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rivoluzione territoriale TI?


vic
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Il Canton Ticino era costituito fino a qualche anno fa da 245 comuni, Poi, sotto l'impulso della citta' di Lugano e' partito a valanga un processo di aggregazione. I cittadini ogni volta dovevano approvare l'aggregazione proposta, ora qua, ora la'. Risultato: Lugano e' diventato una specie di semicantone, con tanto di monti, lago, e pianure (per modo di dire, ormai sono una sequela di supermercati e capannoni vari). I locarnesi sono rimasti al palo. Consolidando la fama che si tiran dietro di popolazione litigiosa, non si sono accordati. Nel Mendrisiotto Mendrisio ha aggregato i comuni viciniori. Invece i comuni confinanti con Chiasso, che e' pur sempre parte del Mendrisiotto, hanno rifiutato d'aggregarsi alla cittadina di confine. Nelle valli piu' o meno stessa storia. Qualche aggregazione ma tante non aggregazioni. La valle di Muggio e' diventata il comune di Breggia (e' il nome del fiume che vi scorre).

I comuni attorno a Bellinzona, partiti un po' come quelli attorno a Locarno, ognuno cantando la propria canzone, ultimamente han dato segno di volonta' aggregativa.

Il cantone in tutto questo ha seguito il trend. E' stato letteralmente trainato. Di suo, ai tempi quando occorreva lungimiranza, non andava oltre al sostegno di una miserella aggregazioncella del paesello lacustre di Gandria con Lugano. Lugano ha risposto conglomerando quasi tutto il comglomerabile. Quasi, appunto. Massagno e Paradiso, comuni tanto prossimi a Lugano che nessuno si accorge di dove sia il confine comunale, hanno rifiutato d'aggregarsi.

E adesso, zamm, arriva la folgorazione del governo cantonale. Si svegliano di botto e propongono nientemeno che la rivoluzione territoriale. Da 245 comuni di pochi anni fa' si vuol arrivare a 23 comuni nel 2020.

Va bene. Ma di grazia, non facevate prima a proporre una cosa piu' semplice, una modifica del dizionario: che gli attuali distretti venissero ridenominati "comuni". Non c'era bisogno di tirare nuovi confini. Ne' ci sarebbero stati problemi d'identita' locale.
Francamente non lo so come andra' a finire. Vedo male quelli di Chiasso rinunciare al proprio municipio per trasferirlo a Mendrisio. Come vedo male un presunto sempre minuscolo comune di Valmara (e perche' mai non lo chiamano Valsoana, se non altro resa famosa dal Nobel in letteratura Gerhart Hauptmann) spiaccicato fra il comune-semicantone di Lugano da una parte ed il comune-quasisemicantone di Mendrisio (idem come sopra: montagne, pianura ormai devastata e lago, ma solo un moncherino) dall'altra.

Misteri della politica. Constato che quando il capo del dipartimento educazione Bertoli se ne usci' piuttosto a sbalzo proponendo un Ticino a 5 comuni, la sua proposta venne accolta da sorrisetti di circostanza, come per dire: ma 'ndul vif ul Bertoli?

Mah. Garantito che si accende un dibattito infuocato. Stiamo a vedere cosa succedera'.

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Da:
http://www.liberatv.ch/articolo/17988/la-rivoluzione-del-governo-un-ticino-23-comuni-entro-il-2020/index.html

La rivoluzione del Governo: un Ticino a 23 comuni entro il 2020
Presentato il Piano Cantonale delle aggregazioni che propone di ridisegnare completamente in sette anni la geografia comunale del nostro Cantone

07 novembre 2013

BELLINZONA - L'obbiettivo è di quelli super ambiziosi: in sette anni riformare completamente la geografia comunale del cantone. Un Ticino con soli 23 comuni, entro, per l'appunto, il 2020. Un obbiettivo ambizioso e che, certo, non mancherà di suscitare discussioni e polemiche, come è normale e giusto che sia, considerata la portata della riforma. Un obbiettivo messo nero su bianco dal Consiglio di Stato nel Piano cantonale delle aggregazioni (PCA), presentato questa mattina dai ministri Norman Gobbi e Paolo Beltraminelli.

Si tratta, si legge nella nota stampa governativa, di "una visione che si basa sugli obiettivi strategici cantonali che mira a consolidare le fondamenta per una crescita equilibrata di tutte le regioni del Cantone. Una crescita che vuole essere armonica e vuole tenere in considerazione nell’adeguamento della dimensione e del funzionamento dei Comuni, lo sviluppo territoriale, lo sviluppo economico, la politica perequativa, senza tralasciare le varie politiche settoriali quali gli ambiti socio-sanitari, dell’istruzione e del tempo libero. In realtà il PCA non costituisce il fine bensì il mezzo per riequilibrare, su nuove basi organizzative, i rapporti fra Cantone e Comuni. Un riequilibrio la cui prospettiva mira alla revisione dei compiti, delle competenze e quindi dei flussi finanziari tra i due livelli istituzionali, che porterà in ultima analisi alla riforma dell’Amministrazione cantonale e alla ridefinizione del ruolo del nuovo Comune ticinese, contraddistinto da una maggiore autonomia".

"L’obiettivo finale - sostiene il Governo - è soprattutto quello di ritrovare quegli equilibri su cui si basa lo spirito federale che per decenni ha contraddistinto le nostre Istituzioni, ma che proprio a causa dell’eccesiva frammentazione dei Comuni, senza una tangibile riforma di questa natura, arrischia di essere messo irrimediabilmente a repentaglio".

Sette anni sembrano tanti, ma sono pochissimi, se pensate all'obbiettivo. E allora meglio non perdere tempo e, già da domani, e per un periodo di quattro mesi, i Municipi, le Associazioni dei Comuni, i Partiti politici e varie associazioni della società civile saranno consultati. La procedura di consultazione sarà suddivisa in due momenti: una prima fase (che si concluderà il 10 marzo 2014) prevede la presentazione del “Rapporto sugli indirizzi” rispettivamente degli “Scenari di aggregazione”; ne seguirà una seconda, con la quale il Governo indicherà le “Modalità di attuazione” del Piano. Il Piano consolidato sarà infine sottoposto al Gran Consiglio per la sua adozione.

Il Consiglio di Stato (*) è assolutamente convinto che il progetto costituisce la base operativa per la costituzione di 23 comuni funzionali e funzionanti, finanziariamente solidi, territorialmente coerenti nonché maggiormente autonomi e progettuali. "Sono queste condizioni irrinunciabili - spiega il Governo - affinché il Canton Ticino possa affrontare le proprie sfide attuali e future, sia interne che esterne, con maggior determinazione, nell’interesse di tutti suoi cittadini".

Il Piano risponde alla necessità di reagire concretamente ai cambiamenti in atto a tutti i livelli avendo quale punto di riferimento la visione di Città-Ticino. "Se è vero che vi sono dinamiche che difficilmente possiamo modificare - si conclude la nota governativa - è altrettanto vero che dobbiamo essere attori protagonisti del nostro futuro. Obiettivo che il Consiglio di Stato si prefigge di raggiungere con la partecipazione di tutti".
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(*) governo cantonale, composto da 5 membri.
Il capo del dipartimento del territorio Michele Barra e' morto improvvisamente da pochissimo, per cui il suo posto e' temporaneamente vacante. Stranissima questa uscita a ministro vacante su una questione non da nulla. A meno che ...

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Qui l'inserto televisivo sul tema, proposto dal Quotidiano della RSI/LA1, in studio il ministro delle istituzioni Gobbi si spiega:
http://la1.rsi.ch/it/home/networks/la1/ilquotidiano.html?po=f09fefc8-a868-4dc0-809a-9a36cb42e324&pos=ec58dc1e-2e26-4f76-9a63-b90279f7a42a&date=07.11.2013&stream=low#tabEdition


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