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Zoo Scintillante: HALLUCIGENIA la bestia che non ha senso


GioCo
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https://www.youtube.com/watch?v=NaT4A8OEDgI

Guardando questo video, pensavo che l'ostentazione degli occhiali di questo ragazzotto dall'aspetto nerd, dovevano significare qualcosa. Poi ho pensato che non era stupido ma certamente non ci vedeva un gran che bene.

In particolare mi ha incuriosito un commento a cui lui sembrava tenere molto, circa la totale assenza di senso compiuto che avrebbe la natura. Immagino sia per questo che adora così spassionatamente un animale preistorico così insensato (ai nostri occhi) da essersi meritato il nome di una allucinazione. Il commento in questione l'ho ritrovato in un altro video più datato che aggiornava una rubrica sugli animali che genericamente pensiamo repellenti (QUI); era riferito a un vermiforme parassita che uccide l'ospite quando raggiunge l'età adulta al fine di cercare il partener con cui riprodursi. Il ciclo di vita della bestiola è molto complesso e poche unità alla fine riescono a raggiungere l'agoniato obbiettivo. Lui dice che proprio l'assurda complessità di questo ciclo di vita non ha senso, dal momento che parrebbe più logico proprio ai fini della sopravvivenza di questa specie non eccedere nei passaggi che limitano le possibilità di sopravvivenza.

Secondo quindi la sua visione del Mondo e della Natura, non c'è un senso che si possa dare a tutto questo. Non più di quello che si puo dare al caos o al caso. Che dire? Un darwinista dell'ultim'ora che si è svegliato con gli occhiali spessi addosso e non se li è più potuti togliere, evidentemente perché dell'evidenza evidente (simbiolica, metaforica) gli è rimasto tra le dita solo quello.

Noi siamo fatti così. C'è qualcosa che ci spinge a raccontare l'evidenza evidente che ostentiamo a nascondere, mettendola bene in evidenza.

Ma adesso vediamo invece perché tutto questo ha un senso e un ordine precisi, che possiamo rifiutarci di vedere, ma non eludere. Quando avevo ott-dieci anni i miei genitori mi portavano tutte le estati in una casa di montagna, dove i ritmi contadini e il rapporto con l'ambiente erano fermi a quelli pre-industriali. Non c'erano le comodità a cui siamo abituati, niente riscaldamento (al di fuori dell'enorme camino in soggiorno) non c'era acqua corrente (al di fuori del torrente che scorreva accanto all'abitato) non c'erano negozi (bisognava andare apposta in paese a 3 Km arrampicandosi su per le pendici della valle percorrendo mulattiere adatte più ai cavalli che alle macchine) non c'era il bagno (ma i boschi) e l'unica "modernità" era la luce elettrica che però era giusto adatta ad alimentare qualche lampadina, non certo gli elettrodomestici come frigoriferi o lavatrici. Cosa c'era allora in un ambiente di quel genere che attirava i miei genitori?

Una biodiveristà che oggi, vedo con chiarezza, non appartiene nemmeno ai sogni più sfrenati di uno studioso di biologia. Una sola immagine penso sia sufficiente a chiarire: per prendere l'acqua alla fonte, bisognava percorrere un pezzo di terreno di un contadino che era anche il proprietario della casa. Il tracciato tagliava a metà un prato che veniva lasciato a far fieno tutti gli anni. Era così ricco di qualsiasi cosa "volante" nota e ignota che gli occhi non erano in grado di contarle in un metro quadrato e difficilmente la "stessa spece" era visibile insieme. Avevamo a 500 mt dalla casa un acquitrino, o piccola palude se preferite, dove la fonte sgorgava dalle rocce. Mai vista UNA zanzara in tutti gli anni che ho passato in quel posto. C'erano, ma non arrivavano a pungerti. Era inutile, a meno che non andavi tu a mettere i piedi su uno dei loro nidi. C'erano i tafani, ma solo quando si avvicinavano i cavalli del contadino.

Se si correva in quel tratto lungo il prato, senza lasciare la stradina, ma semplicemente allungando le mani aperte sulla cima dell'erba, saltavano così tante cavallette che in un metro o due di corsa qualcuna la prendevi al volo per forza, senza metterci impegno. Quella che prendevi non era mai la stessa. Non posso nemmeno menzionare le legioni di farfalle che si notavano svolazzare ovunque, sempre. Oppure le migliaia di lucciole di notte.

Ora, se guardo qualsiasi luogo "naturale", ovunque, ciò che noto è un ambiente così grottescamente impoverito rispetto quello della mia infanzia, che non riesco a trovare alcun paragone. L'ultimo in ordine di tempo è stata una visita a un bosco, tra l'altro in orario serale quando l'attività animale è decisamente più intensa. Quello che mi stordiva era IL SILENZIO. Non avevo mai sentito un bosco IMMERSO NEL SILENZIO e privo di qualsivoglia movimento animale, per quanto minuscolo. Pareva che dovessero apparire i Natzgul di li a poco. A parte il vento che scuoteva le fronde, delle orde di volatili che divoravano le orde di insetti cinquettando ininterrottamente con un frastuono assordante, tipico dell'ambiente della mia infanzia, non c'era traccia.

Eppure dei miei compagni di viaggio di quel bosco silente NESSUNO se ne rendeva conto. Questo, forse, come per il nostro amico occhialuto, è la cosa per me più sconcertante.

Notare come ciò che brilla per la sua mancanza (l'adattamento ad ambienti estremamente biodiversi che costringe evidentemente l'animale verso evoluzioni complesse) non solo non viene notato, ma non rientra neppure nel calcolo delle cose per cui dovremmo avere la massima attenzione. Se infatti ti manca il 99,9% del resto della vita che circonda ciò che stai studiando, come fai a concludere che quello che vedi NON HA SENSO.

Basta premettere che dell'evoluzione, forse, ma dico forse, non ci hai capito proprio UNA MAZZA, nonostante tutto il tuo impegno. Per ciò è normale poi adorare solo le cose che giudichi allucinate, le uniche che riesci a vedere.


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Primadellesabbie
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Forse il gioco descritto qui ha qualche attinenza con gli occhiali, da 1h 21' 00" a 1h 24' 10" (per inciso, mi sono recentemente imbattuto anch'io, nel tubo, in un soggetto vivace che gioca a nascondersi dietro degli occhiali):

https://www.youtube.com/watch?v=MClvInipGJI


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GioCo
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GRAZIE! Un Video il cui @GioCo non mancherò di riportare nei miei contributi. Speriamo solo di non acchiappare la pallina nera che porta sfiga. 😋 
 
Ma il proseguo dei minuti successivi riesce pure più succoso: se gli scienziati non sanno nemmeno cos'è la vita che cosa stanno cercando [nello spazio]?
 
Mi riserbo di guardarlo interamente con calma sto video. Questo dott. Amedeo Balbi (l'oratore) dell'università di Tor Vergata mi sembra un buon astrofisico e docente, uno di quelli rari che mette in chiaro i concetti "volando basso".

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PietroGE
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Su Marte stanno cercando in questi giorni le tracce di una possibile vita, simile a quella della Terra (cioè batteri e virus!)  sviluppatasi quando su Marte c'era acqua e oceani. Con le antenne radio e a diverse frequenze stanno cercando (vedi SETI) una qualche forma di vita intelligente perché normalmente la comunicazione è più semplice per onde elettromagnetiche, infatti, statisticamente, non si può assumere che siano tutti telepatici. Numerosi pianeti sono già stati individuati (qualche migliaio) alcuni abbastanza simili alla Terra ma tracce di vita intelligente non sono state trovate. La ricerca di vita su Marte ha un significato che va al di la della scoperta vera e propria. Se si trovano tracce di vita su un pianeta che aveva le condizioni ottimali per lo sviluppo della vita (anche se di organismi unicellulari) vuol dire che date le condizioni ambientali si può assumere che la vita nasca automaticamente dalla materia inorganica. Se non si trova niente le cose si fanno complicate perché si deve spiegare come è possibile che ci sia stato questo sviluppo sulla Terra e non su altri pianeti.

PS Io starei molto attento, se si trovano tracce di organismi su Marte, a riportare questi campioni sulla Terra.


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Primadellesabbie
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@gioco

Se quel link ha suscitato qualche interesse, ti invito ad andare qui (da 1h 11' 00" a 1h 18' 00" circa) fino a che si accenna al problema della sincronicità:

https://www.youtube.com/watch?v=apW-q2refJQ


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GioCo
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@primadellesabbie,

ascoltato, ma qui sembra più una risposta "accademica" di circostanza. Fermo restando che stiamo parlado di una serie di questioni che non possiamo trattare scientificamente se non come speculazioni, come ci ricorda lo stesso Balbi, dalla definizione della vita a cos'è il tempo, dall'intelletto al concetto evolutivo inteso come crescita lineare della complessità, rimane che il concetto di fondo: "noi non vediamo". Ma il fatto che non vediamo non ci dice niente su cosa c'è o non c'è. Non c'è solo un problema di sincronicità ma di semplice relazionabilità tra noi e l'invisibile. Per esempio, avevo un amico che mi raccontava di creature intelligenti (assolutamente fisiche) che abitano i nostri spazi ma hanno sviluppato un modo per rimanere nascosti alla "vista" (della Mente). Qualcuno lo definirebbe un pazzo, solo che certi fenomeni inspiegabili che lui puntualmente prevedeva poi accadevano. Lui diceva che era come quando vieni messo sotto ipnosi e ricevi il comando di "cancellare" qualcosa o qualcuno come non ci fosse proprio e se ce l'hai davanti, vedi attraverso come fosse perfettamente trasparante. Noi ci affidiamo a strumenti scientifici, certamente, ma anche ai nostri sensi che sono molto limitati e alla nostra attezione che è gestita malissimo (bene che vada). Perché nessuno ci insegna cos'è e come va allenata l'attenzione. Poi c'è tutta la politica di depistaggio che nega persino l'evidenza di tante correnti politico-economiche che tendono a sfruttare il fenomeno della cecità. Ieri ci dicevano che gli UFO sono prodotti di allucinazione collettiva oggi spuntano documenti ufficiali di enti militari che studiano fenomeni inspiegabili dagli anni '60 e dentro cui leggi che da questi hanno tratto conoscienze tecnologiche. Ieri ci dicevano che Gesù è il figlio di Dio, adesso (anche dalla specola vaticana) che i marziani scesero sulla terra, furono scambiati per divinità e da questo derivano le religioni antiche...

Forse sarebbe logico porre un argine (interiore) a tutto questo dilagare di bizzarrie e iniziare a guardare le cose da prospettive non polarizzate verso niente.

Per esempio cominciando a constatare l'oceanica ignoranza in cui nuotiamo con pomposa solennità incosciente, credendo ogni volta di avere trovato "finalmente" la chiave che ci fa capire tutto (e niente). Poi, magari, dovremmo anche imparare a reggere emotivamente quell'ignoranza pur sapendo che non è un opera che si può chidere a tutti.

 


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Primadellesabbie
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@gioco

É l'estensione dello spazio e del tempo, posta in quel modo, a confronto con la presumibile durata di un'umanità che giace dispersa, diciamo così, come la espone qui che mi fa pensare più del solito.

Conosci Massimo Barbetta e gli wormholes?

Sai, di argini ne abbiamo già tanti, la Grande Muraglia cinese é quasi un simbolo del Pianeta, non so se valga la pena aggiungerne.

 


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GioCo
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@primadellesabbie

che non tiene conto nemmeno di cosa sia l'umanità e se quella che viviamo non sia altro che una delle tante volte che si è ripresentata sulla soglia degli eventi terreni. In effetti, non sappiamo neppure se possiamo dirci appartenenti alla materia.

In fondo oltre che esseri pensanti e che operano nel Mondo (l'Homo Faber di Appio Claudio) siamo anche esseri sognanti e questo ce lo dimentichiamo forse troppo spesso. Così finiamo tragicamente per definirci sempre per qualcuno dei nostri aspetti, mai per ciò che ci completa.


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