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LE BANDE ARMATE DEL CARDINAL RUFFO, I SANFEDISTI: A LU SUONE

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Le riflessioni di Mstatus] Nel 1799, in difesa della Santa Fede propagandata dalla Chiesa di Roma, per far fronte alle terribili idee rivoluzionarie francesi, sorsero delle bande popolane armate, in varie regioni italiane, con la benedizione del Clero, che presero il nome di Sanfedisti (combattenti armati in difesa della Santa Fede), sotto il comando del cardinal Fabrizio Ruffo.

Fabrizio Ruffo, di origini calabresi (originario dell'attuale Cosenza), grazie all'appoggio di suo zio (cardinal Tommaso Ruffo), alto prelato, e del Papa PIO VI, riesce a far carriera in ambito clerico-romano, ed occupa dei posti di prestigio, quale ad esempio il "tesoriere generale della Camera Apostolica" dimostrando alta efficienza amministrativa, che lo porta ad inimicarsi l'aristrocrazia romana. Nel 1791 viene destituito da tale incarico, e, per così dire, con un'operazione usuale promosso e nominato cardinale a mo' di ricompensa per i servizi svolti. Successivamente amministra i beni ed i terreni nell'Agro Pontino. Nel 1794 il cardinal Fabrizio Ruffo se ne va da Roma e si mette al servizio del Re di Napoli Ferdinando IV di Borbone, che lo nomina "Soprintendente dei Reali Domini di Caserta" e della Colonia manifatturiera di San Leucio.

Quando arrivano i francesi Ferdinando IV di Borbone, pur su parere contrario di Ruffo, scappa in Sicilia seguito dal Cardinale stesso. Da Wikipedia: "Il 23 gennaio, con l'approvazione e l'appoggio dei comandanti dell'esercito francese, viene proclamata la Repubblica Napoletana. Nasce un governo provvisorio di venti membri, poi portato a venticinque, tra cui Carlo Lauberg (il primo presidente), Ignazio Ciaia (suo successore dalla fine di febbraio), il filosofo Francesco Mario Pagano, Melchiorre Delfico e Domenico Cirillo. Il governo si articola in sei Comitati (Centrale, Militare, Legislazione, Polizia Generale, Finanza, Amministrazione Interna), che poi formano l'Assemblea Legislativa ed esercitano il potere esecutivo in attesa dell'organizzazione definitiva del governo. Il 2 febbraio si pubblica il primo numero del Monitore Napoletano, il giornale ufficiale del governo provvisorio, diretto da Eleonora Pimentel Fonseca, una letterata in passato vicina all'ambiente di corte. Vedono la luce molti altri fogli, ma la loro fortuna sarà limitata anche a causa del diffuso analfabetismo".

In un clima di pessimismo, il cardinale puntando sul fatto che il popolo dopo lungo condizionamento clericale e sottomissione al Re ed all'aristrocrazia, non sentiva come suoi i principi rivoluzionari, e che la borghesia non aveva poi una così una gran voce sul territorio napoletano, organizza, seppur tra mille difficoltà, come ho scritto all'inizio, delle bande di armati composte da popolani in difesa della Santa Fede che presero, appunto il nome, di Sanfedisti e si riproponevano la restaurazione del Re. In un clima di regolamento di conti è chiaro che vi furono da entrambe le parti (Repubblicana e Sanfedista), degli episodi sanguinari, ovvero si provvide a pareggiare i conti che si riteneva di avere in sospeso, utilizzando un po' di giustizia sommaria, che ogni tanto non guasta. I Sanfedisti erano una via di mezzo tra i briganti ed una specie di esercito combattente irregolare.

Ruffo ed i suoi Sanfedisti hanno la meglio sulle forze repubblicane (giacobine), e restituiscono il Regno di Napoli a Ferdinando IV di Borbone segnado la fine della Repubblica Napoletana nel giugno 1799. A restaurazione avvenuta, il Re Ferdinando IV regola i conti con i repubblicani. Da Wikipedia: "Nei mesi seguenti, con una giunta nominata da Ferdinando cominciano dunque i processi contro i repubblicani: su circa 8.000 prigionieri, 124 vengono mandati a morte, 6 sono graziati, 222 condannati all'ergastolo, 322 a pene minori, 288 alla deportazione e 67 all'esilio. Tra i condannati vi erano alcuni tra i nomi più importanti della classe borghese e intellettuale di Napoli che avevano dato il loro appoggio alla Repubblica; tra questi Francesco Mario Pagano, Eleonora Pimentel Fonseca, Ignazio Ciaia, Domenico Cirillo, Giuseppe Leonardo Albanese, Vincenzio Russo e Francesco Caracciolo, giustiziati, e Vincenzo Cuoco, condannato all'esilio. Il Regno di Napoli rimarrà governato dalla dinastia borbonica fino al 1806, quando le truppe Napoleoniche apriranno a Napoli una nuova "parentesi francese", monarchica, di circa 10 anni, dando vita al cosiddetto periodo "murattiano". (Elenco condannati a morte)

Per alcuni la lotta armata di Ruffo, fu una memorabile guerra di popolo, riporto il link ad un articolo di Orazio Ferrara: la grande impresa del Cardinale Ruffo. Oppure: "E' anche necessario, per onestà storica, ricordare il trattamento che fu riservato ai protagonisti della Repubblica Napoletana una volta che ebbe trionfato la controrivoluzione con la relativa restaurazione. La vendetta borbonica fu terribile, e particolarmente crudele fu il destino riservato a personaggi come Eleonora Fonseca Pimentel (nominata espressamente nel canto) e ad altri sostenitori della Repubblica Napoletana. Con tutto ciò, il Canto dei Sanfedisti resta un brano popolare di assoluta bellezza, a condizione che venga situato nella sua esatta prospettiva storica e senza nessun intento di voler "riabilitare" figure come il Cardinal Ruffo. E' senz'altro vero che la borghese repubblica napoletana installata dai francesi non seppe interpretare minimamente quelli che erano i bisogni reali del popolo, che non sapeva che farsene della "libertà" imposta dall'alto quando non aveva da mangiare; ed è comprensibile, come è avvenuto spesso nella storia, che le loro autentiche istanze siano state sfruttate alla perfezione dai despoti. Il discorso si farebbe qui lungo, dovrebbe andare necessariamente a toccare la famosa esclusione dalla rivoluzione che Marx fece del Lumpenproletariat proprio alla luce delle vicende storiche che gli erano state precedenti. A pensarci bene, sono vicende che si rinovellano regolarmente: qualcuno potrebbe pensare quale differenza di fondo ci sia tra i "lazzaroni" Sanfedisti del 1799, che urlavano "viva la santa Religione" e per essa combattevano, morivano e compivano anche orrende stragi, e le masse islamiche che vanno dietro alle barbe integraliste e contro le quali, adesso, si lanciano gli strali proprio dagli stessi che, magari, in altri contesti fanno il "tifo storico" per i Sanfedisti. La materia prima è la stessa: si chiama fame. E sulla fame si innestano facilmente le peggiori cose". (Fonte: Canti contro la guerra)

Per quanto mi riguarda dipende dai punti di vista, Una cosa è certa, furono regolati dei conti rimasti in sospeso.

Canto di guerra Sanfedista:

A lu suono de la grancascia
viva sempe lu popolo bascio!
A lu suono de li tammurrielli
so' risurte li puverielli!
A lu suono de li campane
viva, viva li pupulane!
A lu suone de li violini
sempe morte alli giacobini
Sona sona
sona, sona carmagnola
sona lu cannone
viva sempe 'o Rre Burbone!

In ricordo dell'amico Masaimen, prematuramente scomparso ad ottobre 2006. Mi ritorna in mente il terribile schioppo di bisnonno Sanfedista, con il quale l'amico minacciava di spararmi, e la frase da lui preferita nel canto sopra riportato: "A lu suone de li violini sempe morte alli giacobini".

Saluti
Mstatus

http://mstatus.splinder.com/post/13443693

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