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Sicilia è ancora Italia?


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Sessant’anni di pessima autonomia regionale hanno diffuso la certezza che quanto vale nel Paese non valga per l’Isola. Casi e cifre d’una dilagante abbuffata

La Sicilia spende un milione di euro al giorno per le indennità, i rimborsi, le missioni degli 11 mila eletti nelle rappresentanze istituzionali. I 90 più fortunati, i consiglieri regionali, pretendono di essere chiamati onorevoli in ricordo del parlamento più antico d’Europa, vantano uno status equiparato a quello dei senatori, brillano per assenteismo, siedono nelle commissioni elargitrici di cospicui gettoni e sfarzosi viaggi all’estero. Eppure, fra le diverse assemblee regionali, esibiscono la percentuale più alta di ammanettati e ciascuno mostra una totale sottomissione alla mafia. A incidere sulla scelta di campo non è una particolare predilezione per la «società del disonore», bensì la straordinaria immanenza della stessa. Insomma, dalla mafia in Sicilia non si prescinde. Le anime bennate si sono spesso rifugiate nel suadente slogan: se tutto è mafia, niente è mafia. Rassegniamoci: sempre più spesso tutto è mafia perché il sentimento mafioso, figlio primigenio del sentimento siciliano, s’è mangiato qualsiasi spazio di legittimità.

Sessant’anni di pessima autonomia regionale, trasformata spesso in una volgare abbuffata, hanno regalato a troppi la certezza che quanto vale nel resto d’Italia non vale nell’Isola. È occorso un colpo di mano dei Ds per impedire che lo sfilacciato governo di centro-destra ritrovasse compattezza nell’approvare il cumulo dell’indennità di onorevole con quella di sindaco. L’arresto di Bartolo Pellegrino racconta d’una borghesia prona ai voleri delle cosche, insofferente d’ogni regola e legge in contrasto con il tornaconto personale. D’altronde la stessa storia di Cosa Nostra c’insegna che ai suoi vertici stanno assisi i felici rappresentanti delle arti, dei mestieri, delle professioni. Il poter assommare nella propria persona la funzione di rappresentante dello Stato e dell’Antistato costituisce l’essenza dell’autentico «spertu e malandrinu».

Ai siciliani costretti a vivere in perenne cattività evidentemente va bene.Piegano il capo dinanzi a qualunque soverchieria: l’ultima il previsto aumento del ticket sanitario per l’assistenza peggiore d’Italia, dal numero dei decessi alle condizioni igienico-ambientali degli ospedali. Nei giorni scorsi il ministro Turco ha fatto una visita pastorale a Palermo, ha ispezionato strutture dai marmi rilucenti senza badare alle sale operatorie chiuse e impresentabili, non si è sottratta all’accoglienza festosa di Cuffàro, ben lieto di ricevere simile credito da una persona perbene. Probabilmente la Turco ignora che, malgrado la Regione abbia stipulato 1.870 convenzioni, più del totale nazionale, i suoi abitanti detengono il primato dei viaggi della speranza. Perfino Provenzano, come dire la massima autorità locale, si è sobbarcato una lunga trasferta a Marsiglia con tutto ciò che ha comportato in falsificazione di documenti e in misure di sicurezza. E se non si è fidato Provenzano, un cui braccio sinistro, Michele Aiello, s’è guadagnato sul campo la qualifica di ras della sanità privata, hanno ragione di non fidarsi i suoi corregionali. Vacilla perfino la leggendaria efficienza di Cosa Nostra: nonostante controlli ospedali, laboratori, case di cura, non riesce a farli funzionare. Un magistrato della direzione distrettuale antimafia ha recentemente affermato che i morti di mala sanità in Sicilia sono morti di mafia.

Ma questa Sicilia, nella quale sette medici su dieci risultano indagati; nella quale il presidente regionale è vicino a una condanna per favoreggiamento della mafia; nella quale il Tar di Catania sfida il buonsenso pur di proteggere la squadra di calcio; nella quale il ponte sullo Stretto è diventato l’unico problema alla faccia di nove città stabilmente in fondo alla classifica per qualità della vita; nella quale le baby pensioni regionali continuano a essere in agguato; nella quale ogni richiamo alla responsabilità è subito tacciato di congiura nordista, ecco questa Sicilia è ancora Italia? O, in ossequio alla micidiale previsione di Sciascia sul progredire della linea della palma, dobbiamo chiederci: quest’Italia è ancora Europa?

Alfio Caruso
Fonte: www.lastampa.it
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12.04.07


Citazione
Pietro Ancona
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Post: 11
 

ho scritto quesa lettera che è stata pubblicata da Repubblica-pALERMO DI OGGI

Cara Repubblica,

il dr.Giambrone si è dichiarato soddisfatto della enorme quantità di persone che si stanno candidando per concorrere ai seggi del Consiglio Comunale di Palermo e delle sue circoscrizioni. Forse trenta o quaranta liste con più di duemila candidati. Ha detto "Molti vogliono contribuire a migliorare le condizioni della città".
Io sono convinto diversamente. C'è una corsa affannosa allo stipendiio di consigliere comunale o circoscrizionale, pare da milleduecentoeuro a duemila euro mensili.Meglio di un posto alle Poste o all'Intendenza di Finanze. Meglio di un pubblico concorso e con qualche probabilità di farcela.
Lo stipendio di Consigliere Comunale è la molla potente che ha scatenato la maratona dei candidati. Naturalmente la spinta non è soltanto questa e ci sarà che è spinto davvero per l'amore della città e magari per l'orgoglio di diventare consigliere.
In ogni caso, la politica è diventatol business ed opportunità che amalgama tutto centro destra e centrosinistra. Le modalità di reclutamento del personale politico sono diventate identiche e costituiscono una formidabile corsa all'Oligarchia ed aqll'Oligarchismo.
Per questo sono per la gratuità degli incarichi politici. Nessun compenso come si usava ai miei tempi- Sono stato attivo e fervido Consigliere Comunale ad Agrigento e non ricordo di avefre mai percepito un soldo.
L'unico privilegio da mantenere: giustificare le assenze dal posto di lavoro.
Come noterai, cara Repubblica, nessuno solleva il problema del costo della politicaa nàè a destra nè a sinistrra.
pietro ancona


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Pietro Ancona
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Registrato: 2 anni fa
Post: 11
 

Da: "pietro_ancona36" <pietro_ancona36>
Data: Gio 12 Apr 2007 4:33 pm
Oggetto: lettera a Napolitano sui tiket pietro_ancona36
Offline
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Illustre Presidente,

la Regione Sicilia ha recentemente aumentato a dismisura i tiket ed
ha ristretto in limiti grotteschi le prescrizioni dei medici di
famiglia.
Ebbene, ieri ho avuto bisogno di comprare dei farmaci postoperatori
(eparina), Ho speso 4,5o euro a scatola di medicine a prescrizione,
mentre le altre pur essendo indispensabili erano tutte a pagamento.
Cinquanta euro (per me centomilalire) pari ad un giorno di pensione
della mia modesta pensione INPS.
Se queste restrizioni avvenissero in un contesto di economie severe
generali e per tutti, stringerei i denti e non protesterei. Ma
avvengono in un quadro di sperperi da manicomio a cominciare dalle
numerose ambasciate della Regione all'estero, di trattamenti
favolosi per i collaboratori del Presidente, di TRE MILIONI di euro
che si spenderanno per la celebrazione del sessantesimo della
Regione (amata solo da chi ci mangia!!!)
Le racconto questo perchè ci si sta avviando velocemente verso il
federalismo fiscale. Finora le Regioni inutili dispen
diose odiate dalle popolazioni con l'indebitamento estero sono
riuscite a galleggiare ed a corrispondere emolumenti favolosi agli
addetti. Domani quando non avranno più niente da vendere del
patrimonio demaniale si aggraverà ancora di più la SOMA fiscale sui
contrkib uenti e non ci resterà che la rivolta che una volta i
contadini siciliani fecerp prima dei Fasci dei Lavoratori bruciando
i Municipi.
Bisogna ridurre le autonomie delle Regioni e dei Comuni e limitare
le privaTIZZAZIONI Che si traducono in aumento delle bollette luce
gas acqua trasporti......
Intanto, dopo le decisioni della Giunta Cuffaro, molti anziani non
sono più in grado di curaRSI. sARà MEGLIO per tutti i pennivendoli
che si lamentano dell'allungamento della vita!! Creperemo e i
bilanci quadreranno!!
Con sentimenti di profonda e devota stima
Pietro Ancona da Palermo

)


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