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Zalone: dalla D'Addario a Cassano


Tao
 Tao
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La (mia) Puglia al centro del mondo

«Tutto è partito con la mania della sinistra snob per la pizzica»

Luca Medici in arte Checco Zalone (LaPresse)La Puglia va di moda. L'anno che si chiude, il 2009, l'ha consacrata. E' diventata meta di un turismo sofisticato che apprezza l'atmosfera neo-bucolica delle sue masserie. Parla attraverso le gesta e i gesti di Cassano e l'infinita polemica sulla sua (non) convocazione in Nazionale. Si impone nella cronaca istituzional-gossipara con le imprese di Patrizia D'Addario a Palazzo Grazioli, in quella giudiziaria con le inchieste sul malaffare sanitario, in quella politica come laboratorio delle future alleanze grazie allo scontro tra Emiliano e Vendola. E poi fa il boom sul piano del gusto collettivo, dello spettacolo e dell'antropologiacomica attraverso l'esplosione di Luca Medici, in arte Checco Zalone: da «che cozzalone», versione pugliese del tamarro, che spopola con i suoi speciali in tv e trionfa al botteghino con il suo «Cado dalle nubi».

A lei, signor Checco Zalone, il compito di spiegarci come mai la Puglia è diventata quest'anno così mitopoietica.
«Dicono che uso troppo il turpiloquio, ma "mitopoietica" è una parolaccia che non ho mai detto, giuro».

Non è una parolaccia. Vuol dire che la Puglia all'improvviso è diventato un mito. Fa tendenza. Crea atmosfera. Piace.

Come piace lei con le sue parodie e i suoi film in puro stile pugliese.

«Ma io questa mitopoietica la vedevo già con il mio cabaret. A Venezia trovi in prima fila il pugliese. A Milano senti più barese che a Bari. I pugliesi sono dappertutto, pure a Cuneo. Non ho mai sentito un senso di inferiorità. La Puglia ha dato più emigranti di tutti. Non c'è posto in Italia dove non senti il nostro accento. Certo, solo ora posso fare un film con cui celebrare Polignano, la terra che ha dato i natali a un gigante come Domenico Modugno. Peccato che per colpa dei pugliesi non ho potuto inginocchiarmi davanti alla sua statua in "Cado dalle nubi"».

E perché?

«Ma perché si sono messi a litigare il Comune e la famiglia. La famiglia voleva che la statua guardasse il mare. Il Comune non voleva che, guardando il mare, la statua desse le spalle al paese. Tira e molla, tira e molla, questa statua l'hanno inaugurata due mesi dopo la fine della lavorazione del film. E me la sono presa...».

No. Non se la doveva prendere. La Puglia sta sempre sulle prime pagine dei giornali.

«Sì, per quattro ragioni almeno».

La prima.

«La prima è questa mania della sinistra snob per la taranta, anzi per la pizzica. Fa tanto folk, fa tanto popolare. Ma è una mistificazione. A loro piace la musica che fa "popolare", ma non sopportano la massa, che non è il popolo come piace a loro: che non danza la taranta, ma va a Capitolo, vicino Monopoli, nel divertimentificio dove un uomo tanto colto e raffinato come Nichi Vendola non metterebbe mai piede. E poi tutti 'sti fricchettoni sono un po' maleducati. Durante una sagra, quella della lumaca, stavamo provando sul palco e questi ballavano con la loro taranta che fa tanto folk di sinistra. Per questo mi sono incaz.., vabbé mi sono arrabbiato e ho cominciato una pizzica con "Viva Berlusconi"».

E nacque la "Taranta del centrodestra". La Gelmini si è arrabbiata?

«No, ma quale arrabbiata. Anzi, una sera Ignazio Baldelli, un giovane berlusconiano amico di Francesco Boccia (quello che è stato fregato alle primarie del centrosinistra da Vendola), mi ha detto che dalle sue parti politiche si sono divertiti».

La seconda ragione.

«L'aspetto mignottistico».

La prego, Zalone.

«D'accordo, le donne che fanno quel mestiere e sono diventate famose. Ma le pugliesi dovrebbero essere famose perché sono le migliori. Niente eguaglia la bellezza della salentina, lo dico io che sono straniero di Bari. Ma nel Salento sono le più bone, indiscutibilmente e statisticamente. Mi dispiace il contesto in cui la cosa è avvenuta, tutta quella storia di registrazioni e di lettoni di Putin, ma era doveroso che la Puglia diventasse famosa per una sua femmina. La Puglia dovrebbe andarne fiera, come per la sua arte culinaria».

Le donne, non le femmine, non credo gradiscano.

«E perché non dovrebbero? No, anzi lo capisco. Capisco anche che Daria Bignardi, che ha avuto la gentilezza di ospitarmi nella sua trasmissione, si sia sentita a disagio per questa mia visione delle cose. Ma io sono un uomo, e un animale, sincero».

La terza.

«Cassano. Lui è il barese per eccellenza, figlio di Bari e del suo modo di essere. Arrogante, arrogantissimo, arroganza allo stato puro. Schietto e ruspante, barese perfetto. Passionale che piange durante le interviste. Più che meridionale, barese. Il barese crede di essere più furbo e più intelligente di tutti. Con quella faccia, di dove poteva essere uno come Cassano?»

La quarta.

«Io».

Modesto.

«Pugliese. Arrogante. Figlio del mangiare più buono che c'è al mondo: le orecchiette, il pesce cucinato in modo inimitabile, riso patate e cozze, burratina, panzerotti, stracciatella, focaccia. Dove si mangia meglio, me lo dica lei col suo mitopoietico? E il paesaggio? Lei sa che tra baresi e leccesi non corre buon sangue, ma mi deve indicare una città più bella di Lecce. Quando vado in Grecia mi dico sempre: Gallipoli è meglio».

E che è, uno spot della regione.

«Ma no, è che spesso nei romanzi e nei film si vedono dei lati della Puglia che ci sono, ma non sono tutta la Puglia. Film bellissimi, come quelli di Rubini. O romanzi che mi sono piaciuti, come "Il passato è una terra straniera" di Gianrico Carofiglio. Bello, non dico di no, ma a un certo punto, per far vedere a che punto la Puglia sia inquinata dalla criminalità, presenta una bisca clandestina in una nave attraccata in un porto. Ma chi l'ha vista mai, una cosa del genere. Qui c'è la rapina, lo scippo, il teppismo di strada nelle zone malfamate, ma non la grande criminalità organizzata. Questa è zona di ceto medio ricco, vestono tutti con la griffe. C'è più griffe a Bari che a Milano».

Ma da Milano vengono per le vostre masserie, la vostra natura, il vostro paesaggio.

«Pensano di trovare la vita bucolica. E poi costa meno una masseria qui che settanta metri quadri a Milano Lambrate. Bello eh, ma noioso. Forse quando avrò sessant'anni ci andrò anche io nelle masserie. Adesso preferisco le discoteche di Capitolo schifate dagli amanti della taranta».

Resta il fatto che sinora siete stati in secondo piano rispetto, che so, a Napoli o alla Sicilia. Perché?

«E che ne so».

Dica quello che sa.

«Parlo solo delle cose che so. Nell'ambito della musica, per esempio, forse la colpa è della nostra lingua dura, poco musicale, un po' sguaiata, non morbida e calorosa come quella napoletana. Anche se un Al Bano se lo scordano. E pure nella comicità. Che vi credevate, che il pugliese erano i vezzeggiativi di Lino Banfi?»

Le piace il trionfo del 2009 pugliese?

«Certo. Mi dispiace solo che per i noti e deprecabili fatti ultimamente il simbolo del trullo è stato messo in secondo piano dal Duomo di Milano. Personalmente sono felice del mio successo. Anche se mia madre ha pubblicamente chiesto "l'indennità di figlio famoso" e un mio fratello esige che gli trovi un lavoro. Meglio la pizzica, quasi quasi».

Pierluigi Battista
Fonte: www.corriere.it/
Link;: http://www.corriere.it/spettacoli/09_dicembre_27/battista-intervista-zalone_574e25d4-f2d8-11de-98ab-00144f02aabe.shtml
27.12.2009


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