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una grande anima


jayadeva
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MILANO - Claudio Rocchi, protagonista e lucido testimone del rock italiano, se ne è andato. Aveva 62 anni e da tempo soffriva di una malattia degenerativa, che aveva annunciato lui stesso, con straordinaria serenità, attraverso la sua pagina Facebook. "Dopo vari accertamenti a tutto campo, il quadro clinico è fissato", scriveva il 25 maggio scorso. "Patologia non reversibile che innesta la perdita d'uso degli arti inferiori sulla patologia ossea degenerativa. Sono ultra fragile, e devo stare praticamente a letto evitando movimenti di ogni genere che potrebbero, nel caso di un'invasione midollare più alta del D11 odierno, pregiudicare anche l'uso degli arti superiori. Non male, vero, per mettere alla prova il buonumore? Sappiate che il buonumore tiene, la Coscienza pure e il libro è iniziato stamane...". Si riferiva alla sua autobiografia "La settima vita".

Claudio Rocchi, milanese, aveva partecipato alla prima, indimenticabile stagione del rock italiano, dapprima come bassista degli Stormy Six, poi come solista originale e caparbio, attraverso dischi di qualità e un'intensa, puntigliosa attività live. Nel 1970 pubblicò il primo album a suo nome, "Viaggio", interamente acustico, accolto subito da grandi consensi. Ma fu il successivo a conquistarsi un posto di assoluta rilevanza: si intitolava "Volo magico n.1", uscì nel 1971, e tuttora è considerato un must della discografia italiana degli anni Settanta, a zig zag tra psichedelia e spiritualità zen.

Protagonista di tanti raduni giovanili di quell'epoca (i cosidetti festival del proletariato giovanile), Rocchi ebbe sempre una gran sete di conoscenza. Sete che lo condusse anche a vivere l'esperienza monastica induista: aderì all'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna, collaborò con Paolo Tofani degli Area e conducese programmi radiofonici vaishnava, fondando e dirigendo il network nazionale RKC (Radio Krishna Centrale). Abbandonata quell'esperienza nei primi anni Novanta, tornò all'ambiente artistico più forte, più tenace e più consapevole.

Fu anche conduttore radiofonico. Gli appassionati di musica popolare lo ricordano a "Per voi giovani", "Pop Off", "Radio Starship", "Ognidove", "Margherite, storia e sogni". Rocchi fondò pure la prima radio indipendente nazionale nepalese "The Himalayan Broadcasting Company", di cui fu direttore per tre anni.
Fu poi regista (sua la regia di "Pedra Mendalza", che scrisse lui stesso), attore (in "Musikanten" di Franco Battiato), poeta (pubblicò "Le sorprese non amano annunciarsi: sono un gruppo rock di fanciulle, suonano nude e sono bellissime", e già il titolo è eloquente della fantasia che lo animava), attivista generoso.
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