Le ragioni del mio ...
 
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Le ragioni del mio lato infantile


GioCo
Noble Member
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La logica che mi circonda, non sarà una novità per chi è abituato a leggermi, mi appare surreale, grottesca, aliena e distante oltre ogni ragionevole ragione, tutta e nel complesso.
Intendiamoci, non è un rifiuto quello che vivo. Non rifiuto la realtà, solo la "leggo" (cioè la significo) a partire da principi anche condivisibili ma che poi nella ricaduta pratica mi costringono a osservare ciò che mi circonda privo di senso. Allo stesso tempo però non rifiuto i principi che per la maggioranza occorrono per dare un significato alle cose che ci circondano. Semplicemente non sono i miei.

Non è sempre facile (per me) ridurre in parole quei principi, anche se a me risultano cristallini. Come non sarebbe facile per chiunque descrivere una fotografia a chi non l'ha vista, senza "dimenticare" (=omettere) particolari cruciali per comprenderne il senso. Ad esempio dov'è stata scattata, quando o perchè (scommetto che la maggioranza di voi quando ha letto "descrivere fotografia" pensava all'immagine, vero?). In altre parole non è sempre facile governare l'attenzione sui principi che ci guidano descrivendoli in modo che siano trasmissibili anche se a me rimangono limpidi nella testa. Provo a farlo quindi adesso con un pensiero un po' infantile, "sperimentando".

Per esempio, non capisco perché dovremmo vivere nelle case in cui abitiamo. Non hanno niente di sensato o anche solo minimamente connesso al nostro bisogno più basilare. Come il rapporto con il cibo. Perchè dovremmo fare chilometri e chilometri (come peripatetici per tutta la vita) per andare in un altra "casa" dove altri hanno fatto chilometri e chilometri per radunare il cibo dentro (il supermercato) e quindi prenderlo e fare altri chilometri e chilometri per averlo "a casa nostra" e (finalmente!) consumarlo? Perchè non è possibile averlo prodotto accanto a casa e invece deve essere trasportato qui e la come sabbia al vento? Come non capisco il senso che dovrebbe avere un lavoro, un matrimonio o mandare a scuola i figli. Non capisco perché ad esempio per "imparare" dobbiamo obbligatoriamente entrare dentro una stanza vuota e grigia e stare seduti ognuno isolato nel suo tavolino piccolo per ore e ore ad ascoltare la retorica di uno che (nel migliore dei casi) sa quello che dice con il solo risultato di vederci rubati gli anni migliori della nostra vita, i più adatti per giocare e imparare (per davvero). Come se imparare equivalesse ad ascoltare discorsi noiosissimi e non "agire" nella pratica la teoria. Come se il bambino per imparare a camminare (ad esempio) dovesse ascoltare per ore e ore la mamma che gli spiega come si fa ... eppoi "puf" fa come Lazzaro: "alzati e cammina" ... è semplicemente grottesco!
Non capisco perché dovrei "possedere del denaro" o un cane. Come si fa a "possedere" un denaro? Al massimo lo gestisci. Messo e non concesso che "denaro" abbia poi senso. Ad esempio, se dovessi dire che io "possiedo la luna" o "l'amore del mio cane" qualcuno può negarlo? No. Quindi li possiedo? Boh! Per possedere qualcosa ci vuole qualcuno che dica che tu possiedi quella cosa. Chi è? Uno, che ti importa? Il punto è che quell'uno (che poi nessuno sa bene chi sia) siccome ti ha "donato" il possesso, te lo può pure togliere se gli girano, no? Quindi questo "possesso" è una bella fregatura, perché se tu "possiedi del cibo" ed hai fame, puoi mangiare se un altro non te lo leva di bocca dicendo che non è tuo. Senza un perché. Ad esempio nel delta del Niger i petrolieri hanno detto "questo è nostro" prendendosi il petrolio e siccome la foresta hanno detto che non era loro, l'hanno riempita di rifiuti tossici privando del cibo la popolazione locale, poi hanno preso altro cibo da un altra parte dicendo "questo è nostro" ma devi possedere il denaro per prenderlo. Così la popolazione ha iniziato a morire per indigenza perchè non possedeva questo "denaro" (che nessuno sa bene cos'è) non possedeva il petrolio e non poteva nemmeno sfamarsi da sola. Ma veleno e indigenza non erano mica loro, era roba dei petrolieri e avrebbero dovuto restituirla ai petrolieri, ma non no, quella no! Forse non possiedono nemmeno quella? Questa cosa del possesso non riesco a capirla. Giurò che sono decenni che ci provo!
Sarò scemo, ma non ci riesco come non riesco a dare un senso a "denaro".
L'unica cosa che ho capito è che non sono io a decidere "chi possiede cosa".

Nel mio principio il possesso semplicemente è un concetto totalmente alieno anche più di "denaro". Esiste quello che creo o quello di cui ho bisogno. Per esempio, se ho bisogno di cibo dovrei stare dove si produce ed essere attento a "cosa" e "quanto" si produce. Se si produce abbastanza perchè possano esserci dei figli garantendo prosperità e abbondanza per tutti gli esseri viventi che condividono con me quel cibo, avrà senso avere figli. Altrimenti no. Ogni essere vivente non lo saprò in un tale contesto inutile alla produzione "del mio cibo", ma utile alla produzione di abbondanza per tutta la vita, quindi anche la mia, per ciò il mio interesse è di difendere tutta la vita, non solo la mia! L'abbondanza sta nell'abbondanza non nella sterilità: che senso ha fare passate e passate di roundup su una coltivazione OGM per avere tonnellate in più "garantite" dentro un terreno che diventa sterile a ogni "passata", se poi (anche prescindendo dal veleno) quel terreno è destinato a non produrre più niente? Lo stesso che vivere dentro tombe chiamate "casa" che non hanno alcuna relazione con la vita.

Cosa ci faccio col possesso del niente? Ad esempio cosa ci faccio con il successo? Ma poi cos'è il successo? Cioè uno si veste più o meno strano, fa boccacce strane, si muove inventando una danza che saltella qua e là su un palcoscenico, produce diversi rumori "creativi" e ci mette su delle parole a casaccio, si chiama Elvis e fa un successo planetario, cioè diventa uno che conta tanto. Uno invece che spende una vita per il bene del prossimo sacrificando tutto se stesso, bene che vada, conterà poco o niente (rispetto a sto "Elvis"). Più spesso però finisce che crepa a scarpate in faccia. Quindi il successo dev'essere un modo per contare qualcosa senza rischiare quasi niente e senza fare niente di concretamente utile al prossimo? Ma allora per fare qualcosa che conta in questo mondo bisogna non contare niente e rischiare tutto? Come si fa? Boh!

Bastasse questo, per qualsiasi cosa vieni pure giudicato: il mondo è cattivo! Gli umani sono orribili bestie! Ciumbia però, ti voglio vedere in un mondo come questo non diventare un "orribile bestia"!!!
Mi sembra che sia l'unica vera scelta sensata ... o no?


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BIGIGO
Estimable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 162
 

ahhhh che bella ventata di aria fresca.... ossigeno


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comedonchisciotte
Honorable Member
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Post: 634
 

Prova a leggere il Tao te Ching, forse riuscirai a capire che il mondo è pieno di contraddizioni. Se segui a lungo il bene potresti trovarti nel male. E viceversa. Ma le pieghe sono importanti.
In Occidente diceva qualcuno che "Il Diavolo si nasconde nei dettagli". Aveva capito qualcosa del Tao.


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GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
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Prova a leggere il Tao te Ching, forse riuscirai a capire che il mondo è pieno di contraddizioni. Se segui a lungo il bene potresti trovarti nel male. E viceversa. Ma le pieghe sono importanti.
In Occidente diceva qualcuno che "Il Diavolo si nasconde nei dettagli". Aveva capito qualcosa del Tao.

Non so se un bimbo può leggere il Tao 😉
Comunque che il mondo sia fatto di contraddizioni per me è pacifico da quando ricordo di essere al mondo, magari mi è sempre risultato più complicato non vederne. L'esercizio che propongo qui invece penso sia generativo (stimoli la creatività) in quanto declinazione nel contemporaneo (di quelle contraddizioni).


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