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doc TV: limiti dello sviluppo

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Il documentario TV sulla storia del Club di Roma, che negli anni '70 propose al mondo di riflettere sui limiti dello sviluppo, viene proposto in versione italiana da TSI/LA1:
http://www.rsi.ch/la1/programmi/cultura/il-filo-della-storia/Ultima-chiamata-2213348.html

Mamma mia, quante barbe bianche!

Non ho visto il video ma lo vedrò presto. Come vi viene presentato il Club? Report ne parlò bene (ovviamente......) ma nutro forti dubbi sulle buone intenzioni (oltre che sui risultati) di questo...think tank. Un bilderberg "ambientalista"?

Il documentario venne realizzato dalla tele tedesca ZDF nel 2013.

Gli hanno dato un taglio storico, stile amarcord.
Intervistano i protagonisti, quelli ancora vivi, e le segretarie dei morti.

L'impressione che si ricava e' che il messaggio del Club di Roma non venne capito. I protagonisti dicono che se allora negli anni '70 si poteva ancora intervenire, oggi i limiti dello sviluppo sono stati superati.

Il ragionamento di base che fecero fu di mettere assieme la nozione di risorse planetarie finite, di crescita demografica, di sviluppo esponenziale insostenibile alla lunga e di teoria dei sistemi complessi.

Documentario piu' che altro di taglio storico, che dovrebbe interessare anche chi nel '70 non era ancora nato.

Tutti gli intervistati sottolineano il grande ottimismo che pervadeva quegli anni.

Ah, ok, la tv svizzera ne ha parlato come fece Report qualche anno fa allora (c.v.d.....).

Io mi riferivo più che altro ad analisi di diverso tipo. Per darti un'idea, ti estraggo i titoli più eloquenti dall'indice di un libro:

Un serio tentativo di depotenziare e condizionare la grande onda di risveglio
delle coscienze..............................pag.5

Dai poteri di controllo del Mondo emergono i Club mondialisti: Club di Roma,Club di Budapest, Club di Madrid................................pag. 11

Ervin Laszlo: un olismo materialista, funzionale al potere .............pag. 43

Non so qual'è la verità come al solito ma un punto di vista diverso (e "malfidato") è sempre il benvenuto. No?

Certamente che un punto di vista come quello di Laszlo non e' mica da niente.

La RSI ha solo fatto la traduzione in italiano, e immagino abbia pagato i diritti a ZDF.
C'e' anche da chiedersi chi all'interno del Club di Roma era/e' a conoscenza degli addentellati che evidenzia Laszlo. Probabilmente Peccei. Difficilmente gli assistenti che producevano simulazioni e cosi' via.

Vale sempre il sano principio di ascoltare tante campane, nel limite del possibile.

Interessante del Club di Roma era l'approccio globale, dove l'economia della crescita infinita era messa sullo stesso piano di altri processi potenzialmente esplosivi, come la demografia, accanto a processi dalle risorse limitate. Poi e' da vedere se i modelli derivati dalla teoria dei sistemi complessi rispecchiano realmente come vanno le cose.

Loro comunque proposero tantissimi scenari futuri possibili. Sostanzialmente credo che il messaggio fosse: diamoci una mossa e cambiamo modello economico, escogitiamone uno che non si basi sulla crescita infinita.

A tutta evidenza il modello economico globale mi sembra peggiorato, almeno per le persone "qualunque". Ed anche il sostanziale ottimismo della gioventu' degli anni '70 proprio non lo vedo in giro nella gioventu' di oggi. Anche cio' denota un peggioramento della situazione.

Sono forse un po' discendenti del Club di Roma le riflessioni sulla cosiddetta "decrescita felice". Che non va confusa con processi economici tipo deflazione. Ma sono rari i politici alle leve di comando che osino incamminarsi su questa strada. Forse e' meglio cominciare a farlo in piccolo, in piccoli stati. In Italia vedrei bene il Tirolo a tentare una via di questo tipo. Certo che se sulla testa non fanno che caderti macigni di diktat, l'impresa diventa dura assai.

La globalizzazione d'altronde funziona finche' ci sono risorse in abbondanza, particolarmente risorse energetiche. Credo sia piuttosto chiaro a tutti che l'era del petrolio come fonte energetica va superata. Di fatto quel che ci propone il mondo politico e' di puntare sul gas. Se non e' zuppa e' pan bagnato. Osservando quel che succede in Ucraina e nel Medio Oriente e' facile leggere il tutto in un'ottica di controllo delle risorse legate al petrolio. Stessa cosa in Africa. Il che denota una bella miopia.

Poi c'e' tutta la questione delle materie prime piuttosto rare, ma che necessitano alle industrie. Che senso ha fabbricare telefonini al ritmo attuale se non fanno che sprecare risorse fin troppo rare. Saro' antiquato, ma mio zio viveva benissimo senza telefonino, semplicemente col telefono a filo, che ha funzionato benissimo per un secolo. Con i computer in casa ed in ufficio che bisogno c'e' di avere dei telefonini cosi' potenti? Fanno guadagnare tempo? Ah si'? Io replico che ti tolgono il tempo per riflettere. Ti tolgono il silenzio.

Ecco, il telefonino mi sembra proprio l'oggetto emblematico che indica i limiti dello sviluppo. Pero' e' talmente entrato nell'uso quotidiano, soprattutto giovanile, che difficilmente uno nato nell'era del telefonino se ne rende conto, non avendo mai vissuto a ritmi piu' tranquilli e meno intrusivi.

La decrescita felice deve passare per forza di cose da un cambiamento di abitudini. Abitudini che sono fortemente indotte dal marketing martellante. insomma da quell'economia che vive del mantra della crescita senza limiti.

Bisognerebbe cominciare a smantellare un bel po' la pubblicita'.
Ci sono dei limiti da porre anche alla pubblicita' perbacco.

Sostanzialmente oggi sono i limiti della globalizzazione il vero problema.
Occorre assolutamente arginarla e controllarla.
Un sano buon senso che parte dal basso, sarebbe gia' qualcosa in questa direzione.

Purtroppo i diktat vanno a distruggere pure quello.

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