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Vattimo - Ex Dc con una marcia in più


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Il fatto che oggi il più grande partito della (sedicente) sinistra italiana abbia scelto come segretario un politico di provenienza democristiana non prova certo che l’ispirazione cristiana in politica, a cui ancora si richiamano molti reduci dalla Dc, sia più «vera» e più giusta di altre. La verità, come insegna li papa, non è affare di maggioranze e minoranze. Eppure, anche contro questa tesi papale, non si può non riconoscere che l’elezione, o nomina, di Franceschini alla segreteria del Pd ha da fare con qualche forma di verità in politica. Nel caos del pragmatismo spesso sfacciato dell’attuale politica italiana, i cattolici, quale che sia lo schieramento in cui militano, sembrano avere «una marcia in più», come ha detto qualcuno (credo Amato). Non pensiamo che perciò essi abbiano ragione; il fatto è che gli altri sembrano non avere ragioni. Quelle che avevano, buone o meno buone che fossero, le hanno messe da parte per seguire il miraggio di maggioranze elettorali che avrebbero dovuto premiare la loro capacità di «modernizzazione», la loro rinuncia ai dogmatismi e alle ideologie, il loro spirito di concretezza. Ma lo schieramento avversario, come lo chiamano, si è mostrato più concreto di loro anche e soprattutto per la sua capacità di utilizzare spregiudicatamente proprio le appartenenze religiose e ideologiche, peraltro senza mai domandare ai propri elettori alcuna vera professione di fede. Il modo in cui la gerarchia cattolica ha fatto fallire il referendum sulla famigerata legge 40 (fecondazione assistita), e che tenterà di applicare anche al futuro referendum sul (non) testamento biologico, è esemplare. Non fare nulla, non andare a votare. Niente ideologia vuol dire niente alternativa all’esistente, lasciar andare le cose come già sempre vanno.

Franceschini segretario del Pd è certamente anche frutto di insipienza organizzativa della dirigenza, di molti fattori casuali incluse le rivalità personali. Ma al fondo c’è la sconfitta di una politica che ha rinunciato ad avere una «visione», come dicono gli americani, non ha proposto alcun ideale di società per cui valesse la pensa impegnarsi. La caduta del muro di Berlino è stato come il segnale di libera uscita per una truppa, e soprattutto per uno stato maggiore, che non vedeva l’ora di abbandonarsi al liberismo (allora) trionfante. Così, se Berlusconi aboliva o riduceva a niente le tasse di successione, la risposta del centro sinistra (Rutelli) era: lo abbiamo già fatto noi. Per non parlare delle «lenzuolate» di liberalizzazioni di cui tutti noi - utenti di telefoni in finta e sempre più imperscrutabile concorrenza, clienti di banche che si fondono e alla fine fondono, salvi solo, ancora per un poco, perché la sanità resta pubblica, mentre già la scuola se ne sta andando al mercato - siamo oggi vittime impotenti. Il massimo che la sinistra, o pretesa tale, è riuscita a proporre, anzi a chiedere umilmente, in questi anni è quello che Bush chiamava un "capitalismo compassionevole", sempre però rigorosamente capitalismo - il solo sistema, come sosteneva la signora Thatcher, capace di produrre ricchezza: una boutade o uno scherzo macabro, oggi lo sappiamo bene.

Nel vuoto di ideali, è quasi fatale che si ritrovino i buoni vecchi valori della famiglia, della chiesa della nostra infanzia, o anche il ricordo dei migliori governi democristiani, purtroppo gli ultimi veri governi laici di cui l’Italia abbia goduto. Franceschini rivendica giustamente l’eredità del buon Zaccagnini. Mentre Veltroni ha passato gli ultimi anni a negare di essere mai stato comunista, cercando disperatamente di attaccarsi a qualche mito sostitutivo: da Kennedy a Obama, passando per Clinton (ma poteva essere anche Topolino) e il sogno di un partito «democratico». E non è vero che la crisi della sinistra italiana rispecchia quella che si vede nel resto d’Europa: la Spagna non è la sola eccezione, in Germania la Linke mostra che qualcosa si può fare, purché si abbia il coraggio di scelte programmatiche e ideali chiare, anche a costo di stare per un po’ lontano dal potere. Ritrovare l’ideale di una società diversa - sì, anche il vecchio Marx - diventa sempre più urgente. Riusciremo a persuadercene senza troppi dolorosi sconquassi?

Gianni Vattimo
Fonte: www.lastampa.it/
Link: http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=5646&ID_sezione=&sezione=
26.02.2009


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