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Andare Oltre ...


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2208
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Mi capita spesso in questo periodo di vagare per Youtube in cerca di assurdità, ma non assurdità qualsiasi come quelle che ormai infestano ogni angolo del nostro cervello, di pensieri ragionati e che però escono dalla asfittica "moral suasion" conformista e oggi in più PolCor, nel senso che la censura almeno prima aveva un minimo di senso compiuto (ad esempio ai bambini nessuno si sarebbe sognato di far vedere spazzatura come "South Park") adesso è talmente paradossale che insieme alla misura standard dei piselli e della quantità di mozzarella che deve stare nella pizza, questa "prigione di massima sicurezza" occidentale ci fornisce un "l'elenco delle parole permesse" che ricorda tanto da vicino altri testi e altre epoce, come quel "malleus maleficarum" meglio noto come "martello delle streghe".

Insomma, vado cercando per @GioCo certo pensiero radicalmente scorretto, ben sapendo che la spada (o il martello) di Damocle pende sulle teste dei ribelli che si impuntano a usare i loro vocabolari e non quelli del sacro dogma del liberismo, esattamente come le SS facevano pendere sulla testa dei ribelli l'infamia e lo sterminio perché non si facevano conformare nei dogmi nazisti. Solo che l'estensione dei recinti per reprimere il dissenso nei sogni delle schiere ultraliberiste dei nostri giorni si estende a "ovunque" e persino oltre, in ogni angolo del cosmo reale e virtuale, internet incluso, perchè nessuno si possa nascondere e ognuno sia debitamente individuato, raggiunto e punito per causa di un cenno (se ritenuto abbastanza degno) o di una semplice formalità burocratica (se insignificante).

Eppure di tutti i pensieri scorretti che ho trovato, neppure uno si avvicina a quello che mi appartiene interiormente. Quando cerco un confronto a volte ho come la sensazione di cercare stelle oltre i limiti dello spazio visibile, condannato a rimanere frustrato e incapace di raggiungere quella frontiera. Facciamo un esempio. Ho trovato alcuni siti che a vario titolo indicano l'Uomo come un abitante di questo pianeta giunto solo di recente e originario di un altro pianeta. Mi sono allineato a questa versione in altre occasioni perché la mia penso sia troppo per chiunque.

Tanto per cominciare non ritengo che la nostra sia per forza una origine univoca. Per esempio non ritengo che se esiste una traccia storica di un origine umana che affonda le sue radici in questo pianeta, ciò escluda un origine extraplanetaria e che questo insieme di origini escluda una origine anche extratemporale o extradimensionale. Poi non ritengo che l'Uomo sia un modello unico, tipo Giuditta e non ho nemmeno l'idea che "Uomo" corrisponda a una forma, tanto meno quindi una identità, tipo "anthropos terrestre". Non ritengo però che "Uomo" sia una egregora cosmica o che "siamo tutti una cosa sola". Penso che questo lato della realtà fisica si manifesti secondo dei principi e che quelli a cui si riferisce una parte dell'umanità (non tutta) facciano riferimento a principi differenti. Per esempio, se uno dei principi cardine di questa realtà è che bisogna rivestire i panni di preda o predatore per vivere selvaticamente, questo non corrisponde a certa origine a me nota, dove è più significativo rivestire i panni dell'eremita. In altre parole l'Uomo non identifica (per esempio) nell'esercizio della caccia l'arma con cui uccidere o difendersi muovendosi il meno possibile, ma la strada che deve fare per raggiungere una meta (per esempio per ottenere una preda o fuggire da un predatore) come se questa esigenza venisse prima di tutte le altre primarie. Tra le tecniche di caccia più antiche sfruttate dai nostri avi c'era infatti quella di correre dietro alla preda aspettando che cadesse al suolo stremata (i quadrupedi sono meno efficienti dei bipedi, devono potersi fermare e riposare più spesso dell'Uomo). Se ci ragioniamo un attimo capiamo però che la semplice resistenza alla corsa non è una strategia in linea con l'evoluzione del resto della fauna terrestre e che l'intelligenza o le nostre stesse origini terrestri di fruttivori e arrampicatori avrebbero dovuto favorire delle tecniche di caccia stanziali, come l'uso di trappole o armi più efficaci, in effetti introdotte molto più avanti, all'incirca quando è finita la nostra fase preistorica e abbiamo iniziato "all'improvviso" a costruire complessi urbani e combattere i nostri stessi simili per la conquista dei territori.

Non ritengo neppure che la nostra storia ci appartenga integralmente. Voglio dire che se guardo un macaco nel suo ambiente selvatico è possibile capire perché è fatto in quel modo e lo stesso vale per qualsiasi altro animale selvatico. Ma noi perché siamo fatti così? A cosa ci serve sapere risolvere le equazioni, comporre poesie o smanettare con lo smartphone? Quale diamine di adattamento ambientale rappresenta questo comportamento umano?

Per dirla tutta ritengo che una parte percentuale di ciò che siamo (non tutto il nostro essere) è un intruso. Cioè un invasore, un ospite che si è infrattato "qui" senza permesso e senza invito. Ci siamo autoinvitati in un luogo che stava bene anche senza di noi, ma che ha imparato a convertire "obtorto collo" in vantaggio l'ingombrante invasione, trasformandoci in schiavi. Un altra parte di noi credo sia stata "rapita", alla maniera in cui un lampione rapisce una falena. In altre parole siamo nel posto sbagliato a fare le cose sbagliate, ma questo non determina necessariamente una colpa, dato che la nostra presenza è poi risultata per qualcuno (o qualcosa) sfruttabile. Come il ragno che fa la tela nei pressi dei lampioni stradali. Credo che la parte che noi pensiamo essere "positiva" sia esattamente l'intruso poi sfruttato che (tra le altre cose) ha perso il desiderio di tornare a casa, da dove era venuto. La questione riguarda secondo me il pensiero ciclico che vedo come probabile impianto postumo necessario a fare si che una specie estrememanete creativa come quella dell'Uomo potesse "costruire per contro di terzi l'allevamento dove vivere". In altre parole noi in questo luogo e in questa forma abbiamo pensieri prettamente ciclici che ci costringono a stare entro recinti invisibili di significati ciclici a produrre ... quel che serve a un altro. Siccome tendiamo a creare appiccicamenti che prendono il significato di affetti (verso cose, persone o idee) ruotiamo elasticamente i pensieri intorno a questi affetti finendo per gravitare come pianeti intorno alle stesse unità di significazione come un insetto che si agita nella rete del ragno. Un esempio su tutti è l'attaccamento mistico, celebrativo, rituale, verso la morte anche in senso astratto, un comportamento del tutto assente in natura ma pure del tutto illogico sotto ogni profilo biologico.

Ma perfettamente logico se questo in cui ci troviamo è un allevamento concepito per tenerci confinati e sfruttabili. Beh, naturalmente non dico che sia così e non dico nemmeno che qualcuno debba crederci. Si tratta solo di una banale confessione di pensieri liberi, nati probabilmente per effetto di una volontà più forte, che mi obbliga ad "andare oltre ..."


Citazione
fiurdesoca
Estimable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 107
 

la penso come te, siamo troppo "stupidi", troppo speranzosi, troppo geniali e troppo disadattati al pianeta. l'essere senza pelo (salvo capelli ecc.), non avere un nostro abitat, l'essere costretti a modificare l'ambiente per sopravvivere sono indizi che dovrebbero far riflettere...


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