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TI: agricoltura di montagna o lupo


vic
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http://www.liberatv.ch/articolo/30585/cleto-ferrari-"-rischiare- l'estinzione-non-e-il-lupo-e-l'agricoltore-di-montagna-e

Cleto Ferrari: "A rischiare l'estinzione non e' il lupo, e' l'agricoltore di montagna. E' che va difeso e chi dice il contrario non vuole bene al Ticino"
Intervista al deputato gia' collaboratore di Barra e Segretario agricolo, da sempre contrario all'insediamento del lupo: "Ho sempre tutelato la natura, ma ponendo al centro l'uomo e se c'e' da scegliere..."

di ibi - 3 settembre 2015

BELLINZONA - "Quando ho visto le foto sui giornali, ho pensato fosse bello vedere questi cuccioli, ma e' stato anche come ricevere un pugno nello stomaco perche' sappiamo cosa il lupo e' in grado di fare nel caso in cui, come ora, si realizzi lo scenario peggiore, ossia la costituzione di un branco: il branco di lupi e' una macchina da guerra contro gli animali da reddito". A parlare e' Cleto Ferrari, deputato e gia' consigliere personale del ministro Michele Barra (*), nonche' ex Segretario dell'Unione contadini ticinesi, ruolo in cui, come ricorda lui stesso contattato da Liberatv, si era gia' battuto in tempi non sospetti contro il ritorno del lupo in Ticino. Ferrari rappresenta, insomma, una delle voci dell'altra faccia della medaglia.

Iniziamo quindi col chiedergli, dal suo punto di vista, cosa porta con se' il ritorno del lupo.
"Il pericolo di veder estinguersi l'agricoltura di montagna. Se penso alla mia attivita' di segretario agricolo, e' gia' dagli anni Novanta che, con l'associazione, abbiamo lavorato per capire cosa significasse l'arrivo del lupo e cominciare a sensibilizzare su cosa sarebbe potuto accadere.

Nel '95 organizzammo, insieme all'Agricoltore ticinese, la prima serata con Luigi Boitani, che si occupo' proprio di seguire la migrazione del lupo dagli Abruzzi alle Alpi, e ricordo ancora cosa disse piu' avanti nel corso di un altro incontro: "Se arriva un lupo in Ticino avrete problemi, con due qualcosa in piu', ma nella vostra realta' agricola gia' con tre sara' veramente difficile". Adesso sta iniziando a formarsi un branco e quando accadra' ho paura che per gli allevatori di animali minuti sara', praticamente, la fine".

Quello con Boitani e' un appuntamento citato spesso anche dalla controparte: i promotori della sua presenza sottolineano come, nonostante ampiamente previsto, non ci si sia mossi per tempo e non si sia fatto abbastanza per accompagnare il ritorno del lupo. Ed e', insomma, proprio questa assenza di misure, piu' che il predatore stesso, la causa dei problemi.
"Le proposte di gestione del lupo della Confederazione mi sembrano viziate da troppo idealismo e poca conoscenza della realta' agricola. E' dal '95 quindi che ci opponiamo alle strategie della regia federale, francamente campate sulle nuvole.

La politica prevede semplicemente che con i soldi dei contribuenti si risarciscano le perdite e che oltre una soglia di capi sbranati l'animale verra' abbattuto, ma per chi vive di agricoltura questo e' inaccettabile.

C'e' certo qualche caso di 'salvadanaio per contributi', la quasi totalita' degli allevatori invece non vuole i soldi e non vuole veder sbranati i propri animali. E' gente che ci tiene, che li conosce per nome... Gente a cui non si puo' rispondere con questa politica da funzionariato idealista.

Non va dimenticato, inoltre, che il Ticino vive una situazione particolare con un sistema di allevamento basato su piccole aziende per cui e' difficile economicamente apportare le misure che vengono richieste. Non dico che siamo al classico Sonderfall, ma vogliamo difendere la nostra realta' e peculiarita' dell'allevamento. E c'e' un altro punto che non va dimenticato..."

Quale?
"Anche se negli ultimi 20 anni di sensibilizzazione qualcosa si e' mosso nel settore agricolo, fra la gente e da una parte degli organi cantonali, quello che abbiamo sempre cercato - con difficolta' - di spiegare all'amministrazione e non solo e' che il settore agricolo produce una infinita' di biodiversita'. Si tirano in ballo le convenzioni internazionali che ci legano al rispetto di questo concetto; ebbene, se lo volessimo davvero applicare, allora l'obbiettivo sarebbe sostenere l'agricoltura di montagna ed evitare la formazione di branchi di lupi. Ho abbracciato la professione di segretario agricolo perche' ho sempre ammirato l'efficienza di questa vita. Sono persone che lavorano per passione e tradizione. Le razze che vengono oggi allevate in Ticino furono selezionate per ottenere, in base alle caratteristiche del territorio, il massimo nutrimento per la popolazione. E' stato fatto quando di questo si viveva e ancora oggi e' rimasto vivo il legame con questa efficienza della propria attivita'.

Ora, invece, perche' ci sono le convenzioni internazionali e perche', per un certo fanatismo, si ritiene che portare il lupo sia una ricchezza per la biodiversita', si vuole obbligare il ceto agricolo a sopportare. E' un discorso insensato: in questo momento su tutto l'arco alpino e' molto piu' in pericolo l'attivita' di agricoltore che non il lupo".

Lei ha citato il discorso legato alla biodiversita'. Restiamo fra gli argomenti dei fautori del ritorno del lupo: la sua presenza, si sottolinea, contribuirebbe a ridurre e modificare il comportamento degli ungulati, risolvendo quindi un problema che attanaglia altri importanti settori, come il mondo vitivinicolo e agricolo. Mi par di capire pero' che per lei il santo non valga la candela...
"Mi sembra una motivazione un po' ridicola. La loro popolazione e' in effetti in esplosione, ma a regolarla contribuiscono gia' i duemila cacciatori presenti nel cantone. Il lupo potra' certo contribuire, ma lo fara' principalmente con gli animali da reddito degli agricoltori.

Ma mi spingo oltre: secondo me il lupo causera' ancora piu' problemi in questo senso. Gli ungulati non sono piu' abituati ad avere nemici naturali e potrebbero essere portati a spingersi al sicuro, rischiando quindi di avere ancora piu' capi viziosi sul fondo valle. Il mio invito a chi mette avanti questo tipo di ragionamenti alle stragi di greggi che potremmo ritrovarci e' di andare a conciliare queste realta', l'agricola e il lupo, dove c'e' l'effettiva disponibilita' a farlo. E' stato fatto in Abruzzo, certo, ma si tratta di una realta' radicalmente diversa con greggi immensi e la presenza di piu 'pastori... cose che noi non possiamo permetterci".

Il grande problema e' l'abitudine del pascolo brado. Altrove, misure come greggi sorvegliate, recinti e cani pastore hanno dato i loro risultati. Perche' questo non puo' essere possibile in Ticino?
"Se il lupo arriva in Ticino, possiamo anche applicare tutte le misure che vogliamo, ma l'agricoltura non ce la fara' perche' da noi, con la nostra morfologia, gestire il territorio in questo modo e' impossibile. Si tirano inballo tante teorie ed escamotage per difendere un animale che non ne ha bisogno, mentre io penserei invece a difendere gli agricoltori. Sono una persona che ha sempre tutelato la natura e messo al centro l'uomo e se c'e' da scegliere... L'agricoltura, non dimentichiamo, fa turismo, crea prodotti, paesaggio, tipicita' e tradizioni. Mi fa ridere quindi quando si millantano soluzioni che sono tali piu' su carta che nella realta'. Pensiamo ai cani da protezione, ne ho seguito le vicende: in un certo momento avevano azzannato piu' capretti loro che i lupi, senza contare gli attacchi ai turisti. Non e' un elemento della nostra tradizione, sono imposizioni di gente che non conosce la realta' della vita agricola.

E li invito ad alzare la testa: gia' ora le zone verdi scarseggiano, vogliono forse che diventi tutto bosco? Chi parla cosi' vuol dire che non vuol bene ai ticinesi. E inv
ece vediamo tutti questi soldi buttati nel dimostrare quanto sapevamo gia' dal '95: e' impossibile. Ma questa in fondo e' la prassi del nostro sistema: per sostenere eventi emozionali si danno mandati, si commissionano lavori, studi e approfondimenti per poi non produrre niente".

La soluzione quindi quale e'? Abbatterli?
"Un tempo l'uomo aveva deciso che era piu' importante dare da mangiare ai propri figli che tenersi il lupo. Ora non siamo piu' di fronte a una scelta cosi' radicale. Il lupo e' un animale intelligentissimo, se gli si fa capire che non e' ben accetto, senza misure drastiche, ma spaventandolo o mettendolo in difficolta' se ne andra' per conto suo. Senza fare stragi si puo' quindi fargli capire che non e' desiderato. Ci vuole determinazione, ma e' questa la soluzione, penso, a cui dovremmo arrivare in Ticino con l'aiuto delle autorita' e delle associazioni di caccia. Altrimenti, ogni 25 capi sbranati dovremmo abbattere un lupo, andando avanti cosi'. Bisogna, a livello piu' ampio, creare una unita' di intenti non eliminandolo tout court dal territorio, ma capendo che esistono zone piu' o meno favorevoli al suo insediamento".

--
(*) dirigeva il Dipartimento del Territorio


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Dal momento che non ho capito, mi scusi vic, ma lei è favorevole o no al ritorno del lupo?


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vic
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Non e' un ritorno, almeno a memoria di famiglia.
Il lupo e' un animale abusivo, in quanto qui non c'e' mai stato.

In altre zone del continente con meno insediamenti umani sara' diverso.

Il ragionamento di Cleto Ferrari sta in piedi ed e' realista.
Sono i funzionari nei loro uffici ad essere lontani dalla realta'.

Come ho gia' detto, forse aspettano che un bambino venga sbranato per cambiare idea.

Questo e' solo l'inizio. Appena si forma il branco sara' un disastro per gli allevatori di montagna.

Lupo e pecore (o capre) non possono convivere. Solo nel mondo dei fumetti e' possibile. L'idea degli indennizzi puo' pensarla solo un cervello da mucca pazza. O un cervellp lavato dai derivati finanziari, fuori luogo nella realta' contadina di montagna. Che era poi la realta' tipica fino all'altro giorno, vabbe' secolo.

Evidentemente intendono far sparire il contadino di montagna.
Per la gioia ed il gaudio del WWF. Gente che non ha mai preso in mano una falce in vita sua. Ne' l'ha mai martellata, ovviamente. Pero' tutti laureati e teorici di ecosistemi.

Da noi in questi casi si dice: ndii a suna' l'organ a Bagg!

Non mollare, Cleto!


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Che la gestione sociale sia un monopolio di persone che nulla hanno a che fare con la pratica, vic, sono d'accordo, e le parlo io che sono una contadina.
Che a memoria di famiglia il lupo non sia mai stato presente nelle Alpi del Ticino è un altro paio di maniche, probabilmente dette famiglie hanno la memoria corta.
Oltre che essere una contadina e condurre il proprio podere con metodo biodinamico sorgente a Dornach -Basilea- sono dietista e mi nutro di frutta, quindi sull'allevamento avrei molte cose da ridire, anche alla faccia del WWF.
Buona giornata.


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vic
 vic
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C'e' una memoria storica che e' quella degli archivi patriziali.

Conosco un anziano che per hobby e' andato a scartabellare quelli del suo comune. Villaggio di mezza montagna del Sottoceneri.

Siccome il patriziato era di fatto il vero padrone del bosco, se c'erano problemi col lupo, dovrebbe risultare dagli archivi, invece no. Pero' siamo nel Sottoceneri, forse piu' a nord era diverso.

Ma solo forse, perche' finora nessuno ha parlato di storie passate di lupi.
Manco nei famosi ex voto c'e' da nessuna parte un'immagine di lupo.

Sarebbe gia' un bel successo se riuscissero ad impedire la formazione di un branco. Ed e' un pio desiderio quello di recuperare terreno da pascolo ormai riconquistato dal bosco.

Il contadino di montagna non si difende con gli indennizzi, ma evitandogli problemi superflui. Soprattutto facendo in modo che possa vivere dignitosamente della sua attivita'. Che va a favore di tutti, essendo una specie di giardiniere di zone impervie. Sparita la figura del contadino di montagna, chi si occupa di tenere in ordine il territorio? Non certamente il lupo.

Che tra l'altro e' gia' stato avvistato nel recente passato perfino nel piano di Magadino. Di sicuro zona affatto selvaggia, in quanto bonificata dall'uomo (pratico e contadino) del 18mo secolo.


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Ricevo la sua risposta, ma la battuta "Non certamente il lupo" poteva risparmiarsela, non è mai stato un suo compito.


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