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TI: mercato del lavoro


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http://www.gdp.ch/cronache/ticino/le-differenze-tra-ticino-e-resto-del-paese-id103719.html

Ticino - Lavoro
Le differenze tra Ticino e resto del Paese
La sintesi dei diversi studi fa emergere molti cambiamenti che ci hanno portato all'attuale, difficile situazione. In Ticino ci sono 33mila aziende e 213mila lavoratori.

di Nicola Mazzi - 22 dicembre 2015

E' una fotografia molto particolareggiata e interessante quella che emerge dalla pubblicazione dell'Ufficio cantonale di statistica (Ustat) sull'evoluzione del mercato del lavoro negli ultimi anni e curato da Oscar Gonzales, Eric Stephani e Sara Grignola Mammoli. Un lavoro che riassume tutti i lavori svolti sul tema nell'ultimo decennio e che toccano l'occupazione e l'assistenza sociale. Noi, per ragioni di spazio, parliamo solo della prima parte.

33mila aziende

I dati di partenza disegnano un'economia ticinese piuttosto composita. Il Ticino ha circa 33mila aziende in cui lavorano 213mila persone (che corrispondono a circa 175mila impieghi a tempo pieno). Da notare che il 91% delle aziende ha meno di 10 dipendenti e che 8 imprese su 10 operano nel settore terziario. Proprio quest'ultimo settore ha conosciuto negli ultimi anni un incremento importante (dal 2005 al 2012 e' cresciuto del 15,4%) contro un aumento medio nazionale del 12,9%.

Lavoratori: 1 su 2 e' straniero

Se puntiamo la lente sull'occupazione si nota come il mercato del lavoro ticinese e' da sempre caratterizzato da una forte presenza di manodopera straniera. Nel 2014 questi ultimi erano poco meno della meta' di tutti gli occupati. A livello nazionale gli stranieri rappresentano il 30%. E i frontalieri sono circa il 27% degli occupati in Ticino rispetto al 6% nazionale.

Il tempo parziale cresce

Un fenomeno in aumento riguarda l'incremento degli impieghi a tempo parziale, che ha interessato soprattutto le donne. Questa dinamica ha da un lato agevolato la loro integrazione, ma d'altro lato ha generato l'aumento della sottoccupazione e cioe' di coloro che impiegati a tempo parziale vorrebbero aumentare la loro percentuale.

Dal 2004 al 2014 due terzi (circa 10.800 su 14.700) degli aumenti dei tempi parziali e' da addebitare alle donne. In parallelo c'e' stato un aumento del lavoro interinale al quale fanno capo soprattutto gli stranieri con in testa i frontalieri. Si stimano in circa 10mila le persone assunte dalle agenzie di collocamento interinale nel 2013. Secondo i dati SECO (*) essi hanno lavorato per 6,5 milioni di ore pari a circa 3.200 posti di lavoro.

Qualifiche sempre piu' alte

Le qualifiche dei lavoratori sono un altro elemento che ha subito un'evoluzione. In un decennio la quota parte di posti che richiede qualifiche elevate e' passata dal 18,5% del 2000 al 29,7% del 2010. Anche se in questo contesto spicca ancora il radicamento degli stranieri in impieghi con basse qualifiche. Mentre gli svizzeri hanno ancora il dominio nei posti con qualifiche elevate.

Salari in crescita, ma...

Per quel che riguarda il salario. La mediana dello stipendio mensile lordo in Ticino nel 2012 ammontava a 5.091 franchi (**). 10 anni prima era di 510 piu' basso, cio' significa un'avanzata dell'11,1% rispetto a un incremento nazionale del 13,6%. Il tutto ha portato a un aumento del divario tra le retribuzioni ticinesi rispetto a quelle nazionali che e' passato dal 15 al 17%.

Sempre in questo campo tra uomini e donne vi e' un divario di circa mille franchi che negli ultimi 20 anni e' restato invariato. Rispetto agli stranieri gli svizzeri prendono di piu'. Il gap in questo senso e' del 23% tenendo pero' conto della diversa composizione del mercato del lavoro e paragonando le stesse professioni si osserva che tra uomini e donne la differenza si riduce al 15%, tra svizzeri e stranieri residenti si annulla, mentre quelli tra svizzeri e frontalieri si fissano tra il 7 e il 9%.

12mila disoccupati

L'analisi dell'USTAT va nei dettagli della disoccupazione e la divide in tre. Ci sono i disoccupati veri e propri che nel 2014 si stimano in 11.983 persone (di cui solo la meta' iscritte agli URC). I sottoccupati (persone occupate a tempo parziale) stimate in 14.676 e gli scoraggiati (le persone convinte di non trovare un impiego) che erano 235.

Solo meta' iscritti agli UCR

Da notare che la meta' dei disoccupati iscritti agli UCR (***) e' di origine straniera e di essi la maggior parte e' italiana e residente. Proprio loro hanno un tasso di disoccupazione che e' piu' del doppio degli svizzeri (circa il 7% rispetto al 3%). Dal 2008 - e cioe' dalla crisi economica e finanziaria - sono stati soprattutto gli stranieri a segnare un incremento della disoccupazione.

Crescono i giovani

Per quel che riguarda le fasce d'eta' si osserva come la meta' delle persone iscritte agli UCR ha un'eta' che va dai 25 ai 44 anni. Tuttavia, negli ultimi anni, e' la fascia sopra i 45 anni che ha conosciuto un maggior incremento, senza scordare che sono proprio queste persone a essere difficili da ricollocare e quindi restano piu' a lungo senza lavoro.

Mentre gli under 25 sono rimasti stabili, anche se tra i giovani e' stata rilevata una scarsa propensione a iscriversi agli UCR e, in definitiva, vi e' stata una sottostima dei giovani senza lavoro che si e' accentuata con la riforma della legge nel 2011.

Ticino VS Lombardia

I dati sulla disoccupazione secondo il modello ILO (e cioe' un modello economico e che non sono legate agli UCR) permettono un confronto con realta' vicine a noi. In questo senso il Ticino si puo' paragonare alla Lombardia e al Piemonte.

Nel 2008 il tasso di disoccupazione in Lombardia era piu' basso di quello ticinese. In seguito, tuttavia, vi e' stata una inversione di tendenza e nella regione a noi confinante e' aumentato all'8,2% contro il 6,7% del Ticino. Mentre in Piemonte e' salito addiruttura all'11%. Il fenomeno e' ancora piu' evidente in valori assoluti. Dal 2008 al 2014 in Lombardia si e' passati da 164mila a 378mila e in Piemonte da 100mila a 226mila disoccupati. Questo fa apparire la nostra economia piu' attrattiva di prima.

I disoccupati fan piu' fatica

La ricerca studia anche altri fenomeni interessanti come quello dei flussi da disoccupato a occupato. Si fa anzitutto presente che in Ticino, rispetto al resto del Paese, la probabilita' di uscire dallo disoccupazione e' minore.

Dopo un anno dall'inizio della disoccupazione in Ticino le persone che trovano un impiego sono il 37% rispetto a una media nazionale del 45%. Inoltre si rileva che la probabilita' di reinserimento nel mercato del lavoro diminuisce con il passare dei giorni senza un impiego e con l'avanzare dell'eta'. E il rischio di diventare inattivi dopo un periodo di inattivita' e' superiore per le donne e per gli over 55 cosi' come per chi non e' iscritto agli UCR.

E' piu' facile perdere il lavoro

Ancora piu' interessante e' il fatto che la probabilita' di finire in disoccupazione e' piu' alta in Ticino che nel resto del Paese. Da noi, a 2 anni dall'inizio dell'impiego 9 persone su 100 lo perdono. Altrove questa percentuale e' di 8 su 100. Inoltre il rischio maggiore di perdere l'impiego lo hanno le persone poco formate e gli stranieri. Occorre aggiungere che nel nostro Cantone gli apprendisti hanno minore possibilita' di vedersi confermato il posto di lavoro rispetto al resto delle regioni elvetiche.

--
(*) Segretariato (federale) per l'Economia ed il Commercio
(**) visto dall'Italia puo' sembrare alto. Tutto va relativizzato: il costo della vita in Svizzera e' molto alto,
tant'e' che la soglia di poverta' per persone singole si situa attorno ai 2400-2500 sFr/mese. Come mai? Perche' vi sono delle spese obbligatorie che sommate fra loro ti rendono povero anche se percepisci un salario.
(***) Uffici di Collocamento Regionali

-- NB --
La popolazione residente, secondo l'Ustat era nel 2014 di ca 350mila abitanti
http://www3.ti.ch/DFE/DR/USTAT/index.php?fuseaction=temi.tema&proId=32&p1=33

I frontalieri che quotidianamente arrivano in Ticino per lavorare sono ca. 65mila. Alla sera se ne tornano a casa in Italia. Cio' genera un traffico pazzesco soprattutto nel Mendrisiotto e Luganese (Malcantone e Strada Regina), particolarmente nelle cosiddette ore di punta. Il Cantone s'e' dato da fare per migliorare l'offerta di trasporti pubblici, anche transfrontalieri (treno metropolitano TILO). L'Italia contribuisce sequestrando i bus di linea che dal Ticino faranno si' e no 400 metri in territorio italiano. Ovviamente i bus comaschi che arrivano a Chiasso non li sequestra nessuno. Anche perche' sia i primi che i secondi hanno i permessi di circolazione necessari all'uopo. Il fascismo non e' morto del tutto, nevvero. Ha meno successo l'incentivo della condivisione dell'auto fra piu' persone (car pooling). Non parliamo poi dello stato disastroso dei lavori (lato Italia) sulla prevista tratta ferroviaria Mendrisio-Varese, per ora monca a Stabio.

Riassunto: il Ticino e' il maggior datore di lavoro dell'Italia. La quale si guarda bene, per dirne una, di aprire il mercato italiano alle banche svizzere. Coi tempi che corrono sarebbe pure un'operazione salutare per le banche italiane. No, in perfetto stile fascista, la Svizzera sta invece su delle liste nere. Chissa' cosa avrebbero fatto se gli esportavamo la stessa criminalita' che loro ci importano, compresa quella "frontaliera" di giornata! Gia', perche' mica solo lavoratori normali arrivano. Tant'e' che il carcere cantonale praticamente e' zeppo di stranieri. Pare che pure il sistema carcerario faccia PIL.

Oh, ho dimenticato il supercantiere dell'Alptransit, che di lavoro a ditte italiane, sudafricane, ecc. ne ha creato che neanche babbo Natale. Dire grazie no, non sia mai! Neppure ringraziare per i finanziamenti di ammodernamento delle tratte ferroviarie italiane pagati dalla Confederazione. Contribuire ai costi di Alptransit. Ma quando mai! Altro che Fallitalia. E' Fall-mentalita'. Da inquadrarsi nella mentalita' fallimentar-dittatoriale UE, di questa UE.

Per dire pane al pane e vino al vino, n'est-ce pas.


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