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Slow Food e multinazionali


Salvathor
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Di M. Gigli e M. Seligardi per Anticorpi.info

Slow Food è un marchio a cui fanno riferimento moltissime persone che criticano il sistema economico attuale, in particolare il modello di sviluppo imposto nel mondo dalle multinazionali del settore agroalimentare.

Arci Gola, diventata Slow Food nel 1989 - dopo essere stata per anni associazione di riferimento per il recupero e la salvaguardia della tradizione gastronomica in opposizione al dilagare della “cultura” del fast food - si è fatta nel corso degli anni sempre più portatrice di istanze che vorrebbero mettere in discussione il sistema che in tutto il mondo danneggia piccoli contadini, allevatori e pescatori.
Proprio con questo scopo Slow Food ha dato origine al progetto di Terra Madre, che dal 2004 tiene, presso il Lingotto Fiere e poi nelle sue varie derivazioni sparse per il mondo, una kermesse internazionale in cui si avvicendano conferenze, laboratori e presentazioni di progetti per un'economia “sostenibile”. Slow Food, Terra Madre e i suoi organizzatori si sono dunque costruiti in questi anni una forte credibilità di contestatori del sistema anche negli ambienti della società civile più sensibili rispetto ai temi della sovranità alimentare. Attraverso un'ampia e intelligente esposizione mediatica, sostenuta da importanti gruppi editoriali italiani e internazionali, e attraverso il coinvolgimento di personaggi di fama internazionale noti al grande pubblico come contestatori del sistema come Dario Fo, Vandana Shiva e Maurizio Pallante ma anche di tutta quella galassia di singoli e gruppi impegnati localmente per un'economia diversa e “sostenibile”, (gas, associazioni, ONG, ecc.) Slow Food è diventata, per il suo dichiarato sostegno alle comunità rurali di mezzo mondo, simbolo vivente del motto che contraddistingue il suo marchio: buono, pulito e giusto.

“Il motto di Slow Food è buono, pulito e giusto. Tre aggettivi che definiscono in modo elementare le caratteristiche che deve avere il cibo. Buono relativamente al senso di piacere derivante dalle qualità organolettiche di un alimento, ma anche alla complessa sfera di sentimenti, ricordi e implicazioni identitarie derivanti dal valore affettivo del cibo;pulito ovvero prodotto nel rispetto degli ecosistemi e dello ambiente; giusto, che vuol dire conforme ai concetti di giustizia sociale negli ambienti di produzione e di commercializzazione.” (dal sito di Slow Food)

Andiamo allora a vedere quanto di questo buono, pulito e giusto resta dopo un'analisi solamente un po' più approfondita, ovvero grattando solamente la superficie, dei legami che intrattiene Slow Food nelle sue attività.

Tra i soci eccellenti di Slow Food troviamo la King Baudouin Foundation, una fondazione che risulta essere una diretta emanazione della casa reale belga nel cui consiglio d'amministrazione figurano importanti personalità dello stato belga.

Questa la “mission” della K.B.F.:

“The King Baudouin Foundation supports projects and citizens who are committed to create a better society. In this way we can make a lasting contribution towards greater justice, democracy and respect for diversity.” (dal sito della KBF)

Come? Sostenendo progetti in tutto il mondo che la Fondazione ha valutato in sintonia con la propria finalità di creare una migliore società, più democratica, giusta e rispettosa per la diversità. Facciamo per un attimo finta di credere che teste coronate e alta nobiltà europea, importanti politici e banchieri stiano davvero cercando di perseguire gli scopi che dichiarano nella loro “mission” e che cioè stiano cercando attraverso la beneficenza di migliorare il mondo.

Da dove arrivano i soldi con i quali la K.B.F. sostiene i progetti che ritiene meritevoli in giro per il mondo? Tra le altre fonti di finanziamento vi sono le donazioni dellemultinazionali. La K.B.F. ha una sua diramazione negli Stati Uniti, guardiamo per esempio con quali multinazionali collabora questa succursale americana:

“KBFUS and its affiliated foundation have worked with some of the country’s leading corporations, including Johnson and Johnson, Starbucks, Nike, Levi Strauss, Citi, Caterpillar, Wrigley, The Dow Chemical Company and Coca-Cola.” (dal sito della KBFUS)

Anche i soldi delle multinazionali sono buoni giusti e puliti?
Nel rapporto annuale 2007 della KBFUS si parla del contributo che la Dow Chemical Company e la Pfizer daranno attraverso la fondazione al miglioramento del mondo:

“Deux autres fonds ont été institués par des
entreprises: le Dow Chemical Company Foundation Fund apportera sa contribution à des ONG européennes qui soutiennent des projets écologiques et durables au niveau local; et le Pfizer Foundation Global Health Partnerships Fund a déjà octroyé l’an dernier 1,6 million de dollars d’aide à cinq ONG européennes qui font de la prévention contre le cancer.” (Fonte)

Scopriamo dunque nel rapporto annuale 2007 della KBFUS che Dow Chemical,colosso con la Monsanto delle biotecnologie e produttrice di sementi geneticamente modificate, attraverso la fondazione, sosterrà finanziariamente ONG europee che si occuperanno di progetti di salvaguardia dell'ambiente e che Pfizer, colosso farmaceutico che ha recentemente iniziato a risarcire le famiglie delle vittime della sperimentazione del Trovan in Nigeria, un farmaco contro la meningite che 15 anni fa provocò una moria di bambini nello stato di Kano, sempre attraverso la fondazione sosterrà ancora una volta ONG europee che fanno prevenzione contro il cancro. A questo punto non apparirebbe così assurdo scoprire in questo rapporto che Coca Colae Nike finanziano progetti che si battono per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.

Ma Slow Food non è contro gli ogm? Senza se e senza ma? Oppure anche gli OGM sono buoni, puliti e giusti? Davvero ci lascia indifferenti sapere che la KBF fornisce un servizio alle multinazionali, aiutandole a selezionare i progetti per loro più idonei da finanziare? In cosa consiste allora questa idoneità? Ci lascia indifferenti sapere che tra queste multinazionali vi è anche la Dow Chemical, produttrice di OGM? Dobbiamo dedurre che i finanziamenti che la KBF devolve a Slow Food potrebbero anche provenire dalla Dow Chemical? Ne sono a conoscenza i vertici di Slow Food di questa possibilità? Ne sono a conoscenza gli associati?

Perché le grandi multinazionali che sono tra le prime responsabili delle ingiustizie sociali, dei disastri ambientali e di molte malattie mortali si adoperano così tanto devolvendo fondi per inficiare la propria opera di distruzione? Dobbiamo dedurre che attraverso fondazioni come la KBF queste multinazionali cerchino di rifarsi una verginità perduta agli occhi dei propri “consumatori”? Stanno solo cercando di farsi pubblicità, di crearsi un'immagine buona, giusta e pulita oppure stanno anche utilizzando consapevolmente da anni alcune ONG compiacenti come moderni e pacifici cavalli di Troia all'interno del loro progetto neocolonialista? E qual è il ruolo di fondazioni come la KBF? Viene quasi da pensare che, dal punto di vista delle grandi multinazionali, sarebbe a volte troppo sporco finanziare direttamente, ovvero investire direttamente i propri fondi in quei territori ritenuti geopoliticamente o economicamente interessanti per disponibilità di risorse, materie prime o manodopera.

Indagando ancora un po' si scopre che la KBF è tra i due strategic partner della EPC(insieme alla Compagnia di San Paolo, già sponsor di Terra Madre), ovvero delloEuropean Policy Center, un think tank europeo nato nel 1997 con l'obiettivo di lavorare sull'integrazione europea e sul ruolo dell'Europa nel mondo. Per avere una vaga idea di cosa si tratta scorriamo velocemente il curriculum del suo presidente onorario Peter Sutherland: già commissario europeo, già presidente della Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), membr
o del gruppo Bilderberg e della Commissione Trilaterale, nonché ex direttore non esecutivo di Goldman Sachs International e della Royal Bank of Scotland. Ci troviamo dunque di fronte a uno dei vertici del sistema finanz-capitalista che è il primo responsabile, tra le altre cose, dell'impoverimento delle popolazioni rurali di tutto il mondo e della distruzione della biodiversità del pianeta.

Per difendere la biodiversità e le popolazioni rurali è giusto usare l'elemosina di chi sta facendo di tutto per distruggere entrambe? Si può considerare efficace? Non si rischia di trasformare una doverosa lotta politica in una rassicurante salvaguardia di alcune specie in estinzione, umane, animali o vegetali che siano? Non si rischia di trasformare i contadini e le contadine in panda? Non si rischia di diventare complici di un sistema di sfruttamento fornendo ai responsabili di questo sfruttamento un' occasione per ripulirsi la coscienza? Non si rischia di legittimare e di fornire una facciata pulita a quello stesso sistema che si dice di voler contrastare? Di quali interessi si diventa portatori nel momento in cui si finanziano progetti in giro per il mondo con il logo della King Baudouin Foundation?

Trasferiamoci un attimo a casa nostra e scorriamo i soci sostenitori della Università di Studi di Scienze Gastronomiche fondata da Slow Food assieme a Regione Piemonte e Regione Emilia Romagna. Per citarne solo alcuni: Gruppo Benetton, Cordero di Montezemolo, Bistefani, De Cecco, Einaudi, Lavazza, Lindt, Casa vinicola Zonin, Gancia, Duca di Salaparuta, Barone Ricasoli, Ferrarini e Levoni spa. Tra i soci sostenitori nel bilancio annuale di Slow Food spicca invece Eridania.

Continua su http://informazioneconsapevole.blogspot.it/2014/08/slow-food-buono-pulito-e-giusto-sembra.html


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Jor-el
Prominent Member
Registrato: 2 anni fa
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Alle multinazionali non gliene frega niente di rifarsi la faccia. Hanno inventato le ONG per "mappare il territorio", per usarle come truppe da sbarco.


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