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La guerra dello stato contro chi produce

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LA GUERRA DELLO STATO CONTRO I CETI PRODUTTIVI
di Guglielmo Piombini

LA GUERRA DELLO STATO ITALIANO CONTRO I CETI PRODUTTIVI

di Guglielmo Piombini

Negli ultimi anni in Italia si è verificato un colossale trasferimento di ricchezze dal settore privato al settore statale. Nel 1996 le entrate dello Stato italiano ammontavano a più di 450 miliardi di euro, nel 2003 hanno raggiunto i 600 miliardi, e nel 2013 i 760 miliardi. L’aumento della spesa è stato ancora più rapido di quello delle entrate. La spesa pubblica, che nel 1996 superava di poco i 500 miliardi di euro, ha raggiunto i 600 miliardi nel2001, ha quasi toccato i 700 miliardi nel 2005, per poi superare gli 800 miliardi nel 2013.

Questi numeri rivelano che nell’arco di una ventina d’anni, caratterizzati da una bassissima crescita economica, i privati sono stati costretti a suon di minacce, insulti e pesanti intimidazioni a versare nelle mani dei membri dell’apparato statale 300 miliardi aggiuntivi, oltre ai 500 miliardi che già pagavano! Se escludiamo le esperienze storiche delle rivoluzioni comuniste, probabilmente non si è mai verificata un’espropriazione di ricchezze private così rapida e imponente.

L’Italia è stata trasformata in un inferno fiscale per mezzo di una guerra unilaterale, dichiarata e combattuta dalla parte armata e munita del monopolio dei mezzi di costrizione, e subita dalla parte disarmata della società. Tutto l’ordinamento politico, amministrativo e giudiziario italiano infatti è congegnato in modo da far prevalere sempre l’interesse dei consumatori di tasse su quello dei pagatori di tasse. Nella giurisprudenza amministrativa e costituzionale anche le forme più ingiuste di privilegio diventano automaticamente intoccabili “diritti acquisiti” se vanno a vantaggio dei tax-consumers (come l’illicenziabilità, i vitalizi, le pensioni d’oro, baby, doppie o triple), ma lo stesso non accade quando i vantaggi sono a favore dei tax-payers. Ad esempio, una riduzione fiscale non diventa mai un “diritto acquisito” per il contribuente, e può essere sempre revocata dal potere politico.

Tutte le guerre fiscali sono sempre condotte dai potenti e dai privilegiati contro i ceti più indifesi della società. I vincitori di questo scontro, infatti, sono stati i membri della casta (politici e funzionari pubblici), che oggi risultano più numerosi, potenti, ricchi e tutelati. Gli sconfitti sono stati i lavoratori del settore privato, gli imprenditori, gli artigiani, i commercianti, che hanno perso il lavoro, la casa, l’azienda, e sono stati spinti ad emigrare o a suicidarsi.

Questa guerra scatenata dallo Stato contro l’apparato produttivo del paese, tuttora in pieno svolgimento, non ha alcuna giustificazione razionale, né dal punto di vista politico, né dal punto di vista economico. La spesa pubblica italiana era considerata eccessiva già negli anni Novanta; pochi ne chiedevano l’ulteriore aumento, nessuno chiedeva di raddoppiarla in meno di vent’anni. Nella società italiana non è mai esistita una domanda di “maggior Stato” tale da giustificare quell’elenco interminabile di nuove tasse introdotte negli ultimi anni.

Anche dal punto di vista economico questa offensiva fiscale non sembra avere una legittimazione plausibile. La decisione delle classi governanti di dare il via all’escalation di tasse e spesa pubblica non ha migliorato il livello qualitativo di nessun servizio pubblico rispetto a vent’anni fa, ma ha aumentato a dismisura le occasioni di spreco e di corruzione, la corsa ai privilegi odiosi e ingiustificati, ha distrutto una larga fetta del tessuto produttivo privato costringendo alla chiusura centinaia di migliaia di piccole imprese, ha provocato l’aumento della disoccupazione e più in generale l’abbassamento del tenore di vita delle famiglie.

Del tutto pretestuosa, infatti, è l’idea che l’attuale livello esorbitante delle imposte sia necessario per finanziare i servizi pubblici. In realtà lo Stato offre servizi scadentissimi o inesistenti a costi stratosferici, che nessuna persona sana di mente acquisterebbe mai volontariamente sul mercato. È stato calcolato, ad esempio, che per l’istruzione di un alunno lo Stato spende tre-quattro volte più di una scuola privata; che la spesa pubblica pro-capite per la sanità permetterebbe di acquistare sul mercato tre assicurazioni sanitarie onnicomprensive a testa all’anno; che versando gli ingenti contributi pensionistici in una polizza o in un fondo, un lavoratore privato potrebbe riscuotere, al termine dell’attività lavorativa, una rendita vitalizia dieci volte più cospicua della pensione da fame che gli darà l’Inps.

Se i lavoratori autonomi e dipendenti del settore privato avessero libertà di scelta, e potessero rinunciare ai servizi pubblici trattenendo per sé le imposte pagate, si verificherebbe una fuga generalizzata dallo Stato. Tutti preferirebbero l’aumento del 70 per cento dei propri redditi alla fruizione degli attuali servizi pubblici di infimo livello. A quel punto la completa inutilità dello Stato italiano diventerebbe evidente a tutti. L’intera impalcatura statale e tutte le ideologie che la giustificano crollerebbero come castelli di cartA

http://www.libreriadelponte.com/det-articolo.asp?ID=210

Questo articoletto è interessante perchè esprime l'ideologia liberale borghese allo stato puro, quella di Locke per intenderci e che Reagan rese reale attualizzandola al neoliberismo, quando proclamò che il problema non è nella gestione dello Stato, ma E' lo Stato.

Il loro obiettivo è mercantilizzare qualsiasi cosa, anche cose che non possono esserlo, per cederlo all'iniziativa privata ma... sorpresa! l'iniziativa privata coincide con le classi dominanti, quelle che hanno i soldi e i mezzi di produzione... tutto questo però mica te lo spiegano nell'articoletto...

Bisogna riconoscere il nemico per combatterlo

Non so se i numeri soprariportati siano esatti ma so per certo che il senso del discorso trasuda realtà. I privati, (le piccole partite iva, artigiani, commercianti) in questi ultimi 20 anni sono stati tassati, umiliati fino all' inverosimile, costretti a pagare fino al 70% del loro magro reddito addirittura in anticipo rispetto all' anno solare poiché "si presume" che il reddito futuro sia uguale a quello passato. Di fatto abbiamo una imposizione fiscale dal mio punto di vista demenziale la quale fomenta l' odio sociale. Ancor oggi per radio ascoltavo il solito professore universitario esimio "economista" indicare una evasione fiscale di 150 mld euro anno da parte dei "soliti"...da parte di chi? Quanto guadagni caro professore? chi ti paga? di chi è lo Stato? quanto ore lavori in un mese? quanto rendi? rischi la casetta per lavorare? rischi la casetta per lavorare? Quanti ce ne sono come te caro professore? ...A me non risultano evasori, vedo solo aziende vecchie e nuove che chiudono e se uno riesce ad evadere tasse oltre il 35 % del suo reddito per mantenere i figli o fare investimenti di aggiornamento per la sua azienda dal mio punto di vista non è un evasore bensì una persona di buon senso. IMHO l' Italia di fatto è una nazione COMUNISTA ( di quelli "illuminati") da almeno 30-40 anni...presumo che tu faccia reddito o abbia dei soldi e quindi ti tasso... se non paghi ti mangio la casa...cose da pazzi... assomiglia ai contadini kulaki dell' Ucraina perseguitati da Stalin nei primi anni '30: ti prendo il grano perché il "resto" lo hai nascosto! Per fortuna che il giochetto si comincia a capire e chi ancora può...chiude e scappa via! ciao ciao.

Questo articoletto è interessante perchè esprime l'ideologia liberale borghese allo stato puro, quella di Locke per intenderci e che Reagan rese reale attualizzandola al neoliberismo, quando proclamò che il problema non è nella gestione dello Stato, ma E' lo Stato.

Il loro obiettivo è mercantilizzare qualsiasi cosa, anche cose che non possono esserlo, per cederlo all'iniziativa privata ma... sorpresa! l'iniziativa privata coincide con le classi dominanti, quelle che hanno i soldi e i mezzi di produzione... tutto questo però mica te lo spiegano nell'articoletto...

Bisogna riconoscere il nemico per combatterlo

Ma sei anarchico...o marxista? Non per fare polemica, ma a me sembra che questo articolo (come tanti altri su CdC) testimonia l'esistenza dell' "anarchismo di destra" che si accanisce contro lo Stato in-quanto-tale e vuole smantellarlo per fare spazio alla assoluta libertà del mercato. Sta prendendo sempre più piede, ma ha una antica storia che inizia in pieno Ottocento con l' "individualismo anarchico" di Stirner, Spencer e Tucker. I due anarchismi, quello di destra e quello di sinistra, sono imparentati? probabilmente sì, perché il secondo non sa rinunciare all'individuo, diffida della "classe" e rimane quindi in una posizione di debolezza concettuale rispetto al primo e anche, ovviamente, rispetto al marxismo. E' un argomento assai intrigante, da qualunque punto di vista.

Quanto al calcolo presunto che " la spesa pubblica pro-capite per la sanità permetterebbe di acquistare sul mercato tre assicurazioni sanitarie onnicomprensive a testa all’anno" rammento che se in Usa un operaio lascia due dita dentro una trancia e lo portano di corsa all'ospedale per tentare di riattaccargliele, succede magari che al boureau il computer "calcola" che l'assicurazione di cui gode il malcapitato copre il costo per riattaccare solo un dito e non due: a lui la "libertà" di scegliere quale dito salvare....
Gli "anarchici di destra" non capiscono o fingono di non capire che non è lo Stato che opprime i lavoratori produttivi, ma la borghesia privata finanziaria e industriale che dopo aver spremuto il proletariato (ormai quasi estinto) deve spolpare il ceto medio! questo avviene grazie all' anarchia, non allo stato.

giorni fa al mio paese un commerciante, venditore di scarpe che non vendeva più nulla . è stato trovato appeso a una corda nel suo negozio. Dicono che,fra l altro,aveva ricevuto un' ingiunzione di pagamento da equitalia di 200 mila euro per multe sui saldi non effettuati in maniera regolare . SE poi chiud , prima devi pagare l' iva su tutta la merce che hai in conto vendita, se ti restano dei soldi.... etc
Queste storie oramai le sentiamo tutti i giorni e in tv non arrivano ,fatto strano, forse perché sono troppo impegnati con il solito mostro di Firenze etc.
Comunque non mi illudo che dei professorini che non insegnano nulla ,in una scuola che non insegna più nulla , possano mai capire queste situazioni non statalizzate ......
Io sostengo che non tutto debba essere privatizzato, nell'articolo su questo forse si esagera , ma che in italia per certe categorie è peggio del regime comunista , su questo non ci piove . Io spero solo che crolli tutto il sistema schiavistico al più presto ; il sistema che che si sono costruiti su misura sul sangue e sulle tasse della povera gente i comunisti.

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