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Biglie e l'artificio non tanto intelligente


GioCo
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Valencia, la prima città "intelligente" artificiale (QUI). Che bella, eh? Peccato che a me desta solo tristezza. Una tristezza infinita che sprizza da ogni colore della foto: dov'è l'Uomo?

Per chiarire vorrei provare a erodere il concetto di cos'è "naturale" e di cos'è "artificiale". Inizierò da qui: può esistere un intelligenza e può l'intelligenza definirsi artificiale? Non ho le risposte a queste domande, pur tuttavia una risposta dobbiamo iniziare a darcela, trovare il coraggio che ci è stato tolto, perché il futuro più vicino che ci attende ne vorrà una, non importa quale e se non l'avremo, rischiamo di finire peggio che averne una sbagliata.

Come avrete capito se avete letto altri miei interventi, non sono esattamente a favore delle nuove tecnologie a prescindere da qual'è il loro scopo dichiarato, principalmente perché non possiamo in alcun modo essere certi che non ce ne siano infiniti altri occulti, come nei giochi di prestigio. Ero un sostenitore entusiasta della tecnofrenia negli anni '80 e '90, rimane per ciò nei miei ricordi bene impresso quell'entusiasmo "giovanile". Per ciò non sono contro nulla nemmeno oggi, semplicemente vedo che il matrimonio tra scienza e mercato è tutto fuorché qualcosa che conviene ai mercati o alla scienza. Men che meno all'Uomo che dipende da entrambi.

La mia per ciò non è un opinione. In effetti per quel che mi riguarda, non ho opinioni in merito. Mi limito a fare la cosa più stupida che esiste su questo pianeta, tanto stupida da non poter essere alla portata di nessuna "intelligenza artificiale": descrivo ciò che vedo.
In principio temevo di farlo. Non perché era difficile descrivere o perché pensavo di essere l'unico in grado di vedere. Non penso di essere eccezionale, di avere qualche "speciale merito divino". Semplicemente l'osservato appariva ai miei occhi così oscuro, profondo e tetro che faticavo io stesso ad accettarlo e in me veniva ripetuto ogni giorno un mantra solo: "quanto vuoi scendere ancora?". Ovunque guardo, in qualunque direzione e per qualunque estensione, nel baratro dentro cui rivolgo lo sguardo non c'è niente che ha un minimo di coerenza interna, niente a cui posso aggrappare il mio misero cervello per dire "ecco, lasciamo perdere il resto e iniziamo da qui". Niente da elaborare.

Niente.

Per riprendermi da un simile Shock, ci ho messo parecchi anni in cui ero tentato di lasciarmi andare in svarioni e pistolotti di vario genere verso tutti, me compreso. Di una cosa ero però solidamente certo: qualsiasi cosa volesse dire ciò che osservavo, l'Uomo doveva superare i suoi Sensi di Colpa, perché era la prima incoerenza radicale, la più evidente tra tutte che sentivo dentro di me. Infatti non potevo non chiedermi: "come possiamo sentirci in colpa in un mondo privo di coerenza interna?".
Adesso accetto ciò che vedo, anche se rimane il problema di descriverlo, di rimettere in equilibrio il mondo illusorio che in me è andato in pezzi con quello che per i miei simili è rimasto com'era. Il Senso di Colpa continua a svolgere un compito educativo cruciale nel frenare la volontà e l'ambizione umane. Per ciò è un bene che stia nell'arco storico educativo individuale e con maggiore peso nell'età infantile, un età povera di critica in cui il Senso di Colpa è un utile strumento che ha poche ricadute. Tuttavia mi chiedo perché deve poi dominare ogni aspetto dell'esistente umano, in un nuovo significato rinforzato a oltranza in età adulta, come accade ora e inizio a notare come è proprio questo specifico aspetto che ci rende incapaci di costruire coerenza vitale. Forse non è l'imputato chiave, ma di sicuro è quello più evidente tra quanti riesco a osservare.

E' davvero difficile per me descrivere quanto sia cruciale questo aspetto. Ma non voglio nemmeno provarci. Credo che dopo pagine di noiosi e complicati spiegoni, alla fine mi troverei solo a scrivere per me stesso. D'altronde anche a descrivere un atomo ci possono volere dozzine di pagine accessibili a troppo pochi, anche se una figura e qualche etichetta per dare un nome alle cose potrebbe essere già più efficace.

Vi parlerò allora del @GioCo delle biglie. Non perché voglio farvi venire voglia di giocare alle biglie, ma perché questo splendido passatempo che ho fatto a tempo a sperimentare nei cortili e tra le strade dei palazzi di Milano dove abitavo quand'ero bambino, possiede aspetti importanti: è un @GioCo d'azzardo infantile, somiglia per ciò al Poker (o altri giochi di carte) ma è anche vicino al biliardo.
Se il Poker è uno dei giochi che ha permesso di migliorare l'intelligenza artificiale, nel senso che l'ha resa più efficiente in termini di consumo di capacità di calcolo della macchina (vedi QUI), il biliardo è invece tra i giochi più studiati dalle teorie (matematiche) del caos. Per capire la portata di questi studi, possiamo leggere (QUI) questo estratto da treccani.it: "Il primo risultato concreto di grande portata è dovuto a Ya. G. Sinai, che negli anni sessanta mostrò le proprietà statistiche di un biliardo con ostacoli (v. sistemi dinamici: Risultati recenti, vol. XI), la cui dimostrazione completa, pubblicata nel 1970, rappresenta un lavoro monumentale. Da allora il progresso è stato molto lento e a tutt'oggi non esiste una trattazione completa delle proprietà statistiche dei sistemi di particelle interagenti che sono oggetto di studio della termodinamica."

Come nel Poker (soprattutto quello all'italiana con 5 carte) nel @GioCo delle biglie si sceglievano un gruppo di biglie da un sacchetto più grosso. Generalmente si sceglievano le più brutte perché c'era sempre il rischio che ti venissero soffiate (QUI, variante "biglie a inseguimento") anche se proprio per questo c'erano poi altre regole, ad esempio se venivano vinte 5 delle tue biglie in una partita da un avversario questo acquisiva il diritto di prenderti un biglione o una biglia più pregiata in genere a sua scelta dal tuo sacchetto. Le somiglianze rispetto al biliardo mi sembrano evidenti, ma c'è da aggiungere che mentre il piano del biliardo è liscio e con sponde lungo tutto il perimetro, ad eccezione delle buche, cioè con elementi fatti apposta per controllare al meglio le bocce, il percorso di una biglia varia tantissimo su ogni tipo di terreno e molte delle parti della pista che ricordo erano disegnate su cemento irregolare. La biglia schizzava da tutte le parti. Se uscivi dalla pista potevi rientrare dov'eri uscito, ma in genere incorrevi in penalità creative, tra cui mettere la biglia in una zona dov'era più facile da catturare per gli avversari, perdere un turno, tornare al punto di partenza.
Comunque andasse dovevi da una parte gareggiare per vincere, quindi era importante guadagnare posizioni e dall'altra stare attento a non correre troppo, perché stare davanti a tutti dava a chiunque la possibilità di soffiarti la biglia. Non era insolito passare la giornata prima di finire una gara.

Questa versione del @GioCo delle biglie è per ciò perfetto per la nostra disamina, perché è complesso ma infantile, ha una componente d'azzardo ma non monetaria, non ha coerenza interna, conserva un massimo grado di imprevedibilità e ci permette quindi di fare un passettino ulteriore: cosa succede se dovessimo gareggiare con una "intelligenza artificiale" e perdere in tutte le gare? Mettiamo che sia un caso simile a quello del Poker dove una intelligenza progettata appositamente finisca per dimostrare di essere più capace di un qualsiasi campione (bambino) di giocare e vincere.

Dopodiché qualcuno in successione dovrebbe spiegarmi:
1) Quanto si è "divertita" la macchina? Gli mettiamo le emoticon dopo che ci ha battuti perchè si faccia una bella risata? Ci possiamo ricavare qualcosa che sia meno idiota di una bomba intelligente con sorriso smagliante?
2) La macchina è servita a dirci che è più intelligente di un Uomo o che è inutile per l'Uomo giocare a biglie?
3) Un volta ottenuta la superiore intelligenza artificiale che ha imparato meglio di un Uomo a giocare a biglie, poi? Cosa ce ne facciamo? A che ci serve? La mettiamo nel museo insieme alla macchina che fa 100 Km con un litro con la targa "abbiamo raggiunto una tappa fondamentale dell'evoluzione"? Ma poi, questa "evoluzione" l'avrebbe così raggiunta la macchina o l'Uomo?

Partiamo da un altro punto di vista. Cosa succede se smetto di usare il termine "artificiale" e inizio a dire che tutta l'intelligenza e naturale? Inizio a vedere che l'intelligenza non si esprime secondo termini di "artificio", Umani o no, ma secondo regole proprie che vanno oltre l'artificio.

Queste regole possiamo immaginarle aprioristiche ma non univoche. Semplicemente se tu adotti un mediatore per esprimere intelligenza, come l'elettronica, avrai un intelligenza che risponde alle regole sistemiche dell'elettronica propria del modo di interagire e organizzarsi interno dei suoi componenti (transistor). Non altre, per quanto siano desiderabili o simulate. Allo stesso modo se hai una intelligenza biologica avrai delle regole sistemiche proprie delle cellule nervose, del loro modo di interagire e organizzarsi. Non altre, per quanto siano desiderabili o simulate. Dove un intelligenza è più capace di esprimersi, significa solo che possiede carenze d'altro tipo, tenendo conto che ogni giudizio che ci dice "questo è migliore di quello" è comunque di parte.
Se io so come funziona un intelligenza, fregarla è facile. E' facile fregare la mente di un bambino ma ancora più facile fregare un computer o la sua intelligenza artificiale. Basta uno stupidissimo virus, il più banale e deprimente dei programmi per computer che di certo non fregherebbe nessun bambino sveglio. In altre parole, basta sapere qual'è il limite sistemico che evidentemente per una macchina non è quello di batterci nel @GioCo delle biglie ma banalmente, capirne il senso.

Capire perché dovrebbe imparare a giocare a biglie o batterci. Impara meglio di noi, ma senza scopo, senza passione, senza "cervello" biologico. Lo scopo dobbiamo darglielo noi assieme a tutto ciò che gli occorre per sfidare un bambino che nasce già con la voglia di imparare spontanea. Mi riesce anche difficile pensare a un intelligenza artificiale che trova da sé il proprio scopo e quindi progetta il proprio futuro in autonomia rispetto alla volontà Umana.

Non perché una cosa del genere è irrealizzabile. Se è per questo temo sia già stata realizzata. Ma perché osservando il limite interno strutturale di una tale corbelleria, non si può fare altro di notare quanto sia incoerente rispetto l'ambiente dove dovrebbe esistere: una "intellitenza" del genere, per quale ambiente dovrebbe "battersi", per quale dovrebbe "vivere"? A chi o cosa serve una stupidaggine del genere? A quale scopo? A mettere in ridicolo l'Uomo davanti a se stesso e alle sue invenzioni? A rendere inutile quello che fa? A trasferirci dentro "una coscienza" (qualsiasi cosa voglia dire questa assurdità) così che la supposta "entità" detta "coscienza" possa accorgersi dall'interno di una macchina di quale cagata colossale (di fantozziana memoria) ha combinato nell'entrarci? Ma non vi viene in mente "la lampada di Aladino" o "l'anello di Sauron", cioè "oggetti coscienti" così potenti dall'essere dipendenti dall'Uomo in tutto e per tutto, perchè senza umanità lo scopo di esistere di queste "entità intelligenti" cessa? Ve lo vedete un film "Il Signore degli Uomini" fatto di anelli di Sauron che combattono per possedere l'ultimo degli umani? Siamo davvero certi che vincolare l'equivalente scientifico di uno spirito umano a una macchina esprima qualcosa di meglio di una "cretineria obbligatoria"? Siamo davvero certi che tutto questo non serva ad altro che a giustificare la nostra incoerenza narrativa, cioè la nostra incapacità di vivere nell'ambiente che stiamo irrimediabilmente modificando per non essere più adatti a viverci come entità biologiche?

Che ci sia stato suggerito in ogni salsa che il futuro, da "UFO Robot Goldrake" in poi, è l'eugenetica cibernetica perché "salverà l'umanità" è un dato storico e sociale televisivo. Purtroppo però continuo a non vedere dove stia la razionalità in tutto questo.

C'è qualcuno che riesce ad aiutarmi?


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Cataldo
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Io uso questa massima sul discorso naturale o artificiale:
La cicuta è naturale, ma Socrate è morto uguale,
ad evidenziare le connotazioni posticce che ammantano i concetti mal definiti.
Se emergerà questa intelligenza non umana dai nostri costrutti materiali, elettronici o meno, sapremmo riconoscerla ?
Una intelligenza non umana avrà degli scopi a noi discernibili ?
A mio avviso queste domande hanno una risposta negativa.


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GioCo
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Cataldo;238194 wrote: Io uso questa massima sul discorso naturale o artificiale:
La cicuta è naturale, ma Socrate è morto uguale,
ad evidenziare le connotazioni posticce che ammantano i concetti mal definiti.
Se emergerà questa intelligenza non umana dai nostri costrutti materiali, elettronici o meno, sapremmo riconoscerla ?
Una intelligenza non umana avrà degli scopi a noi discernibili ?
A mio avviso queste domande hanno una risposta negativa.

Già, punti il dito sul ventre molle delle idee partigiane che si scontrano per definire l'intelligenza artificiale Vs animale. Anche la natura uccide e se è per questo fa anche di peggio. Cinque minuti a osservare come "si amano" gli insetti, educa molto a riguardo e noi non possiamo per questo dire che quello non è "amore", se siamo animalisti o "naturomanti" ovviamente.
Ma per quanto repellenti, anzi proprio perché anche repellenti ma comunque inseriti in un ambiente dove vige un qualche adattamento logico, rimangono comportamenti che possiamo comprendere, studiare e da cui possiamo anche imparare molto. Un meccanismo ad autoapprendimento inserito lì immezzo che cosa centra? A chi o cosa serve? Avrà qualcosa da dirci che non sia semplicemente solo pericoloso per noi? Ha una residua applicabilità in difesa meno che obbligatoriamente cretina, perché "costa tantissimo"?

Ma poi, dato che lo stiamo inventando noi, con grande sforzo aggiungo pure, c'è qualcuno che si sta chiedendo "perché dovremmo farlo"? Se pure lasciamo perdere il principio di precauzione, già più che sufficiente ma che pare proprio non ficcarsi in testa alla brava gente che progetta ste corbellerie, ci sarà pure qualcuno che avrà fatto un calcolo dei costi e dei benefici senza le fette di salame sugli occhi?! Forse l'avranno al solito silenziato? Oppure avranno (sempre al solito) tolto tutto quello che rende l'idea una corbelleria evidente per "venderla" meglio?


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esca
 esca
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AI-Intelligenza Artificiale e' una definizione escogitata dalla brava gente che progetta ste corbellerie per vestire quella che e' AA-Abilita' Artificiale di un oggetto con l'idea della coscienza, piu' accattivante. Quindi non piu' macchina al servizio dell'uomo ma altro.
Le macchine, per quanto minuziosa e complessa sia la loro programmazione e percio' elevata la loro prestazione, si imbatteranno sempre nel loro limite: materia e nient'altro. Nessuna Intelligenza, dunque, a parte quella di chi l'ha ideata, logico.
La macchina non puo' provare nelle viscere della sua elettronica qualcosa di paragonabile alle emozioni dei viventi. La sua reazione, seppur sbalorditiva, sara' sempre la cruda conseguenza di una programmazione a monte tra infinite possibilita' a sollecitazioni esterne. E dunque dove risiede l'Intelligenza di un tale sistema?
A me questa propaganda di mescolare cellule/mente/cervello con sistemi tecnologici per il bene di madre gaia non ha mai convinto.
Chi sta spingendo l'acceleratore dell'AA su larga scala mira al controllo di tutto cio' che si muove e respira; l'obiettivo e' quello della manipolazione a piacimento del parco schiavi, restano pochi dubbi.
Tecnologia a dosi compatibili con l'esistenza si', ma qua siamo alla psicopatia irreversibile.


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