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Rottura multisistemica senza catastrofe?


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
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E' incontestabile che la società attuale sia fratturata al suo interno e inibita nelle sue capacità difensive cruciali. Crepacci profondi dividono in modo drammatico dentro e fuori gli individui tra diritti civili e politica, ricerca ed etica, spettacolo e conoscenza, benessere ed equilibrio mutli-sistemico.

Contrariamente però a quanto potrebbe sembrare, non sono catastrofista. Rimango cronicamente pessimista ma per ragioni deduttive e di calcolo perchè per me la visione complessa del nostro presente non da che un desolato risultato: il mondo che abbiamo imparato a conoscere sta per volgere al termine. Ma non crollerà tutto in una volta e non verrà spazzato via definitivamente. Per ciò cos'è "dopo", quando i singoli cedimenti sistemici torneranno in equilibrio con l'ambiente e l'ambiente smetterà di esercitare pressioni per il cambiamento è difficile stabilirlo.

Tuttavia credo anche che non ci sarà nessuna catastrofe. In questo senso ripeto spesso che non ritengo accadrà nulla. Credo infatti che il pericolo di una catastrofe planetaria incombente con un un unica origine (ad esempio un meteorite) sia del tutto irrisoria rispetto al cedimento multi-sistemico già in atto.

Ma vediamo più in dettaglio cosa intendo con "cedimento sistemico": se osserviamo un corpo, ad esempio una trave reticolare, notiamo che a riposo è relativamente stabile. Cioè, nel nostro ambiente le forze che tengono insieme la trave esternamente rimangono in equilibrio con le forze che sono racchiuse nel "sistema" trave e questo si traduce in una apparente immutabilità entro l'intervallo di tempo in cui noi osserviamo il sistema. Se applichiamo una tensione di carico in flessione, notiamo che questo non si spezza subito. Il "sistema" trave reagisce e le forze che lo abitano cercano di compensare elasticamente le forze esterne mantenendo il più possibile inalterati gli equilibri interni. Se lascio andare la pressione, la trave tenderà a tornare nella sua posizione-forma originale. Se però insisto il "sistema" a un certo punto raggiunge il punto di rottura e si spezza: in altre parole reagisce alterando i suoi equilibri interni in modo da adattarsi meglio alle pressioni esterne annullandone l'effetto. La rottura quindi seguirà un certo profilo che dipenderà dai punti più deboli interni al sistema e dalla redistribuzione dei carichi più adatta ad annullare la pressione esercitata.

Il principio del comportamento di un sistema di questo tipo vale con i materiali ma è applicabile a qualunque sistema, sia esso quello della redistribuzione del calore planetario per effetto delle correnti oceaniche, quello meteorologico, quello geologico, quello immunitario, etc.

Prendiamo ad esempio il sistema immunitario (non solo umano). Va da sé che se l'ambiente esterno cambia drammaticamente, ad esempio per acidità, temperatura, pressione, presenza di agenti patogeni, inquinanti chimici e nano-polveri, radioattività e quant'altro, i differenti sistemi immunitari si potranno trovare in condizioni di stress differenti e saranno più o meno "attrezzati" per reagire ed adattarsi. Sappiamo ad esempio che le blatte sono particolarmente resistenti a molti degli agenti inquinanti, tra cui la radioattività. Ma cosa accade alle coltivazioni e all'allevamento, basilari per l'alimentazione umana?

Ogni sistema è legato all'altro in qualche modo. Quindi è evidente che una drastica riduzione della sopravvivenza sulla superficie del pianeta dovuta alla rottura dei sistemi immunitari, accompagna con sé una pressione sui sistemi alimentari umani che possono a loro volta rompersi. Ovviamente a ogni rottura c'è una compensazione che serve a rimettere in equilibrio il sistema in oggetto con le pressioni esterne. Ogni rottura richiede quindi una compensazione locale pur con una risonanza globale. Questo significa che non cambia in modo drammatico la situazione generale, ma cambiano in modo drammatico e differenziato le situazioni locali che seguiranno le linee di frattura.

Ad esempio cambia in modo più drammatico la temperatura in certi luoghi del pianeta e meno in altri. La tossicità di certi composti chimici si accumulerà in certi luoghi e corpi e meno in altri. La densità del particolato fine (nano-polveri) si depositerà con insistenza in certi luoghi o corpi e meno in altri. La tossicità relativa dei patogeni sarà più violenta contro certi sistemi immunitari (più compromessi) e meno in altri. L'inquinamento urbano si cumulerà più in certe zone (discariche) e meno in altre. L'inquinamento industriale sarà proprio di certe zone e non di altre.

Questa distribuzione complessa a macchia di leopardo comporta una rete di cedimenti multi-sistemica che cambia di momento in momento e tra un luogo e l'altro.

Per esempio nel Lago Karachay in Russia un uomo può morire di avvelenamento da radiazioni nel giro di un ora. Il fiume Citarum, nella Giava Occidentale è una fogna a cielo aperto anche se rimane la principale fonte idrica, trasformando l’intera area fluviale in un mortale pozzo di malattie ed infezioni. [fonte: geodataservice].

Gli esempi possono andare avanti per ore, ma il punto rimane che non essendoci una causa unica comune, ognuno di questi fenomeni non è colto nella sua valenza generale, cioè non è reinserito in una tendenza generale che ha conseguenze drammatiche globali. In più, la capacità elastica dei singoli sistemi di reagire, non da modo di cogliere il pericolo, dato che il cedimento è poi improvviso.

Facciamo un esempio spettacolare (solo) per capirci. Se un agente particolare, ad esempio un residuo inquinante energetico (come una frequenza nuova per le telecomunicazioni) entrasse in risonanza con il nostro sistema immunitario per qualche ragione a noi oggi ignota facendolo collassare all'improvviso nelle zone più densamente popolate, la popolazione umana conoscerebbe una pandemia generale senza precedenti che nel giro di qualche giorno farebbe crollare il numero dei viventi umani. Il tutto senza preavviso e senza possibilità di rimedio (la causa sarebbe difficile da rintracciare).

Un altro esempio più concreto ce lo offrono le micro-polveri dei polimeri che stanno di fatto creando un effetto di cumulo per mezzo del plancton marino, senza che siano ancora del tutto chiare le ricadute, però possiamo già chiederci alla luce di quanto detto: qual'è il sistema che cederà per primo alla pressione di questo inquinante? In quale corpo vivente si troverà tale sistema? Quali saranno gli effetti pratici? Quali saranno le conseguenze sugli altri sistemi?

Io credo fermamente che noi oggi viviamo un drammatico problema di comunicazione. Penso che vi sia una comunicazione linguistica entro cui le sorti umane si stanno spendendo. La confusione e la sovrabbondanza di produzione linguistica, stordisce e crea l'illusione che qualcosa si stia facendo per porre rimedio.

Ma la comunicazione a mio avviso è un campo smisuratamente più vasto della misera produzione linguistica umana. Solo per capire la vastità dell'argomento, esiste una comunicazione tra i corpi che avviene attraverso l'alimentazione. Come nel latte materno ad esempio. Questo significa che la stragrande maggioranza della comunicazione avviene tra sistemi e passa per canali perfettamente impermeabili alla comunicazione linguistica umana.

Sfortunatamente e proprio per questo, continueremo a illuderci fino alla rottura che porterà l'effetto dell'attività umana sull'ambiente ad azzerarsi.

Tuttavia cosa questo significherà in pratica è difficile stabilirlo e non è per nulla detto che significhi la fine dell'Uomo o delle sue assurde attività sconclusionate.


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