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Quello di cui avremmo bisogno


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
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Quando abbiamo finito di demolire le nostre terre interiori, quando non rimane di esse che sterile vastità è il deserto di macerie fumanti ad accoglierci, il freddo dell'inospitale, il luogo dentro cui virtualmente possiamo vagare come spettri senza un tempo della fine, con la missione unica di lottare per essere Custodi del Tempio delle Disgrazie, assieme ai ricordi di ciò che fù, ai resti in cendere di ciò che avrebbe potuto essere, ai cari estinti, alle molte desiderabili alternative rispetto la melma repellente e velenosa che calpesteremo, al cielo ribollente e scuro dei presagi che si cumulano perpetui, mai veramente portatore del suo superamento.
Cielo e terra si rivelano quindi per essere equamente indesiderabili, perchè parziali e incapaci di risolversi nell'evidenza della loro inutile presenza, inutile in quanto vincolata all'obbligo di sciogliere le catene dei perduti da cui dipendono disperatamente. L'inferno si autosostiene dall'interno, appare come una tautologia autogiustificativa all'interno. Per ciò Dante scriveva alle sue porte "Lasciate ogni speranza o Voi che entrate". Non è un luogo necessariamente brutto, da fuori può persino apparire desiderabile (sennò perchè andarci?!) più banalmente è una trappola per la mente, cioè per l'emozione e di conseguenza il pensiero critico (che è sempre figlia minore dell'emozione).

Quando una coppia si unisce per dare vita alla sua continiutà, i figli rappresentano i genitori ma anche una loro propria indipendenza, che potrà crescere e rinnovare il rapporto: da figli diventare genitori.
Quindi, dato che ciò non accade per le idee, che tipo di rapporto si intende quando si indica un "genitore"?
Nel mondo della mente troviamo due lati distinti, uno destro e uno sinistro, uno legato alla ragione e uno legato all'emozione. Questo è ciò che il racconto ci dice, ma non è ciò che ci nega.
Il punto criuciale è il "ponte" tra questi due lati dell'esperienza, cioè la continuità. Quando imposto una operazione logica, ad esempio il principio matematico della somma e della quantità per formare l'operazione dell'equivalenza, ad esempio 1+1=2, formo una continuità logica che è una continuità temporale. Non posso non considerare quell'operazione fuori da una consequenzialità temporale, nel senso che prima devo stabilire il segno, dare significato di quantità e operazioni dopo posso creare l'equivalenza.
Dall'altra parte, nell'altro lato dell'esperienza, c'è la noia che di solito ci coglie quando dobbiamo stare ad ascoltare per ore un improbabile letargico insegnante di matematica, srotolare quantità tsunamiche di concetti astratti, cioè privi di emozione. La Noia è la sensazione conseguente ed è un campanello d'allarme estremamente serio, tipo "attenzione, demoni del caos in azione, sfacelo apocalittico in corso, agire subito!!!". Cioè non un allarme sminuibile, non una sciocchezza, si tratta di orrore puro, dell'Inferno che avanza. Ma è interiore. Quindi occultabile, perchè solo tu lo vivi. Tipo "è un problema tuo se ti annoi con la matematica, vuol dire solo che sei deficiente, minorato, ignorante, etc. etc. etc.". Cioè colpevole.
Ma non è accettabile una colpa di questo tipo, quindi? Quindi si combatte.

Quando procediamo con l'età tali battaglie ci hanno formato, ci hanno costruito un identità brutale, un desiderio smisurato di vendetta incontenibile autogenerativa virtualmente eterna.
L'identità demoniaca ci abita Signora e Padrona del nostro destino e ci accompagna come Simbionte imponendoci di vagolare tra le macerie del nostro essere, ormai adulto, completo nel sua autoderminata battaglia cristallizzata, perduto dentro un qualche personale deserto delle infinite terre infernali. Ma pronto a vincere una battaglia che in effetti, non ha alcuna ragione ragionevole per sussistere. Serve solo a sostenere se stessa e le ragioni della sua propria continuità.

Ecco allora che i figli delle idee, sono i figli di quelle terre. Le eredìtano e le vivono come tali, tra le bianche lenzuola degli ospedali già da neonati, dietro gli usci delle case, i banchi di scuola, la civile civiltà demoniocratica.

Di cosa avrebbero bisogno questi figli da subito gettati tre le sterminate terre sterili e tra i disperati, a rimpolpare le moltitudini dei mai nati vivi?
Ciò che mi coglie impreparato è vedere come rimaniamo continuamente vittime della nostra evidente ingenuità. Non siamo ingannati dalle cose epiche, ma dalle ca%%ate più improbabili, talmente tanto improbabili che non riusciamo a vederle. Le escludiamo a priori e proprio per questo ne rimaniamo vinti. Come la continuità del lato destro della mente (lateralità emotiva) che si specchia nel mondo come esternsione sinistra. Cioè rovesciata.
Essa è continua, non smette, è sempre presente assieme al pensiero, ci occorre per vivere. Ma è la cenerentola del nostro quotidiano, un fastidio che a intermittenza interrompe le necessarie attività quotidiane e di veglia, che prorompe con la rabbia, l'ansia e tante altre che non cito per brevità.

L'emozione ha una sua ragione per esistere, perfettamente logica e inserita nel nostro essere, ma è la sua logica che con la razionalità non ha niente a che spartire. La continuità dell'emozione è una continuità fantastica atemporale. Ciò che accade ha sempre un significato, i figli dell'emozione (caos), danno significato al nostro quotidiano (ordine) e ci permetto di agire. Sono le ragioni ragionevoli che si ribellano contro i loro padri (fantastici) per ucciderli e prenderne il posto. Così da piccoli noi viviamo emozioni che generano ragioni ragionevoli che da adulti (simbolicamente) uccideranno i padri che li hanno generati e sottometteranno alle loro ragioni ragionevoli le emozioni.
Ma l'emozione non ha un tempo, quindi agisce indifferentemente in tutto il tempo. E' essa stessa la continuità (caotica), eterna, rinasce nel momento in cui viene uccisa, cambia la sua espressione, si suo modo di esserci e basta. Solo la ragione (simbolicamente l'istante presente) muore e lascia dietro di se l'orma del suo passaggio (il passaggio delle civiltà) ed ha bisogno enternamente dei genitori (gli Dei emotivi) per tornare a essere "istante". Come la scrittura, è il segno del tempo, inscritto nel suo parto continuo e nella dipendenza dai genitori (caos emotivo) e per ciò, nel pensiero materiale e razionale, tutto si concentra nel tentativo (simbolico, cioè per tutti i livelli di significato) di esorcizzare tale orrenda dipendenza.

Ecco che il demonio in questo contesto si manifesta nei particolari. Ha ragione, in tale quadretto i particolari agiscono meglio, hanno una presa straordinaria.

Prendiamo la Merkel. Cosa decide la Merkel? Lei decide per se stessa? Chi lo sa, probabilmente nemmeno lei lo sa. Allora fioccano le ipotesi e tutte vertono sulla Merkel e le sue "intenzioni". Si fa un processo alle intenzioni, cioè al vuoto. Così si perde di vista il contesto, che non è "le ragioni della Germania" o "le ragioni della Troika", ma le nostre. Che sono ragioni emotive destinate come nel mito a morire. Perché eterne e onnipotenti ma sempre obbligatoriamente sconfitte dai figli: le emozioni contano sulla propria eternità e sanno che i figli sono fragili, vanno protetti. Perciò periscono per assecondare la loro feroce necessità di sostituirsi.
E chi sono sti figli debosciati? Il progresso, la tecnologia, l'architettura economica. E chi deve morire? La politica. La nostra ragione emotiva.
E' evidente, no?


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