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Robecchi - Bocciato alle primarie deve tornare all'asilo


Tao
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Dramma dell’infanzia: bocciato alle primarie deve tornare all’asilo

Un caso piuttosto clamoroso sta scuotendo la Puglia. Un bambino delle scuole primarie di Gallipoli, Massimo D’A. è stato bocciato con verdetto secco e inappellabile e dovrà ora tornare all’asilo. Il caso di bocciatura alle primarie è piuttosto raro e si fatica a trovare dei precedenti. Secondo la famiglia si tratta di un’ingiustizia:

il piccolo Massimo è sempre stato il più intelligente di tutta la classe e non si capisce come possa essere stato bocciato addirittura prima della fine dell’anno scolastico.

Dal canto suo, il preside della scuola elementare di Gallipoli ribadisce la correttezza dell’operato delle maestre: "E’ vero che si diceva che il piccolo Massimo era molto intelligente, ma va detto che lo diceva soprattutto lui, e questo è un po’ anomalo".

In più, ha aggiunto il preside, "le primarie non devono guardare soltanto alla bravura, ma anche ad altre doti e qualità. Il piccolo Massimo si è rivelato in questi ultimi mesi piuttosto arrogante, e questo ha avuto certo un suo peso nel giudizio".

Le maestre del piccolo sono d’accordo: "Dal punto di vista educativo - dicono - non è bene per un bambino delle primarie essere così sicuro di sé, considerarsi infallibile e più furbo di tutti gli altri".

Ma dietro la sonora bocciatura spunta anche un piccolo giallo: infatti agli esami il piccolo Massimo D’A, non si sarebbe presentato di persona, ma avrebbe mandato avanti un altro bambino, un certo Francesco B., su cui avrebbe un notevole ascendente.

Francesco B. era già stato bocciato alle primarie in Puglia cinque anni fa, e sarebbe stato convinto a riprovarci proprio da Massimo D’A, con la promessa, una volta promosso, di diventare amico dell’Udc.

Alla fine, il risultato è stato a dir poco disastroso. Ora, l’asilo di Gallipoli aspetta il ritorno di Massimo, con qualche preoccupazione dei genitori che hanno costituito un comitato: "Va bene, sarà anche intelligentissimo, ma per favore non mandatelo qui".

Nella foto, il piccolo Massimo D’A, fotografato alle primarie di Gallipoli il primo giorno di scuola.

Alessandro Robecchi
Fonte: www.alessandrorobecchi.it
Link: http://www.alessandrorobecchi.it/index.php/201001/dramma-dellinfanzia-bocciato-alle-primarie-deve-tornare-allasilo/
25.01.2010


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Tao
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Adesso, il giorno dopo la vittoria di Nichi Vendola, sembra che tutti lo avessero previsto, tranne che Massimo D'Alema e Pierluigi Bersani. Se è vero che il segretario e la sua "balia" (Nichi dixit) hanno dimostrato di aver capito poco o nulla, non è esattamente così (anche senza contare la politica, nessun giornale, tranne il nostro aveva dato una indicazione su Vendola). In realtà il successo del vendolismo parte da più lontano, e si spiega solo se si considerano tre fattori. Il primo: il carisma particolarissimo e raro del governatore della Puglia (che D'Alema ribattezzava in modo sprezzante "Jacopo Ortis", e che invece ha dimostrato di essere amato). Secondo: l'accecamento di tutti gli oligarchi del centrosinistra (non vanno dimenticati i "dodici" partiti che si erano già iscritti a sostenere Francesco Boccia). Terzo: le primarie hanno dimostrato ancora una volta tutto il loro potenziale "eversivo" quando si svolgono in condizioni chiare, senza risultati preconfezionati. Sul "fattore V." (come Vendola) abbiamo già scritto in questi giorni su il Fatto, ma occorre dire qualcosa di più. A partire dall'affermazione di Obama contro la potenza di fuoco dell'apparato della famiglia Clinton, si è simbolicamente ribaltato uno dei luoghi comuni della politica di fine novecento. Ovvero: che le macchine organizzative cancellano sempre le individualità, che la potenza economico burocratica degli apparati sia invincibile. Obama ha dimostrato che nel tempo moderno, l'uso intelligente dei nuovi media, a partire dalla rete, permettono di ribaltare il gap tecnologico, esattamente come a fine ottocento i moderni partiti di massa mandarono in soffitta il vecchio liberalismo giolittiano.

L'esperienza della "Fabbrica di Nichi", con i suoi giovani internauti entusiasti (e solo 30mila euro di budget per mobilitare 200mila persone!) mette un paletto anche in Italia.
Boccia aveva a disposizione tutte le armi tradizionali: i sei per tre in tutta la Puglia, il consenso di tutti i dirigenti locali, soldi e strutture di partito, un grandissimo comitato (vuoto), i suoi assistenti parlamentari (è deputato), e non è riuscito a raggiungere nemmeno il 30%.
Perché? La prima risposta è ancora quella di Obama. E' finito il tempo dei candidati che tendono al leggendario centro, al moderatismo, ai colori pastello (e in definitiva al nulla).
Nel terzo millennio e nel tempo di internet, vincono le storie, o – come direbbe Vendola - "le narrazioni". La storia di Vendola, figlio della Puglia, omosessuale, diverso, comunista, nato come dice lui "con le pezze al culo" e asceso alla leadership, è una storia in cui si può riconoscere anche una parte di elettorato di centrodestra, una storia che abbatte le ideologie malgrado la radicalità che esprime.

Il secondo aspetto è la coerenza: Vendola non è nato estremista per finire moderato, non ha contratto la malattia fatale di tanti post-comunisti italiani. Si candidò la prima volta con il suo orecchino, e la sua campagna choc ("Sovversivo") ed è tornato da governatore proponendo la stessa radicalità: "Solo con(tro) tutti" (come recita un'altra geniale campagna della stessa agenzia, i creativi della Pro-forma).
Uno slogan così azzeccato che è finito su tutti i giornali e sulle bocche di tutti malgrado non ci fossero i soldi per comprare manifesti. La narrazione di un leader non tollera il lifting, ma ha bisogno vitale della coerenza.

Infine Vendola ha un naturale intuito per i simboli: i fuorisede che hanno fatto i master pagati dalla regione ("Bollenti spiriti") che tornano con gli autobus non sono mille voti cammellati dai capibastone, ma contano molto di più perché diventano una iniezione di entusiasmo che mobilità e appassiona, un altro capitolo del romanzo. E' per questo che le video-lettere di Vendola su Internet facevano più clamore dei comizi del segretario del Pd a favore di Boccia. Quanto a D'Alema (e al suo Bersani). Fino a ieri i giornali gli lasciavano passare frasi deliranti come: "Non ho mai perso una elezione".

In realtà si fatica ricordare quand'è l'ultima volta che abbia vinto. Sconfitto come premier, sconfitto come bicameralista, battuto come candidato al Quirinale e alla presidenza della camera. I 200 voti pugliesi hanno dimostrato che l'unica cosa virtuale era lui, esattamente come i 500 mila del No-B-day hanno dimostrato che era virtuale il boicottaggio del Pd e reale la mobilitazione della gente.

D'Alema ha provato fino all'ultimo a far vincere Boccia confidando nel potere salvifico del suo carisma: ha portato il povero Bersani sul baratro imponendogli le sue scelte (che oggi si rivelano suicide). Siccome la rovina a cui il Pd sembra destinato se continua su questa strada non servirebbe a nessuno, sarebbe bello se questi leader potessero rinsavire.
Solo in una cosa sono coerenti: temono le primarie come la peste, perché sono il grimaldello che può scardinare le loro scelte di apparato.
Ecco perché la Puglia non è una bella storia locale o un episodio isolato, ma uno dei grandi terremoti – insieme alla manifestazione del popolo viola – che può far risorgere il centrosinistra soffocato dalla burocrazja. A patto che i suoi generali cambino. O che vengano cambiati i generali.

da Il fatto quotidiano, 25 gennaio 2010


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Tao
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Una vittoria schiacciante, quella di Nichi Vendola alle primarie del centrosinistra in Puglia. Oltre il 70 per cento dei cittadini e delle cittadine è andato a votare e ha scritto senza tentennamenti il suo nome. Candidato contro Francesco Boccia, il governatore uscente ne ha dovuto passare davvero di tutti colori a causa della guerra, condotta senza mezzi termini, da quella parte del Pd che ha voluto seguire il canto, ormai discendente, di Massimo D’Alema.

E’ evidente che oggi il vero sconfitto è lui, il baffetto d’oro della sinistra che sull’altare dell’accordo con l’Udc era disposto a giocare il nome di un buon amministratore e di un ancora migliore politico. Ha sbagliato su tutti i fronti. E oggi, all’indomani, dell’esito delle primarie si becca pure lo schiaffo dell’Udc che candida in solitario Adriana Poli Bortone.

Ma quali erano le due opzioni in campo? E qual è quella che ha vinto con il voto al leader di Sinistra ecologia e libertà? Prima di tutto un chiarimento di non poco conto. In queste ore abbiamo sentito ripetere da Boccia, come un autonoma, che le due opzioni si differenziavamo sul discorso dalle alleanze. E, alla direzione Pd, lo ha ripetuto anche Bersani. Secondo il segretario fantasma la loro proposta si fonda sull’allargamento del centrosinistra, unica possibilità di battere la destra. Mentre, sempre secondo Bersani, la proposta di Vendola taglierebbe la gambe a questa possibilità condannando la sinistra a essere residuale. Menzogna. Vendola non ha mai chiuso all’Udc e non ha mai detto che non c’era spazio, anche a livello nazionale, per un allargamento delle alleanze. E’ accaduto il contrario: è stato Pierfurby Casini a chiudere, ponendo il veto sul governatore senza mai spiegare il vero motivo (che secondo alcuni è tutt’altro che nobile e men che mai politico).

Allora qual era, ed è, la vera differenza tra Vendola e il Pd? Vendola ha espresso un punto di vista che ha una base popolare. Non ha fatto giochetti, ma ha posto al centro le cose fatte e quelle da fare. Ha posto al centro i contenuti: giovani, territorio, cultura. Lavoro e libertà. Dall’altra invece i contenuti non venivano mai nominati. Il problema erano le alleanze, le percentuali, gli intrighi di palazzo. E’ questo il punto. Ed è a quel tipo di politica politicante che il popolo della Puglia ha detto di no. Un no netto, su cui non si può tornare indietro. La politica non è il Palazzo. Sono i grandi temi, ma è anche passione, partecipazione, coinvolgimento.

Vendola è un politico che parla un altro linguaggio. Il linguaggio del fare, ma anche della speranza. Fa cioè quello che la sinistra aveva dismesso: muove la dimensione materiale, ma anche dell’immaginario e del simbolico. Non è un caso che il governatore della Puglia sia un grande studioso e amante di Antonio Gramsci: colui che non aveva niente a che fare con tentazioni staliniste, ma anche l’intellettuale che parlava di connessione sentimentale con il popolo. Senza quella connessione non si va da nessuna parte.

Berlusconi, con contenuti opposti, lo ha capito a suo modo. E su questa intuizione è andato avanti come un treno, costruendo consenso. La sinistra, dopo tanti anni di smarrimento in cui ha creduto che l’unico modo per vincere fosse quello di parlare male di Berlusconi, ritrova un leader in grado di fare opposizione alle politiche del Pdl, ma con proposte, programmi. Sogni. Sogni che nel caso della Puglia si sono in parte realizzati.

E’ evidente che l’esito delle primarie avrà una ricaduta anche sugli assetti nazionali della sinistra. Due sono gli obiettivi immediati: capire se veramente, come annunciato da Bersani e dallo stesso D’Alema, il Pd sosterrà davvero Vendola alle elezioni. Non è tanto importante per la vittoria (Vendola, a questo punto, ha ottime possibilità di farcela comunque), ma per capire su quali alleanze si possa davvero puntare anche nel futuro; aprire una discussione sui contenuti. E’ cioè arrivato il momento che sull’altare delle alleanze con i centristi non vengano sacrificati i temi cari alla sinistra. I temi cioè che fanno la differenza e che gli uomini e le donne della sinistra rivendicano, inascoltati, da tempo.

E’ quindi finita l’epoca dei D’Alema e dei Casini, di quei politici che pensano agli elettori con disprezzo? La vittoria di Vendola non lascia scampo: e anche se loro si sapranno riciclare (baffetto ha mille vite), il segnale questa volta è inequivocabile.

Angela Azzaro
Fonte:/www.mirorenzaglia.org
Link: http://www.mirorenzaglia.org/?p=11707
25.01.2010


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Tonguessy
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"La... risposta è ancora quella di Obama. E' finito il tempo dei candidati che tendono al leggendario centro"

ERCAMISERIA! Obama sarebbe così un estremista? Un rivoluzionario? E' per questo che ha perso la roccaforte storica di Boston proprio come Vendola ha riconquistato la Puglia?
Cosa si fumano nella redazione del Fatto (Nomen omen)?


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stefanodandrea
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Grande Tonguessy!


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patmar111
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Appunto, quelli del Fatto sono un po' "fatti".


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GRATIS
Estimable Member
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Obama Vs la macchina bellica di Clinton ha vinto perchè ha usato la Rete ... sto ancora dandomi schiaffoni sulle cosce dalle risate. Non appena abbandona la certezza delle fonti giudiziarie per addentrarsi nella politica internazionale con analisi sorrette da adeguate dosi di sionismo, il quotidiano di Travaglio appare per quello che è: un giornaletto satirico da liceali


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