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Conferenza tenuta da Lama Miniak Rimpoce

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Conferenza tenuta da Lama Miniak Rimpoce presso l’Associazione Chicco Integrale in Perugia, 25 Maggio 2007, relazione di Marco De Berardinis

Scrivo queste note come appunto per alcuni concetti che ho trovato fondamentali assistendo alla conferenza in questione.
Sono arrivato all’Associazione Chicco Integrale, sapendo solo che Lama Miniak è lama dal 1989 e ha l’attributo di Rimpoce, che significa Prezioso. Lama Miniak ha 34 anni.
La conferenza tratterà il tema della “Mente dell’Illuminazione”, ma si apre con alcune immagini introduttive sulla situazione del Tibet di oggi. Senza entrare troppo nei dettagli, dopo l’invasione cinese, e la conseguente forte oppressione, i monaci tibetani troveranno rifugio in alcune regioni dell’India dove avranno l’opportunità di rifondare le proprie scuole religiose sotto la direzione e il lavoro accurato del XIV Dalai Lama. Tuttavia ci si è impegnati a formare scuole anche per chi non decide di diventare monaco, perché non si trovava giusto privilegiare solo i religiosi. Quindi si sono costruite anche scuole per ragazzi, ragazze, insomma chi vuole vivere una vita comune.
Nelle scuole religiose assieme agli scritti originari del Buddha stesso, vengono studiati i commentari, ossia una raccolta di scritti postuma e tramandati vertenti sull’insegnamento originario del Buddha. Per avere il riconoscimento di Geshe, i monaci dovranno impiegare 17 anni di studi. Di solito la giornata tipo è la seguente: mattina, studio seguito da dibattito con gli insegnanti anziani, pomeriggio ascolto seguito da dibattito, questo per sei giorni su sette.
A questo punto, il lama, dopo aver preso coscienza del suo auditorium, inizia col dire che Vi sono 2 veicoli o sentieri, il piccolo Veicolo, e il Grande Veicolo, il primo per le persone comuni e i ricercatori solitari, mentre il secondo si riferisce agli esseri che si votano alla felicità di tutti gli esseri senzienti. E’ utile seguire gli insegnamenti spirituali delle grandi religioni, continua, perché tutte portano un qualcosa di buono all’umanità. Noi come buddisti portiamo questo messaggio universale della Bodhicitta, ossia la mente altruistica, della mente dell’illuminazione.
A questo punto il lama porta l’attenzione sui risultati che ci si devono aspettare. In questo corpo, noi possiamo vivere 60-70 anni forse di più ma certamente e con poca probabilità più di cento anni. Questo è il tempo che abbiamo per praticare ed è il tempo che possiamo sfruttare. Per alcuni puo’ subentrare uno scoramento ma tutto dipende da come pratichiamo.
(Esseri eccezionali come San Francesco d’Assisi o Milarepa avevano conseguito la Bodhicitta in quella vita ed erano riusciti ad avere grandi realizzazioni a beneficio di innumerevoli esseri.)
(Esseri eccezionali come San Francesco d’Assisi o Milarepa avevano realizzato il cammino in una sola vita realizzando questa Bodhicitta ed erano riusciti ad avere grandi realizzazioni a beneficio di innumerevoli esseri.) A questo punto, seguono immagini cosmiche proprie alla tradizione tibetana che trascinano in una dimensione aspaziale e atemporale, il lama affermando che sono a disposizione 3 ere cosmiche in cui gli esseri realizzeranno la propria mente di Bodhicitta o mente dell’illuminazione, quindi le relative aspettative devono trovare la giusta collocazione in queste considerazioni. Non ci si puo’ aspettare tutto e subito, tutto dipende da come ci si impegna, da come ci si dedica.
Passando alla pratica enorme importanza riveste l’ aspirazione o motivazione (rivolta al beneficio di tutti gli esseri viventi) con cui ci si accosta al cammino, motivazione da rinnovare almeno ogni mattina e ogni sera o meglio più volte al giorno. Segue poi la meditazione vera e propria ma il lama sottolinea la qualità più che la quantità della stessa. Meglio poco ma ben fatto che fare con la mente distratta perché è una perdita di tempo. La pratica consiste nell’educare la propria mente, nel dirigerla in modo da ridurre gli stati negativi di essa, compiacendosi di quelli positivi. Anche se la mente è molto restia al cambiamento, col tempo sarà possibile un certo controllo.

Seguono le domande ma per brevità le riassumo nella maniera più sintetica che mi riesce :

1 In relazione ai Vedanta, vorrei sapere chi è che sperimenta dato che io non sono dotato di esistenza intrinseca, sono vacuo? Il Buddha storico dette questo insegnamento per contrastare i concetti , le idee errate basate sul fatto che siamo, ci sentiamo qualcosa. Ad es, tu ti chiami Marco, ma questo è solo provvisorio, quando sei nato non eri Marco e dopo la morte non sarai Marco. Quindi il fatto di chiamarti Marco o sentirti qualcosa è solo provvisorio. Se provi a cercare io nelle tue emozioni, nei tuoi sentimenti, nella tua mente o nel tuo corpo, non riuscirai a identificarti. E nemmeno si puo’ dire che tu sei, la coscienza tua è tutto l’insieme di corpo e mente-cuore (vita sentimentale, emozioni). Tuttavia un qualcosa si conserva . Il lama consiglia di meditare l’immagine della ruota, il cui centro è lo sperimentatore a cui attorno tutto ruota.
In realtà la vacuità non significa non esistenza. Vi è solamente un velo che copre alla mente la vera realtà.

2 Una signora domanda se il karma di un padre o di una madre puo’ passare al figlio. Il lama risponde che quello che uno fa è suo e non puo’ passare.

3 Una ragazza domanda se l’ambiente è fondamentale per la pratica spirituale. Il lama risponde: “Certamente è importante ma più importante è come stai dentro, la tua aspirazione, la tua motivazione”. Qui in occidente nella società del benessere come si spiega che molte persone stanno male, non sono felici? E’ perché queste persone non curano la dimensione spirituale, non seguono un cammino spirituale.

La conferenza (in modo del tutto analogo alla parte conclusiva della meditazione) si conclude con la preghiera finale rivolta alla felicità di tutti gli esseri senzienti.

1 Per gli studiosi dotti che leggendo il testo troveranno discordanze sul significato della parola Bodhicitta, sottolineo che tale parola non si presta a essere tradotta univocamente come altre parole del vocabolario o se non se ne è ancora convinti, al limite si pensi che il lama parlava tibetano, poi veniva tradotto in italiano e infine il concetto arrivava a me!

2 Lama Geshe Là affermò dieci anni fa, a Pomaya che l’esercizio su menzionato di cercare il proprio io negli aggregati e nel corpo, porta alla rimozione dell’orgoglio. Realizzando il fatto di essere immateriali, di non avere un sede precisa porta a disidentificare il proprio essere dall’essere qualcosa, e l’importanza personale relativa…esasperata in occidente…

3 la parola Karma assume il significato dell’insieme dell’azioni prodotte (legge di causa-effetto, ossia le azioni che compio oggi prima o poi matureranno le loro conseguenze, cioè gli avvenimenti futuri buoni o cattivi, dal più insignificante a quello fondamentale) .

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