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TI: 1994, chiusura dell'acciaieria Monteforno


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http://www.gdp.ch/cronache/bellinzonese-e-valli/monteforno-una-giornata-ricordare-id113564.html

Bellinzonese e valli - Leventina
Monteforno: una giornata per ricordare
Nel 1994 chiuse i battenti la fabbrica che fu per mezzo secolo il fiore all'occhiello dell'acciaieria svizzera. Il racconto dei protagonisti di allora. Oggi a Giornico la festa degli ex dipendenti e dei sindacati.

10 marzo 2016

Furono mesi intensi, dentro e fuori lo stabilimento Monteforno di Bodio e Giornico, quelli del 1994. Prima, in marzo, la doccia fredda della lettera della Von Roll che annunciava la chiusura dell'acciaieria per la fine dell'anno, poi le lotte sindacali, le manifestazioni di piazza, gli interventi della politica cantonale e dei consiglieri nazionali per scongiurare la fine del lavoro per centinaia di dipendenti e il dramma che avrebbe colpito una regione periferica come la Leventina. Ma gli anni precedenti, fin dalla sua apertura, nel 1947, furono duri e allo stesso tempo entusiasmanti per chi, magari proveniente da migliaia di chilometri, entrava in quei capannoni per produrre il tondino di ferro per l'edilizia.

Tonnellate all'anno di tondini che uscivano dai capannoni di Bodio e Giornico. A maggior ragione, dunque, si faceva fatica a capire come un successo imprenditoriale, fiore all'occhiello dell'acciaieria svizzera per piu' di mezzo secolo, dovesse improvvisamente spegnere il suo forno e lasciare a casa 330 persone, sprofondando nell'angoscia, nella disperazione operai, impiegati, dirigenti e le rispettive famiglie. Una buona parte dei "reduci" di quella chiusura nemmeno annunciata, quelli che sono ancora in vita o che non hanno fatto ritorno al paese d'origine, si ritrova oggi a Giornico per festeggiare, ma soprattutto ricordare con un certo orgoglio di aver fatto parte del "sogno" Monteforno che s'e' inopinatamente infranto 22 anni fa.

Un destino segnato

"Il destino dell'acciaieria leventinese, purtroppo, era gia' stato deciso altrove, dai banchieri di Zurigo prima che dalla proprieta' Von Roll - ricorda Renzo Ambrosetti, allora, nel 1978, da bodiese doc, rappresentante in fabbrica della FLMO (il sindacato dell'industria, della costruzione e dei servizi), poi segretario cantonale dell'organizzazione e infine co-presidente nazionale di UNIA -. Quando con Meinrado Robbiani dell'OCST incontrammo i vertici di UBS, oramai proprietaria della Von Roll visto il suo massiccio indebitamento con le banche, capimmo che non c'era molto da fare: per salvare il gruppo industriale di Gerlafingen si doveva sacrificare lo stabilimento di Bodio e Giornico. Dunque cercammo di strappare un piano sociale che tutelasse al meglio i lavoratori dell'acciaieria leventinese e dopo mesi di estenuanti trattative ci riuscimmo".

Fu un piano per indorare la pillola amara della perdita di lavoro, ma Bellinzona e Berna non lasciarono completamente soli gli operai. "Effettivamente fu un buon piano di sostegno post-licenziamento. A Bodio e Giornico, grazie a contributi federali, cantonali e del SECO, parti' anche un progetto, il Transfair, che permise a buona parte delle maestranze Monteforno di riqualificarsi e trovare un'altra occupazione", conferma il sindacalista ed ex consigliere nazionale Meinrado Robbiani. Ma vorrei sottolineare anche gli sforzi e l'impegno a diversi livelli per scongiurare la chiusura della fabbrica: manifestazioni, comizi, persino spot in televisione. Purtroppo pero', come dice Ambrosetti, non servi' a molto perche' il cartello svizzero dell'acciaio e i creditori, le banche, avevano deciso di chiudere i rubinetti finanziari alla Von Roll, togliendole di mano uno stabilimento che aveva ancora delle prospettive. Ci furono anche delle trattative di vendita della Monteforno ad altri gruppi industriali, ma non andarono a buon fine", sottolinea il sindacalista dell'OCST.

L'avventura New Jersey Steel

I problemi alla Monteforno cominciarono pero' ben prima che passasse in mano alla Von Roll, nel 1977. Prima di cedere l'acciaieria, gli Alliata, si lanciarono in un'avventata impresa, la costruzione vicino a New York di un'acciaieria sulla falsa riga di quella di Bodio: la New Jersey Steel. Un'avventura imprenditoriale fallimentare, costata centinaia di milioni di franchi e che nel giro di poco tempo contribui' a dare una drammatica spallata alle finanze di Bodio. Ma fu soprattutto la mancata riconversione in acciai piu' pregiati, a rendere asfittica una fabbrica che nel tempo avrebbe faticato a reggere la concorrenza. Cosi' la pensa l'ultimo direttore dello stabilimento leventinese, Hans Anton Meier. "Il mercato del tondino per l'edilizia era gia' piuttosto saturo. Poi venne il crollo della Lira in Italia, il nostro principale mercato di riferimento, che ci mise definitivamente in ginocchio. E anche gli alti costi di trasporto, per una zona decentrata come la Leventina, ci penalizzarono.

Potevano esserci delle prospettive, ma occorrevano degli investimenti e soprattutto l'introduzione di una produzione qualitativamente piu' qualificata, magari gli acciai speciali. In quel periodo, pero', sia in Svizzera che nel resto d'Europa anche questo settore stava arrancando e diversi gruppi industriali si accorparono per non fallire. Lo stesso successe alla Von Roll, che fu praticamente smantellata e venduta a settori", sottolinea l'ex direttore, che resto' alla guida della Monteforno dal 1992 fino alla chiusura dell'acciaieria, partecipando attivamente al varo del piano sociale, sostenendo concretamente anche il Fondo di previdenza dei suoi dipendenti.

Una fabbrica modello

Un'attenzione al proprio personale, al benessere delle famiglie dei lavoratori, oltre che alla prevenzione degli infortuni, che fece della Monteforno un'antesignana in Svizzera per quanto riguarda la previdenza e l'attenzione al sociale e al tempo libero di chi lavorava nell'alto forno o in laminatoio. Come testimonia Bruno Gatti, ex gruista e addetto alla sicurezza che nello stabilimento di Giornico passo' piu' di quarant'anni. "La Monteforno fu una grande azienda che porto' prosperita' a migliaia di famiglie e favori' l'integrazione sociale di tanti immigrati. Fu all'avanguardia per molte iniziative, come la creazione di una mensa, che era di alto livello, oppure il finanziamento dell'asilo comunale o l'organizzazione di settimane bianche per le famiglie degli operai. Venne costituito un gruppo sportivo e una corale, la SCAM, che ancora oggi e' attiva. Certo, quando arrivo' la crisi, dall'inizio degli anni '80 in poi le cose cambiarono, ci fu il declino e la chiusura fu traumatica per centinaia di famiglie, ma chi ha lavorato alla Monteforno per tanti anni non ha dimenticato i sacrifici, i rischi di un duro lavoro, ma anche il senso di appartenenza a un'acciaieria che ha lasciato una traccia indelebile nella storia industriale, sindacale e sociale del Ticino", conclude con un po' d'emozione l'83enne Bruno Gatti.

La pagina speciale sul Giornale del Popolo di oggi:
http://www.e-gdp.ch/giornaledelpopolo/

-- Mah --
Certo, i ricordi indorano un po' le cose.
Il fatto e' che ora la Bassa Leventina e' libera dai densi fumi che offuscavano la valle in certe giornate. Era inquinamento ambientale bell'e buono. Per non parlare dell'inquinamento del suolo, lo sa bene chi (lo stato, chi altrimenti?) ha dovuto intervenire per bonificarlo dopo la dismissione della Monteforno.

Sul filo dei ricordi va anche ricordato che moltissimi degli operai erano stranamente Sardi. Evidentemente c'era un passaparola, ma pure una certa loro abilita' per quel lavoro in condizioni d'inferno dantesco.

Va anche detto che non furono sfruttate tutte le opportunita' di riconversione industriale. Ad esempio proprio in quel tempo un'industria americana specializzata nel trattamento deg
li scarti dell'elettronica cercava una sede per installarsi in Europa. Siccome la loro tecnologia si basava sull'immersione dei residui elettronici in metallo liquido, l'infrastruttura della Monteforno, nonche' l'esperienza degli addetti avrebbe potuto venir "riciclata". Non se ne fece nulla perche' non c'era la minima volonta' di far nulla da parte dei proprietari. La direzione Monteforno manco si sogno' di prendere contatto con la ditta americana. Zuechin!


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