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Vaclav Havel e Kim Jong II: 2 icone, 2 morti, 2 mondi


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Il mondo ha detto addio a due leader vissuti ad un universo di distanza. L’uno era un anticomunista ampiamente osannato, l’altro un ampiamente denigrato comunista. In ogni caso, sulla vita e sui pensieri tanto di Vaclav Havel, presidente della Repubblica Ceca, quanto del nord-coreano Kim Jong-il, sono state pronunciate sentenze frettolose.

Havel, il presidente ex-drammaturgo che sfruttò l’attivismo dei diritti umani per diventare il primo leader della Cecoslovacchia post-comunista, fu promotore del movimento democratico della “Carta 77”, non un semplice politico in cerca di potere con un’avversione verso i “rossi”.

Ciononostante, la stampa lo ha lodato più per le cose a cui si opponeva che per quelle in cui credeva. Le persone che lo amavano, invece, lo adoravano per entrambe.

Dice uno dei bollettini: “Una folla silenziosa di migliaia di persone ha accompagnato il corpo di Vaclav Havel per il centro di Praga, mentre la Repubblica Ceca ha proclamato tre giorni di lutto nazionale in onore dell’icona della Rivoluzione di Velluto.

Circa 10.000 persone, in gran parte vestite di nero, alcune con bandiere ceche o slovacche, hanno partecipato mercoledì scorso alla solenne processione che, attraversando stretti vicoli in acciottolato, ha trasferito il feretro dell’ex presidente dalla chiesa fino al Castello di Praga, sede della presidenza ceca”.

Havel era un intellettuale, un rivoluzionario non violento che contribuì, tra l’altro, alla bipartizione del suo paese in due entità: Repubblica Ceca e Slovacchia.

Quando la sua epoca ebbe termine, tra gravi problemi economici, il suo paese decise di svoltare a destra, abbandonando la sua sensibilità umanistica per guardare alla destra americana ed abbracciare un capitalismo aggressivo.

Il suo avversario Vaclav Klaus, rigido sostenitore del “libero mercato”, fu spesso molto critico verso Havel quando questi era ancora vivo, ma si è mostrato più tenero in occasione della sua morte, dichiarando:

“La vita di Vaclav Havel ha coperto un’ampia parte del 20° secolo: la guerra, la salita al potere dei comunisti, il disgelo degli anni ’60, la caduta del comunismo, l’edificazione della nuova democrazia, la divisione della nazione e la sua integrazione negli organismi europei e globali”.

Venerdì prossimo, ai suoi funerali, ci sarà una passerella di leader occidentali, tra i quali Bill e Hillary Clinton e molti capi dell’Europa dell’Est e dell’Ovest. Dalla sua ascesa al potere, il mercato ceco si è largamente aperto agli investimenti e al commercio militare dell’occidente.

Havel aveva relazioni più strette con personalità della cultura americana, come Frank Zappa e il poeta Allen Ginsberg, che con i neocon di Washington.

Del resto, per altre ragioni, non tutti i cechi erano innamorati di lui, come fa notare Smoker X sul sito Hyperspace:

“Se avesse potuto immaginare cosa sarebbe accaduto, non lo avrebbe mai fatto. Le cose che aveva promesso di fare per la Cecoslovacchia non furono mai realizzate. Io ho vissuto sotto quella che voi chiamate “dittatura” in Cecoslovacchia e posso dirvi che la gente, allora, era molto più felice. Il sistema era a favore della gente; il sistema in cui viviamo oggi è contro la gente e a favore di pochi ricchi bastardi.

Il socialismo non era perfetto, ma il capitalismo è malvagità pura.

Le cose che dite di Havel sono cose che avete sentito in TV o letto sui giornali. Egli non ha liberato il popolo cecoslovacco, lo ha chiuso in carcere. Ritornerei al socialismo anche domani, se fosse possibile. Non avete idea di quanto fosse bello vivere liberi, liberi dallo stress, dalla fame, avere sempre aiuto quando ce n’era bisogno, essere garantiti nel lavoro, avere un sistema sanitario gratuito, istruzione gratuita e di ottimo livello”.

David Warren, su The Ottawa Citizen, rifiuta gli stereotipi dei media:

“Leggendo e rileggendo Havel, dopo la sua morte, sono rimasto colpito dall’acutezza con cui aveva colto la vacuità e la capitolazione di quell’Illuminismo. Il comunismo sovietico lo incarnava forse nella sua forma più estrema, ma, come Havel aveva compreso, il “capitalismo” e il “liberismo” occidentali avevano anch’essi alla base i dogmi illuministi: che l’uomo costruisca significati per sé stesso e che ne risponda a sé stesso soltanto; che tutto ciò che non può essere precisamente definito, quantificato e normato sia “irrazionale” e “irrilevante” per la vita pubblica”.

Havel è stato presentato all’occidente solo come un simbolo anticomunista della Guerra Fredda. Le sfumature della sua filosofia e della sua critica sociale sono state ignorate.

Sono punti di vista che non vedrete riportati sui media occidentali.

A un mondo di distanza, milioni di persone hanno pianto la dipartita del leader coreano Kim Jong-il. Ben pochi leader occidentali hanno espresso le proprie condoglianze, sebbene la Corea del Sud e il Giappone abbiano avuto la sensibilità di farlo.

Il Chicago Tribune riferisce: “La Corea del Nord afferma che la morte di Kim ha provocato una serie di spettacolari fenomeni naturali, come un misterioso bagliore sulla vetta di una montagna sacra, lo spezzarsi con un boato della coltre di ghiaccio su un lago e il fatto che una gru abbia volato in cerchio intorno a una statua del fondatore della nazione, prima di posarsi su un albero e reclinare il capo in segno di dolore”.
Se in patria gli venivano attribuiti questi poteri esagerati, all’estero egli è stato invece unilateralmente demonizzato. In morte come in vita, è stato presentato come il dittatore da due soldi di un regno eremitico – insultare, insultare – che indossava scarpe da ascensorista e possedeva una vasta collezione di film occidentali. Chissà quante volte lo avrete sentito! E’ praticamente tutto ciò che abbiamo sentito dire, ripetuto all’infinito.

Se non avesse avuto qualche bomba nucleare, probabilmente sarebbe stato rovesciato molti anni fa. Nonostante la sua continua caratterizzazione come un tipo bizzarro e maniaco, i funzionari del Dipartimento di Stato che accompagnarono Madeleine Albright in una visita nel suo paese dissero al New York Times che erano rimasti impressionati dalle sue capacità di pensiero strategico e dalle informazioni che possedeva.

L’occidente lo ha visto, attraverso la lente dei nostri media, come la semplice incarnazione di un comunismo detestabile, facendo di lui lo stereotipo del nemico da temere.

Come per Havel, le sue posizioni sono state semplificate, ma in un’altra direzione.

E’ stato dipinto come lo scienziato pazzo di un film di James Bond – ironicamente, ne possedeva tutta la collezione – e il suo paese come l’emblema del celeberrimo “Asse del Male” di George Bush. Alla fine, Bush non è riuscito ad avere la meglio nel suo attacco contro di lui.

In un mondo dell’informazione che conosce solo il bianco e il nero, lo si è accusato per lungo tempo di qualunque problema esistente nel suo paese. Sì, laggiù la gente è povera, soffre per la fame e il sottosviluppo. Ha bisogno di aiuto, ma lo rifiuta se il prezzo da pagare è la sua indipendenza e l’ideologia Juche.

Abbiamo già dimenticato i molti decenni in cui la Corea del Sud ebbe un dittatore appoggiato dagli USA che aveva collaborato con la macchina da guerra giapponese? Era odiato dalla “sua” gente, che per anni protestò contro di lui, anche se il Pentagono lo sosteneva e gli investitori occidentali saccheggiavano l’economia.

L’ossimoro dell’”intelligence” occidentale è stato smascherato con la morte di Kim. La paura che suo figlio – il “grande successore” – scatenasse una guerra si è rivelata essere una panzana. (Vi ricordate le notizie che davano gli USA e la Corea del Sud “in stato di al
lerta”?).

Dopo pochi giorni, abbiamo appreso che il suo potere verrà condiviso con l’establishment militare e burocratico della nazione. Il Kim n. 3 avrà uno stretto guinzaglio.

La transizione è stata pacifica, dimostrando ancora una volta quanto poco sappiano i nostri media su questo paese e sulla sua storia, che lo ha portato a sconfiggere gli invasori giapponesi e una “azione di polizia” americana (con l’appoggio della Cina) sotto l’ombrello delle Nazioni Unite.

Nella nostra narrativa ufficiale sulla Guerra Fredda, la responsabilità di quella guerra viene attribuita unicamente all’invasione nordcoreana del 25 giugno 1950.

In quegli anni, il leggendario giornalista I.F. Stone rifiutò tutta la propaganda fabbricata da Washington sulla Guerra di Corea.

Da allora, storici come Bruce Cumings dell’Università di Chicago hanno posto in evidenza come i nordcoreani fossero stati provocati e come le cause del conflitto fossero complesse. Si dice che i nordcoreani abbiano perso un milione di persone in quella guerra, ma il paese sopravvisse.

La gente di laggiù non avrà forse i “diritti” che noi crediamo di avere, ma di certo sembra sostenere il proprio governo e il proprio sistema, anche in presenza di infiniti abusi sui diritti umani e di dissidenti che denunciano le politiche di Pyongyang.

Perciò c’è di più, molto di più, nelle storie di Kim e di Havel, due uomini con opposti orientamenti politici, ma il cui ruolo e le cui posizioni sono stati semplificati e distorti per finalità di mitologizzazione politica dai nostri media così “obiettivi”.

 
Versione originale:

Danny Schechter
Fonte: http://globalresearch.ca
Link: http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=28350
24.12.2011

Versione italiana:

Fonte: http://blogghete.altervista.org
Link: http://blogghete.altervista.org/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=905politica-internazionale&Itemid=47#comments
27.12.2011

Traduzione di Gianluca Freda
 


Citazione
obender71
Trusted Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 68
 

Bello.

Comunque vedo che il livello di nausea verso l'ipocrisia occidentale di cui i maggiori media sono i principali promotori sta salendo, sta salendo ... sta salendo.

Vedere i commenti, dove ancora presenti, sui quotidiani online. In Italia, in Francia, in UK ...

Una recente statistica indica che per gli italiani la tv è un media assolutamente inaffidabile, solo qualche unità percentuale della popolazione interrogata la ritiene una fonte credibile di notizie.
Poco meglio i giornali, comunque sotto il 20%

La ggiente è stanca di essere presa per u' culo.

Cari giornalisti, siete così cialtroni che nemmeno come martello del conformismo, come burocrati dell'adesione alla Verità Ufficiale siete furbi abbastanza. Guadagnatevi le paghette.


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