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Intelligenza artificiale: superato il test di Turing

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Il test che propose Alan Turing, genio britannico della scienza computazionale, verteva a stabilire se un computer fosse dotato di intelligenza artificiale, indistinguibile da quella umana.

La proposta era piuttosto semplice, ma di tipo psicologico piuttosto che matematico.

Si tratta di comunicare per iscritto via terminale di computer con qualcuno/qualcosa che sta dall'altra parte e risponde piu' o meno a tono alle domande. Chi sta da questa parte poi deve stabilire se secondo lui/lei l'interlocutore e' umano oppure una macchina.

Tutto li'.

Il test venne preso come spunto da A. Clarke e dal regista Stanley Kubrik per realizzare il personaggio intelligente ma artificiale di HAL, l'elaboratore elettronico che conversava con gli astronauti in Odissea nello spazio.

A quanto pare siamo sempre piu' vicino ad un reale HAL.
Secondo quel che scrive il Corriere della Sera qui:
http://www.corriere.it/tecnologia/14_giugno_09/computer-intelligente-supera-test-turing-62f684fa-efbb-11e3-85b0-60cbb1cdb75e.shtml

Qui l'eclettico Fanelli 'smonta' il test: http://www.keinpfusch.net/2014/06/tuing-di-qui-turing-di-la.html ( almeno, se ho capito bene...! ).

Il problema "computer-umano" per poterlo mettere a fuoco correttamente va capovolto: non possiede caratteristiche umane chi non é in grado "pensare" in un modo che una macchina non possa imitare.

Il problema "computer-umano" per poterlo mettere a fuoco correttamente va capovolto: non possiede caratteristiche umane chi non é in grado "pensare" in un modo che una macchina non possa imitare.

Secondo me l'unica cosa che distingue un umano da un computer è che l'umano può fare cose irrazionali, errori o agire in contrasto con il piano che si era prefissato per esempio per ragioni emotive.
Non succede e non è possibile verificarlo ma direi che la differenza è che il computer non sogna visto che nel sogno i principi razionali come quello della non contraddizione non sussistono.
Se a è diverso da b, a non può essere b, ma nel sogno è possibile; gli alchimisti la chiamavano coniunctio oppositorum e il simbolo di questa doppia contraddittoria essenza era chiamato il "rebis" (Jung ha scritto vari saggi sulla questione).

Penso anche ad altre possibilità come tener conto, nel valutare un rischio, di elementi vaghi di cui crediamo di avere percezione o agire sospettando la possibilità di un esito non contemplato dall'esperienza. E poi la discrezionalità di sospendere la decisione, di attendere o esitare.

Sei sicuro che un comportamento non conseguente possa definirsi irrazionale?

(scusa ho sostituito con conseguente in secondo tempo)

Sei sicuro che un comportamento non consequenziale possa definirsi irrazionale?

Penso di sì se si è d'accordo che irrazionale non coincide sempre con sbagliato. Per esempio un'opera d'arte non è pienamente razionale e anzi "razionale" per un artista spesso è un limite. Nel razionale ogni passo successivo è collegato al precedente secondo un criterio prestabilito, nell'irrazionale questa consquenzialità può esistere ma solo in un esame a posteriori.

Da Wikipedia

"Il termine razionalità, dal latino "ratio" (razio, cioè ragione, motivo, senso) indica l'essere in una logica consequenziale e stabilita."

http://it.wikipedia.org/wiki/Razionalit%C3%A0

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