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Proposta (aperta) a CDC: raccontare/raccontarsi


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2211
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Ascoltavo proprio ieri una cara amica che mi raccontava la sua odissea Vidocq. Tra poco ne riporterò alcuni passi gustosi che mettono in evidenza tutta la follia di queste grottesche condizioni moderne, quelle di un individuo che dovrebbe sentirsi "più evoluto" perché "il web" esiste e accetta per questo passivamente tutto quello che la digitalizzazione impone e con essa l'esatto contrario allo stesso tempo. Come se oltre al web fosse "normale" dover subire anche il morso soporifero del tecnoragno.

Come i social, che hanno certamente migliorato tantissimo la possibilità tra diversi serbatoi di pensiero di connettersi e di scambiare informazioni, ma che a conti fatti elimina allo stesso tempo ogni espressione diversa, appiattendo tutto come un gigantesco filtro concepito apposta per scartare "il pensiero divergente" con efficacia crescente. In questo modo si realizza nei fatti una specie di titanica fabbrica di Super Stronzate inesauribili che promette la verità che non darà mai.

Senza appello e inarrestabilmente.

Però se lo affermi, se provi anche solo a constatare (come ho fatto qui e ora) l'evidenza evidente sollevando il dubbio che qualcosa non torna in tutto questo, sei un complottista, non solo e non tanto per gli organi di competenza legale atti a reprimere qualsiasi dissenso con tutti i mezzi, cioé dove in fondo se non sei totalmente rincoglionito te lo aspetti, ma dalle persone che amiamo e stimiamo e che in teoria dovrebbero essere le prime ad ascoltare e cercare un dialogo con noi. Invece sono le prime a reprimere e censuare spesso e volentieri ogni nostro dubbio e con la sicurezza della ragione aprioristica.

Perché è così che funziona la Paura. Tradisce l'Amore in questo modo strisciante.

Quindi mi è venunto in mente di proporre di aprire una casella e richiedere ai lettori di CDC di inviare email raccontando le esperienze vissute, dirette o indirette, che viviamo nel nostro piccolo. Se ho ragione, rischia di trasformarsi in un torrente altrettanto inarrestabile.

Questa persona con cui chiacchieravo, mi diceva ad esempio che la maggioranza delle sue conoscenze da lei consultate che sono risultate positive sarebbero state infettate in ospedale, com'è capitato a un suo parente anziano per un day hospital. Un dettaglio che (ne converrete) può essere fondamentale, indipendentemente che sia vero o falso, perché è coerente. Ma ha delle ricadute ENORMI dal punto di vista politico. Riflettete: se gli ospedali sono i primi centri di diffusione dell'infezione, allora che senso ha concentrare i "casi" più seri proprio dove transita qualsiasi altro stato di salute compromesso e quindi potenzialmente più suscettibile all'infezione? Che senso ha inibire l'accesso al cuore della sanità facendone al contempo un "centro di paura", dove cioé si può rimanere infettati? Si intravede già un quadro più ampio.

FACCIO QUINDI UNA PROPOSTA

Chiedere ai lettori di CDC (se vogliono) di raccontare la loro "realtà" vissuta e con le loro parole, semplicemente, non le opinioni ma solo quello che è stato sperimentato sulla pelle o raccolto nei racconti di qualcuno ben conosciuto, qualcosa accaduto questo ultimo anno, perchè raccontare e raccontarci spoglia la narrazione salvifica dominante della sua aura di sacralità e la riduce alla miseria del quotidiano che altrimenti rimane celato nell'intimo e nella vergogna di ognuno di noi. Basterà garantire l'anonimato (a meno che non venga richiesto esplicitamente il contrario) e salvaguardare due aspetti: quello di lasciare la responsabilità di ciò che viene raccontanto all'autore (politica apertamente dichiarata già dalla redazione di CDC) e quello di non garantire la pubblicazione dato che sarà necessario prenderne visione e riservarsi di decidere se e quando procedere con la pubblicazione per ogni contributo.

Tecnicamente basterebbe aprire apposta una casella email e chiedere di inviare a quell'indirizzo i contributi con un banner apposito o un articolo da riproporre ogni settimana per qualche tempo.

QUANTO SEGUE E' UN ESEMPIO DI QUELLO CHE SI POTREBBE RACCOGLIERE

Vorrei sottolineare come si tratta di dati preziosi che potrebbero essere raccolti e poi condivisi e che ci darebbero una panoramica formidabile della cronaca e politica del paese dal basso se poi la proposta prende piede. Inoltre sarebbe libera dai problemi classici delle piattaforme di condivisione dove censura e commenti violenti tendono a inibire chi vive l'esperienza, per via dell'esposizione del proprio profilo che ha (come ripeterò allo sfinimento) un peso determinante.

Questa persona mi raccontava di come in famiglia, essendo abbastanza numerosi, è capitato che uno risultasse positivo al test. Siccome è risultato positivo ha dovuto rimanere confinato in quarantena e fin qui tutto bene. I giorni di confinamento se presenti un quadro clinico compatibile sono 21. Poi fai un test ma se non hai più sintomi anche nel caso risulti positivo di fatto non vieni più considerato contagioso e puoi tornare al lavoro.

La mia domanda perplesso a quel punto è stata: a cosa serve rifare il test? Routine pare. Ma diciamo che anche se stravagante fare un test perfettamente inutile dato che è deciso a prescindere che il risultato non cambia la diagnosi "di guarigione" avvenuta con l'azzeramento dei sintomi, tutto sommato non è nulla di grave. Solo una seccatura.

Completamente diverso invece è il destino di chi "si ostina a non ammalarsi" ma "per pura sfiga" viene in contatto con questi ultimi. Su questi soggetti si concentra un accanimento burocratico che è tutto un programma politico di assurdità grottesche, degno di Sturmstruppen il fumetto o di "Guida Galattica per AuAutostoppisti" il racconto satirico di Adams.

In pratica mi diceva che ogni volta che vieni segnalato come "potenziale infetto" perché sei entrato la prima volta in contatto con un infetto con sintomi (e un parente malato in casa è certamente un infetto che è difficile non sia entrato in contatto prolungato) fai il tampone ma di nuovo non importa il risultato, comunque se risulti negativo devi farti 15 gg precauzionali (non 21) di quarantena obbligatoria. Siccome vieni segnalato alle forze dell'ordine e vieni tracciato (non so in che modo, collarino? Boh!) puoi essere colto in fragranza di reato e puoi subire una denuncia penale se violi tale confinamento "precauzionale". Ma il tampone in questo caso non è del tutto inutile. Uno scopo ce l'ha. Infatti se dopo 15gg uno qualunque dei parenti che non era malato ma che era rimasto con te in contatto nel frattempo non ha presentato mai alcun sintomo e non ne presenta neppure dopo ma (per sfiga) risulta positivo al test, ricomincia tutto da capo e devi rifarti 15 gg precauzionali di quarantena obbligatoria anche se continui a stare bene e sempre a precindere dai risultati negativi del tuo test che rimane da fare comunque. Si sa mai che poi diventassi positivo.

Questo virtualmente potrebbe andare avanti all'infinito. Perché più la famiglia è numerosa più la probabilità che qualcuno asintomatico poi risulti comunque positivo a forza di tamponi aumenta. Il paradosso che può ridurre all'isteria i poveracci che entrano nelle spirali perverse di questa idiozia sanitaria? Che chi si era ammalato con sintomi rimane in famiglia ma dopo 21 gg non subisce più nessuna restrizione, mentre i parenti asintomatici andranno avanti a forza di confinamenti finché non si ammalano o finché non risulteranno tutti insieme negativi al test. Verrebbe a questo punto di augurarsi la malattia se hai la sfiga di appartenere a un nucleo famigliare relativamente numeroso. Oppure fuggire per vivere isolati prima che accada, ma dove? E' come aver condannato le famiglie tradizionali numerose e soprattutto capaci di rispondere all'emergenza. Mi viene a mente a questo punto che sarebbe interessante sapere cosa succede nei nuclei di origini straniere tipicamente molto numerose o comunque conviventi in spazi ristretti, come quelle latino-americane o cinesi ad esempio.


Citazione
Simsim
Estimable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 194
 

Quando hanno detto che il tracciamento era saltato, intendevano questo esattamente. Il gioco ha coinvolto lentamente tutta la popolazione potenzialmente, a parte naturalmente chi  viveva e vive da solo.

Ciò detto, il delta fra eventuali sintomi e positività nuda e cruda può essere epocale. Io ho avuto un parente in isolamento per quasi due mesi, ma anche perché era praticamente impossibile avere un tampone in tempi ragionevoli, e quando arrivava era nuovamente positivo. Mettici che in famiglia poi non brillano per intelligenza e dunque si sono prestati alla pantomima....sulle spalle del "malato" naturalmente, che tra depressione e limitazione del movimento a casa, adesso sta facendo fisioterapia per tornare a reggersi in piedi sulle sue gambe sanissime.


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