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Truffe su truffe, per il mercato che ci vuole moralizzare.

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Trovo su IRIB ( http://italian.irib.ir/analisi/articoli/item/200397-vi-svelo-tutti-i-trucchetti-delle-case-automobilistiche ), che la ha presa da Italia Oggi, questa graziosa, ma anche eloquente, intervista a proposito dello scandalo del giorno, le auto inquinanti della VW, che credo valga la pena leggere:

Vi svelo tutti i trucchetti delle Case automobilistiche

Il commento di Riccardo Ruggeri, già top manager del gruppo Fiat, ora imprenditore ed editorialista

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori, pubblichiamo l’articolo di Riccardo Ruggeri uscito sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi

La prima reazione che ho avuto alla scoperta della truffa VW sulle emissioni l’ho espressa in un tweet: «Ai miei nipoti lascio una Audi 3, saranno mantenuti a vita da VW». Poi, amici giornalisti mi hanno invitato a parlarne in radio, attraverso interviste ufficiali o in amitié.

Mi sono letto tutto quello che è stato pubblicato, al solito insopportabile il sussiego della grande stampa anglosassone liberal, ma nel complesso è stato divertente: sentire dissertare di onestà i ladri è sempre piacevole. Curiosamente, tutti hanno preferito usare il termine «scandalo» piuttosto che il più corretto «truffa», perché, in realtà, di questo si tratta.

I più politicizzati degli analisti si sono buttati sull’elefante di Wolfsburg caduto nella polvere, cercando di trascinarvi l’intera Germania, sostenendo tesi stravaganti allargate a mo’ di maglia bernarda. Sono approcci talmente miserabili da non meritare alcuna analisi, soprattutto quando vengono da Paesi corrotti alle fondamenta, che hanno permesso scandali mostruosi, come quelli della finanza, gestendoli con la filosofia criminale too big to fail e, mitico, too big to jail. Costoro, per tutto il Ventunesimo secolo, dovrebbero tacere.

Prima che nascessero i business di internet ed esplodesse quello della finanza, la palma della corruzione nel business vedeva al primo posto l’industria dell’auto. Consiglio colleghi curiosi a intervistare imprenditori e manager (saranno ormai anzianotti) che hanno vissuto nei mitici anni da bere (’70-’80), quando esplose il business della componentistica automotive: essendo tutto ampiamente prescritto, ne scoprirebbero delle belle. Anticipo loro che, ai primi posti, troverebbero Germania e Stati Uniti.

Il motivo dell’eccesso di corruzione non è mai genetico, ma sempre riferito ai volumi di produzione in gioco. Oggi, l’industria dell’auto ha perso la leadership a favore della Finanza e dei Big Data, è talmente mal ridotta da truffare sui gas di scarico, ci rendiamo conto, roba da camorra napoletana d’antan, visto che secondo De Luca e De Magistris ora è scomparsa, mentre gli altri, con ben diversa professionalità, manipolano l’euribor, non pagano le tasse societarie, non rispettano leggi e regolamenti, e sono pure impuniti e ammirati. Il software di bordo battuto dall’algoritmo di corporate.

Evitiamo pure di fare della dietrologia, ma non fingiamo di dimenticare il passato. È noto che gli americani non hanno mai creduto nel diesel, non avendovi investito, oggi sono out nel settore (solo grazie a Fiat e a Torino la GM è competitiva), per questo si sussurra che col diesel le autorità americane siano particolarmente cattive, come lo furono ai tempi del Concorde (al cui progetto si erano opposti, e non dando il permesso al suo atterraggio per svariati anni, con motivazioni oscene, lo fecero fallire). Non trascuriamo le regolamentazioni nel campo alimentare, tutte le schifezze ormonali-medicinali autorizzate (quando sono a N.Y. da Peter Luger mangio bistecche grondanti ormoni e pannocchie grondanti ogm, al solo scopo di crearmi gli anticorpi per tutto l’anno).

La regolamentazione delle emissioni auto sconta un peccato originale, impossibile da evitare: i parametri sono stabiliti da gruppi di pressione (pomposamente dette lobby) la cui priorità non è certo l’ecologia e la salute dei cittadini, ma il loro fatturato, soprattutto stock option e bonus dei loro CEO. Di qui bisogna partire. Ho suggerito a un collega di scrivere la storia delle regolamentazioni sulle emissioni auto in Europa e in Usa avendo un atteggiamento non solo laico ma da Àpota. Le metta poi a confronto con le balle che si raccontano nella comunicazione dei mutamenti climatici (scienziati inglesi e Al Gore docent), con l’antidoping, nel ciclismo e nell’atletica leggera. Perché di questo si tratta, l’infinita lotta fra guardie e ladri.

Presa con le mani nel sacco VW pagherà il dovuto agli americani, se prevarrà la serietà si dovrà far entrare in pista la safety car per controllate tutti gli altri costruttori e componentisti (se truffa VW ). Io continuerò a comprare Audi e tenere i miei risparmi sotto il materasso, piuttosto che in una banca.

Fonte: Formiche.net

Diverso tempo fa un periodico anglosassone, se ricordo bene l'Economist, fece un lungo articolo sulle truffe nell'ambito della manutenzione aerea.
Insomma a quanto pare li' le truffe sono piuttosto la regola che l'eccezione.
S'infilano nel business ditte senza scrupoli che spacciano per componenti certificati per uso aeronautico pezzi comuni, dunque dal costo nettamente inferiore.

Le truffe sportive sono sotto gli occhi di tutti, giornalisti sportivi compiacenti.

Poi ci sono le truffe legalizzate, e quelle nascoste da un abile marketing.
Mi prendero' randellate dai verdi, ma secondo me la bici elettrica e' una vera e propria truffa. Per via del prezzo, non confacente a quello di una bicicletta, e per via del peso e della durata di motore e batteria, sempre non confacenti alla durata tipica di una bici.

Che dire poi degli imballaggi che avvolgono i generi alimentari?
Come mai sulle famose etichette non si indica mai il costo dell'imballaggio?

Vado a naso. Quando arrivo' sul mercato il latte pastorizzato, costava suppergiu' il doppio del latte sfuso appena munto. Ergo qualita' peggiore e costo raddoppiato.

Un altro esempio di truffa legalizzata dal marketing mainstream sono le lampadine "a risparmio energetico". Infatti costano un occhio, anche 10-30 volte tanto quanto una lampadina ex tradizionale. E pure l'eliminazione costa molto di piu', siccome ci sono in ballo sostanze pericolose che nelle lampadine normali ad incandescenza non ci sono. Lampadine normali che sono state dichiarate fuorilegge. Non e' una truffa pure questa? Perche' dovrebbe essere fuorilegge la lampadina delle scale che se va bene rimane accesa 6 minuti al giorno, il tempo di fare su' o giu' le scale quando e' buio. Che poi di solito si dorme la notte, mica si sta li' a far su e giu' per le scale. Inutile dire che lo stesso ragionamento vale per le lampadine in bagno o quelle dentro il frigo.
Che c'azzecca una lampada "a risparmio" li"? Niente c'azzecca. Se va a finire li' e' perche' qualcuno vi ha truffato. Guarda te e' la commissione UE, con la benedizione dei giornalisti avveduti!

Adesso, in Italia, é in pieno svolgimento l'applicazione obbligatoria di un aggeggio, su ogni radiatore, allo scopo di misurare (sic) la quantità di calore irradiato. Prezzo dell'aggeggio da 60 euro in su (costo, forse 1 euro) più perizia, applicazione, software per leggerlo e compenso (da 3 a 5 euro l'uno, ogni lettura) a chi lo leggerà, sostituzione periodica per esaurimento della batteria incorporata, varie ed eventuali. Per tutti i radiatori del Regno!!!

Delle contraffazioni del cibo nei mercati, ne parla Plinio, specificando diversi casi, nella sua Storia Naturale.

Alcuni anni or sono, con un amico farmacista, siamo andati a fondo nella faccenda della lacca per unghie: é vernice comune. Non so se nel frattempo sia cambiato qualcosa, ma da un po' di tempo il gentilsesso ha scoperto le unghie, e gli vendono il colore in confezioni di alcuni millilitri col pennellino, che costa alcuni euro. Avete provato a vedere quanto costa una confezione di 5 kg di vernice, che già assicura un buon guadagno?

@Vic Sugli imballaggi c'è un vero proprio business altro che storie, girano un sacco di soldi, ma nessuno lo sa.

http://www.improntalaquila.org/2014/riciclo-plastica-antitrust-avvia-istruttoria-contro-conai-corepla-75442.html

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