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Risposta di Warren Mosler ad Emiliano Brancaccio


EasyGoing
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Risposta di Warren Mosler ad Emiliano Brancaccio

Innanzitutto, permettetemi di ricordare che la MMT era originariamente “Mosler Economics” [Economia di Mosler, ndt] ed iniziò tutto con “Soft Currency Economics” (1993) [Economia della Valuta Fiat, ndt] scaricabile su http://www.moslereconomics.com. Inoltre, i passaggi della “storia della MMT” sono in “The 7 Deadly Innocent Frauds of Economic Policy” [le Sette Innocenti Frodi Capitali della Politica Economica, ndt] anch’esso gratuitamente scaricabile dal mio sito. Notate oltretutto che “Soft Currency Economics”era il risultato dei miei primi 20 anni di esperienza personale nel sistema bancario e nelle operazioni monetarie. Non avevo mai letto keynes, o tantomeno sentito parlare di Lerner, Knapp, nessun’altra conoscenza di qualche “post keynesiano” . Per cui, nonostante potrebbe essere corretto dire che la MMT derivi da una scuola di pensiero o un’altra, non è nata in quel modo. E ad esempio, quando recentemente avanzai la mia discussione riguardo [i costi, ndt] “reali” contro quelli “nominali” dei trasferimenti fiscali compensativi nelle unioni monetarie, spiegando come la produzione di beni e servizi per farne poi beneficiare l’intera unione, è in effetti un costo reale per le regioni che ricevono questi pagamenti in cambio dei prodotti e rientra nella “filosofia originale” della MMT (pur riconoscendo i limiti di tale affermazione!).

In seconda istanza, se c’è un contributo “fondamentale” della MMT alla “letteratura economica”, è l’esplicitazione che una valuta come il dollaro è nel concreto un chiaro monopolio pubblico, il resto viene dopo. Attraverso quest’ottica ho approfondito il dibattito sempre attuale tra keynes e gli economisti classici, dove i classici argomentano che ci può essere piena occupazione in assenza di monopoli e keynes controbatte che nella pratica c’è persistente disoccupazione anche in quel caso. La mia idea è che abbiano entrambi mancato nel riconoscere nella moneta un monopolio dello stato. La domanda speculativa della valuta è rappresentata dalla tassazione e dal desiderio di risparmio, mentre l’offerta nozionale viene dalla spesa pubblica e dall’indebitamento sovrano. La disoccupazione è la prova dell’insufficienza nell’offerta del monopolista – cioè l’insufficienza della spesa nel soddisfare il bisogno di pagare le tasse e il desiderio di risparmio netto in quell’unità di conto. Quindi è giusta l’idea dei classici per cui è il monopolista che determina disoccupazione, ma fallirono nel riconoscere un modello di monopolio applicabile. Keynes invece aveva ragione, il problema è dal lato monetario, mancando però di riconoscere la moneta come monopolio pubblico, considerato poi che descrisse a lungo di questo argomento. Se Keynes avesse riconosciuto la valuta come tale, lo avrebbe di sicuro esplicitamente dichiarato in conversazione anche in accordo con i suoi contendenti.

Una volta detto ciò proseguirò col rispondere al blog [di Emiliano Brancaccio Pregi e limiti della Modern Money Theory (MMT). Una critica costruttiva, ndt]. Con riguardo alla teoria circuititsta, quando incontrai inizialmente i post keynesiani canadesi intorno alla metà degli anni ’90, i quali rispetto profondamente specialmente gli M&M (Mario e Marc), lessi alcune parti della teoria del circuito monetario, e mi sembrò intuitivamente ovvia – uno di quei concetti implicitamente accettati – mi stupii del fatto che fosse necessario scriverne! E il mio primo commento fu che, mentre ero pienamente d’accordo nei concetti espressi, essa “non iniziava dal principio”, in quanto iniziava con le aziende che prendevano in prestito per poter pagare i lavoratori assunti, ma non metteva mai in discussione la ragione per cui chiunque avrebbe dovuto lavorare per la moneta in sé. Spiegai ad essi che, essendo un evidente monopolio pubblico, attraverso l’imposizione fiscale le tasse fungevano da “corso forzoso” al principio del “circuito governativo”, e a livello macro creavano venditori di beni reali e servizi, inclusa la forza lavoro, e la ragione per cui le persone lavorano per il denaro. Il professore Alain Parguez lo apprese immediatamente e lo inserì nel suo seguente modello, col risultato di venire gravemente criticato e isolato dalla maggioranza dei circuitisti per molti anni! I più di loro finirono con l’accettarlo dopo anni, mentre credo alcuni continuino a non vederlo.

Dopodiché [Cit. Brancaccio, ndt]:
“Credo sia utile ricordare che questa tesi trova un rigoroso fondamento di teoria dei prezzi relativi e della distribuzione negli sviluppi della cosiddetta “teoria della produzione”, alla quale, tra gli altri, Leontief e soprattutto Sraffa hanno dato fondamentali contributi (cfr. Pasinetti 1975; Kurz e Salvadori 1995; cfr. anche Petri 2004). In particolare, è proprio alla luce della teoria della produzione che la tesi suddetta e le sue implicazioni possono essere estese al cosiddetto “lungo periodo”, e le obiezioni di Krugman (2011) alla MMT possono quindi essere efficacemente criticate.”

Concordo sui prezzi relativi, ma la MMT rivela la fonte dei prezzi nominali assoluti. Ed è davvero semplice. Come tutti sanno, il monopolista “fa il prezzo” invece di “subirlo”. E il Monopolista è il decisore di due prezzi. Il primo, quello che Marshall chiama “il proprio tasso” , cioè il tasso a cui l’oggetto è barattabile per se stesso. Per una valuta questo rappresenta il tasso di interesse, che come ben sappiamo è determinato non dai “mercati” ma dalla banca centrale in quanto fornitrice in monopolio delle riserve per il sistema bancario, prezzando il costo marginale dell’approvvigionamento di liquidità del sistema bancario. Il secondo prezzo è il cambio della valuta con altri beni e servizi, chiamato anche “livello generale dei prezzi”.
Detto in altri modi: il livello dei prezzi è necessariamente una funzione del prezzo pagato dall’emissore all’atto della spesa, e/o di domanda collaterale quando presta [la valuta, ndt].

Ancora:
“Tuttavia, come Lavoie ha mostrato, essa deriva da una semplice convenzione contabile: alcuni teorici monetari moderni analizzano la banca centrale e lo stato come se fossero un unico settore consolidato. L’arcano è facilmente risolto, dunque. Tuttavia bisogna anche aggiungere che questo consolidamento, nella attuale realtà politico-istituzionale, non esiste.”

Innanzitutto, ne sono pienamente consapevole e vale per le realtà istituzionali in ogni momento. Così come riconosco che non importa come lo si vede, la spesa viene prima delle tasse o l’indebitamento dell’emissore della moneta, e ciò include i suoi agenti designati.
Il congresso degli stati uniti è l’autorità emettitrice, e ha assegnato diversi compiti al ministero del tesoro e alla Federal Reserve, col fine di concretizzare le sue volontà.

Comincio, ai fini di questa discussione, col momento della costituzione, senza saldi in nessun conto.
Ogni pagamento delle tasse richiede che la Fed addebiti il conto di una banca membro e accrediti il conto del tesoro. Ciò è impossibile senza bilanci nei conti delle banche membro, a meno che venga permesso loro di avere bilanci negativi.
Tuttavia, bilanci in negativo – scoperti di conto – sono tecnicamente prestiti della Fed, un agente del congresso. Ciò significa che il pagamento delle tasse tramite scoperto è l’equivalente di estinguere l’onere fiscale con un prestito della banca centrale. Praticamente, come in questo esempio, la Fed dovrà anticipare i dollari che accredita per il pagamento delle tasse.

Per dirla con i termini degli esperti del mestiere non c’è “drenaggio di riserve” senza “aggiunta di riserve”, che è come dire, i dollari per pagare le tasse e comprare i titoli di stato necessariamente provengono dalla spesa e/o prestiti del governo.
Non c’è modo di ag
girare la situazione. Ogni emissore deve distribuire prima di poter poi raccogliere gli oggetti erogati, in quanto semplice esercizio di logica.

Riguardo al commercio, con un tasso di cambio fisso c’è un “bilanciamento continuo”. Ad esempio, nel caso degli USA, con all’incirca 400 miliardi di dollari di deficit commerciale, si può affermare che possediamo i beni importati mentre i non residenti detengono 400 miliardi in più, di attività finanziarie in dollari americani ricevuti in pagamento, ed a questo punto abbiamo il bilanciamento risultante dal “matrix” del tasso di cambio attuale.
Per cui vedo solo “bilanciamenti” in un dato momento, mai “sbilanciamenti” per quel che riguarda la logica. Sto mancando qualcosa? Se è così, anziché scrivere di qualsiasi possibile domanda si possa sollevare, posso chiedere ad ognuno di voi di darmi una spiegazione dei motivi per cui ciò è un problema in modo da parlarne? Grazie!

“In una fase in cui il tema dell’inserimento di capitali esteri negli assetti proprietari e di controllo sembra travalicare l’ambito degli ultimi asset strategici in mano pubblica e arriva a lambire persino il sistema bancario, sarebbe bene fare molta più chiarezza, su questo punto.”

Sì, in qualsiasi momento vedo finalità pubbliche in materia di approvvigionamento a scopo strategico nazionale. Ad esempio, non si vorrebbe esternalizzare i programmi per i softwer militari che potrebbero rivelarsi inutili in tempi di guerra. Si intuiscono scopi di interesse pubblico nella produzione di beni e servizi con finalità di sicurezza pubblica, come l’acciaio necessario alle gendarmerie e le fonti domestiche di energia, cibo etc. Di nuovo il governo esiste per le infrastrutture pubbliche che servono finalità di interesse generale, ed includono la pianificazione strategica.

D’ altro canto, non vedo interesse pubblico nel non permettere ai non residenti di venderci più beni di quelli che noi chiamiamo “beni e servizi di consumo” per i quali, ad esempio, una loro interruzione di approvvigionamento non possa compromettere l’esito di un conflitto.

Seguendo questo ragionamento, noto seri problemi nella dipendenza dell’eurozona dalla fornitura di energia dalla russia, anche considerando le promesse di non interrompere mai l’approvvigionamento.
That and $20 will get you a cup of coffee in Rome… [non porterà nulla di buono neanche a lavorarci sopra?, nda]

Ricordate, in termini economici, l’occupazione è un costo reale per il lavoratore, in quanto sta vendendo il suo tempo. Il beneficio [reale, ndt] è il prodotto. Quindi consiglio di guardare al consumo reale che riguarda i membri della zona euro, per poter valutare i veri vinti e vincitori. Ma comunque si, ogni unione monetaria necessita di un sistema di perequazione fiscale, al fine di assicurare la piena occupazione e la stabilità dei prezzi. Suggerisco poi che la ragione per cui non accade sia per il fatto che ci sia una vasta incomprensione sul fatto che la regione a cui è assegnato di produrre beni e servizi [per il resto dell’unione, ndt] quel processo rappresenta un costo reale per la regione, in quanto gli occupati che producono i beni reali e servizi che verranno però consumati dalle altre zone dell’unione. Invece, proprio a causa dell’arricchimento finanziario della regione, le altre regioni ne beneficiano in termini reali. In altre parole, i trasferimenti fiscali possono essere utilizzati per sfruttare le aree a maggiore disoccupazione e far produrre beni e servizi che vengono esportati nel resto dell’unione. E di qui si ritorna al discorso di export come costo reale e importazione come beneficio reale.

Lasciatemi concludere per oggi con un semplice argomento di teoria dei giochi: il mercato del lavoro non è un gioco equo, e se la forza lavoro non viene incentivata in qualche maniera, stagneranno fino a livelli bassissimi. Questo perché le persone devono “lavorare per mangiare” mentre le imprese assumono solo se possono realizzare un ritorno sugli investimenti.

Secondo la mia opinione, calza con l’idea di interesse pubblico assicurarsi che le persone che attualmente lavorano per vivere, producendo beni e servizi consumati dalla popolazione, siano giustamente sostenuti con un alto livello di educazione, assistenza sanitaria ed altri servizi di pubblica utilità cosi come per la nutrizione, il diritto alla casa, il vestiario a livelli che facciano sentire orgogliosi di essere membri della società. Le proposte nel mio sito web intendono lavorare con questo fine.

Fonte: http://alessandrodelleni.wordpress.com/2012/12/08/risposta-di-warren-mosler-ad-emiliano-brancaccio/


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Giovina
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Risposta di Warren Mosler ad Emiliano Brancaccio

Secondo la mia opinione, calza con l’idea di interesse pubblico assicurarsi che le persone che attualmente lavorano per vivere, producendo beni e servizi consumati dalla popolazione, siano giustamente sostenuti con un alto livello di educazione, assistenza sanitaria ed altri servizi di pubblica utilità cosi come per la nutrizione, il diritto alla casa, il vestiario a livelli che facciano sentire orgogliosi di essere membri della società. Le proposte nel mio sito web intendono lavorare con questo fine.

Grazie Easy per questo post e per l'altro su Krugman.

Cito solo questa parte non perche' sia interessata semplicemente a questo tipo di problematica.
Voglio invece sottolineare come, e la mia non e' una critica a Mosler, tutt'altro, di come un certo tipo di problema sia relegato nella fascia opinabile. Aggiungo anche che non solo lavoratori dovrebbero godere di determinati diritti ma anche i bambini, i vecchi, i malati, i disabili, tutte queste "tipologie" di persone, insieme agli stessi lavoratori, sono dei "consumatori".
Concludo riproponendo la teoria del salario minimo garantito che se applicato solleverebbe molto onere da un welfare non solo integrativo per carenza lavoro, ma anche di tipo assistenziale.
Sempre da ignorante, rifuggo da certa alta e nobile scienza economica che voglia nascondere, dietro leggi di sofisticati equilibri ritenuti vitali, l'opportunista e sotterraneo scopo di accumulo e arricchimento a tutti i costi, a discapito di altri.


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LeoneVerde
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@giovina
warren a rimini ha affermato che la prima ricchezza di un paese sono i bambini. La sua visione è orientata interamente al bene pubblico, alle fasce "deboli" ad un'economia socialmente e moralmente sostenibile.
Mi dispiace moltissimo che quest'uomo non venga letto, ma solo conosciuto e interpretato attraverso post di altri o, peggio, attraverso gli insulti di qualche indegno accademico.


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Anonymous
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warren a rimini ha affermato che la prima ricchezza di un paese sono i bambini. La sua visione è orientata interamente al bene pubblico, alle fasce "deboli" ad un'economia socialmente e moralmente sostenibile.
Mi dispiace moltissimo che quest'uomo non venga letto, ma solo conosciuto e interpretato attraverso post di altri o, peggio, attraverso gli insulti di qualche indegno accademico.

La visione di Mosler è quella del 99%. Mia nonna 90enne e mio nipote 14enne lo ripetono ogni giorno. Ma sembra che se lo dice Mosler allora diventa reale. Questo è l'errore tragico che commettiamo, e che commette Barnard.


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Giovina
Noble Member
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La visione del 99% di chi Ric?

Pare che la cultura, in mezzo ci schiaffiamo pure gli scienziati economisti "allineati", considerino cio' elemento non importante, estraneo ed ininfluente nell'analisi dell'economia...........( a meno che non incida sull'equilibrio di certe discipline nelle fabbriche...)

Alla stessa maniera oggi, considerata la trasposizione di certo pensiero economico (finanziario e aziendale) nelle funzioni statali, si vuole controllare il resto della popolazione, ossia i non lavoratori, buttando ogni tanto con gli aerei dall'alto un po' di cibo qua e la'......dove dovrebbero trovarsi dei segni di vita...tanto per stimolare........


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