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Toni Negri e L'Europa, un'acrobatica inversione a U


stefanodandrea
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Due scritti del celebre teorico dell’Impero dedicati all’Europa. Il primo, compreso nel volume collettivo Il futuro del Novecento (ed. manifestolibri), risale al 1999; l’altro è un intervento pubblicato sul sito di Uninomade all’indomani dell’elezione di Francois Hollande (maggio 2012). Il confronto rende bene l’idea dello stato confusionale in cui versa la vecchia sinistra tardo-novecentesca ma, soprattutto, della sua incapacità di comprendere la realtà e di incidere anche minimamente sugli eventi (G.M.).

di Toni Negri
Europa, una burla per i sudditi dell’Impero (1999)

L’idea di Europa è un casino (voglio dire un “brothel”) da quando rinasce, come idea culturale, nei Lumi; infatti può esser portata sulle baionette di Bonaparte come su quelle degli eserciti della Santa Alleanza. Se per Voltaire era una “società degli spiriti”, e per Napoleone Bonaparte “la patria comune”, l’Europa è depuis long temps ma patrie anche per Metternich. La sua concezione dell’Europa, preziosa quanto quella espressa da Novalis nel troppo celebrato Christentum oder Europa [Cristianità o Europa, ndr], consiste in un’appassionata rivendicazione del Medioevo contro l’ateismo dei Lumi e dell’equilibrio delle vecchie monarchie contro ogni insorgenza nazional-liberale. Una visione d’Europa abbastanza centrista: in fondo non si può dimenticare che Metternich si confrontava a De Maistre ed a buona parte dei romantici inglesi, francesi e tedeschi che pensavano potersi mettere l’Europa al riparo da nuove avventure rivoluzionarie solo in un modo: farne un’unica monarchia sotto lo scettro, e comunque con la benedizione, del Papa. Di contro, ad un altro livello, si ripetono il confronto e lo scontro fra autori egualmente antinapoleonici ed antireazionari: Benjamin Constant si oppone a Henri de Saint-Simon, e la riforma liberale a quella scientifica e sociale, ma entrambi auspicano che questa trasformazione sia prodotta dai popoli d’Europa “riuniti in un sol corpo politico”.

Potremmo continuare ad elencare contrapposizioni ideologiche attorno alla parola “Europa” in un crescendo inarrestabile fra XIX e XX secolo: a che scopo? La lunga serie di gentili utopie che, nella seconda metà dell’Ottocento, vengono snocciolando Victor Hugo e i seguaci di Proudhon, e poi nei congressi per l’unità d’Europa, fra Zurigo, Heidelberg e Edinburgo, i vari Constantin Franz, Bluntschli e Lorimer… bene, a tutto questo si confronta ormai una ben solida e sordida storia – di odii, massacri, forsennata concorrenza imperialista, guerre fratricide, condite già di gas e distruzione di popolazioni. Non aveva cattivo gioco, in queste condizioni, la critica nazionalista. (…)

Dopo l’Ottantanove, dopo la caduta del Muro di Berlino, tutto sembrò, per un momento, esser rimesso in discussione. Tolta alla minaccia della Repubblica dei Soviet e del socialismo asiatico, l’Europa si ricompose. Una serie di accordi ne permisero la prima configurazione politica. Inutile ricordare questi accordi: hanno tutti nomi barbari da far paura… e son di ieri – comunque da dimenticare. Incubi: Schengen, Reagan, Maastricht, Bush, l’Eltsin ubriaco sul tank e la mammola Gorbaciov nelle braccia della sua Raissa, Mitterrand e Kohl mano nella mano davanti al sacrario di Verdun. Oh, troppo oscenità abbiamo visto! (…)

E’ nata una generazione di veri integralisti europei, di “Talebani d’Europa”, che proclama un radicalismo europeo dei diritti dell’uomo, organizza guerre e tribunali, si sente tutta rediviva della Shoa e porta senza cicatrici quel ricordo, veri nuovi Templari dell’idea di Europa. Peccato che il tempio sia stato da tempo definitivamente profanato. La globalizzazione, ovvero il dominio del mercato globale, minaccia definitivamente l’Europa, perché trasferisce il potere sovrano sull’unica potenza statale capace di esercitarlo su queste dimensioni: gli Stati Uniti d’America. L’idea ed il lavoro per gli Stati uniti d’Europa hanno quindi oggi solo il viso della “suborganizzazione atlantica”. Ciò è indiscutibile, non riconoscerlo è da ubriachi. E’ quello che normalmente sembrano i direttori di “Repubblica” e del “Corriere della Sera” e, purtroppo, sempre più spesso, anche i direttori dei più autorevoli organi di informazione europea. Umili servitori dell’Impero sanno che il loro primo dovere è non nominarlo.

Dopo le elezioni francesi: riprendiamo il dibattito sull’Europa (2012)

di Toni Negri

Se da un lato moltitudini importanti sembrano desiderare l’Unione e ormai considerare l’Europa il loro paese, dall’altro lato il rifiuto dell’Europa è propagato e armato, in forme populiste e demagogiche, da forze stolte e violente. La mia opinione è che il nodo deve essere reciso e che ci si debba ormai schierare, se ancora non è avvenuto, decisamente e senza riserve, sul terreno europeo – e che, ciò assunto, ormai non si debba più porre il problema se l’Europa si farà o no, quanto chiedersi: quale Europa? È infatti solo alla luce di un programma economico, politico e di una realistica proposta sociale e culturale che si potrà rispondere alla questione: Unione europea, ne vale la pena? D’altra parte, è solo sulla dimensione europea che l’austerità potrà essere superata, una soluzione della crisi potrà darsi senza il massacro dei cittadini e che, allora, forse, alla linea di Bismarck che Berlino sta imponendo (per dirlo con una metafora storica che allude al processo dell’unificazione tedesca) si potrà opporre una linea democratica, un 1848 delle “forze del comune”. Cogliamo dunque l’occasione!

È dentro questo quadro che possiamo riaprire una speranza di lotta contro la crisi tenendo presente che solo nella dimensione dell’Unione europea essa si può realisticamente affrontare. Insistiamo su quest’ultimo punto. La lotta contro la crisi non può darsi che sul livello globale – con forze, dunque, adeguate e collocate su questo livello. Se non c’è Unione europea, non si può dare lotta contro la crisi, perché la crisi è stata costruita dal capitalismo finanziario globale per demolire l’Unione. Paradossalmente ci si presenta un’occasione unica di riaprire una lotta che tenga assieme il progetto di unione europea e una prospettiva di ricostruzione di politiche del comune – nell’istruzione, nell’abitazione, nella sanità e a favore delle forme di vita civile, insomma di un Welfare biopolitico.

Cogliamo dunque quest’occasione! Battiamoci per il reddito di cittadinanza, mostrando che esso non è contradittorio con la lotta contro la disoccupazione che Hollande promette, né contro l’aumento del potere d’acquisto dei salari – battiamoci per il pensionamento a sessant’anni – per la patrimoniale al settantacinque percento e per una riforma radicale degli istituti bancari, ecc., ecc. – integriamo, insomma, contro il modello neoliberista, quello che è contenuto nel programma di Hollande. Chiediamo infine la rinegoziazione del trattato europeo seguito all’accordo del 9 dicembre 2011 e affermiamo l’appoggio ad un patto di responsabilità, di governance e di crescita per uscire dalla crisi, ecc., sollecitando un processo di investimenti anche se per produrlo sono necessari movimenti inflazionistici per qualche anno!

L’inflazione diffonde le lotte moltitudinarie, attacca la rendita e mette fuori gioco le misure e l’ordine capitalistico della crisi: l’inflazione è una buona arma per i proletari che vogliono decostruire il potere dei padroni e ricostruire la democrazia. Molti di noi hanno spesso vissuto con grande pena ed imbarazzo le loro convinzioni europeiste. La loro consapevolezza che solo su base continentale europea era possibile una politica di grandi rivolgimenti sociali e la costruzione di istituzioni del comune, per due volte veniva contrastata ed indebolita: dalla forza del liberalismo angloamericano (al quale aderivano l
e aristocrazie europee) e dal diffuso sospetto che settori vivaci e forti della sinistra europea nutrivano verso la storia e le dinamiche neoliberali della costruzione europea.

Ebbene, ora diviene possibile cogliere realisticamente l’occasione per mettere assieme Europa e rivoluzione sociale, per lottare in maniera efficace, nella crisi, contro il neoliberalismo. Da tempo andiamo immaginando la possibilità di un secondo Manifesto di Ventotene – un manifesto nel quale alcuni antifascisti confinati nei primi anni ’40 componevano una risoluta convinzione europeista, una durissima polemica contro il fascismo e gli Stati-nazione ed un programma di giustizia e libertà che configurava avanzati obbiettivi sociali. Siamo dunque ad un passaggio cruciale. Il secondo Manifesto di Ventotene è un manifesto per l’Europa comune, per la connessione della lotta per la costruzione dell’Unione europea e per il comune.

Una lotta da condurre con “amore dell’umanità”, come efficacemente dicevano e facevano i nostri nonni, ed ostracizzando quel “pessimismo della ragione” (che più iettatorio di così!)… al quale taluni ancora osano richiamarci: da che pulpito, con quale diritto?

http://www.appelloalpopolo.it/?p=9208


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radisol
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Post: 8261
 

Beh ... minkia ... il primo articolo è del 1999, il secondo è del 2012 ...

Che in 13 anni si possa aver cambiato idea, peraltro a mio giudizio in modo positivo, non mi sembra sta gran notizia ... del resto Negri mica è diventato un "fautore" di questa Europa ... dice solo una cosa sacrosanta che già diceva Marx ... ma che oggi è infinitamente più vera ... e cioè che "la rivoluzione è globale o non è " ... e che quindi la difesa del vecchio "stato-nazione" è fatalmente perdente e comunque niente affatto rivoluzionaria .... il che non c'entra niente con l'ameno e riduttivo dibattito se uscire dall' euro o no ... sul quale peraltro il collettivo di Uninomade, di cui Negri fa parte, è schierato comunque per l' "uscita" ....

Negri da allora poi ha cambiato posizione su molte altre cose ... non è nemmeno un caso che il primo pezzo sia stato editato da Il Manifesto .. e il secondo da Uninomade ... cose radicalmente diverse come impostazione politica di fondo ... del resto pochi ricordano, nel tempo e precisamente nel 1994, un Negri sostanzialmente "berlusconico", anche se certo in funzione allora soprattutto anti/Pds, dalla cui dirigenza era stato, su questo c'è poco da discutere, pesantemente perseguitato nei decenni precedenti ... ma anche in generale su una posizione netta contro ogni "giustizialismo", del quale aveva saggiato bene sulla pelle gli effetti ...

Ma da allora Negri ha cambiato pesantemente posizione anche rispetto all'area dei cosiddetti "disobbedienti", soprattutto quelli del "suo" Nord-Est, dei quali è stato considerato, forse un pò a torto, per decenni il "vate" ... e che ora lui definisce sprezzantemente e, a mio giudizio, giustamente "centro-socialisti" ...

Del resto, se parliamo genericamente di Europa, per decenni l'estrema destra europea ci ha frantumato i coglioni con lo slogan "europa - rivoluzione" con alcuni di loro che mettevano tra i due termini pure quello di "fascismo", altri più pudicamente quello di "nazione" .... ed è evidente che oggi pressochè tutti gli "eredi" - ma in qualche caso anche le stesse persone fisiche di allora - di quell'area politica hanno una idea ben diversa ed assai meno entusiasta sull'argomento ...

Peraltro, al di là di Negri per il quale ammetto tranquillamente di non aver mai provato alcuna simpatia - sin dai tempi in cui militavo nell'autonomia operaia romana, ben lontana dalle sue impostazioni - francamente non vedo alcuna contraddizione tra una idea di "Stati Uniti d'Europa", quella originaria di Ventotene. e l'ovvia avversione invece per il tipo di Europa che si è andata configurando, non solo a causa della moneta unica e degli allucinanti cambi fissi scelti al momento della sua creazione ...

Anzi, penso proprio che sia giusto essere "europeisti" e al tempo stesso ferocemente "antieuristi" ....

Sono francamente ben altre le cose che mi rendono, da sempre, Toni Negri assai antipatico ... anzi, direi proprio odioso ...


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Giancarlo54
Famed Member
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Beh ... minkia ... il primo articolo è del 1999, il secondo è del 2012 ...

Che in 13 anni si possa aver cambiato idea, peraltro a mio giudizio in modo positivo, non mi sembra sta gran notizia ... del resto Negri mica è diventato un "fautore" di questa Europa ... dice solo una cosa sacrosanta che già diceva Marx ... ma che oggi è infinitamente più vera ... e cioè che "la rivoluzione è globale o non è " ... e che quindi la difesa del vecchio "stato-nazione" è fatalmente perdente e comunque niente affatto rivoluzionaria ....

...

Sicuramente che la situazione è la stessa del 1848, come non dare ragione al vecchio Marx e anche a te............. 😯


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Jor-el
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Toni è sempre stato "europeista", nel senso che è sempre stato per gli Stati Uniti d'Europa. Il problema è che la creazione degli Stati Uniti d'Europa non fu mai presa in considerazione! I socialisti francesi che hanno voluto e fatto l'Euro ( e di cui Hollande è l'erede) non è che si sono fermati a metà (come crede lui), è proprio che avevano un progetto politico completamente diverso, totalmente asservito alle logiche del grande capitale franco-tedesco, il cuore finanziario dell'Eurozona. Purtroppo la parola "Europa" scatena in Toni e in molti compagni una tempesta ormonale che li rende ciechi. E' il mito "progressista", lo stesso che portò la sinistra storica, alla fine, ad abbracciare i programmi dell'estrema destra economica. Bisognerebbe, invece, abbandonare le mitologie e mantenere la vista allenata, perché l'elefante rosa in mezzo al salotto dell'Unione Europea è bello ed evidente: si chiama EURO.


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omicron
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Toni Negri è il prototipo di impostore intellettuale (e neanche troppo intellettuale). Già un tempo, secondo l'ineffabile Toni, i proletari sarebbero stati gli operai (Autonomia Operaia) nonostante Marx avesse indicato come tali tutti coloro che lavorano "dal direttore della fabbrica all'ultimo manovale".

Da un pò di anni invece blatera di moltitudini e altre stronzate, che non produrranno altro che confusione nella testa di chi lo legge, con la conseguente mancanza di iniziativa politica.

Molto comodo per le Trans National Corporations che infatti nei loro organi mediatici lo classificano come grande pensatore. Un venduto di merda, ecco cos'è.


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Tonguessy
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Registrato: 3 anni fa
Post: 2779
 

Toni Negri è il prototipo di impostore intellettuale (e neanche troppo intellettuale). Già un tempo, secondo l'ineffabile Toni, i proletari sarebbero stati gli operai (Autonomia Operaia) nonostante Marx avesse indicato come tali tutti coloro che lavorano "dal direttore della fabbrica all'ultimo manovale".

Da un pò di anni invece blatera di moltitudini e altre stronzate, che non produrranno altro che confusione nella testa di chi lo legge, con la conseguente mancanza di iniziativa politica.

Molto comodo per le Trans National Corporations che infatti nei loro organi mediatici lo classificano come grande pensatore. Un venduto di merda, ecco cos'è.

Quoto. Impostore con la passione per la confusione. Cosa che si nota nei suoi scritti, tutti illeggibili.


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pippo74
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@radisol

"ameno e riduttivo dibattito se uscire dall' euro o no"

Oh mio Dio; dibattere dello strumento che sta distruggendo l'idea stessa di Europa, e cioè l'€, sarebbe ameno e riduttivo? Oh Gesù Giuseppe e Maria vi prego, fate scomarire d'un colpo questa sinistra traditrice, portatevela via. Per sempre possibilmente


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radisol
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Guarda che io sono per l'uscita dall'euro senza se e senza ma ...

Basta guardare i miei numerosi interventi in questo senso ...

Il problema che mi pongo è che la "soluzione salvifica" non esiste ...
e che appunto l'uscita dall'euro da sola non basta .... tutto qua ...

E' un pò come quando, molti anni fa, qualcuno pensava di risolvere tutto con l'uscita dalla Nato ...

La Francia è stata una vita fuori dalla Nato ... e non è che i rapporti di produzione per questo fossero diversi ...

Ovvio che Nato ed euro non sono propriamente la stessa cosa ... e che l'euro incide quotidianamente sulla vita della "gente in carne ed ossa" ...

Ma il problema di fondo rimane lo stesso ... e cioè l'uscita dal capitalismo ... rispetto alla quale l'uscita dall'euro può essere un passaggio intermedio necessario .... ma niente di più ....


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Georgejefferson
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Post: 4401
 

Niente e' "salvifico" di per se.Ma e' una ovvieta


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