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Meridione: baluardo della tradizione.

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Meridione:
baluardo della tradizione.

1. Società tradizionale e società moderna.

La società tradizionale e la società moderna presentano forme e caratteristiche antitetiche.

La prima è realistica e perciò complessa. La seconda, generata dall’utopia, è invece semplicistica e massificante.

La società tradizionale è la ricognizione delle diversità: tante leggi, tanti ordinamenti, tante aggregazioni sociali, tante lingue, tante culture, tante bandiere, tanti piatti tipici, tante istituzioni, tante tradizioni, tanti miti, tanti gusti, tanti stili di vita quanti la realtà ne presenta.

Di contro. La società moderna è uno tsunami livellante, aspira a cancellare le differenze. Ha l’ambizione di imporre, comunque e dovunque, la migliore forma di governo, le migliori abitudini di lavoro, la migliore way of life, i migliori abiti, la migliore cucina, la migliore morale, le leggi più giuste. Le peculiarità di una terra e di un popolo non hanno importanza, anzi se esistono sono di intralcio alla diffusione dello spirito moderno e vanno cancellate.

Il tipo moderno è il filosofo. Il tipo tradizionale è un contadino.

Il cibo moderno è un hamburgher appena scongelato. Quello tradizionale è un ragù di capra che va mangiato subito, dopo averlo fatto bollire per una giornata.

La norma rectius vivendi moderna è la legge, generale ed astratta, approvata secondo le procedure formali all’uopo prescritte. La legge tradizionale è la consuetudine, immemorabile perchè esiste ma nessuno sa chi l’abbia stabilita.

Una Costituzione, approvata da dati uomini in un dato momento storico, è il fondamento della società moderna, mentre è la tradizione – astorica ed iper-umana – a fondare la società tradizionale.

La tradizione è comunitaria, fondata su corpi intermedi retti ognuno sulle proprie regole. La modernità è territoriale (la legge è uguale per tutti) e perciò indistinta e massificante.

2. Il Meridione e la modernità.

Il meridione la modernità non l’ha mai ricercata. L’ha subita come un prodotto importato da una multinazionale. La multinazionale dei filosofi e degli utopisti.

Il meridionale però è furbo e testardo, e diffida di un prodotto che gli appare inutile ed artificiale.

Il contadino di Lamezia Terme era divertito quando, negli anni ’80, la Comunità Europea lo avrebbe pagato per distruggere la propria vigna. Per l’uomo meridionale, infatti, la terra è naturale coltivarla, distruggerne i frutti sarebbe un peccato. Ma evidentemente la CE considerava quel fazzoletto di vigna di Lamezia come una porzione di territorio, mentre per il nostro contadino era la sua terra che gli dava il suo vino.

La massificazione, la pianificazione, quello che perfino il liberista Von Hayek chiamava “costruttivismo razionalista” portano a conseguenze che appaiono assurde agli occhi dell’uomo meridionale.

Di qui la ridicolizzazione di certe proposte e stili di vita.

Di qui l’attribuzione di epiteti, non proprio edificanti, ai rappresentanti di questo strano modo di vivere: cunni e cazzuni ‘mericani.

3. Leggi rispettate, non venerate.

Ma la resistenza alla modernità, eroicamente combattuta dal nostro meridione, non si limita a ironizzare e sfottere i paradossi razionalistici. Il meridionale, infatti, ubbidisce a leggi diverse da quelle della modernità.

Nel meridione valgono altre regole. Regole più antiche e più cogenti di quelle scritte sui pezzi di carta approvati in Parlamento.

Una per tutte: il rispetto. Rispetto verso la famiglia, rispetto verso i compari, verso chiunque lo abbia meritato.

Un freddo burocrate moderno considera la legge come sacra. Davanti all’ipotesi di favorire, in un concorso pubblico, una persona cui deve rispetto si asterrebbe dal proprio ufficio pur di non violare, o anche solo far credere che avrebbe potuto violare, la legge dello Stato.

Per il meridionale di sacro c’è solo la religione. Astenersi vorrebbe dire fare un torto al proprio compare. Il dovere del meridionale è quello di fare tutto ciò che è in proprio potere per farlo assumere.

Il comparaggio prevale sul codice penale. Sarebbe molto più infamante mancare di rispetto che essere condannati per abuso d’ufficio.

Familismo amorale? Mancanza di senso civico?

No. Soltanto rispetto della tradizione e dei suoi principi. Solo tutto quello che scandalizza il filosofo moderno: il buonsenso che impone di essere solidali con chi lo merita.

L’uomo del sud seppure rispetta le leggi, comunque, non le venera.

4. La tradizione viva: l'adorazione per i Santi.

Il meridionale, però, venera, quelli sì, i Santi.

Queste figure di intercessione con Dio, questi uomini eccelsi che l’eresia protestante – premessa religiosa dell’individualismo e delle ideologie massificanti – ha espulso dal novero dei venerabili, sono per l’uomo del sud un termine fisso.

Anche la venerazione del Santo esprime il realismo proprio della società tradizionale. Il Santo, infatti, è stato uomo tra gli uomini, ha sofferto perchè era fatto di carne, da uomo si è elevato dopo aver vinto i problemi, le difficoltà e le tentazioni che tutti viviamo.

Perciò il Santo è la figura naturale di intercessione con Dio. E’ il termine che colma la distanza tra cielo e terra e che rende il Dio cattolico un Dio più vicino agli uomini, un Dio più concreto e reale.

Viceversa, il Dio protestante è lontano anni luce dagli uomini. Non li conosce perchè non è assistito da nessuno che glieli sappia spiegare. E’ una divinità burocrate capace soltanto di fare un bilancio delle buone e delle cattive azioni. Insomma, un Dio razionale che differisce dall’umanità del Dio tradizionale.

Non per niente il meridione è una terra di Santi. E che Santi!

San Francesco. Ma non il San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, che pacifisti e animalisti – che, peraltro, sono per lo più atei – tentano di tirare per la giacchetta senza conoscerne veramente il messaggio. Si tratta di San Francesco di Paola.

Un santo, Francesco, calato nella realtà della catena costiera delle Calabrie tirreniche. Un Santo di popolo, non un borghese, non un ex mercante. Un uomo di popolo che ha trovato Dio nella terra.

E che dire di Padre Pio. Il frate di Pietralcina che ha fatto riscoprire la forza della religione all’Italia del dopoguerra. Amico di Caradonna, ha fatto la prima comunione a Pinuccio Tatarella e si è attirato per anni le accuse di abuso della credulità popolare da parte della migliore sinistra atea, salottiera e radical chic.

Padre Pio era certamente uno spirito antimoderno che lottava cu lu demoniu, infliggeva penitenze dure in confessione, parlava la lingua della sua terra, e si incazzava come solo un meridionale sa fare quando si trasgredivano le regole tradizionali del buonsenso.

Come potrebbe fare un meridionale a credere la legge più forte della religione e della tradizione?

Come potrebbe, chi vive quotidianamente la forza e il vigore dello spirito tradizionale, cedere agli assurdi pregiudizi della modernità?

5. Economia meridionale, Economia tradizionale.

Ma vi è di più.

Il meridione non cede neppure all’imperativo della produzione e del consumo.

Le gente del sud non è povera perché inetta, vagabonda o incapace ma, più semplicemente, perchè – aristocraticamente – snobba gli imperativi dell’economia moderna.

Infatti, l’economia industriale, con il denaro al centro del binomio produzione-consumo, è anch’essa strana e artificiale agli occhi dell’uomo meridionale.

Lavorare come un mulo per produrre beni che
, non si consumano, ma si vendono per procurarsi denaro necessario a consumare beni prodotti da altri, è un processo artificioso oltre che snervante.

Al sud, invece, vige ancora la forma mentis dell’autosussistenza.

Si preferisce, insomma, lavorare per procurarsi da sè i beni necessari a vivere. Così, chi può, nella mia Calabria, ancora si cresce il maiale, lo ammazza quando fa freddo, e ne mangia la carne per un anno. C’è chi coltiva l’orto e ne gode i pomodori in estate, chi condisce il cibo con l’olio delle proprie olive.

Al sud sopravvivono le tradizioni e i sapori che la modernità vorrebbe farci dimenticare. L’uccisione del maiale non è una cattiveria, è un rito antico, una festa. Il sapore dei pomodori coltivati in modo naturale e cresciuti al sole è una sensazione che i cazzuni ‘mericani non hanno mai conosciuto.

La ricchezza al sud è il possesso dei beni. Normalmente chi se ne spoglia per procurarsi denaro, lo fa perchè è in difficoltà e gli occorrono soldi per “carcere, malattie o persecuzioni”.

Ancora, nei beni conta più che il valore economico delle cose, il valore intrinseco. Vendere la casa di famiglia è un gesto malvisto, giustificabile soltanto per serie e gravi difficoltà.

Al sud non si ha grande stima dei commercianti perchè sono considerati gretti in quanto necessariamente attaccati al denaro. Gli usurai, poi, sono considerati peggiori dei ladri.

Il lavoro non è qualcosa di positivo, è una sofferenza. Se possibile è preferibile evitarlo. Così la donna è meglio che non lavori, sarà il marito a farsi carico di questa fatica necessaria alla sussistenza della famiglia.

In quanto fatica il lavoro va limitato al necessario. Farsi la salsa di pomodoro in casa, crescersi e farsi il maiale, andare a funghi o a lumache sono attività che consentono di non dover lavorare per comprare il cibo. Ma sopratutto non sono veri lavori, sono una via di mezza tra la fatica e il piacere.

L’uomo meridionale, come è naturale che sia, non ambisce al lavoro, aspira all’otium. Una attività molto più piacevole e dignitosa dell’essere costretti a lavorare.

Con quest’approccio è quasi naturale che il nostro meridione resti indietro nella classifica delle regioni economicamente più dinamiche. In fondo, si tratta di una gara di cui non condivide le regole e, sopratutto, alla quale è stato iscritto d’ufficio.

6. Inadeguatezza delle istituzioni moderne alla società meridionale.

Le istituzioni innestate forzatamente nella società meridionale non funzionano perchè sono state importate senza tenere conto della struttura sociale.

Sopravvivono, infatti, al Sud irriducibili elementi tradizionali che inevitabilmente confliggono con il modello moderno.

La forza dei legami familiari e l’estensione degli stessi. Oppure, si pensi ad un istituto antico come il comparaggio.

Questo, in sè, non ha nulla di male. Si tratta, semplicemente, di un forte legame, un sodalizio, tra famiglie che assume una sua denominazione. Due compari altro non sono che due persone fortemente legate tra loro da un pactum.

Nella società tradizionale il sodalizio era naturale, spesso veniva attuato per assicurarsi la protezione di un altra famiglia.

Oggi, invece, il comparaggio altera la dinamica delle istituzioni moderne. Ad esempio, se un mio compare è magistrato e deve indagarmi certamente non potrà non favorirmi.

Ma dove sta il peccato? In chi, per perseguire un disegno astratto, non tiene conto delle reali relazioni sociali o in chi, naturalmente e tradizionalmente, pone in essere dette relazioni?

Ancora. Si pensi ai meccanismi elettorali ed alla politica.

Al sud non contano le ideologie politiche, contano i legami.

A vincere le elezioni non sono le proposte politiche, sono le famiglie importanti.

Dalla politica la gente del sud non si aspetta rivoluzioni ma assunzioni, favori, cose concrete. Achille Lauro poteva essere anche un comunista e ricevere gli stessi voti che ha preso col suo movimento monarchico.

7. conclusioni.

Insomma, per chiunque abbia a cuore la tradizione e il mantenimento della società tradizionale il nostro meridione deve essere un termine fisso di riferimento.

Il sud è un baluardo contro l’avanzata della modernità, perchè la tradizione è tanto forte da non essere ancora stata sradicata.

Essere meridionali è una vera e propria categoria dello spirito che ogni uomo di destra dovrebbe riconoscere e fare propria.

Non associamoci alla vulgata benpensante che demonizza gli elementi tradizionali del meridione. Difendiamoli con coraggio.

Questi testimoni della tradizione non sono eroi, capi popolo e condottieri. Più modestamente si tratta di pastori silani, bifolchi lucani, galantuomini siciliani, cugghialivi e sdocchiatori.

Ergiamoli a modello.

Difende meglio la tradizione chi la continua piuttosto che chi la propaganda.

Francesco Marascio

ci manca solo il cardinale Rufo con i suoi sanfedisti, croce e moschetto ...mah che ti fumi a'ffus'

ci manca solo il cardinale Rufo con i suoi sanfedisti, croce e moschetto ...mah che ti fumi a'ffus'

Il card. Rufo Santo subito !

concordo completamente ,con l'autore dell'articolo,
l'uomo meridionale,in quanto custode della tradizione,e non ancora del TUTTO massificato dall'ideologia imperante,è il riferimento per quanti vogliano uscire dal ghetto della società contemporanea di massa,e dalle sue ideologie funzionali solo allo sfruttamento del popolo.
il meridione d'italia è il vero paradiso della nazione.
pensiamo agli antichi abitatori itaLIANI ,
dove risiedevono?
non certo in pianura padana.

be, si sa, i meridionali sono mafiosi, non vedono, non sentono non parlano etc.....
lo fanno per difendersi da uno stato che da secoli è li per depredarli, fanno BENE, anzi benissimo, impariamo da loro.
w i terroni, w il sud.

abbasso il veneto laborioso e triste e pure finto ordinato,e anche devastato,oltre che superinquinato.

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