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Filantropia pelosa e messianesimo non richiesto


GioCo
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Topic starter  

https://images.justwatch.com/backdrop/9378587/s1440/vidocq-la-maschera-senza-volto

Quando Cristo venne in terra è indubbio che molti aspettavano le sue prediche. Molti si radunavano per ascoltare, molti lo seguivano. Non c'era solo lui perché la sua fu un epoca prolifica di prescelti da questa o da quella volontà divina quindi più o meno auto-eletti che facevano opera messianica di qualche interpretazione religiosa del verbo divino. Ma c'era un pubblico e c'era un epoca in cui questo pubblico aveva delle aspettative, era carico di speranza e ci voleva poco ad accendere il fuoco di questa loro speranza.

Insomma, ciò che veniva predicato da colui che veniva (in pace) tra gli uomini era anche quello che molta gente voleva ascoltare e che magari non aveva mai osato nemmeno pensare prima. Non mi sembra che stia accadendo oggi con personaggi come Elon Musk, Bill Gates, Jeff Bezos e altri come loro che predicano l'eugenetica dalle accentuate impostazioni fabiane(*) e dalle pruriginose intenzioni sovversive. Questa gente (come il loro mentori prima di loro) non dice cose che noi vogliamo ascoltare, si nasconde dietro belle parole che lasciano intendere buoni propositi, come la salvezza del pianeta, del destino umano e la promozione del benessere sociale, come se fossero in grado di salvarci da noi stessi e dalla nostra ignavia e non sfruttarla biecamente, eppure si sentono prescelti in terra esclusivamente perché sono abbastanza ricchi da influire sul destino della stragrande maggioranza di tutti noi. Proprio per questo si sentono carichi di un dovere messianico che fondamentalmente è quello di realizzare una società tecnocratica (da noi mai richiesta ne desiderata) sempre più tetra e ributtante ad ogni passo che siamo spinti a fare per realizzarla e che ha come unico fine concreto quello di preservare imperitura la loro stessa elezione a "deus ex machina", cioè la (loro) esclusiva capacità di scimmiottare un verbo divino che parla o appare per mezzo di una macchina. Insomma uno schifo di sceneggiato, l'unico che ci è concesso concepire.

Il nostro parere non conta un ca%%o. Non ce lo chiedono, non ce l'hanno mai chiesto e quindi è evidente che non ce lo chiederanno nemmeno in futuro, se non per reprimerlo. Prima la critica veniva accettata ma non ascoltata, poi è stata (mal)tollerata e combattuta con le parole e adesso per lo più viene censurata ovunque sia possibile, presto quindi se tanto mi da tanto, ogni tentativo verrà perseguito tanto più ferocemente e crudelmente quanto più sarà puntuale e corretta la critica. Il destino di Assange è quello di tutti i dissidenti capaci e volenterosi.

Abbiamo quindi di fronte un Moloch con l'aspetto di Vidocq il demone (che letto al rovescio è tutta una evidenza). Un demone con il volto di chi lo guarda. Un demone che si appropria della forza dei suoi avversari e la usa contro di loro. Lo fa distorcendo i significati e con essi il senso stesso della Vita degli individui. Davanti a un nemico simile è utile ricordare alcune massime, cioè principi inalienabili e incorruttibili. Passo a ricordarne giusto un paio.

PERDONO E CONDANNA

Nel momento del giudizio
di chiunque sia la colpa
la condanna è per chi giudica.

Nel perdono non si fa alcun "regalo" diretto a colui che perdoniamo. Il senso del perdono non è mai verso il nostro prossimo. Certo, egli potrebbe indirettamente beneficiarne e forse è anche meglio così, ma questo non cambia l'assunto di base, cioè che il nostro perdono ha l'effetto indiscutibile diretto e immediato di allontanare da noi la nostra stessa condanna, quella che consegue il giudizio ed ha un carico (=debito) non solo e non tanto morale quanto emotivo.

Quale condanna? Prima di rispondere va corretto un altro significato che per noi occidentali e difficile tenere distinto, perché viene continuamente rimestato e confuso, purtroppo anche volutamente e per una certa "coscienza infantile" che è difficile da gestire o ammettere, sopratutto se siamo adulti. Il perdono non è mai una giustificazione o (meno che meno) una rinuncia a considerare ciò che vediamo sbagliato come sbagliato. In altre parole, perdonare non significa dare il nostro consenso a qualcosa che stiamo considerando sbagliata. E' un fatto esclusivamente emotivo che non comporta MAI la rinuncia a vedere e denunciare l'ingiustizia come tale, se la condanna è stata promossa da un ingiustizia palese. Però comporta la rinuncia a considerare l'ingiustizia come assoluta e irreversibile per chi l'ha commessa. Tipo condanna eterna.

A tutti noi prudono tanto le mani quando dobbiamo condannare qualcuno per i suoi misfatti (più raramente noi stessi) tanto parenti e affetti quanto estranei. Tutti noi abbiamo provato il desiderio di trascinare nella polvere il nostro prossimo quando è stato colto a compiere gesti imperdonabili (per noi).

Il primo essere umano che di solito si fa martire di questa nostra voglia di condanna è il genitore: spesso il bambino desidera sinceramente che il genitore muoia, ma solo per il tempo che gli dura il malessere emotivo. Poi torna a volergli bene come e spesso anche più di prima. Tuttavia questo intenso desiderio di condanna non scompare con l'età ma si rimodula, verso quelli che scegliamo come nostri nemici mano a mano che si cresce: idee, persone, accadimenti.

Tuttavia c'è condanna e condanna. Un conto è la condanna verso ciò che accade, per esempio una situazione intollerabile, un altro è verso una persona. Va da sé che perdonare una situazione è un po' sciocco, mentre perdonare una persona ha un senso speculare rispetto quanto tendiamo a credere. Se preferite, il concetto è più facile da comprendere se si introduce l'idea che ci sia un ente terzo ultraterreno a gestire la condanna verso il nostro simile. Questo ente essendo in una posizione privilegiata tale per cui ognuno è trasparente è in grado di formulare un giudizio che per noi è impossibile da intendere e replicare. Quindi ogni nostro giudizio verso la persona si sovrappone a quest'ente superiore arrogandosi il diritto di sostituirsi al suo giudizio. Il nostro giudizio è quindi sempre macchiato di Superbia che lo vogliamo o no. Soprattutto se quest'ente superiore lo concepiamo come il più vicino alla nostra Anima. Quindi il giudizio produrrebbe in questo scenario una condanna automatica verso noi stessi, che si traduce in una specie di zavorra o schermo capace di tenerci lontano dalla nostra natura divina: Vidocq.

(RI) CONOSCENZA E MALE

Il Male dimentica se stesso
perché è condannato a ripetersi.

Questa forse è un po' più difficile da intendere. Proviamoci. Di solito quando commettiamo il Male non siamo capaci di riconoscerlo, anche se emotivamente questo è tracciato in modo chiarissimo. Più facile è riconoscerlo nel nostro prossimo. Quando eravamo piccoli era il capriccio di solito che intendevamo nascondere ai genitori nel caso più benevolo: qualcuno se lo ricorda? No, eh? Siccome è più facile ottenere ciò che desideriamo con l'inganno che accettare il sacrificio che richiede rinunciare al desiderio (cioè alla dose di dopamina associata di solito al divertimento e al benessere) tutti passiamo il periodo del contrasto con il genitore che si aspetta da noi buon senso ma difficilmente riesce ad ottenerlo. Soprattutto in età puberale, quando certi desideri toccano le necessità più inconfessabili e intime.

Il primo passo per mettere ordine è provare a significare il Male come un atto emotivo promosso da un interferenza terza (del tutto trasparente) che si frappone tra noi e ciò che accade per suo proprio profitto e in cambio ci rassicura e ci fornisce tutte le scuse per agire come a noi più conviene (emotivamente). Parleremo in questo caso di forme pensiero e di basso astrale. Se si suppone che essa sia una presenza fisica equiparabile a una simbiosi endogena che serve a generare energie fruibili all'ospite parassita per tramite di pensieri installati apposta per creare emotività disordinata, allora diventa naturale capire perché tendiamo a dimenticare così facilmente il Male da noi commesso ma non quello subito. Perché la colpa ha sempre il nostro volto anche se questo accade per causa dell'ospite parassita che lo riflette.

In altre parole, appena commettiamo il Male intervengono una serie di meccanismi interiori (come l'auto-giustifica o la negazione) che ci inducono a dimenticare. Per ciò ogni volta che siamo chiamati a riconoscere il Male da noi commesso è un po' come dovessimo conoscerlo di nuovo ogni volta come fosse la prima. Naturalmente questo meccanismo non è assoluto ne definitivo e possiamo sempre ravvederci, riconsiderando la nostra responsabilità, ma è indubbio che ciò comporta un grosso lavoro interiore di accettazione che non si esaurisce più una volta messo in moto.

Se infatti ci permettiamo poi il lusso di dirci "liberi" dal vincolo del Male che dimentica se stesso, di sicuro c'è solo che abbiamo rinunciato ai sorvegliare l'influenza che esercita su di noi.

La parte positiva di tutto questo è che più ci si allena a riconoscere il Male da noi commesso, più è facile riconoscerlo, perché la sua tipica impronta è la monotonia che spesso è associabile a fissazioni ossessive e opprimenti. Se vi ricorda l'oscurità totale della nuova tirannia tecno-feudale di recente installazione globale, bé è perché l'evidenza evidente si può nascondere, ma non eliminare.

 


 

(*) stranamente pochi notano come il fabianesimo abbia cruciali differenze ideologiche e non solo strategiche con il marxismo-leninismo. La prima è che mentre il marxismo idealizza la guerra sociale dal basso per la condivisione di beni e servizi a scapito del capitalismo il fabianesimo intende la condivisione un allargamento della proprietà di quei pochi prescelti (da Dio) a TUTTO e per impedire a chiunque altro di pretenderla, quindi intende che i soli proprietari rimasti potranno decidere chi può usufruire di quei beni privati e chi no. Praticamente è il rovescio esatto della rivoluzione marxista. Se intendiamo il mondo come un unica casa o villaggio, di fatto il fabianesimo intende nobilitare pochi eletti e ridurre in servitù tutti gli altri con la postilla che però non ci sarebbero alternative ad essere servi o padroni. Ecco perché ad esempio è essenziale che (diversamente dal marxismo che contempla anche i beni ed anzi esalta la produzione) tutto sia concepito come servizio e non sia dato a nessun altro il consenso di rivendicare proprietà. Di fatto il fabianesimo poi poggia sulla teoria luciferina dell'attacco al più debole (come malati, donne e bambini) perché di fatto è proprio il controllo totale del più debole l'obbiettivo di chi aspira alla nobiltà, da sempre. Potremmo quindi concludere che il fabianesimo è il socialismo (esclusivista) dei ricchi (bulli ed auto-eletti).


Citazione
SupernovaX
Trusted Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 82
 
Postato da: @gioco

Il primo passo per mettere ordine è provare a significare il Male come un atto emotivo promosso da un interferenza terza (del tutto trasparente) che si frappone tra noi e ciò che accade per suo proprio profitto e in cambio ci rassicura e ci fornisce tutte le scuse per agire come a noi più conviene (emotivamente).

concordo ma aggiungerei che occorre anche il deliberato consenso del soggetto operante. Leggendo questo post mi è venuto spontaneo associarlo ad un articolo uscito qualche giorno fa qui su CDC (LE BOLLE PAPALI CHE HANNO CAMBIATO IL MONDO: SIAMO SCHIAVI DAL 1302 D. C. LO SAPEVATE? un articolo che ha ricevuto pesanti critiche dai commentatori ma che nel marasma di concetti affastellati ivi esposti contiene anche alcuni spunti interessanti) nel quale si sostiene che, in fondo, se le cose vanno male è perché ognuno di noi dà il consenso, più o meno consapevolmente, a determinati meccanismi.

poco sopra trovo la frase:

Postato da: @gioco

Proprio per questo si sentono carichi di un dovere messianico che fondamentalmente è quello di realizzare una società tecnocratica (da noi mai richiesta ne desiderata)...

eppure questi personaggi vengono legittimati inconsapevolmente da noi un numero impressionante di volte: acquisti qualcosa su Amazon? utilizzi sistemi operativi Microsoft? hai un account facebook et similia? utilizzi Google? in ognuno di questi casi stiamo dicendo ai Fabiani che stanno dietro queste aziende: "bravi, avanti così! ancora, ancora, ancora di più!"; Loro non hanno fretta di rivoluzionare l'umanità, è l'umanità che col suo atteggiamento sta facendo il lavoro per Loro.

per rompere il cerchio magico occorrerebbe la consapevolezza del fatto che tanti nostri desideri non sono poi tanto "nostri" ma che accettiamo di desiderare i desideri di altri.

 


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