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Economia o Politica?


GioCo
Noble Member
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Più volte ho scritto in questo piccolo spazio (generosamente offerto da CDC) che di economia non ne so nulla. Non ho mai specificato però di quale economia stiamo parlando e devo pure aggiungere che di quella che oggi è chiamata "economia" non sembra ne sappiano nemmeno molto i cosiddetti esperti a detta degli stessi esperti che a volte paiono più simili a preti che tecnici. Chissa come mai.

Naturalmente per me l'economia è esclusivamente un aspetto cruciale della politica, quando invece per qualunque tecnico l'economia si confonde con il mercato e la politica riguarda "la governace", ma la questione è evidentemente di lana caprina in quanto si tratta di un tipico pensiero PolCor atto a confondere le anime semplici come la mia. Leggiamo infatti su treccani.it alla voce "economia" (il gassetto è mio): "Complesso delle risorse (terre, materie prime, energie naturali, impianti, denaro, capacità produttiva) e delle attività rivolte alla loro utilizzazione, di una regione, uno Stato, un continente, il mondo intero. Anche uso razionale del denaro e di qualsiasi mezzo limitato, che mira a ottenere il massimo vantaggio a parità di sacrificio o lo stesso risultato con il minimo dispendio". Aggiungo che per denaro si può intendere qualsiasi cosa, anche il lavoro, anche se la nostra costituzione rende evidente che è un significato del tutto inappropriato, così come è del tutto inappropiato parlare di "mercato del lavoro". Come si può mercanteggiare infatti "... il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società" (art. 4)?

Sarebbe da leggere e rileggere questo trafiletto per trarne ogni volta un insegnamento, tant'è denso di significati sottili. Ma a me basta specificare come già ci ha spiegato Maria Grazia Turri (da me già citata in altri post) che "il denaro non è la moneta". Mi basta perché la nostra mente lavora per confronto. Se non abbiamo qualcosa con cui confrontare una certa informazione, come l'eccipiente per un farmaco, diventa complesso per la nostra mente gestire l'informazione (nel caso dell'eccipiente diventa complesso gestire nella pratica il principio attivo). Allo stesso modo il segno bianco della lavagna è visibile per via di un cotrasto: "il nero" sullo sfondo non è normalmente incluso nella nostra osservazione della lavagna anche se rappresenta il 90% dato che non ci serve per leggere cosa c'è scritto, rimane implicito. Quindi il confronto è proprio del rispecchiamento e dell'agire il pensiero, cioè riflettere.

Come un frattale la realtà cognitiva si palesa in piccole entità semplici che si ripetono e si ripetono all'infinito e a diverse scale, componendo mosaici di relazioni complesse non più riconducibili all'origine che le ha generate, per quanto rimangono geometricamente coerenti a quell'origine.

Quindi vediamo qual'è questa mia personale "economia". Io vedo le cose divise in due poli "spirituali" (con la postilla che per me "spirituale" è qualcosa di molto concreto). Il primo lo chiameremo conservativo e il secondo "inclusivo", anche se agli effetti pratici è pura e semplice condivisione. Non sfuggirà ai più attenti che questa semplice divisione bipolare tratta di agiti (aggettivazioni di verbi) ed è esclusivamente per questo che rappresentano qualcosa di spirituale anche se è qualcosa di molto materiale. Noi infatti confondiamo continuamente il concetto con ciò che definisce un azione concreta. L'esempio classico è proprio quello del denaro in quanto "... è un concetto che affonda le sue radici nella realtà" (fonte vita.it) diversamente dalla moneta che è una convenzione sociale.

Ora facciamo un esempio simbolico per capire cosa intendo con "conservativo" . Mettiamo che nel corpo abbiamo un cancro che però non è un semplice "grumo di cellule impazzite", ma un nucleo di cellule nervose senzienti e autonome nel prendere decisioni che si autodefiniscono "libere" e intendono "agire liberamente". Mettiamo che queste inizino a suggerire quello che dovremmo fare o non fare, quello che è giusto e non è giusto, quello che ha valore e quello che invece non c'è l'ha. Secondo voi "piloterà" questa sapienza verso la sua propria conservazione a discapito del resto del corpo per il bene superiore "dell'agire liberamente" o verso il bene collettivo (vincolante) del corpo da cui trae sostentamento? Ai posteri l'ardua sentenza, che poi tanto ardua non mi sembra. A scanso di equivoci ricordo che l'esempio serve solo a chiarire cosa intendo con il termine "conservativo". Va da se che il termine "inclusivo" è definito tale in quanto include tutto il corpo e non solo il bene "della libertà di agire" di una parte per conto del resto a prescindere da qualunque opinione può giustificare quella libertà.

Bisogna però aggiungere un pezzetto. Immaginiamo che l'obbiettivo sistemico obbligatorio (non quello desiderato) del cancro sia di trasformare tutto il corpo in una massa di cellule neoplastiche. Naturalmente se anche dovesse accadere, il cancro smetterebbe di avere significato in quanto la sua esistenza è tale solo per effetto di una differenza tra lui e il resto corpo (ricordate l'effetto sfondo della lavagna?). Una volta che dovesse diventare "il corpo" è evidente che smetterebbe di essere "il cancro di quel corpo" ma diverrebbe esso stesso il corpo. Ok, è fantascienza ma seguitemi nel ragionamento che non vuole essere realistico ma chiarire aspetti che ci riguardano tramite uno schema logico di semplice causa-effetto. Siccome il cancro sa (perché abbiamo supposto che è intelligente) che ciò corrisponde alla sua stessa fine, agisce per evitarla o ritardarla meglio che può e questo corrisponde invariabilmente a "fare qualcosa per il resto corpo". Il cancro intelligente dovrà per ciò invocare un qualche "effetto magico" in grando misticamente di ridonare "equilibrio interno" e quindi giustificare la sua stessa sopravvivenza.

Ovviamente "fare qualcosa per il resto corpo" non corrisponde a "farlo stare bene" ma a studiare come sfruttarlo al massimo senza che collassi. Come con gli allevamenti intensivi e la zootecnia, come le monoculture, come la mentalità che ci è percolata dentro nei sistemi occidentali e che ci rende schizofrenici verso la vita in generale, per cui siamo "pro-natura" con il cane che è di fatto un OGM da noi inventato e "contro-natura" con ratti e scarafaggi o ogni altro genere di vita definita "infestante" e che denuncia con solare evidenza un istante si e l'altro pure lo squilibrio che conserviamo verso l'ambiente in generale e quindi il nostro sostanziale "essere contro natura". Ovviamente lo denuncia anche il cane, non solo umanizzato a forza, ma anche ridotto a rappresentante umiliato (cioè sottomesso alla follia umana) della natura in generale. Ma credo che questo siamo meno disposti a "vederlo" per effetto della "colla affettiva" che ci permea come una odiosa placenta.

Ora facciamo una seconda ipotesi per approfondire cosa intendo con "economia", sempre prendendo per buona l'idea simbolico-schematica. Pensiamo a tre semplici soggetti e due luoghi distanti tra loro: un contadino che gestisce un latifondo in un villaggio nell'entroterra italica del 1400, il proprietario di una salina in riva al mare dove si trova un secondo villaggio di pescatori e un mercante che viaggia tra il villaggio di contadini e quello di pescatori in riva al mare.

Cosa succede se non c'è la moneta? Che il mercante userà come termine di scambio il sale nel villaggio e il grano nel porto di mare, rispettivamente perché il sale manca al villaggio e il grano manca nel porto di mare. Quindi usa una moneta che però ha valuta differente a seconda di dove si trova. Solo che questo non definisce il concetto di "denaro" men che meno di "valuta" se non esclusivamente nella testa del mercante che inizia a riflettere su come "guadagnare" il più possibile sul suo lavoro e quindi implicitamente sul denaro. Al resto dei protagonisti di questo esempio importa solo il sale o il grano che intendono ugualmente come alimento anche se il valore dei beni è diametralmente l'opposto: in campagna ha valore il sale e al mare ha valore il grano.

Ma quel'è il valore per il mercante? Qui viene il bello, perché al mercante non gliene fotte una sega ne del sale ne del grano. Perché si muove dal punto A al punto B continuamente e quindi per lui conta solo quello che crede un valore il cliente. Forse iniziate a osservare come l'economia non ve l'ha mai spiegata nessuno in questo modo. Bene, perché tanto di "economia" non so proprio un tubo e infatti vi sembrerà di leggere sempre meno "economia".

Intanto tenete bene presente quanto questa narrativa ci suggerisce: il valore di un bene è condiviso solo in funzione al rapporto che esiste tra quel bene e il luogo nonchè dal grado di "permanenza" dei soggetti nei luoghi. Vale anche per "i servizi", ma li lasceremo da parte per evitare confusione.

Ciò stride apparentemente con gli obbiettivi di una utopica realtà futura della "società liquida" (spiegata da Zygmunt Bauman) per quella "cultura unipolare globale", dove le differenze vorrebbero essere ridotte al singolo a cui sembrano puntare le attuali forze econocentriche mondialiste.

Ma dovete avere pazienza perché l'esempio è ancora parziale. Immaginiamo che il nostro buon mercante, rimugina che ti rimugina, gli viene una bella idea in mente: come gestirsi la pensione e con un vitalizio così sicuro che potrà tramandarlo ai suoi discendenti. Se siete confusi, dato che siamo riamasti che al commerciante non gliene frega niente di alcun valore (e non ha paura di dirtelo in faccia una volta si e l'altra pure) se non quello che è "valore" per i suoi clienti (agisce per il tuo bene dato che mira al controllo della capacità di intendere e volere) vi do un piccolo aiutino. Diciamo che tutto contento e trotterellante se ne va prima in un paesello e poi nell'altro a chiedere una fettina miserabile e del tutto inservibile (per gli abitanti dei singoli paesi) di territorio. Precisamente quella neutrale e corrispondente al confine dei due territori e per gestire il transito da e verso i due paesi. Diciamo che il confine è un fiume e lui chiede solo il permesso di costruirci sopra tutti ponti che vuole (non ce ne sono per ora di ponti) e in cambio che ogni ponte costruito sia considerato giustamente di sua proprietà. C'è qualcuno secondo voi che direbbe di no? Tenete conto che intende farlo gratis, cioè senza chiedere un soldo alla comunità. Ciò che vuole è un contratto che vincoli le parti alla sottoscrizione di una promessa. Tutto qui. Un affarone, no?
Il mercante spiega che il ponte sarà per lui un grande vantaggio, ma che tutti potranno trarne giovamento. Ovviamente chiederà solo un modesto compenso per chi vorrà usare per i suoi scopi il ponte e più tardi si scoprirà che in effetti è stato di parola e "la tassa" risulta essere in pratica molto onesta perchè solo unicamente per i mercanti e solo in base alle mercanzie. Aggiungiamo che il ponte al momento della stipula verrà usato praticamente solo dal mercante, dato che quelli che abitano nei villaggi non ne hanno alcun bisogno se non quelle rare volte in cui si fanno raduni o feste comuni e dove di certo non transitano con lo scopo di mercanteggiare. Quindi tutti contenti?

Ma voi dove vivete, nel pianeta del piccolo principe? >:)

Ok, scorgo ancora della confusione tramite le mie "facoltà medianiche" 😉 ... Calma e pazienza è complicato (capisco benissimo) ma un po' per volta ci arriviamo con facilità (fidatevi). Il nostro buon mercante è stanco di fare avanti e indietro per chilometri e chilometri sempre e di non avere le prospettive più rassicuranti che gli darebbe mettere radici come tutti quanti. Inizia ad essere preoccupato, ad esempio cosa farà se dovesse ammalarsi o se dovessero fargli del male durante un furto del carico? Quindi decide di cedere a qualcuno l'onere del viaggio, donandogli tutte le sue "cospique ricchezze", cioè il carretto con due ottimi e robusti cavalli che usava per andare avanti e indietro (lo so, nella realtà le cose non starebbero in piedi, ma tenete duro che tutto è diverso dalle apparenze) in cambio di una modesta casa vicino al confine che sorgeva nei pressi del ponte. La casa era in effetti abbandonata da tempo ma abbastanza grande da poterci fare una locanda e ospitare una minuscola guarnigione, per ciò le due comunità sono ben contente di aiutare il mercante (di nuovo dopo avergli costruito il ponte per suo nome e per suo conto in cambio di tutto il lavoro gratis che aveva fatto per la comunità) e dargli un luogo dove passare la sua vecchiaia. Agli occhi degli abitanti però l'Uomo è ormai un benefattore perché fornisce parecchi e continui vantaggi sociali in un colpo, nel caso della sua nuova spelonca: rende la strada più sicura per il transito non solo delle merci (non è tanto sicuro pernottare all'addiaccio di notte) rende più conveniente il mestiere del mercante (lui non ce l'aveva quella sicurezza quando commerciava) migliora gli scambi commerciali tra i due paesi che ne possono trarre ricchi benefici reciproci.

Ok, adesso che abbiamo narrato le fiabe andiamo a vedere il rovescio della medaglia. A chi o cosa conviene "maggiore commercio"? Tenete conto del dato iniziale: "il valore di un bene è condiviso solo in funzione al rapporto che esiste tra quel bene e il luogo" quindi la componente essenziale è che il bene viaggi da A a B (l'ho scritto tante volte). Ora il ponte vale un sacco di soldi ma solo per il mercante: come condividere questo "valore"? Se pensate alla tassa vi rispondo un "naaa", vi ho già scritto che era più che onesta, se si tiene conto che "la tassa" era inclusa nel costo maggiore pagato per pernottare nella locanda: giustamente se oltre te hai un carro e dei cavalli non paghi lo stesso prezzo!

Il punto è un altro e va chiarito bene: quanto sale ci vuole prima che il paese dell'entroterra non ne abbia più bisogno? Cioè, quanto sale occorre perché il sale smetta di avere valore nel paese dei contadini? Quanto grano invece nel paese dei pescatori? Ecco che occorre adesso al mercante aprire il tacquino e iniziare a fare il contabile per ottenere la sua pensione e il vitalizio ereditabile "sine die" della sua discendenza aumentando considerevolmente e artificiosamente la necessità di mercato e quindi del suo ponte. Mettiamo che ci sono 50 abitanti per ogni paese, più qualcuno che ha preso carretto e cavalli e ha iniziato a fare il mercante. Ogni mese un paese ha bisogno di circa 50 Kg di sale (1 Kg ad abitante) e l'altro il corrispettivo di 500 Kg di grano (10 Kg ad abitante). Vi chiederete qual'è la mezza del mercante in tutto questo. Non strabuzzate gli occhi: è tutto gratis. D'altronde siamo in un esempio in cui a nessuno importa la moneta perché non serve a nessuno (banalmente) tantomeno al mercante a cui non interessa il valore della merce, ricordate? Gli interessa solo il valore nella testa degli altri, non il suo! Se lui fa gratis un mestiere che a tutti risulta particolarmente utile e gradito (e lui ci tiene che gli altri percepiscano così la sua "umile mansione") qualsiasi cosa gli succeda avrà sempre porte spalancate e gente ben felice di ospitarlo e donargli quanto gli occorre perché continui a fare il mercante: pochi sono disposti a mettersi nei suoi panni, non poter stare in nessun luogo stabilmente, passare la maggior parte delle notti all'addiaccio che piova o faccia gelo, lottare contro malintenzionati costantemente e solo per "il bene del prossimo". Deve proprio piacerti tanto l'avventura per fare un mestiere disgraziato come quello, perché senno praticamente parliamo di un prete o di un convinto filantropo "vero", almeno agli occhi di chiunque altro. No?

Adesso cominciate a capire, eh? Iniziano a collegarsi i puntini? Sii? Bene, perché non è finita. Adesso arriva la parte succosa. Mettiamo caso che il mercante inizi a distribuire vino buono e a organizzare "bische notturne" con tanto di donnine al seguito. La maggioranza dei suoi clienti ce li ha di notte e sono ben contenti di passare il tempo in frivolezze e sollazzi, in più la spelonca è lontano dagli occhi indiscreti e quindi a nessuno in fondo importa niente se il "buon samaritano" si mostra un tantino amorale verso i neo-mercanti, basta che facciano il loro dovere. Quindi è amorale ma discreto e quindi viene comunque apprezzato. Tuttavia con l'aumento del traffico di merci ora il paese dei contadini ha un sacco di sale e il paese dei marinai ha un sacco di grano. Mercanteggiare non conviene più come un tempo e i suoi clienti non se la passano per nulla bene. Ma il nostro ne sa una più del diavolo e proprone ai neo-mercanti ora suoi clienti un altro patto. Avranno tutto gratis nelle quantità che loro vorranno e in cambio dovranno solo fare quello che il "buon samaritano" chiederà loro. Promette loro solo che non sarà mai in ogni caso nulla di sconveniente o che non farebbero comunque. Voi avreste detto di no? Nemmeno loro.

Infatti ecco che in una notte, nel mentre che tutti sprofondano in sonni tranquilli, il nostro mercante "buon samaritano" torna a fare i conti. Che cosa succede se il sale inizia ad arrivare con il contagocce? Che cosa se invece arriva con il contagocce anche il grano? Gli abitanti si chiederanno il perché di quella improvvisa scarsità quindi occorre prevenire ogni domanda. Sapendo che le feste dove si radunano tutti insieme sono rare e precisamente concentrate nella buona stagione, sa che bastano tre mesi per generare una domanda che prima non c'era. Ma chi è che nel frattempo porta le notizie tra un pese e l'altro: eeeh? Si, avete indovinato, i mercanti. Per ciò bisogna trovare una scusa credibile che regga, senza fare sorgere sospetti. Pensa che ti ripensa, al mercante non mancano le idee e gliene viene una davvero fica. Nel viaggio ci sono i ladri e quindi assolda una piccola banda di agguerriti filibustieri che nel frattempo hanno trovato assai gradevole stazionare nella sua spelonca e occasionalmente hanno già fatto in cambio già altri servizietti di "assoluta segretezza". D'altronde chi va a pensare che quel buon uomo se la intenda con i malandrini: è impossibile dai! Ma non fa solo questo, manda anche un gruppo di altri bravi e baldi malandrini (altri) a dare loro la caccia. Poi dice ai suoi mercanti di avvisare la popolazione che le strade non sono più sicure ne tanto meno l'approvvigionamento della merce, ma che lui "il buon samaritano" avendo a cuore la sicurezza dei mercanti e il bene di tutti i cittadini, ben consapevole che la giustizia deve tronfare avrebbe fatto di tutto per acciuffare i maladrini e fargliela pagare. Come per avvalorare le sue parole, davanti agli occhi dei mercanti da ordini precisi agli uomini della sua guardia (=il secondo gruppo di malandrini) di portargli "la testa" del capo dei ladri. Che ovviamente sapranno in anticipo come evitare di farsi acciuffare e inoltre potranno tenersi tutto il carico che riusciranno a rubare per portarlo in altri paesi, lontano da quelli oramai sotto stabile controllo del furbo mercante.

Inizia così una nuova generazione di mercanti "onesti" che arrivati in altri paesi abbandonano la via del malandrino (molto poco conveniente) per cominciare a mettere in pratica quello che il loro sommo maestro (del caos) nonché "buon samaritano" ha insegnato loro: farsi adorare dai semplici che potranno sospettare quanto vogliono, sparlare dietro le spalle quanto vogliono, complottare quanto vogliono, tanto avranno sempre tutto l'interesse pratico ad essere bravi e onesti con il mercante "buon samaritano" e dargli tutto quello che chiede. Tutto.

Perché ci donerà in cambio tante cose preziose, come Babbo Natale. No? Così poi tutti vorranno essere buoni mercanti e se non sarai mercante diverrai semplicente "cacca da sfruttare". Come Fantozzi. Ecco allora che si fa il giro e per evitare che chi sta in alto venga scalato da chi sta in basso nella gerarchia dei mercati sarà obbligatorio per chi è già in alto nella scala sociale creare una classe di esclusi da forzare nella nicchia degli "sfruttati a vita". Siccome il mercante navigato sa perfettamente che il valore sta nel confine, da "buon samaritano" farà si (d'accordo con tutti gli altri suoi pari) che i confini smettano di esistere. Sempre per noi e il nostro bene, eh? Tanto li avevano creati con i mercati, e adesso che non servono più perché tutti dipendono dalla volontà dei mercanti (e dal pensiero mercantile) per sapere che valore hanno le cose, si può anche farne a meno e tutelare in via conservativa come nel freezer la libertà unilaterale di fare quel ca%%o che a loro pare "giusto", imperitura nei secoli dei secoli. Amen.


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