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Wikileaks: la fine dell’innocenza e l’Apocalisse dell’informazione


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Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.
Luca 12, 3–4

- I ricavi per la carta stampata in Italia sono crollati del 30% tra 2010 e 2014
https://reutersinstitute.politics.ox.ac.uk/sites/default/files/Digital-News-Report-2016.pdf

-Crollo della raccolta pubblicitaria significa crescente dipendenza nei confronti di concentrazioni di potere finanziario interessate alla COMUNICAZIONE, non all’informazione. Così ci si imbatte in espressioni orwelliane come “crescita negativa”, “danni collaterali”, “missioni di pacificazione”, “difesa aggressiva”, “rimozione extra-giudiziaria” (esecuzione da parte del governo di una persona sgradita), “tecniche avanzate di interrogatorio” (tortura), “consegne straordinarie” (extraordinary renditions, deportazioni illegali), “combattenti nemici illegali” (inapplicabilità della convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra).

- Nel 2016 diventare giornalista è stimata essere la peggiore scelta occupazionale negli Stati Uniti, ma il numero di studenti di giornalismo è in crescita.
http://www.careercast.com/jobs-rated/worst-jobs-2016

- Sempre più lettori si sono accorti di poter prevedere abbastanza facilmente quale tipo di lettura di un evento troveranno su questo o quel quotidiano. In pratica si legge un giornale solo per ottenere conferme, non per essere realmente informati. Si è fan di una testata più che lettori, consumatori piuttosto che cittadini.

-Nel 2007 il 25% degli italiani si informava in rete; nel 2015 sono diventati il 49%. Solo il 26% si informa sui quotidiani. (Fonte: Osservatorio Demos-Coop su “Gli italiani e l’informazione” http://www.repubblica.it/politica/2015/12/06/news/il_disincanto_digitale_la_meta_degli_italiani_si_informa_su_internet_ma_la_fiducia_va_in_crisi-128887933/). Molti si affidano alla rete sia perché non si fidano dell’obiettività dei quotidiani, sia perché desiderano approfondire, trovare riscontri, verificare dati, vagliare opinioni differenti. Del giornalista ti devi fidare, su internet puoi fare fact-checking e scoprire se davvero merita la tua fiducia.

-Molti lettori saltano l’articolo e vanno direttamente a leggere i commenti dei lettori, alcuni dei quali per forza di cose sono meglio preparati dei giornalisti.

- la fiducia nei giornalisti/testate in Italia è al 33%/43%. Peggio dell’Italia fanno Giappone (21%/33%), Corea del Sud (17%/17%), USA (27%/30%), Francia (29%/28%), Svezia (25%/36%), Svizzera (35%/39%), Norvegia (32%/42%), Australia (32%/39%), Regno Unito (29%/42%) (fonte:sondaggio del Reuters Institute for the Study of Journalism, giugno 2016). http://seenpm.org/trust-journalists-news-media-sinks-new-lows/

- Dati eurobarometro 84. Quasi un europeo su 5 non legge mai le informazioni della carta stampata. Solo il 43% degli europei tende a fidarsi della carta stampata (-7% dal 2010). Il 73% degli inglesi, il 55% degli spagnoli, il 49% dei tedeschi, il 48% degli austriaci e il 46% degli italiani e dei francesi non si fida della carta stampata.

- Da un recente sondaggio Gallup ( http://www.gallup.com/poll/195542/americans-trust-mass-media-sinks-new-low.aspx) apprendiamo che solo il 32% degli americani ha molta o abbastanza fiducia nei mezzi d’informazione convenzionali. Il valore era del 54% nel 2003 e al 72% nel 1976. Più interessante ancora è notare come la fiducia dell’elettorato di “sinistra” (“democratico”) non sia stata sostanzialmente intaccata dalle varie manipolazioni sulle armi di distruzione di massa in Iraq, sulla crisi finanziaria, sui dati dell’economia reale, sulle guerre umanitarie, ecc. Il crollo della fiducia tra indipendenti (53% nel 2003 => 30% nel 2016) e repubblicani (49% nel 2002 => 14% nel 2016) è invece drammatico. Come lo è quello tra gli adulti sotto i 50 anni (26% di relativa o sostanziale fiducia nel 2016, rispetto al 53% del 2005).

Commento di Federico Zappini (Facebook) ( https://www.facebook.com/AmorMundi/posts/10206798821643036) : “apparentemente per i democratici vale più la dimensione — retorica — della fiducia nei media tradizionali piuttosto che la verifica della loro reale attendibilità”.

Mia interpretazione di questo dato: la maggior parte della gente legge i quotidiani solo secondariamente per tenersi informata. La ragione principale è quella di trovare conferma sulla validità delle proprie idee. Poiché i mass media americani sono tendenzialmente progressisti e imperialisti umanitari il pubblico progressista si sente rappresentato e incoraggiato nelle sue più intime convinzioni.

Di conseguenza non è probabilmente turbato dalla constatazione del corrispondente del New Yorker, Ryan Lizza, che mentre George W. Bush ha bombardato 4 nazioni islamiche (Afghanistan, Iraq, Pakistan and Somalia), il Nobel per la Pace ne ha bombardate 7 (Afghanistan, Iraq, Pakistan, Somalia, Yemen, Libia e Siria).

HILLARY CLINTON E LE REDAZIONI TRASFORMATE IN AGENZIE DI COMUNICAZIONE

Grazie a Wikileaks e a chiunque abbia fornito le email (archivio) ( https://docs.google.com/spreadsheets/d/1DgwLHAC5mk9Ghblc6O7AXzxX5dNLlMg0hHUn-D_Ay7I/htmlview?sle=true#gid=0) di John Podesta, capo staff della Clinton, ora sappiamo che:

1. La campagna elettorale della Clinton viene inaugurata segretamente a gennaio 2014 e prevede l’inserimento/cooptazione di talpe nelle redazioni strategiche di ABC, NBC, MSNBC, Politico, Huffington Post, The New York Times e nello staff di Bernie Sanders e di Elizabeth Warren;
2. Lo staff della Clinton organizza feste private per decine di giornalisti amichevoli di CNN, NBC, CBS, NYT, MSNBC, Bloomberg, ecc. almeno dall’aprile del 2015;
3. Lo staff della Clinton spiega ad Associated Press, Politico, Wall Street Journal, Washington Post esattamente cosa scrivere e quando pubblicarlo, arrivando perfino a dettare i titoli desiderati;
4. “Le scrivo per conto dell’Alleanza dei Principali Quotidiani Europei (Leading European Newspaper Alliance — LENA) che riunisce Die Welt, El País, Le Soir, La Repubblica… sappiamo che le interviste debbono sottostare a linee guida e norme rigorose e vengono approvate solo se soddisfano le esigenze di comunicazione della campagna di Hillary Clinton”;
5. Le reti TV mandano allo staff di HRC le domande che le faranno durante le apparizioni televisive;
6. almeno due giornalisti del New York Times inviano i loro pezzi a John Podesta, capo dello staff di HRC, per ottenere la sua approvazione previa pubblicazione;
7. il redattore capo di Yahoo News si accorda con John Podesta per scrivere gli articoli;
8. lo staff della Clinton scrive articoli da pubblicare su Politico.com;
9. giornalista di CNBC chiama Podesta per farsi dire cosa chiedere a Trump;
10. giornalisti del New York Times e del Wall Street Journal si consultano con lo staff di HRC per capire come mettere in una luce progressista le politiche economiche promosse dalla candidata democratica;
11. uno dei moderatori del dibattito tra Trump e HRC pranza con lei tre settimane prima del confronto;
12. Diverse testate e canali TV hanno cospirato con il partito democratico per far perdere gli sfidanti democratici di HRC, mettendo in cattiva luce loro e in ottima luce lei;
13. Diverse testate e canali stanno facendo lo stesso nella disfida con Trump: sorprendono i toni servili o arrendevoli di alcuni giornalisti;
14. Un reporter della CNN si riferisce a Hillary Clinton usando il vezzeggiativo “Madre” (in italiano, o spagnolo)
15. La CNN condivide con lo staff di Hillary le domande per il dibattito presidenziale;
16. John Podesta cucina per 30 reporter;
17. Un blogger dell’Huffington Post scrive a John Podesta: “voglio che HRC vinca, mi faccia sapere come posso rendermi utile”

WIKILEAKS: IL MONDO DELL’INFORMAZIONE NON SARÀ PIÙ LO STESSO
Il magnate dei media anglo-canadese Lord Beaverbrook (Max Aitken) una volta rispose che l’arma più potente nell’arsenale dei media è il “silenzio”.
La propaganda è un deserto di informazioni oggettive e una sovrabbondanza di disinformazioni e rumore di fondo. Il propagandista opera per sviamento, omissione e occultamento. L’Apocalisse, nell’accezione originaria di “Rivelazione”, ne è la nemesi.
Wikileaks è un fenomeno apocalittico nel senso che opera secondo modalità diametralmente opposte: diffonde le fonti primarie, inalterate, prive di narrazione. Lascia che siano i media a contestualizzarle e ricontestualizzarle.
Ma mentre fino a pochi anni fa Julian Assange, co-fondatore e caporedattore di Wikileaks, era descritto come un eroe dai principali mezzi d’informazione, oggi è caduto in disgrazia.
Il corrispondente del Time Michael Grunwald, vicino al partito democratico, in un tweet ( http://archive.is/KtnuJ#selection-574.2-588.1) ha confidato al mondo la sua ansia di poter scrivere un pezzo per giustificare l’assassinio a mezzo drone di Julian Assange ( https://www.rt.com/news/assange-time-grunwald-twitter-624/)
Un consulente strategico della famiglia Clinton, Bob Beckel, in una trasmissione televisiva ha implorato che qualcuno “ammazzi a colpi di pistola il figlio di puttana…un uomo morto non può creare fughe di notizie”. ( https://www.youtube.com/watch?v=y-hCEHV69Jg)
Nel 2006 Assange pubblicava “Conspiracy as Governance” in cui analizzava le modalità con cui i gruppi di potere usano la segretezza a fini prevalentemente autoritari.
Nella sua opera più recente, “The Wikileaks Files”, il giornalista australiano ha voluto condividere un’intuizione di importanza forse capitale.
Osservando il livello di isterismo e livore sollevato dalle rivelazioni di wikileaks, ha ipotizzato che le tradizionali teorie del potere non tenessero conto della dimensione religiosa.
I documenti resi pubblici da Wikileaks — un’organizzazione che non ha mai perso una causa in 10 anni di attività — scatenano reazioni incontrollate non solo perché smascherano delle trame, ma perché violano un sacro legame tra cospiratori e riducono le distanze tra casta “sacerdotale” e credenti.
Si è arrivati all’assurdo che i funzionari pubblici statunitensi — un nuovo “clero” –, pur avendo magari ricevuto l’autorizzazione ad accedere a documenti riservati dovrebbero autodenunciarsi nel caso in cui abbiano visionato quegli stessi documenti, o altri classificati allo stesso livello di confidenzialità, una volta che fossero stati resi pubblici da Wikileaks. Come se quel materiale fosse stato infettato dal maligno e richiedesse un “mea culpa” per una successiva assoluzione.
In pratica Wikileaks assolverebbe, odiernamente, le medesime funzioni delle stamperie con le traduzioni tedesche della Bibbia.
Assange sarebbe allora un nuovo Martin Lutero. Guarda caso non è raro vederlo associato al concetto di “profeta del ventunesimo secolo”.
Per questo, secondo me, è lecito e istruttivo impiegare una terminologia teologica come “Apocalisse dell’Informazione”.
D’altro canto, però, l’archiviazione sistematica e rigorosa del materiale, liberamente impiegabile dai giornalisti di tutto il mondo, è valso a wikileaks il titolo di “organo di giornalismo scientifico”.
Questo fa sì che certe pratiche cospirative e di cooptazione dell’informazione diventeranno sempre meno frequenti.
Campagne elettorali, accordi commerciali, progetti legislativi, ecc. si svolgeranno ormai nell’epoca di wikileaks e di tutte le iniziative consimili che sbocceranno negli anni a venire. Siamo agli albori dell’era della trasparenza, in cui avrà fine l’asimmetria dell’informazione (privacy per chi comanda, trasparenza per chi è comandato).
L’opinione pubblica internazionale non potrà solo pretendere chiarezza, ma anche ottenerla, per il tramite di mediatori-divulgatori, o anche attingendo direttamente alla documentazione: da gregge in cerca di pastori si trasformerà in pubblico autocosciente e critico.
Questo significa anche che il giornalismo non sarà più lo stesso.
Lo dimostra l’inarrestabile declino dei due maggiori quotidiani di lingua inglese — New York Times e Guardian –, oberati da debiti inestinguibili e incapaci di frenare l’emorragia di lettori.
Le testate di informazione di prossima generazione, così come i governi, le banche e le aziende di prossima generazione, non potranno più essere troppo grandi per fallire: come i mammiferi rispetto ai dinosauri, dovranno essere più snelle, adattive, resilienti.
Un reddito universale garantito consentirebbe ai migliori giornalisti di non dover piegare la schiena e compiacere nessuno. Il pubblico fruirebbe di maggior pluralismo e imparerebbe a distinguere tra informazione, disinformazione, propaganda/marketing e comunicazione.
I migliori sarebbero assunti da organizzazioni come Wikileaks, gli altri si “accontenterebbero” di divulgare.

Stefano Fait
23/10/2016
https://medium.com/@stefano_fait/wikileaks-la-fine-dellinnocenza-e-l-apocalisse-dell-informazione-bb9cbd889fe0


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cedric
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Tutti i dati di base sono abbastanza condivisibili mentre non lo è la conclusione

Stefano Fait wrote: .. Un reddito universale garantito consentirebbe ai migliori giornalisti di non dover piegare la schiena e compiacere nessuno. Il pubblico fruirebbe di maggior pluralismo e imparerebbe a distinguere tra informazione, disinformazione, propaganda/marketing e comunicazione. I migliori sarebbero assunti da organizzazioni come Wikileaks, gli altri si “accontenterebbero” di divulgare.

il buon Stefano Fait potrebbe cortesemente spiegarci come camperanno (vitto, alloggio e vestiario) i giornalisti del prossimo futuro visto che organizzazioni come wikileaks si avvalgono necessariamente di collaboratori volontari che agiscono nell'anonimato per non essere fatti secchi? In alternativa al volontariato chi dovrebbe pagare ai giornalisti del futuro quel fantomatico reddito universale garantito che consentirebbe ai meritevoli di non piegare la schiena criticando le istituzioni e magari mandando a casa (o in galera) proprio chi decide a quanto debba ammontare il reddito universale garantito? E già che ci siamo chi decide chi siano i meritevoli ed i migliori? Magari un improbabile nuovo ordine mondiale o una assemblea virtuale di milioni di lettori in rete che premia chi scrive ciò che la maggioranza vuole sentirsi dire? Magari chiu pilu pe tutti?


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Hito
 Hito
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cedric;235041 wrote: In alternativa al volontariato chi dovrebbe pagare ai giornalisti del futuro quel fantomatico reddito universale garantito che consentirebbe ai meritevoli di non piegare la schiena criticando le istituzioni e magari mandando a casa (o in galera) proprio chi decide a quanto debba ammontare il reddito universale garantito? E già che ci siamo chi decide chi siano i meritevoli ed i migliori? Magari un improbabile nuovo ordine mondiale o una assemblea virtuale di milioni di lettori in rete che premia chi scrive ciò che la maggioranza vuole sentirsi dire? Magari chiu pilu pe tutti?

Per esempio c'è una cosa chiamata "monetizzazione dei contenuti" che per gli utenti YouTube di un certo spessore rappresenta uno stipendio (misero tra l'altro).
Se fosse imparziale però sarebbe almeno un metodo giusto, più si viene visualizzati, più si guadagna.
Puoi cercarti la vicenda di "Diamond and Skin" due simpatiche signore di colore con milioni di followers, ma un grosso difetto: sostengono il presidente eletto degli Stati Uniti.
https://youtube.com/watch?v=Po2i432EMkk
Così sono state colpite dalla censura, le loro pagine non compaiono tra i video consigliati, alcuni video vengono rimossi. Loro, secondo me giustamente, dicono che YouTube è la piattaforma, ma i milioni di utenti se li sono guadagnati loro, coi loro discorsi e la loro simpatia, e la piattaforma dovrebbe essere lasciata libera, non decidere cosa censurare oppure no, soprattutto se non usano parolacce o calunnie.
In Europa si sta agendo allo stesso modo:
http://ec.europa.eu/information_society/newsroom/image/document/2016-50/factsheet-code-conduct-8_40573.pdf
Notare che ad essere incaricate della rimozione di profili e contenuti sono delle ONG, perchè LORO hanno fatto un accordo... le leggi non si discutono nemmeno più nei parlamenti.
L'altra cosa importante da notare è che hanno tirato fuori il reato di "hate speech" per poter rimuovere, in realtà, i contenuti fastidiosi, le idee diverse, dato che la calunnia e le offese erano già reato...
http://www.corriere.it/politica/17_agosto_15/orlando-hater-online-penale-piu-utile-rimuovere-post-profili-b792f544-8120-11e7-a91b-263e95546556.shtml
Quindi l'informazione libera, praticamente, è gia una cosa appartenente al passato.


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Diplomat
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cedric
praticamente l'autore dell'articolo dopo aver esposto dei fatti documentabili conclude sognando, pronosticando l'esatto contrario di quello che sta accadendo: siamo agli albori dell'epoca della trasparenza...l'opinione pubblica che chiede e ottiene trasparenza...ma quando mai! Poiché l'autore è un anticipatore sociale, analista di macrotendenze e consulente strategico mi era sorto il dubbio di essermi perso qualcosa.
Hito
Ho visto il video delle simpatiche signore di colore, ed ho avuto l'impressione che siano pericolose, molto pericolose. Queste non ce l'hanno coi bianchi, sono arrabbiate coi neri che le rappresentano, che lottano per abbattere statue invece che per un taglio delle tasse! Questa è gente che va dritta al sodo!
Non sono le sole comunque, su ZeroHedge sono apparsi due articoli su Salil Mehta, professore di statistica, che si è visto cancellare email, blog, e tutte le sue pagine web collegate a Google, nel suo caso però senza un perché. Solo dopo tre giorni è stato, per così dire, riabilitato. Sembra quasi che si stiano allenando alla soppressione di identità e contenuti online. Per quella fisica ormai sono a buon punto, basta il sospetto che qualcuno sia un terrorista per procedere con l'esecuzione della pena di morte, senza raccolta di prove, possibilità di difesa, processo giudiziario.
http://www.zerohedge.com/news/2017-08-21/one-statistics-professor-was-just-banned-google-here-his-story
http://www.zerohedge.com/news/2017-08-22/google-folds-restores-accounts-statistics-professor


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Hito
 Hito
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Diplomat;235061 wrote:
Hito
Non sono le sole comunque, su ZeroHedge sono apparsi due articoli su Salil Mehta, professore di statistica, che si è visto cancellare email, blog, e tutte le sue pagine web collegate a Google, nel suo caso però senza un perché. Solo dopo tre giorni è stato, per così dire, riabilitato. Sembra quasi che si stiano allenando alla soppressione di identità e contenuti online. Per quella fisica ormai sono a buon punto, basta il sospetto che qualcuno sia un terrorista per procedere con l'esecuzione della pena di morte, senza raccolta di prove, possibilità di difesa, processo giudiziario.
http://www.zerohedge.com/news/2017-08-21/one-statistics-professor-was-just-banned-google-here-his-story
http://www.zerohedge.com/news/2017-08-22/google-folds-restores-accounts-statistics-professor

Qui si parla di shadow banning da 3-4 mesi, con account che venivano limitati a loro insaputa e qualche "disfunzione" temporanea, in Italia hanno oscurato Alfio Krancic, un vignettosta no-euro, adesso hanno cancellato l'account ad Alessandro Greco, altro scrittore no-euro, hanno multato Alberto Bagnai, tutte persone educatissime ed integerrime, col vizio magari di mettere i potenti di fronte alle proprie responsabilità, ai controsensi, alle bugie. Però come si puè tollerare una BoldrinA che parla male del fascismo, vorrebbe abbattere i monumenti fascisti, e poi ospita a Roma i leaders NeoNazisti ucraini e tramite la UE li finanzia? Mica glielo ha ordinato il medico... E Soros non è il suo medico... Invece qua si fanno cose che l'oligarca straniero chiede, e le si mette in pratica col nuovo braccio armato delle ONG, tradendo ogni giuramento prestato all'atto della nomina.
E' importante questo, perchè bisogna che un giorno o l'altro ne rispondano e servano da esempio ai prossimi servitori della Repubblica.


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