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Natura Organica


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
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Io sostengo che la nostra natura più profonda sia organica. Non vuol dire che esistano solo aspetti organici o che viviamo esclusivamente l'esitenza come organica, ma che questo è ciò che ci caratterizza come umani nella nostra espressione quotidiana "qui ed ora" e nel contatto con il nostro ambiente.

Mi sia concesso di approfondire questo concetto. Immaginiamo di trapiantare il sistema nervoso di un corpo in un altro corpo: ha un senso? Se volessi trapiantare il cuore, il fegato o i polmoni, questi pur lavorando insieme e pur avendo necessità l'uno dell'altro per esistere, possono essere trapiantanti anche separatamente in un altro corpo e "adattarsi". Tant'è che oggi c'è persino un mercato nero di organi e non temo che vi siano anche questi "vitali" tra gli altri organi variamente trafugati dai corpi dentro cui sono nati e cresciuti.

Se immaginiamo una tecnologia futuristica alla "Star Trek", dicamo una specie di teletrasporto per gli organi pilotato da un computer che può riposizionare ogni singola cellula e riassemblarla com'era per farla "funzionare di nuovo", possiamo immaginare che un sistema nervoso possa essere trapiantato da un corpo a un altro come già avviene oggi per altri organi e con tecniche meno raffinate. Ma questo avrebbe un senso? Voglio dire che si può oggi "convicere" un organo (come il cuore) a "collaborare" in organismo in cui non è nato. Ma si può "convincere" la struttura che connette tra loro gli organi del corpo in modo che possano comunicare? Un corpo con un sistema nervoso trapiantato a chi appartiene? Come minimo ci possiamo aspettare una confusione abbastanza radicale e complessa tra organo e ambiente. Confusione che ha un grado più incisivo nella sua qualità oltre che un numero maggiore di forme in cui esprimersi. In altre parole il sistema nervoso è più interconesso agli organi di un corpo rispetto al cuore in quanto la sua funzione è esattamente quella di interconnettere.

Ecco, io ritengo che la nostra natura sia un po' come quella del sistema nervoso. Abbiamo una struttura "cognitiva" profonda eminentemente organca, concepita per interconnettere. Ma non ci relazioniamo sempre con strutture che hanno la stessa dipendenza dall'aspetto organico.

La nostra natura organica la penso complessa, non semplice come quella di un singolo ponte, ma come un intrico di passaggi sotterranei labirintici che collegano molti luoghi differenti tra di loro. Per ciò la nostra natura è anche "artistica", cioè capace di osservare e descrivere luoghi distanti tra loro abbastanza da apparire "alieni" l'uno all'altro. Ad esempio possiamo "osservare" indifferentemente un sogno o un evento di veglia e portare le esperienze dell'uno nell'altro, magari raccontando un sogno a un amico o vivendo un sogno che traspone un esperienza di veglia e la "ricodifica" simbolicamente. Ma in verità ritengo che le cose siano un po' più complesse di come le sto trattando fin'ora.

Provo ad approfondire ancora, mi si perdoni la povertà degli strumenti. Io penso che ogni realtà che ci circonda rappresenti un aspetto di qualcosa che è molto più complesso di quanto appare in superficie. Questo rende l'interconnessione un aspetto piuttosto delicato. Lo dico in un altro modo: un conto è se si ammala il cuore, un altro se si ammala il sistema nervoso. Il cuore è un cardine centrale della attività corporea, non possiamo farne a meno. Ma il sistema nervoso se dovesse collasare o non funzionare bene comprometterebbe tutti gli altri organi (vitali e no) nello stesso tempo.

Allo stesso modo vale per il corpo umano e l'ambiente in cui siamo immersi. Quindi (ad esempio) è un grosso guaio se si estingue il plancton o muoiono gli insetti impollinatori, dato che ognuno di essi corrisponde metaforicamente all'organo vitale del corpo umano, ma niente è paragonabile all'impatto dell'attività umana "distruttiva" nell'ambiente che abitiamo, perchè la nostra attività "negativa" manda in collasso tutti i sottosistemi dell'ecosistema nello stesso tempo, vitali o meno. Non solo uno.

Allo stesso tempo, come esseri cognitivamente organici nella struttura profonda del nostro divenire, replichiamo strutture di interconnessione, se ne soffriamo la mancanza. In altre parole andiamo cercando compensativi per comunicare che possiamo equiparare a protesi ortopediche fornite a chi non riesce a muoversi ma ne avverte l'acuta esigenza. Questo vale per il inguaggio, la carta stampata, così come i cellulari. Queste protesi sono sostitutive di strutture che sono aspetti essenziali biocentrici non più esercitabili della nostra natura organica profonda, tutti orientati alla trasmissione della informazione. Tale trasmissione riguarda unità simboliche. Queste unità simboliche sono a loro volta contenitori ideali che raccolgono significati. Quindi stiamo parlando della capacità di tradurre gli accadimenti in significato (=simbolo "trasportabile"). Questa capacità esprime una pulsione che non è affatto di tutti gli esseri viventi, ma anche lo fosse diventa cruciale nell'essere Umano.

In altre parole, non è l'essere Umano che definisce la comunicazione, ma la qualità di questa comunicazione che ci realizza Umani. Dopodichè potremmo avere la forma di un ragno alto 9 metri o di un cavallo, se vi piacciono i cavalli. Se però la nostra preoccupazione è comunicare in modo da trasmettere tramite simboli informazioni da un luogo a un altro, da un tempo a un altro, da un individuo a un altro, allora siamo Umani. Per ciò eminentemente organici.

Facciamo altri esempi per capire ancora meglio arricchendo il quadro che andiamo componendo. Gli aspetti che costituiscono la realtà che potrebbe circondarci, non sono univoci. In altre parole, ieri non è oggi e non è domani, il deserto non è l'oceano che non è una foresta. Allo stesso modo, marte non è la terra e il sole non è una stella replicata all'ininito in sistemi solari sempre identici. Quindi possiamo tranquillamente supporre che non ci sia un solo universo, costituito da leggi fisiche immutabili, ma tanti da apparire infiniti come le glassie. A questo proposito faccio notare che noi non sappiamo quante galassie ci sono, semplicemente possiamo contare quelle visibili, cioè quelle la cui luce in qualche modo ci raggiunge. Ma niente ci dice che ce ne siano molte più di quante potremmo mai stimare oltre la barriera del visibile e (tanto per essere chiari) possiamo essere discretamente sicuri che le leggi fisiche del nostro universo non valgano oltre la barriera della luce, tant'è che fenomeni stellari (come i buchi neri) suggeriscono che le nostre leggi fisiche (come la gravità) non si comportino allo stesso modo ovunque, disegnando archietatture fisiche (=universi) alternative a quelle a noi familiari.

Tornando però al corpo e a una dimensione più vicina alla nostra esperienza, penso che l'esistenza umana e vitale "profonda" di natura organica non parta da una cellula. Mi spiego meglio. Come un sistema operavo ha bisogno di un computer per esistere, allo stesso modo un sistema nervoso ha bisogno di un corpo per essere operativo. Però l'avvio di un sistema nervoso non può avvenire alla prima cellula, ha bisogno prima di raggiungere una struttura, una massa critica, per poter "partire" nella sua opera di interconnessione. Cosa notiamo nei feti? Che questo primo "avvio" della struttura nervosa segue la stimolo alla crescita degli organi e allo stesso tempo questo espande il sistema nervoso mentre il corpo cresce nella sua interdipendenza "organica". In altre parole, diversamente da un computer che "nasce già finito", il corpo umano è come una città, partendo da una fattoria, costruisce strade e ponti con cui connette terreni e altre fattorie, poi case, botteghe artigiane, negozi e infine industrie ed ognuna di esse si appoggia a sempre più strade e ponti.


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