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Libertà di scelta del bene

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http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2938

di Carlo Climati

Esiste, forse, una parola più affascinante di "libertà"? Pensiamo a quante persone hanno dato la vita per conquistarla o per difenderla, nel corso della storia. Senza libertà, non potrebbero esistere neppure la pace, la dignità, il rispetto dell'essere umano.
Oggi, purtroppo, la parola "libertà" tende ad assumere significati sempre meno nobili. Spesso viene interpretata come una specie di diritto a fare ciò che si vuole, a vivere senza regole, pur di soddisfare il proprio egoistico piacere.
A volte, per giustificare certi comportamenti, viene utilizzata un'altra parola affascinante: "scelta". E così drogarsi diventa "una scelta". Ubriacarsi è "una scelta". Abortire è "una scelta". Affittare la gravidanza di una donna povera, per poi comprare il suo bambino, è "una scelta". Volere l'eutanasia è "una scelta"…
E' evidente che ci troviamo in un momento di grande confusione. Ma di chi è la colpa? Alla base di certe derive ci sono, a volte, i cattivi modelli offerti ai giovani dagli stessi genitori ed educatori, che hanno rinunciato a proporre una sana cultura del limite. Molti di loro sono cresciuti negli anni sessanta e settanta. Hanno assorbito quella non-cultura relativista e materialista che ha danneggiato progressivamente la famiglia e la scuola.
Pensiamo alla moda dei "figli dei fiori". Si parlava di "pace, amore e musica". Ma la pace non era altro che l'anestesia dei cervelli, oscurati dalla droga. E l'amore si riduceva ad una semplice forma di ginnastica, in cui gli esseri umani diventavano oggetti da consumare e gettare via. Questo, purtroppo, è il terreno in cui si sono formati molti genitori ed insegnanti di oggi.
Molti ragazzi del terzo millennio sono figli della generazione del "Che male c'è?" e del buonismo che giustifica tutto. Che male c'è a farsi uno spinello? Che male c'è a dire una parolaccia, ogni tanto? Che male c'è ad andare in vacanza con la fidanzata, senza essere sposati?
Eppure basterebbe poco per cambiare rotta. Sarebbe sufficiente comunicare ai ragazzi il grande fascino della gestione della propria libertà. Una libertà che dovrebbe tenere conto, prima di tutto, dell'esistenza degli altri.
Pensiamo ad un bellissimo film del passato: "La vita è meravigliosa" di Frank Capra. In questa pellicola indimenticabile, un angelo mostra ad un uomo sfiduciato come sarebbe stata la vita della sua città se lui non fosse mai nato. L'uomo scopre che sarebbe stata completamente diversa, essendo mancati i frutti della sua generosità e le tante case che lui aveva costruito per aiutare i poveri. L'angelo gli ricorda: "La vita di un uomo è legata a quella di tanti altri uomini. E quando quest'uomo non esiste, lascia un vuoto".
Questo bellissimo esempio cinematografico ci aiuta a capire che non siamo soli. E che ogni nostra "scelta" finisce per toccare inevitabilmente anche gli altri. Così, a poco a poco, è possibile anche capire che drogarsi, ubriacarsi o abortire non può essere una "scelta". Certi comportamenti non possono far parte della nostra libertà, perché danneggiano la propria vita e quella degli altri.
Per un giovane, imparare ad amministrare la propria libertà può essere davvero bello ed affascinante, soprattutto nel tempo libero. Ed è proprio da qui che deve ripartire l'educazione delle nuove generazioni.
E' bello parlare di "libertà" e di "scelta". Ma in un altro modo: cercando di valorizzare la nostra capacità di usare la testa. E quindi, la possibilità che tutti noi abbiamo di scegliere ciò che è giusto o sbagliato per la nostra vita. E' questa la vera libertà. Non la libertà di fare tutto, che diventa a poco a poco una schiavitù degli istinti e delle emozioni disordinate.
Imparare a scegliere significa, davvero, essere liberi. Perciò: se una discoteca offre la droga, è meglio non andarci. Se un cinema programma un film carico di violenza, è meglio recarsi da un'altra parte. Se un amico propone di bere un bicchiere di troppo, aiutiamolo a capire che può essere pericoloso per sé e per gli altri.
Evitare i rapporti sessuali al di fuori del matrimonio non significa essere inferiori agli altri. Dire "no" ad una folle corsa notturna in motocicletta non significa rinunciare alla propria libertà. E' esattamente il contrario.
Certo, non è facile insegnare questi valori in un mondo in cui trionfano canzoni che inneggiano alla marijuana! Ma non bisogna arrendersi. E' necessario avere fiducia nei giovani, nella loro intelligenza e sensibilità.

Fonte: Zenit, 6 Settembre 2013

Pubblicato su BastaBugie n. 314

Cos'è, un estratto del capitolo 1 del manuale del bravo boy-scout?

Libertà, necessità, scelta consapevole, ecc.
Mettiamo qualche puntino.

Con la fase imperialistica la lunga lotta per la libertà per il passaggio dal regno della necessità al regno della libertà, che ha accompagnato tutta la drammatica storia della specie umana, è entrato nel suo ciclo storico decisivo.

La durata del ciclo è strettamente collegata alla durata della fase imperialista e alla dinamica delle sue crisi, delle sue guerre, delle sue contraddizioni insanabili, delle sue catastrofi e delle sue esplosioni rivoluzionarie.

Nel capitolo XI, "Morale e diritto. Libertà e necessità", dell' "Anti-Duhring", scrive F.Engels: Hegel fu il primo a rappresentare in modo giusto il rapporto di libertà e necessità. Per lui la libertà è il riconoscimento della necessità. "Cieca è la necessità solo nella misura in cui non viene compresa". La libertà non consiste nel sognare l' indipendenza dalle leggi della natura, ma nella conoscenza di queste leggi e nella possibilità, legata a questa conoscenza di farle agire secondo un piano per un fine determinato. Engels precisa: Ciò vale in riferimento tanto alle leggi della natura esterna, quanto a quelle che regolano l' esistenza fisica e spirituale dell' uomo stesso: due classi di leggi che possiamo separare l' una dall' altra tutt'al più nell' idea, ma non nella realtà.
La libertà, quindi risiede nella conoscenza delle leggi che regolano la natura e nelle leggi che regolano la società.

La libertà è, innanzi tutto, conoscenza. In secondo luogo, è volontà. Dice Engels: Libertà del volere non significa altro perciò che la capacità di poter decidere con cognizione di causa.
Volontà e decisione, dunque, ma non arbitrarie.

La libertà è, in terzo luogo, valutazione e scelta corrispondenti alla necessità. Osserva Engels: Quindi, quando più libero è il giudizio dell' uomo per quel che concerne un determinato punto controverso, tanto maggiore sarà la necessità con cui sarà determinato il contenuto di quel giudizio; mentre l' incertezza poggiante sulla mancanza di conoscenza, che tra molte possibilità di decidere, diverse e contraddittorie, sceglie in modo apparentemente arbitrario, proprio perciò mostra la sua mancanza di libertà, il suo essere dominato da quell' oggetto che precisamente essa doveva dominare. Engels conclude con questa chiara formula: La libertà consiste dunque nel dominio di noi stessi e della natura esterna fondata sulla conoscenza delle necessità naturali: essa è perciò necessariamente un prodotto dello sviluppo storico.

Per cui, il comunismo è la coscienza, storicamente determinata, della necessità del capitalismo e della necessità del suo superamento. Il comunismo, proprio perché è la coscienza della necessità, diviene la coscienza della libertà, essendo questa il risultato dell' altra.
La libertà non è la negazione della necessità ma ne è l' affermazione, scoprire la necessità significa trovare la libertà.

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