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Fiscal drag: il grande assente

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Riportiamo un articolo apparso sul sito sbilanciamoci a proposito di recupero del fiscal drag. Nel volantone sul fisco di CISL e UIL " ricompare " il fiscal drag, ma non come priorità del momento. Non se ne chiede il recupero. E' vero che il fiscal drag è argomento arduo per tutti e che Tremonti ha già da tempo pronunciato la sua sentenza " Non si può" ma il sindacato non può ignorare che è uno dei fattori che ha contribuito, non poco, alle crescenti ineguaglianze di reddito.

C'è un grande assente nel dibattito sulle tasse: il drenaggio fiscale. Che dal '90 ha colpito i redditi più bassi: chi guadagna solo 15mila euro oggi paga il 28% in più in termini reali, mentre chi sta sopra 1 milione di euro paga quasi il 10% in meno La riduzione delle imposte dirette è diventata, da diversi anni, il tema ricorrente nell’agenda politica, dando vigore ad un dibattito che ha individuato un ventaglio assai assortito di soluzioni e provvedimenti tra cui il taglio delle aliquote, i quozienti familiari e la deduzione di tutte le spese effettuate dagli individui. Nella proliferazione di proposte l’elemento che desta maggiore meraviglia è la scomparsa, sia dal dibattito più accademico sia dalla scena dei grandi mezzi di comunicazione di un termine assai diffuso negli anni 70 e 80: il drenaggio fiscale o fiscal drag. Il drenaggio fiscale è effetto dell'inflazione, che automaticamente comporta un aumento della pressione fiscale per la progressività delle aliquote: il reddito nominale viene spinto in scaglioni con aliquote maggiori pur mantenendo costante il suo valore reale.

L’effetto del solo drenaggio fiscale, con riferimento agli scaglioni d’imposta del 1990 aggiornati all’inflazione e al lordo di detrazioni, deduzioni e addizionali varie, spiega perché, in termini di valore reale, chi percepisce un reddito di 15mila euro oggi paga il 28% in più mentre il contribuente che guadagna 1 milione di euro riesce a pagare quasi il 10% in meno di Irpef.

Nel modello di politica economica degli anni settanta e ottanta, basato sulla vecchia ‘scala mobile’ il recupero del drenaggio fiscale era la pratica comune di ogni governo e avveniva quasi automaticamente per tutelare il potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti, lasciando all’evasione il compito di favorire autonomi e similari.

Oggi nessuna forza politica o sociale chiede più con forza la restituzione del drenaggio fiscale anche se, negli ultimi vent’anni, l’inflazione, seppure moderata, ha sempre avuto un segno positivo e, anche, nei mezzi di comunicazione nessuno rispolvera il drenaggio fiscale, scomparso dal lessico politico, preferendo soluzioni ‘più spettacolari’ come il taglio delle aliquote o addirittura l’aliquota unica.

Le domande che sorgono spontanee sono: quanto è il peso di vent’anni di mancata restituzione del drenaggio fiscale nel prelievo di ogni individuo? Il drenaggio fiscale è così secondario rispetto al resto delle riforme fiscali? e anche, la variazione delle aliquote Irpef effettuata negli anni dai governi di entrambi gli schieramenti ha compensato nei fatti l’effetto del drenaggio fiscale? E ciò è avvenuto per tutti i contribuenti o solo per qualche classe di reddito?

Per rispondere a tali questioni sono stati messi a confronto tre sistemi di aliquote Irpef, emblematici degli ultimi vent’anni: aliquote del governo Andreotti per redditi 1990, aliquote del governo Berlusconi per i redditi 2005 e il sistema di aliquote in vigore, stabilito dal governo Prodi e poi mantenuto dalla coalizione di centrodestra, per verificare l’ipotesi se con l’indicizzazione degli scaglioni del 1990 i contribuenti avrebbero pagato di più rispetto al 2005 e al 2009.

http://www.sindacalmente.org/content/fiscal-drag-il-grande-assente-toni-ferigo-economia-201010

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