cristiani buoni e cattivi come certi evangelici) la pensa diversamente da me, questa cosa degli alumbrados dovrebbe mettere qualche inquietudine tutto sommato.


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Bastian
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Sì avevo letto quell'articolo.
Non ho un'opinione a proposito non ho abbastanza competenze.

Io giudico dai frutti, e i frutti dei gesuiti in mezzo mondo e nella storia sono stati in grande maggioranza positivi, in difesa delle vittime della storia e spesso in netto contrasto con il potere.
Ovvio che vengano poi dipinti dal potere e dai suoi servi come dei criminali capaci di mille nefandezze.
Non si stà facendo lo stesso con Orba, Putin, Assad ecc. ecc. ecc.

Se i gesuiti fossero stati quel terribile e potente contropotere che si dice, avrebbero reagito, ed invece fedeli alla loro regola di obbedienza "perinde ac cadaver" hanno taciuto e accettato.


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Bastian
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Questo non esclude che abbiano fatto degli errori, e qualcuno abbia commesso anche degli orrori.

In quanto a Lucifero beh, chi ci crede credo che sappia che è il re del caos e della menzogna che spesso assomiglia terribilmente alla verità.

Ovviamente non pretendo di cambiare le tue convinzioni, ma mi permetto di dissentire.


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OlausWormius
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Sì avevo letto quell'articolo.
Non ho un'opinione a proposito non ho abbastanza competenze.

Io giudico dai frutti, e i frutti dei gesuiti in mezzo mondo e nella storia sono stati in grande maggioranza positivi, in difesa delle vittime della storia e spesso in netto contrasto con il potere.
Ovvio che vengano poi dipinti dal potere e dai suoi servi come dei criminali capaci di mille nefandezze.
Non si stà facendo lo stesso con Orba, Putin, Assad ecc. ecc. ecc.

Se i gesuiti fossero stati quel terribile e potente contropotere che si dice, avrebbero reagito, ed invece fedeli alla loro regola di obbedienza "perinde ac cadaver" hanno taciuto e accettato.

Per certi versi capisco il tuo disappunto, è evidente che gli evangelici ci marciano per spacciarsi da "veri cristiani" puri e immacolati.
Ma per me essendo il problema alla radice tra un gesuita e un protestante cambia poco.
Io sono sempre interessato alla verità indipendentemente da dove arriva e dove mi porta.


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Georgejefferson
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Ma a quale verita' olaus?Alla tua assoluta o a quella del mondo con certezza?


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Bastian
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@ Georgejefferson[b]

Bastian,come vedi la comunicazione mediatica di questo Papa?Cioe',al di la del giudizio superficiale immediato indotto sul "prodotto commerciale",come vedi i messaggi riguardo ad ipotetica efficacia consonante l'istinto delle genti?Sembra ci sia si abbastanza aperture ad alcuni aspetti di questa modernita,ma sembra di vedere anche stimoli di riflessioni importanti sugli effetti di questa globalizzazione.Come la vedi?

Scusa ma mi era sfuggita la tua domanda.

Al di là della simpatia che secondo me il personaggio possiede, ed evitando le facili (tutto e chinque è criticabile**) critiche del tipo "crucifige! porta le scarpette Prada!" ed il suo contrario "crucifige! non porta le scarpette prada!" di chi ha individuato nella chiesa cattolica la radice di tutti i mali io sospendo il giudizio perchè non riesco ancora ad afferrare completamente e chiaramente la portata di atteggiameni, posizioni ed affermazioni che suscitano empatia ma anche forti fraintendimenti e nebbiosi risvolti.

Se la chiesa pretende di essere la detentrice della Verità non può adattarsi al mondo ma piuttosto aprire ad esso le porte dlla sua pretesa verità.
Una chiesa che si fa mondana e che cerca il consenso ha di per sè rinunciato alla verità ed è già sconfitta.

Non so se hai visto "kagemusha" di Kurosawa: "La montagna si è mossa!" con la quale si rende evidente la sconfitta dei Takeda (rappresentati appunto dalla montagna).

La montagna non si può muovere, se lo fa diventa qualcos'altro e l'unica movimento che può fare è franare portando distruzione.

Per cui se umanamente posso apprezzare certi cambiamenti, razionalmente mi preoccupano e attendo con pazienza di vedere i frutti da cui riconoscere l'albero.


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Bastian
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** Addendum:

Il male non sta in quello che osserviamo ma è dentro di noi ed influisce sul modo in cui guardiamo


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Georgejefferson
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Kurosawa...tempo fa mi consigliarono un film di cui non ricordo il titolo,andro a spulciare i film archiviati.

Grazie del parere Bastian.


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