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Entrare nell'euro era di sinistra?

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http://www.youtube.com/watch?v=XKFs6P_RyGo&feature=player_embedded#!

che facciamo finta di dimenticare l'euro tassa per entrare ad esser truffati?

Da Prodi a Bifo la testa d'ariete per l'euro è stata la sinistra.
http://www.romanoprodi.it/interviste/l%E2%80%99euro-va-salvato-lasse-franco-tedesco-e-un-disastro_3875.html

Napolitano
"Per Giorgio Napolitano, nel solco dei princìpi sempre affermati dal suo predecessore Ciampi, l'euro è una scelta irreversibile, un'opzione senza alternative che non siano assai drammatiche. "
da
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2011-10-28/quirinale-palazzo-chigi-visioni-230954.shtml?uuid=Aa1DZxGE

Napolitano: Euro grande conquista

http://confesercenticampania.it/enti-e-societa/979-napolitano-euro-grande-conquista-ora-ministro-economico-ue.html

Mario Monti (un papabile candidato Pd) ritiene che l'euro abbia fatto bene soprattutto per i greci

Ciampi (il padrino...in senso mafioso)
Ciampi: «Senza l'euro saremmo in guai seri»

da http://www.lettera43.it/economia/macro/29963/ciampi-senza-l-euro-saremmo-in-guai-seri.htm

CARLO AZEGLIO CIAMPI - "Se non ci fosse l’euro, saremmo in guai molto più seri", dice il presidente emerito della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, padre dell’euro, in un colloquio col Sole 24 Ore.

Amato nel 2000 presso un club di lobbisti (non al circoletto dei ferrovieri) dichiara amore alla moneta che già zoppicava:
dal corriere:
All' incontro dell' Aspen Institute sull' Unione Europea emergono però le divergenze tra le ricette liberiste e della sinistra «L' euro non è una moneta malata» Amato: supererà la fase di debolezza. Delors: è stato uno scudo contro lo choc petrolifero

Interessante questa cronologia del 97, perfino de benedetti fu leggermente critico...ma sia mai.

Padellaro è talmente atterrito dall'idea di lasciare l'euro che mente pure sul fatto che non esistano clausole per uscirne e fa quello che ai politici (di tutti i colori) sa far bene: TERRORISMO:

"Uscire dall'euro? Ipotesi assurda"

Di Antonio Padellaro

Direttore responsabile de Il Fatto Quotidiano.

La scelta di entrare nell’euro è stata per l’Italia un’autentica ciambella di salvataggio. Solo chi ha scarsa memoria ha dimenticato in quale situazione versavamo prima che la nuova valuta ci aprisse le porte dell’Europa che conta. Eravamo un Paese con una moneta debolissima, soggetto a crisi finanziarie continue, con un’inflazione alle stelle e dall’economia levantina, pur avendo un Pil tra i più alti del mondo. L’euro ci ha salvati, ed è stata l’unica scelta lungimirante della nostra classe dirigente negli ultimi 20 anni. Guai a rinnegare una decisione del genere, anche se ha comportato costi soprattutto per l’economia spicciola dei comuni cittadini. Nessuno nega che ci sia stato un innalzamento dei prezzi, ma la colpa non è stata dell’euro bensì della disonestà di chi ne ha approfittato in modo arbitrario.

Non è mancato chi ha puntato il dito contro il cambio lira/euro accettato dall’allora superministro dell’Economia, Carlo Azeglio Ciampi. Un prezzo però inevitabile, se si pensa alle resistenze fortissime all’ingresso del nostro Paese nell’area euro che venivano soprattutto dalla Germania. Ciò che al contrario poteva e doveva essere evitato era che la sostituzione della lira con l’euro producesse il raddoppio dei prezzi. Peccato che con l’introduzione della moneta unica europea tutto abbia iniziato a costare il doppio: era fin troppo facile arrotondare tutte le cifre come se un euro valesse mille lire. Tutto ciò avrebbe dovuto comportare una vigilanza spasmodica, rigorosissima, arruolando una speciale polizia per sorvegliare che i prezzi fossero mantenuti nei limiti della normalità e non schizzassero al rialzo. Questo non è stato fatto, ed è una colpa gravissima dei governi che si sono succeduti dopo l’ingresso dell’Italia nell’euro. Soprattutto dei governi della destra che sono rimasti al potere più a lungo.

Qualche economista, animato più dal gusto del paradosso che da un sano realismo, ha ipotizzato che l’Italia oggi possa uscire dall’euro. Un’ipotesi assurda, che non è nemmeno contemplata dai trattati europei. Viviamo in un momento difficilissimo, con una classe politica squalificata, ma che non avrebbe né la forza né il coraggio di prendersi una simile responsabilità. Le conseguenze di tale scelta sarebbero infatti catastrofiche, perché il ritorno alla lira comporterebbe un abbattimento pesantissimo del valore della nostra moneta ripercuotendosi in modo imprevedibile sulla vita dei comuni cittadini. Questo porterebbe presto al default definitivo dell’economia e dei conti pubblici italiani, facendo crescere la disoccupazione e impoverendo complessivamente l’intera nazione. Da ottavo Pil globale, scivoleremmo così nella schiera dei Paesi del Secondo o del Terzo mondo, e questo potrebbe anche segnare la dissoluzione dell’Unità nazionale. Quindi l’uscita dell’Italia dall’euro è un’ipotesi da non prendere nemmeno in considerazione.

Il vero problema è esattamente l’opposto: quale governo può garantire che i nostri bilanci possano raggiungere standard europei. Da questo punto di vista ci troviamo di fronte a un bivio. E il bivio non è sostituire Berlusconi con un altro governo, di destra o di sinistra, che non abbia la percezione del cambiamento in atto. Inoltre un governo deve essere sempre, e soprattutto oggi, la conseguenza di elezioni democratiche: non credo alle soluzioni tecniche, che tutt’al più possono fornire delle risposte di emergenza per periodi brevissimi. L’Italia non ha bisogno di misure di corto respiro, bensì di grandi riforme strutturali in grado di catalizzare il più ampio consenso possibile da parte di larghi strati della popolazione.

In vista delle prossime elezioni occorre quindi pensare a una coalizione trasversale che metta insieme anche partiti oggi tra loro contrapposti, ma determinati a confluire con estrema chiarezza sui punti fondamentali di un programma di risanamento dell’economia italiana. Chiedendo il voto degli elettori sulle riforme che si intendono intraprendere, e non sui volti dei politici o sui nomi dei partiti. Ciascuna coalizione deve indicare nel dettaglio le modalità con cui intende realizzare ciascuno dei seguenti interventi di risanamento: il pareggio di bilancio, il taglio delle spese improduttive, la riforma delle pensioni, l’introduzione della patrimoniale, la lotta all’evasione fiscale, la privatizzazione delle aziende pubbliche e la vendita dei beni dello Stato. Scegliendo infine i ministri non sulla base di una lottizzazione partitica, bensì individuando le personalità che in cinque anni siano in grado di portare a compimento l’intero programma. Tutto questo però oggi come oggi appare purtroppo come una soluzione impossibile

http://it.notizie.yahoo.com/agora/euro-padellaro-gotti-tedeschi/

http://archiviostorico.corriere.it/2000/ottobre/22/euro_non_una_moneta_malata_co_0_001022866.shtml

domenica 25 settembre 2011
François Asselineau dell'UPR propone di esplorare l'articolo 50
del Trattato di Lisbona che consente la fuoriuscita dall'euro/UE. Presenta i modelli della Norvegia e della Svizzera...I popoli dell'UE si stanno impoverendo rispetto a 20 anni fa. Riparla dell'accordo per l'Organizzazione mondiale del Commercio nel 1994, cioé le premesse della globalizzazione, che ci era stato presentato come foriero di benessere e maggiore ricchezza per tutti: dopo vent'anni il bilancio è negativo.
VIDEO AL LINK

http://mercatoliberotestimonianze.blogspot.com/2011/09/francois-asselineau-dellupr-propone-di.html

Grazie ancora Dana74 per le tue segnalazioni,
purtroppo la prospettiva di uscire dall'euro rimarrà opinione tenuta rigorosamente al di fuori dell'attuale "frame delle opinioni consentite".
Non a caso qualunque notizia riguardante la politica economica argentina non arriva mai in prima serata, nonostante gli "specialoni"
che una decina d'anni fa il cavaliere senza macchia Santoro dedicò al crollo...
...innegabilmente informare oggi sulla ripresa e l'estromissione del Fmi dal paese sudamericano gli interessa un pochino meno.

L'euro, insieme all'altro dogma dell'era moderna, è incriticabile. Napolitano, dall'alto del suo scranno milionario, ce lo ricorda un giorno si e l'altro pure.

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