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Ragionamento da Polli


GioCo
Noble Member
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Ho riflettuto parecchio se rispondere o meno all'articolo di CDC "Non esiste Un Allevamento Umano. Smettiamola di scherzare", perché il rischio rimane quello di rimanere invischiato nella critica di merito, anche se a me degli allevamenti o della scelta di come decidiamo di mangiare, frega veramente poco.

Però, però, con questo non intendo minimamente sminuire il tema in oggetto nell'articolo, cioè l'abuso negli allevamenti dello sfruttamento animale a scopi di profitto. Intendo invece fare a pezzi con tutto il disprezzo che posso umanamente concepire il punto di vista economico monetario, in quanto l'articolo lo usa (non so quanto consapevolmente) come mezzo per spegnere ogni critica a riguardo. L'argomento si può infatti sintetizzare in questo modo: "siccome costa troppo produrre uova etiche, non ci sarà mai un allevamento di polli etico". Ma alle mie orecchie quel discorso diventa: "siccome riconosco che siamo tutti così rincitrulliti da non riuscire concepire niente di meglio del peggio allora ci dobbiamo accontentare del peggio". Non sarò io a dirvi se questo è o non è un ragionamento "imbecille" nel caso migliore, malintenzionato in quello peggiore.

Quanto viene affermato nell'articolo ci obbliga a considerare le domande sbagliate portandoci fuori strada. Non spreco per ciò un articolo per un argomento così marginale come l'allevamento di polli (ma nemmeno per tutta l'agronomia e la zootecnia, di cui ci sarebbe ben altro da dire) quando non è chiaro il rapporto che c'è tra umani. Ad esempio, cosa ci direbbe l'articolista se obbiettassimo che se non riusciamo a pensare al bene del nostro prossimo, nessun ragionamento di nessun Uomo potrà mai concepire un miglioramento nel rapporto con l'animale? Forse non capirebbe nulla, come potrebbe non capire perché il suo ragionamento pone implicitamente le disgrazie degli animali da allevamento al di sopra delle miserie umane. Ma andiamo per ordine, mi devo sempre ricordare che viviamo nel mondo di Alice e ogni ragionamento ci viene estirpato per legge dalla Regina di Cuori fin dalla più tenerà età.

La prima premessa dell'articolo sbagliata è l'implicita ammissione che solo gli animali addomesticati vivono in allevamenti intensivi, mentre le persone umane vivono certamente in modo civile e sono per ciò trattate da esseri Umani. Evidentemente sto Jacy Reese che vive in uno dei paesi più razzisti, settari, violenti e criminali e con una delle popolazioni carcerarie più numerose del pianeta, ama guardare ovunque ci siano "poveri polli", tranne dove occorre per capire che il primo "povero pollo" è proprio lui. Da incorniciare per ciò la battuta involontaria “tranquillo, io mangio solo carne umana" (andatevi a guardare in quale contesto) che nell'articolo è dovuta quasi certamente a una traduzione letterale, ma nella nostra lingua acquisisce un significato delizioso proprio perché perverso.

Ma fosse solo quello, ci si potrebbe anche passare sopra: in fondo anche io sono miope spesso e volentieri; anche io sbaglio la mira a volte in modo altrettanto ingenuo e in un mondo come il nostro ad alta distrazione di massa è il minimo che ci può accadere. Il punto è che il mondo del profitto, il mondo degli allevamenti intensivi, il mondo della povertà indotta dalle spaventose corporazioni internazionali capaci di ridurre in miseria l'animo, la mente e il corpo Umano, il mondo delle banche e delle società di investimento, quel mondo lì ne esce pulito. Cioè non c'è nemmeno l'accenno, nemmeno l'ombra che ci sia anche solo una correlazione tra la struttura della società in cui Jacy Reese vive e ciò che gli accade attorno e avviene sotto il suo naso. Così egli giunge alla conclusione sbagliata che occorre cambiare regime alimentare, come se mangiare insalata potesse magicamente produrre la società etica che sta nel suo cervello, capace di concepire il rapporto etico con l'animale domestico. La stessa ottusità beota la osservo in chi abbraccia le piante "perché ama la natura" o mette il cappottino al barboncino "perché ama gli animali". Come se l'amore avesse a che fare con l'atto fisico, una specie di orgia simbolica materialista degli atti che si compiono, che esclude a priori la responsabilità, come ci ricorda bene (alleluia!) Fusaro. La responsabilità è il prendersi carico delle conseguenze delle proprie azioni: che conseguenza ridicola avrebbe abbracciare la pianta o mettere il cappottino alla bestiola da compagnia, per la natura o per l'animale? Le rende migliori? No. Per ciò è una modalità pelosa di dimostrare a noi stessi quanto siamo buoni e bravi, un modo come un altro per stare un po' meglio dato che non possiamo ingannare l'incoscienza che sa perfettamente che facciamo parte di un allevamento intensivo che ci imprigiona le mente, quello che ci fa usare migliaia di prodotti tossici quotidianamente per nessuna ragione intelligente, ci fa inquinare l'aria con le nostre nuove automobili pur di andare da nessuna parte, ci fa gradire tutto l'elettrosmog possibile a qualsiasi costo umano pur di non rinunciare al cellulare o al wi-fi, ci fa sostenere la produzione industriale (che ci da lavoro) anche dovesse chiamarsi Monsanto-Bayer, protestando al massimo se licenzia in massa, ci fa guardare ovunque tranne dove il crimine dello scarto ultra-tossico del nostro vuoto produttismo frenetico va a finire, ci rende opportunamente collusi più o meno direttamente con massacri e guerre ovunque serva a mantenere il nostro tenore di vita che ci piaccia o meno, anche se di quel tenore (sotto ricatto) perdiamo i pezzi un giorno si e l'altro pure, così come ci costringe a considerare tutte le altre nostre abitudini e le nostre idee sballate come insostituibili, anche se sono la radice del male del nostro tempo sia collettivamente che individualmente e anche se è l'evidenza più evidente messa in bella vista con beffarda, paradossale e cinica ironia.

Jacy Reese può essere indifferentemente uno dei tanti agenti o una delle tante vittime di questa macchina per il massacro dell'intelletto Umano, ma ciò che secondo me va tenuto fermo ad ogni costo è il rigetto di questo modo di intendere e volere, ogni volta che lo vediamo riprodursi.

Ne va della nostra sopravvivenza psicologica, come bestie certamente, se ci ricordiamo di essere anche bestie, ma poi dopo anche come persone Umane. Se per i vari Jacy Reese ciò non ha importanza è perché tra l'esistenza del pollo e i suoi diritti ad essere pollo e quelli dell'Uomo ad essere Uomo ce una distanza tale da permettere all'Uomo di essere disumano ma non al pollo di subirne le conseguenze. Ai vari Jacy Reese non riesce di concepire che se la società umana non ricomincia da capo a riformulare se stessa, ne per i polli ne per gli Umani ci sarà mai un futuro migliore indipendentemente da come mangieremo.

Ecco, adesso manca un ultimo chiodo alla bara del pensiero dei Jacy Reese: ma @GioCo approva a non approva il consumo di carne e l'equivalenza che non possono esistere allevamenti etici? Io di allevamenti etici a differenza di Jacy Reese ne ho visti tanti. Peccato che fossero piazzati tutti in un epoca differente dove la disumanità era il centro dell'interesse collettivo. Non sempre l'etica della tradizione dei nostri avi centrava il bersaglio ma ciò non di meno non era il profitto, il produttismo (mi rifiuto di chiamarlo consumismo) e la speculazione del mercato ad essere giustificati e messi davanti all'etica, perché in questo caso era chiaro a qualsiasi analfabeta ignorante che l'etica diventava automaticamente perversa e ostile all'Uomo. Jacy Reese insinua che un allevamento tradizionale trasforma l'animale domestico in una specie di cumulo di malattie e parassiti contagiosi su zampe o cibo per bestie selvatiche, per ciò non è un alternativa etica migliore di quello intensivo e che ogni tentativo di rendere etico un allevamento è comunque troppo costoso per poter essere sostenibile. A Jacy Reese non viene in mente che un modello di società basato sullo sfruttamento animale è un modello basato sullo sfruttamento e basta e che l'animale sfruttato è solo un corollario, un effetto secondario del tutto marginale, una specie di fissazione più vicina a un problema psichiatrico dei vari Jacy Reese che uno di questa società.

A Jacy Reese non viene in mente che scrivere quello che scrive lo rende uguale al pollo che vorrebbe difendere. Per ciò la mia risposta è questa: non sono d'accordo con chi consuma carne e giustifica quel consumo con l'idea che possa esistere "un allevamento etico" al giorno d'oggi, ma non sono d'accordo nemmeno a dire per questo che sia sbagliato consumare carne, con la conseguenza pratica di giustificare la nostra società e perpetuarla nei suoi fondamenti. In buona sostanza consumare o meno carne, non cambia un ca%%o e se non cambieremo radicalmente il modello di società che ci siamo dati, continuerà a non cambiare un ca%%o. Se anche cambiassimo dieta il pollo potrebbe benissimo non venire più sfruttato, ma anche estinguersi dato che diventerebbe inutile allevarlo. Chissà se per un Jacy Reese la prospettiva è più rosea. Se poi le cose cambieranno tornando più umane (ed io sono convinto che comunque dovranno cambiare in quella direzione) non avrà senso porsi la domanda come non aveva alcun senso farsi domande del genere al tempo dei nostri avi.


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