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Il petrolio sta veramente finendo?

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Il petrolio sta veramente finendo?

pubblicato in Pianeta Terra il 12 Luglio 2011 alle 08:39

a cura di Vincenzo Zappalà

Uno studio svolto presso il prestigioso Lawrence Livermore National Laboratory (LLNL) in California, ha dimostrato che idrocarburi complessi formati da “alcani” (aventi la formula del tipo CnH(2n+2)) possono teoricamente formarsi a partire dal metano nelle profondità della Terra, dove la pressione e la temperatura raggiungono valori sufficientemente alti.

L’interesse particolare di questa ricerca sta nel fatto che le miscele complesse di “alcani” sono nient’altro che il petrolio, delizia e terrore dell’era moderna. Si pensa sempre che esso si debba originare solo e soltanto dal riscaldamento e dalla compressione dei resti di antichi animali nel corso di milioni d’anni (processo biogenico). Tuttavia, sappiamo benissimo che il più semplice degli idrocarburi alcani (il metano, appunto) esiste ed è abbondante in altri corpi del Sistema Solare, come Titano, dove quasi sicuramente non è mai esistita una vita biologica in grado di produrlo.

Ne segue la possibilità, non troppo azzardata, che si sia potuto creare del petrolio senza bisogno di resti animali, ma solo attraverso un processo abiogenico (da sostanze inorganiche) in condizioni di alta temperatura e pressione. Nel laboratorio americano si sono usati supercomputer per simulare ciò che potrebbe accadere agli atomi di carbonio e di idrogeno se sottoposti a temperature superiori ai 1500 °C e a pressioni superiori di 50000 volte quella presente in superficie.
immagine che rappresenta un momento della simulazione effettuata con i supercomputer del LLNL

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Un’immagine che rappresenta un momento della simulazione effettuata con i supercomputer del LLNL e che mostra la prima fusione di molecole di metano.

Questa situazione può realizzarsi a una profondità di circa 110-120 km. In quelle condizioni le molecole di metano si fondono per produrre idrocarburi molto complessi. La presenza di metalli agirebbe come catalizzatore sveltendo il processo.

Oggi utilizziamo solo il petrolio di origine biogenica che si trova tra i 7 e i 16 km di profondità, anche se in passato qualcuno aveva già suggerito l’idea di petrolio di origine abiogenica. Gli studiosi del Livermore Laboratory non possono certo prevedere dove si trovino questi possibili giacimenti, anche se ipotizzano che alcuni di essi potrebbero essersi spostati verso la superficie. Sicuramente le zone più probabili sarebbero quelle di subduzione, dove una placca continentale scorre sopra o sotto un’altra, così come nei “rift”, dove le placche si allontanano tra loro.

Siamo sicuri che l’epoca dell’oro nero sia veramente al termine? I “verdi” non me ne vogliano, ma sono quasi sicuro che dopo questo studio qualcuno comincerà a … cercare.

http://www.astronomia.com/2011/07/12/il-petrolio-sta-veramente-finendo

Ma certo che non sta finendo, e non finirà mai fino a quando la terra non scomparirà. Per l'èlite che governa fa comodo far credere che il petrolio stia finendo e che ci sia bisogno con qualsiasi mezzo,leggasi guerra, ad andare a prenderlo. Alle persone comuni fa comodo pensare che stia finendo così non devono sporcarsi le mani e protestare contro le guerre.
E poi diciamoci la verità: davvero c'è qualcuno che crede che il petrolio sia il risultato della liquefazione delle foreste e degli animali preistorici, così come ci viene insegnato a scuola? Seee buonanotte.

... diciamoci la verità: davvero c'è qualcuno che crede che il petrolio sia il risultato della liquefazione delle foreste e degli animali preistorici, così come ci viene insegnato a scuola? Seee buonanotte.

hahaha ...l'ASPO? 😉
già, ma in realtà neanche loro ci credono ....

Solo se lo dicono i laboratori satunitensi la teoria e' credibile, eh?
I russi lo sostengono da tempo che l'origine del petrolio sia abiotica.
Titano ce lo ricorda, come vien ben detto nell'articolo.

Tuttavia cio' non significa che non sia ora di uscire dall'era del petrolio, usato come carburante, che e' la cosa piu' sciocca da fare con il petrolio.
Inoltre questo petrolio abiotico pare giacere a profondita' pazzesche. Abbiamo ben visto nel Golfo del Messico quali siano i rischi associati alle trivellazioni a profondita' estreme.

Se si e' alla ricerca di energia a basso costo in quantita' enorme, be', le soluzioni esistono, basta volerlo: sono le reazioni nucleari a bassa intensita' (niente scorie, radiazioni di poco conto facilmente schermabili), i motori plasmatici, ecc.

Pero' il problema vero non e' la tecnologia in se', bensi' come la societa' la adotta. Se si continua imperterriti con il metodo dei pochi che si accaparrano la distribuzione dell'energia siamo di nuovo ai piedi della scala: la schiavitu' aumentera' anziche' diminuire, come dovrebbe essere se l'energia, dunque il lavoro meccanico, costera' poco e sara' disponibile quasi senza limiti.

Accanto al concetto di produttivita' occorrerebbe introdurre il concetto di produttivita' sociale, che sarebbe la misura dei benefici che ricadono sulla societa', tutta la societa', compresi i poveracci, i malati ed i disoccupati, in seguito all'aumento del lavoro fatto dalle macchine.

Insomma e' ora di farla una pensatina anche sul lavoro abiotico (non fatto da entita' biologiche ma elettro-meccaniche) e non solo sul petrolio abiotico.

Con il petrolio sono arrivate le autostrade, i camion, le auto. Ne abbiamo fatto una vera indigestione, tant'e' che le societa' occidentali sono piene di problemi. Con il petrolio, che sta li' da milioni di anni, per contrappasso ci siamo fatti prendere dallo stress della fretta. E se invece il trucco fosse di andar piu' piano? Di trovare il tempo anche per riflettere? Di rivalutare i filosofi, insomma. Quelli di sostanza.

Per conto mio mi schiero dalla parte della rivoluzione elettrica piuttosto che della rivoluzione petrolifera. Entrambe hanno proceduto a braccetto finora. Il petrolio ha lanciato la chimica. L'elettricita' deve ancora lanciare la chimica nucleare, cioe' lo studio e l'applicazione dell'energia estratta dai nuclei grazie a catalizzatori di tipo elettrochimico. Coloro che si occupano di reazioni nucleari a bassa intensita', cioe' della cosiddetta fusione fredda, hanno capito che il campo e' altamente multidisciplinare.

Bisogna guardare avanti, oltre al petrolio, oltre alle energie cosiddette rinnovabili tradizionali, che sono estremamente inefficienti, checche' se ne dica. Andrebbero bene se la popolazione umana globale fosse di qualche migliaio di abitanti. Non sono adeguate per coprire il fabbisogno di decine di miliardi di persone. Insomma occorre cambiare scala. E l'unica sorgente che fornisce energia su un'altra scala e' il nucleo atomico. Lo dimostra il sole, sorgente ultima di luce, calore, vento e pioggia. In pratica le cosiddette sorgenti rinnovabili.

Anche la geotermia, a guardar bene, potrebbe avere un'origine nucleare.
Perche' usare la pioggia (centrali idroelettriche), il vento, la geotermia quando si avrebbe la possibilita' di estrarla direttamente dal nucleo atomico e dintorni tutta l'energia che ci serve? Naturalmente non coi metodi primitivi tanto divulgati dal complesso militar-industriale, ma con i metodi "da tavolino" escogitati dai soliti inventori solitari.

Non dimentichiamolo, la corrente elettrica c'e' stata regalata da pochi individui di genio, non da laboratori di stato legati all'establishment militare! Sul ruolo dei finanzieri, meglio tacere, perche' le iene ci sono sempre state e sempre ci saranno.

Anch'io penso che non stia finendo.

Quello che rimane però sarebbe opportuno risparmiarlo per i 450 reattori il cui sistema di raffreddamento abbisogna di combustibili fossili ognuno per almeno 15 ANNI da quando eventualmente si decidesse di chiuderli al quasi "spegnimento".

ok, aspiriamo la terra fino al midollo allora perché non si può fare a meno di consumare consumare consumare e consumare perché si devono avere sempre auto nuove e scintillanti per macinare chilometri e chilometri..

" a profondita' estreme.

Se si e' alla ricerca di energia a basso costo in quantita' enorme, be', le soluzioni esistono, basta volerlo: sono le reazioni nucleari a bassa intensita' (niente scorie, radiazioni di poco conto facilmente schermabili), i motori plasmatici, ecc.

Pero' il problema vero non e' la tecnologia in se', bensi' come la societa' la adotta. Se si continua imperterriti con il metodo dei pochi che si accaparrano la distribuzione dell'energia siamo di nuovo ai piedi della scala: la schiavitu' aumentera' anziche' diminuire, come dovrebbe essere se l'energia, dunque il lavoro meccanico, costera' poco e sara' disponibile quasi senza limiti.

Accanto al concetto di produttivita' occorrerebbe introdurre il concetto di produttivita' sociale, che sarebbe la misura dei benefici che ricadono sulla societa', tutta la societa', compresi i poveracci, i malati ed i disoccupati, in seguito all'aumento del lavoro fatto dalle macchine.

Insomma e' ora di farla una pensatina anche sul lavoro abiotico (non fatto da entita' biologiche ma elettro-meccaniche) e non solo sul petrolio abiotico.

Con il petrolio sono arrivate le autostrade, i camion, le auto. Ne abbiamo fatto una vera indigestione, tant'e' che le societa' occidentali sono piene di problemi. Con il petrolio, che sta li' da milioni di anni, per contrappasso ci siamo fatti prendere dallo stress della fretta. E se invece il trucco fosse di andar piu' piano? Di trovare il tempo anche per riflettere? Di rivalutare i filosofi, insomma. Quelli di sostanza. "

straquoto vic 😉

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