Emozioni e altre am...
 
Notifiche
Cancella tutti

Emozioni e altre amene Condizioni Infernali


GioCo
Noble Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 2218
Topic starter  

Mi scuso in anticipo per la lunghezza dell'articolo

Io insegno che le emozioni hanno di base due caratteristiche fondamentali:
1) sono contro-intuitive
2) agiscono per via indiretta
Questo da alle emozioni una superficiale irrazionalità che in realtà non possiedono, dato che seguono una logica ferrea, neurologicamente e biologicamente determinata, anche se propria del corpo e della struttura della Vita ben distinta dalla volontà; tuttavia l'idea che l'emozione sia irrazionale, proprio per questo, è dura a morire.

Penso che il miglior modo che ho di augurare a tutti un Buon Natale, sia approfondire questi concetti che ci aiutano a capire e accettare un poco l'assurdità del mondo in cui viviamo. Forse una migliore consapevolezza non ci restituirà un mondo migliore, ma almeno ci metterà sulla buona strada per migliorare noi stessi o al limite farci riflettere che non fa mai male.

Quando dico che le emozioni sono contro-intuitive e indirette, non intendo che siano illogiche o complicate; in verità i principi sottostanti, come vedremo, sono persino banali, tuttavia rimangono estremamente sfuggenti, perché è molto complicato risalire alla loro implicita presenza e influenza, ma è ancora più complicato isolarli, ricordarli, riconoscerli e poi anche accettarli per il ruolo che possiedono. Dopo tanti anni di analisi e osservazione, ancora trovo difficile rispondere immediatamente alla più banale richiesta di elencare questi principi, a dispetto della loro intrinseca semplicità. Ancora devo ricominciare da capo a raccogliere dalle esperienze quegli elementi utili a riconoscerli e in questo modo vederli, perché altrimenti rimangono impliciti e trasparenti anche alla mia coscienza, nonostante sia lucidamente consapevole della loro presenza come della loro ferrea presa sui nostri comportamenti.

Iniziamo da qui: il nostro corpo biologico ha due sistemi nervosi paralleli, quello centrale legato sommariamente alla volontà lucida e quello autonomo o viscerale, legato sommariamente all'attenzione vigile. La mia tesi è che proprio il legame tra il sistema nervoso autonomo e l'attenzione costruisce con l'emozione il nodo gordiano indiretto e contro-intuitivo e quindi sfuggente che non si riesce a sciogliere. Tanto che nessun ricercatore serio si azzarda a fare questa ipotesi. Quello che però andremo a dimostrare in questo articolo con una raccolta multidisciplinare di conoscenze scientifiche acquisite è proprio questo legame, facendo attenzione a non cadere nella "dottrina spirituale". Quanto dirò è infatti rimane confinato nel materiale, nel corporeo e nel terreno. Ma questo non significa che anche chi è nella ricerca spirituale non possa poi trarne beneficio. Significa solo che non è mia intenzione fare di questo argomento nulla che riguardi la spiritualità.

Questo legame è indiretto perché ha bisogno di passare dalla memoria ed è contro-intuitivo perché ha bisogno dell'emozione come un automobile ha bisogno del carburante; al corpo biologico però non interessa qual'è il carburante, non è attrezzato per consumare un emozione specifica, semplicemente sfrutta quella che il rapporto tra l'individuo e l'ambiente tende a privilegiare. Questo non vuol dire che tutti sviluppiamo la stessa reazione emotiva a parità di stimoli ricevuti a partire dalla più tenera età, significa che a parità di stimoli la maggioranza tenderà verso una risposta emotiva omogenea, in accordo con gli studi di Bowlby. Banalmente in un ambiente sereno, la maggioranza tenderà verso una risposta emotiva serena e viceversa.

Al corpo biologico interessa costruire con l'ambiente una relazione di equilibrio emotivo il più possibile stabile, esattamente come le radici di una pianta rendono tanto più stabile il suo fusto quanto più affondano nel terreno. Per ciò la gazzella imparerà a brucare a pochi metri dal suo principale predatore, il leone, senza che questo turbi la sua quiete emotiva più di tanto, per il semplice motivo che il leone è parte di quell'ambiente, tanto quanto l'erba, da sempre. Questo significa che la Vita è strutturata per essere centrata nei contesti, cioè per essere stabile nelle relazioni con l'ambiente e ogni turbamento è in questo senso molto pericoloso, perché tocca direttamente l'ordine sottostante e porta quindi facilmente verso conseguenze estremamente pericolose e contrarie alla Vita. Un animale migratore è abituato a cambiare ambiente, ma secondo ritmi e comportamenti stabilmente ricorrenti, non secondo l'idea balzana che gli salta in testa a un certo punto "perché è meglio" e questo significa che un migrante risponde allo stesso principio umorale. Ad esempio partirà per combattere la noia e la monotonia che non da prospettive future e che rappresenta un "peggio" a prescindere, non necessariamente perché ne ha bisogno economicamente o perché è certo che le sue condizioni miglioreranno nel bengodi occidentale.

Un altro principio è che l'emozione chiama sempre se stessa. Quindi se tendo a reagire con rabbia alle condizioni ambientali, tenderò a rispondere sempre di più con la rabbia per risolvere quelle stesse condizioni. Di conseguenza, la mia attenzione sarà magneticamente polarizzata verso significati che si legano alla rabbia sempre di più e sempre meglio. Perché? Perché insieme al ricordo, viene impressa nella memoria anche l'emozione che è servita a incidere lo stesso ricordo nel sistema nervoso. Quindi il corpo biologico si "adatta" a rispondere più facilmente con la rabbia quando ha bisogno di incidere la memoria e dare così valore a quanto accade.

Quindi c'è un passaggio solo parzialmente e marginalmente consapevole, dato che è inconsapevolmente attuato dal sistema nervoso autonomo, tra la volontà di significare il mondo e il mondo significato in autonomia dall'emozione e dal ricordo. Per fortuna esiste un altro principio che ci apre alla possibilità di esercitare un certo controllo su questo sistema timico così ferreo, con l'esercizio della volontà. Tuttavia è anche uno di quelli più ostici da accettare. Ogni associazione che noi facciamo tra significati ridotti alla loro unità la interiorizziamo come oggettiva, determinata, data a priori, anche se rimane di suo del tutto libera. Facciamo un esempio. Tra il significato "pianta" e "cattiva" non c'è alcun legame determinato, ma se studio un erba velenosa e vi associo l'idea che "è una pianta oggettivamente cattiva", ho compiuto una associazione libera. Se ad esempio continuando a studiare scopro che però in certe dosi, in certe ricette e con una adeguata posologia il veleno può diventare una medicina importante, ecco che il significato può ribaltarsi e la pianta che era cattiva diventa buona. Da qui capisco che l'associazione è totalmente libera, sempre, ed è Vitale che rimanga libera. Questa associazione libera costruisce l'identità, perché costituisce il valore nel giudizio, nonché la guida nel comportamento. Per sapere se una certa pianta è commestibile, potrei voler sapere se è buona o cattiva da mangiare. Ciò determina la relazione tra me è la pianta che si manifesta nell'ambiente magari con fiori meravigliosi e facili da individuare, ma velenosa e quindi non commestibile e magari infestante rispetto alle altre piante che coltivo nel mio giardino che sono invece commestibili. Quindi la pianta maligna diventa da debellare per il mio bene e per il bene delle piante buone che coltivo. Poi però un giorno scopro che quella pianta cattiva mi può guarire da una malattia e improvvisamente inizio a significare la sua presenza malefica come benefica.

Tuttavia finché la relazione con l'ambiente è passiva come verso una pianta o un oggetto, la dinamica è ancora relativamente facile da accettare. Già diventa più complesso se leghiamo il significato "persona" con "antipatico", specialmente se la persona in questione ci ha fatto stare male in più di una occasione. Tuttavia se noi abbiamo allenato la risposta emotiva della compassione, pur senza rifiutare l'oggettivo comportamento antipatico subito, se l'abbiamo subito, tenderemo a cercare di costruire libere associazioni diverse dalla semplice "persona antipatica", associazioni che favoriscano ricordi incisi non tanto dal disagio o dal rifiuto di quella presenza, ma dalla compassione esercitata nel tempo. Da qui iniziamo a intravvedere come l'azione indiretta e contro-intuitiva emotivamente guidata può rientrare in una azione volontaria.

A questi principi dobbiamo ancora aggiungerne un altro: i comportamenti intelligenti (cioè liberamente capaci di decidere attraverso la volontà lucida) sono per la Vita emotivamente strutturati. Cioè affermo con piena consapevolezza ragionata che senza emozione non esiste alcuna intelligenza. Quindi la cosiddetta "intelligenza artificiale" dal punto di vista della Vita Biologica, Neurologica ed Ecologica è stupida nel senso di intellettualmente sterile perchè priva di scelta così come priva di emozione. Certamente l'abuso emotivo genera comunque stupidità, ma il sistema nervoso biologico non è strutturato per essere stupido come nel caso di una unità elettronica. Quando dico stupida, intendo senza radicamento innato nell'ambiente e quindi ad esempio senza l'esigenza sottostante della sua necessaria difesa o identità liberamente costruita nel significato ecologico: una macchina non ha la necessità di conservare ciò che non è espressamente richiesto da chi l'ha concepita, non risponde a nessun ordine o contesto ed esiste simultaneamente indistinta tanto come predatore che come bersaglio. Se non posso fidarmi di un amico perché può tradirmi, una macchina è ancora più infida, perché non potrà in ogni caso mai essermi amica anche se mi fido ciecamente che farà quello per cui è stata progettata, semplicemente perché non dipende dalle emozioni. Ma se anche fosse progettata per dipendere dalle emozioni, poi mi dovrei chiedere perché diavolo dovrei sostituire un amico in carne e ossa con una macchina tanto sofisticata e costosa, se non per problemi emotivi che affiggono me, per esempio la mia incapacità di esercitare un controllo soddisfacente minimo sulle mie emozioni e sulle condizioni emotive dei contesti in cui vivo.
Siccome la relazione tra il processo di significazione e l'emozione rimane contro-intuitivo e indiretto, bisogna approfondire il ragionamento. Noi infatti a tutt'oggi siamo convinti (paradossalmente dalla stessa struttura emotiva) che l'intelligenza sia frutto di fredda razionalità, cioè un computo, un calcolo quantitativamente determinato e non qualitativamente strutturato, come se il cibo (ad esempio) contasse per le tonnellate prodotte e non per come viene prodotto, dove, da chi e con che procedure. Così un chilo di farina prodotto con amore da chi la terra la vuole conservare fertile e ci tiene che l'ambiente rimanga sano, finisce che vale meno di un chilo prodotto da macchine e tecnologia a sfruttamento intensivo che rende sterili i terreni, che obbliga una coltivazione OGM di cui non sappiamo gli effetti sul corpo nel medio e nel lungo periodo, che obbliga all'uso di chimica ultra-tossica e il tutto esclusivamente per garantire la quantità superiore rispetto a una coltivazione tradizionale, indipendentemente dalla richiesta del mercato. In questo modo si svaluta non la farina, ma il rapporto tra l'Uomo e il suo ambiente, producendo con la macchina e la tecnologia fredda e razionale quella solare stupidità perfettamente inutile che la stessa rappresenta.

Ma facciamo ancora un passo avanti. Ciò che noi intendiamo comunemente come "razionale" è solo ciò che risulta comunque accessibile alla comprensione per via diretta e intuitiva nel principio, ma questo non ci garantisce che le logiche causali che ne conseguono siano corrette, tutt'altro! Ad esempio, questo testo essendo scritto può essere letto, quindi verbalizza i concetti e di conseguenza possiamo affermare che la parola è veicolo principe di conoscenza e significato garantito, freddo e razionale, che va usato in questo senso per essere giusto se vogliamo trasmettere conoscenza senza condizionamenti. A scuola (ma dovrei dire sQuola, quella fondata sulla corbelleria asinina dell'insegnamento razionale freddo) noi impariamo infatti principalmente a combattere la noia, la frustrazione e il senso di colpa con cui nel bene (ma soprattutto nel male) dovremo riuscire a memorizzare quel poco che la società pretende assurdamente e paradossalmente per il nostro bene e per il semplice motivo che quell'insegnamento non segue nessuna procedura biologicamente intelligente. Non solo un disastro educativo, un fondamento pedagogico cretino per generare cretini certificati D.O.P. che ci garantisce "solo" l'ingovernabilità emotiva a prescindere, tanto individualmente quanto socialmente: complimenti a noi stessi!

In verità la parola non è che un sotto insieme di indicazioni, una specie di guida, come i cartelli stradali che indicano una certa meta. Poca roba. E' facile da seguire e quindi appare un mezzo naturalmente efficace per trasmettere dei saperi, ma in verità la sua sola efficacia è quella di disciplinare un percorso intellettuale ed emotivo svincolato da chi compie quel percorso: per andare a Roma, potrei avere bisogno di percorrere strade che vanno nella direzione opposta o che mi portano da tutt'altra parte, perché le indicazioni non strutturano il percorso per portarmi a Roma ma per portarmi di volta in volta sulla strada che conviene a chi l'ha progettata e che quasi certamente non era interessato a Roma, ma ad esempio a collegare Milano a Pavia. Se il discorso lo riportiamo nel supermercato o meglio ancora all'Autogrill, dove per uscire devo girare obbligatoriamente per decine di metri di scaffali pieni di materiale da vendere, mi rendo conto che la strada è progettata sempre e comunque per seguire gli interessi di chi l'ha realizzata e che molto confusamente questi interessi possono coincidere o meno con i miei. Poi mi rendo anche conto che i significati disseminati per la strada sono per ben oltre il 90% silenti. Ad esempio sono fatti da cartelli stradali di divieto, di obbligo o di pericolo senza scritte. Ma anche dai limiti della strada, da strisce per terra da cui non posso uscire, da pedaggi, errori di guida, ostacoli come gli incidenti, bisogni primari come il cibo, il sonno, oppure l'ansia e tanto altro. La parola evoca emozioni, certamente, perché memorizzata secondo lo stesso processo dipendente dall'emozione, ma ciò fa si ad esempio che se vado a vedere un film Horror dove dovrei provare paura, magari mi annoio oppure rido, cioè non provo emotivamente quello che il film intendeva farmi provare. Quindi la parola vale come indicazione, ma poi è l'individuo che deve farci sopra un lavoro, se no da sola non serve a un tubo di niente.

Ma l'emozione ha tante caratteristiche che ancora non ho esplicitato. Un'altra di queste è che ogni emozione chiama sempre se stessa. Se accettiamo che l'emozione serve per incidere la memoria neurologica e che si imprime per ciò insieme al ricordo, è facile capire perché dipendiamo dalle emozioni, sempre le stesse e in modo da auto-rinforzarle ed è facile capire perché certuni si arrabbiano più facilmente di altri, oppure perché possiamo essere tanto dipendenti dai vizi come il gioco d'azzardo. Tuttavia non sarà facile per noi individuare le nostre specifiche dipendenze emotive, perché il ragionamento interviene se esiste una differenza osservabile. Per esempio questo testo lo possiamo leggere perché il contrasto tra lo sfondo e le lettere rende possibile vedere cosa c'è scritto. Le emozioni sono identiche: chiamano se stesse e si confondono in se stesse e ciò ci risulta evidente solo se le mettiamo per contrasto sullo sfondo di emozioni differenti. Ma ciò ci costerà fatica perché implica la necessità di stare male perché saremo obbligati a vedere i nostri comportamenti svalutati, assurdi, paradossali, quando invece il meccanismo della intuitività diretta ci aveva assicurato che erano razionalmente determinati e quindi la memoria ha finito per incollare i comportamenti conseguenti nientemeno che alla nostra identità.

Per ciò discutere delle nostre credenze emotigene, significa sempre mettere in profonda crisi la nostra identità (e viceversa) e non tutti hanno la voglia o la forza morale per mettersi in una prospettiva critica così radicale. Esistono dei modi per mitigare la crisi, tuttavia è obbligatorio procedere per piccoli passi senza avere la fretta di affrontare subito il mostro che abbiamo coltivato inconsapevolmente dentro di noi. Certamente è necessaria almeno la volontà di conoscere se stessi ma non basta: è necessario anche guardarsi bene dall'avere fretta di giungere a conclusioni. Dobbiamo costruire meta-strumenti, attrezzature che ci serviranno per affrontare il mostro, non solo e non tanto per sconfiggerlo, ma soprattutto per superarlo in astuzia e in intelligenza. Il nostro obbiettivo infatti non è di Uccidere ma di Dominare quella forza che nel bene e nel male abbiamo creato dentro di noi. Lo dobbiamo fare prendendo prima coscienza e poi dimestichezza con l'agire indiretto e contro-intuitivo. Mano a mano che scopriremo l'effettiva efficacia pratica del nostro agire, forgeremo quei meta-strumenti che ci daranno la possibilità di vedere il Mostro ma anche e proprio per questo di dominarlo. Saranno strumenti che essendo forgiati da noi per noi stessi non somiglieranno a nessun altro e avranno per ciò una genesi autopoietica. Il primo passo è quello di diventare consapevoli che dobbiamo ogni volta scegliere tra dominare l'emozione o conservare l'associazione libera tra i significati. Per la intuitività diretta il fatto che un certo individuo sia antipatico è per noi un dato oggettivo frutto di una esperienza diretta, non di un processo indiretto e contro-intuitivo. Tuttavia se volgiamo controllare l'emozione dobbiamo scegliere quale emozione vorremmo associare a quella esperienza e non quale significato attribuire a quella persona. Ovviamente, logicamente, non sarà la gioia o la felicità, perché se noi partiamo da un ricordo di forte disagio, non sarà facile passare a un significato opposto di gioia o di felicità: è possibile, ma potrebbe costarci troppo caro, perché richiederebbe una energia e uno sforzo timico talmente grande da finire solo per giustificare e rinforzare quel disagio insieme al giudizio legato all'esperienza negativa. Dobbiamo per ciò sfruttare emozioni meno costose e "di transito" come ad esempio la compassione, cioè provare a capire sperimentando le stesse emozioni del nostro prossimo perché quest'ultimo si sente costretto ad agire in quel modo antipatico anche se controproducente. Ciò aggredisce direttamente la libera associazione tra questa persona e l'antipatia che ci scatena, smontandola e rimandandola con un leggero contrasto. Non è una luce abbagliante che illumina la nostra ignoranza, ma una tenue penombra che inizia a delineare i contorni che prima erano immersi nel buio totale. Non è aver ben chiara l'interezza della scena e del contesto, non è avere piena consapevolezza della recita e dell'opera come teatrale. Siamo ancora semplici spettatori passivi e non abbiamo idea di come funziona lo spettacolo della Vita, quel'è la regia, la sceneggiatura, gli attori e il canovaccio, di questo palcoscenico particolare. Abbiamo solo iniziato a intravvedere qualcosa e sospettare che potremmo fare parte di una possibile commedia tragicomica, dove dominano le emozioni, finché noi non impareremo a dominarle.


Citazione
fiurdesoca
Estimable Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 107
 

complimenti Gioco, una bella spiegazione.
peccato che solo chi è già in questa ottica può intuire quello che dici.
per tutti gli altri è arabo...


RispondiCitazione
ignorans
Reputable Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 305
 

Se accettiamo che l'emozione serve per incidere la memoria neurologica e che si imprime per ciò insieme al ricordo, è facile capire perché dipendiamo dalle emozioni, sempre le stesse e in modo da auto-rinforzarle ed è facile capire perché certuni si arrabbiano più facilmente di altri, oppure perché possiamo essere tanto dipendenti dai vizi come il gioco d'azzardo.

Anzitutto: Buone Feste.
Poi: ma tu ti sei mai imbattuto in un testo di medicina tradizionale cinese? Secondo loro le emozioni hanno una base biologica che deriva proprio dal mal funzionamento o dal buon funzionamento degli organi, e riguarda sia la costituzione (cioè la struttura) che la condizione del momento.
Se ti capita, prenditi un buon libro di Medicina Tradizionale Cinese. Ci troverai anche tanti riferimenti al rapporto organi/emozioni, come gestirlo e come trasformarlo.


RispondiCitazione
Condividi: