Charis McGowan per Al Jazeera
Santiago è attanagliata da un movimento nazionale costituitosi contro gli alti costi della vita e la disuguaglianza.
Sabato, il Presidente Sebastian Pinera ha dichiarato lo “stato d’emergenza”, imponendo il coprifuoco in alcune parti del paese.
Le proteste sono a volte diventate violente, con scontri fra le forze dell’ordine e i manifestanti. La Polizia ha usato gas lacrimogeni, cannoni ad acqua e proiettili di gomma.
Ci sono stati episodi di saccheggio e sono stati incendiati supermercati e distributori di benzina.
Secondo i Funzionari cileni sono stati uccisi, finora, almeno 15 civili.
È la peggior violenza cui il Paese deve assistere dalla fine della dittatura militare, lunga 17 anni, di Augusto Pinochet.
Nonostante i disordini, la maggior parte delle proteste divampate in tutto il paese ha visto i civili scendere in piazza sbattendo cucchiai contro le pentole — una forma di protesta nota come “cacerolazo” — per chiedere le dimissioni di Pinera.
Mentre le proteste continuano, proponiamo la nostra analisi sui motivi che sono alla loro base, in quello che è considerato uno dei paesi più stabili del Sud America.
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