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La fine del petrolio o la fine dell’allarme?

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La fine del petrolio o la fine dell’allarme?

da : http://www.climatemonitor.it/?p=15514

Tra gli argomenti che hanno tenuto banco al Festival delle Scienze di Roma c’è stato sicuramente anche il picco del petrolio. Diversamente non avrebbe potuto essere, dal momento che il tema del festival era “La Fine del Mondo”, vera o presunta, per mano di chi o cosa, non è dato saperlo. O forse sì, la fine arriverà a causa di una delle numerose catastrofi paventate dal palco dell’Auditorium. Alcune le abbiamo già “trattate”, per quel che riguarda l’argomento petrolio, oggi ospitiamo l’autorevole opinione del prof. Roberto Vacca. Inutile dire che aggiungere il suo nome alla lista di quanti contribuiscono a queste pagine è per noi fonte di grande soddisfazione.

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Sulle gratuite e irrilevanti idee di Aspo et al. relative al picco del petrolio e al suo esaurimento, riporto 2 pagg dal mio libro SALVARE IL PROSSIMO DECENNIO, appena pubblicato da Garzanti. No other comment is in order.

Nel Capitolo 12 del mio PATATRAC già citato, illustro le esperienze, le ragioni e gli studi che inducono a ritenere che a grande profondità esistano sulla Terra riserve di idrocarburi minerali di molte volte maggiori di quelle attualmente stimate in meno di 200 miliardi di tonnellate di petrolio. I risultati ottenuti in questo campo vengono largamente ignorati da esperti e decisori.

Al contrario: continua a vociferare una scuola di pensiero secondo la quale sarebbe dimostrato che le riserve petrolifere del mondo sono inferiori alle stime correnti e sono destinate a essere esaurite in breve tempo. La
proiezione è analoga a quella presentata nel citato primo rapporto al Club di Roma sui Limiti dello Sviluppo, ma viene ammantata di giustificazioni teoriche elaborate e poco sussistenti.

La storia cominciò negli anni Cinquanta con gli studi di M. King Hubbert, geofisico, consulente principale della Shell Development Company. Lo scenario sviluppato implicava che, una volta raggiunto il massimo nella produzione di petrolio, sarebbe iniziata una diminuzione ininterrotta fino all?esaurimento. Hubbert dedusse un’altra regola da osservazioni fatte sui diagrammi di produzione, dall’inizio dello sfruttamento fino all’esaurimento, di singoli pozzi petroliferi e di interi campi contenenti vari pozzi. La quantità totale estratta dall’inizio fino al massimo di produzione sarebbe uguale alla riserva residua al momento di detto massimo.

La regola è risultata valida in parecchi casi, ma Hubbert ne dedusse una sua validità universale per ogni regione petrolifera e anche per la produzione mondiale di greggio.

Taluno ha chiamato “postulato di Hubbert” l’uguaglianza citata a causa del fatto che è il risultato di considerazioni empiriche e non dell’individuazione di meccanismi fisici deterministici e ben noti. Sono molti i fattori che influenzano la velocità di estrazione del greggio da un pozzo o da un’intera regione e anche l’entità delle risorse investite nella
prospezione e in nuove trivellazioni. Fra questi:

* la tecnologia disponibile, la maggiore o minore facilità di estrazione, la profondità dei giacimenti
* il prezzo del barile di greggio e le previsioni dei prezzi futuri
* le situazioni finanziarie delle compagnie petrolifere
* la situazione politica internazionale (il timore di conflitti induce i governi ad aumentare le riserve)
* la situazione economica dei Paesi in cui si trovano i giacimenti
* l’opposizione di gruppi ambientalisti a nuove trivellazioni o alla stessa continuata estrazione – specie off shore, dopo il disastro della piattaforma della British Petroleum nel Golfo del Messico. Nel Capitolo 13 analizzo in dettaglio quell’incidente.

Vanno, poi, tenuti in conto quattro fattori decisivi.

Il primo è che non sono disponibili dati su riserve ancora non provate: potrebbero anche essere enormi e costituite da greggio di ottima qualità e di facile accessibilità.

Il secondo è che non ci sono procedure per determinare il tempo totale di estrazione (e quindi l’esaurimento) di un giacimento. Se i giacimenti di greggio fossero contenitori con una data dimensione verticale h dal fondo dei quali il petrolio fuoriesce per gravità, sapremmo bene che la velocità iniziale di fuoruscita sarebbe

√2gh

e che decrescerebbe linearmente in funzione del tempo fino ad annullarsi. Non ci sarebbe alcun picco di produzione. Il greggio, invece, coesiste spesso con arenarie e trafila fra gli interstizi di quel materiale, per cui è necessario pomparlo incontrando una impedenza anche forte, oppure distaccarlo con getti di vapore ad alta temperatura. La situazione in ogni giacimento può modificarsi per varie ragioni: fare previsioni è arduo.

Il terzo fattore è la citata presumibile esistenza di grandi giacimenti primari molto profondi.

Il quarto è la nota esistenza di enormi giacimenti di greggio denso in scisti bituminosi (oil shale). L’estrazione è costosa e la sua fattibilità dipende dal livello di prezzo raggiunto dal greggio sui mercati. Da vari anni, però, negli Stati Uniti vengono estratte dagli scisti bituminosi grandi quantità di gas naturale. In conclusione non è giustificato il timore
di un veloce e inaspettato esaurimento della produzione di greggio. I problemi energetici, industriali, socio economici che determinano la domanda e quelli ambientali sono strettamente addentellati fra loro. Possono essere affrontati solo in modo integrato nei modi, nelle tecniche e nella cooperazione fra tutti gli organismi e le persone coinvolte.

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NB: qui i pdf di due interventi del prof. Vacca su questo argomento.
ENORMI QUANTITA’ DI IDROCARBURI MINERALI (DI ORIGINE NON BIOLOGICA) A GRANDE PROFONDITA’ (Luglio 2007)
http://www.climatemonitor.it/wp-content/uploads/2011/01/709RVabioITA.pdf
TESORO NASCOSTO: ENORMI QUANTITA’ DI IDROCARBURI MINERALI (DI ORIGINE NON BIOLOGICA) A GRANDE PROFONDITA’ (Agosto 2007)
http://www.climatemonitor.it/wp-content/uploads/2011/01/709RVabITA5-2.pdf

Chi ha tutte queste certezze invece di conferenze dovrebbe fare consulenze all' industria petrolifera,ai Paesi produttori di petrolio e a quelli grandi consumatori dello stesso,all' industria automobilistica. Se ha ragione e spiega a questi soggetti come risolvere il problema, nuotera' nell' oro, nei soldi, tutto il resto della sua vita.

Marcopa, tu che invece hai tante certezze (nell'altro senso) sai spiegarmi il lago di idrocarburi su Titano??

Ti ho gia' spiegato che il mio titolo di studio e' solo un diploma di maturita' classica e che seguo molto le vicende energetiche da quando nel 2004 ho capito la Teoria di Hubbert. In quell' anno il prezzo del petrolio era 40 $/b e questi ultimi anni hanno confermato quello che temevo, non mi hanno per niente rassicurato. Non sono un catastrofista, penso infatti che facciamo molti sprechi e tra dieci anni l' efficenza energetica sara' completamente diversa da quella attuale. Gia' la prima crisi petrolifera degli anni 70 ha cambiato soprattutto questo aspetto della questione energetica. Il piu' grande spreco e' il modello di trasporti basato sull' auto privata per tutti (per tutti i membri della famiglia) e viaggiare sui mezzi pubblici non mi dispiace, soprattutto se seduto e con la possibilita' di leggere.
Credo che sia finita l' illusione della crescita illimitata e sono convinto anche che noi privilegiati abbiamo un alto tenore di vita (molti consumi) perche' centinaia di milioni di persone non hanno l' indispensabile.
A chi ha paura di una vita con meno consumi consiglio la lettura di Gandhi, in particolare del libro Hind Swaraj.
Credo che ognuno debba pensare e dire quello che vuole e che sia meglio sbagliare con la propria testa che rinunciare a ragionare. Sono pronto, se i fatti smentiranno la Teoria di Hubbert, ad ammetterlo e non invito gli altri a convincersi di quello di cui sono convinto io, ma penso che oggi sia proprio opportuno seguire con attenzione la questione energetica e prendere delle precauzioni per il futuro.

Saresti più corretto dicendo che hai "sposato" la Teoria di Hubbert.

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