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Riflessioni libere: quello che non capisco


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
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In ginocchio chiedo perdono. Ancora una volta mi accingo a scrivere quello che avrebbe bisogno di una sensibilità e una capacità comunicativa di ben altro spessore, qualcosa che si avvicini almeno ad anime come Dante, Dostoevskij, Gogol, Sartre o anche più umili come Guareschi, Buzzati, Camilleri e tantissimi altri che sicuramente sarebbero molto più degni di me, per lo meno perché non vivono nelle mie miserevoli condizioni, come la povertà e i limiti dati dalla dislessia ad esempio. Per non parlare dell'ignoranza abissale che discende da questo mio piccolo "difetto" che interessa la parola scritta.

Tra l'altro se da una parte c'è tutta la montagna di difficoltà, come quella di dover passare ore su un articolo in fondo banale (=di una paginetta) come questo, dall'altro c'è che tutta sta fatica si fa per appendere tale articolo direttamente nella casa del tecnoragno. Cioé nel luogo che ci è stato "donato" apposta per rendere tutte le azioni perfettamente inutili.

Ma al solito il mio demone non sente ragioni e non è che non ci provo a ragionare. Se mi impunto finisce che mi toglie la possibilità di fare qualsiasi altra cosa. Sgrunt! 😶 🙄 

Non ci sto bene, non mi piace, cerco di fuggire. Ma dove?

Una piccola digressione: quando ne ho parlato con amici che mi hanno dato fiducia (per queste cose non è possibile fare altro che rimettersi alla buona fede del nostro prossimo) ho constatato che generavo in loro invidia perché mi veniva semplice trattare argomenti di questo genere. Ma solo questi, eh? Ecco, sto per elencare faccende di questo tipo che mi lasciano perplesso: perché diamine dovevano invidiarmi per qualcosa che nemmeno controllo?

Bene, "bando alle ciance" per citare Paperon de Paperoni (personaggio già più alla mia portata) e procediamo che "quando è troppo il troppo stroppia" per citare un altro mio pari (Braccio di Ferro): afferriamo sto carretto pieno di miserabili cenci e tiriamo avanti nel disastro che tanto ... peggio di così ...

Parliamo del passato che non ho capito, più precisamente della scomparsa dei giganti e poi di quello che chiamo attrito, altra mia grande perplessità, cioé dell'epicità del serpente e di altri animali del deserto che hanno spodestato nell'immaginario eroico quello della scimmia e di altri animali della foresta, tanto che ora nella testa della scimmia (=nostra) c'è l'idea che sia fico essere il serpente (=l'attrito) e questo ha a che fare con la rinuncia alla perfezione (organica) con la genesi e con il diluvio o catastrofe o "grande reset" (o piccola catastrofe per la scienza moderna) che a noi interessa oggi da vicino in tempi di "piccolo reset concordato", ma una cosa per volta che se no faccio troppa confusione.

Ancora una premessa: non prendete ciò che dico ne per verità ne come falsità. Semplicemente consideratela una variante possibile tra le altre già note e mettetela accanto al resto. In fondo oggi la massa crede di essere nata da una esplosione cosmica che non è così diverso che credere di essere nati per la volontà di un ammasso di spaghetti cosmico come ritiene il pastafarianesimo. Noi possiamo infatti credere qualsiasi cosa (come afferma Omega Click QUI) però di fatto l'evidenza evidente ci dice che non crediamo in qualsiasi cosa ma solo a certe specifiche e non ad altre e questo è un altro mio cruccio. Come sempre è ciò che manca che ci dice di più di ciò che possiamo osservare direttamente. Faccio un esempio, la religione del grande starnuto promossa da "Guida galattica per autostoppisti" di Douglas Adams, pur essendo sovrapponibile alla esplosione cosmica della scienza moderna e pur essendo proposta come provocazione satirica, più o meno come il pastafarianesimo, non ha trovato seguito serio come invece quest'ultimo. Ci sono mille e mille stronzate di cui potremmo fare religione, dai fumetti alle serie TV, ma non accade. Perchè? Perché solo per certi argomenti è valido avere fede e fare proseliti? Ve lo dico: perché la mente che mente ci nasconde che noi ragioniamo per astrazione, per simboli continui (non interrotti e per ciò infiniti e ciclici lungo tutte le diettrici che ci è concesso concepire) o metaforicamente cioé tramite processi analagici come il mito o la fiaba oppure ancora le proporzioni geometriche (ad esempio confrontando immagini di solidi regolari) diversamente dal calcolatore che ragiona con l'astrazione (numerica) e solo quantificando in via discreta. Questo anche in caso di intelligenza artificiale e anche nei computer quantistici, perché è la macchina il limite, il principio meccanico che comunque rende discreto ciò che è continuo.

Questo modo di procedere della nostra mente (che ricordo per me è una emanazione di tutto il nostro corpo, non del solo cervello) ci rende accessibile l'evidenza evidente in via naturale, diversamente da un qualsiasi calcolatore a intelligenza artificiale che non può averne riscontro se non viene specificatamente programmato per riuscire a individuarne una particolare (di evedenza evidente) come fosse cieco finché qualcosa o qualcuno dall'esterno non gli piazza apposta un occhio per colmare quella particolare lacuna, ma solo quella. Per tutte le altre (sempre infinite) rimane cieco. Anche per questo il calcolatore ha la necessità di digerire quantità crescenti di dati mentre per noi basta spesso una banale occhiata per dare la risposta giusta.

Insomma, se nel mito noi oggi intendiamo l'Uomo più imbecille di una macchina è solo perché ci vogliamo credere e perché facciamo confronti sbagliati. Cambiando i parametri di confronto, anche avessimo davanti Skynet di Terminator o l'occhio onniveggente, onnipresente e onnipotente di Sauron che per noi oggi e Google&associati, è ciò che viene rimosso a renderli imbattibili, non la loro natura intriseca!

In particolare tutti rimuovono il particolare che a battere ordini maligni superiori come quelli delle fiabe è comunque qualcosa di molto piccolo, qualcosa che sfugge al controllo, l'equivalente di un "mocciosetto" (=figura lontana dall'eroe classico) con in testa il desiderio di occuparsi solo delle ca%%ate e perché "l'onnipotenza divina distruttiva" non l'aveva (pre)visto ne inquadrato come minaccia finché non è stato troppo tardi ... o forse era previsto che fosse il solo nemico reale con cui doveva misurarsi. Dipende da come vogliamo vederla, in ogni caso non depone molto a favore della "superiorità cosmica" (alias "imbattibilità") del male.

Anche questa è una faccenda che mi perplime ...

Parliamo del passato. Perché non dovremmo credere, ad esempio, per semplice coerenza e continuità geologica che prima del disastro planetario che si è consumato circa 13mila anni fa (QUI) a dominare incontrastati ci fossero dei giganti e non quei tappi (persino più bassi di noi) preistorici e animaleschi che ci vengono presentati a ogni giro di boia come i nostri antenati? Perché a dominare non dovevano invece essere antropomorfi dalle dimensioni ciclopiche, almeno come quelle dei dinosauri, ma estremamente intelligenti?

A suggerire che qualcosa non va nel dettato delle altre teorie c'è l'astio molto strano nei confronti dei ritrovamenti di ossa "umane" gigantesche di cui abbiamo continua testimonianza (personalmente persino di amici Sardi). Perché dovrebbe essere così restia la scienza ad ammetterne l'esistenza? Cosa ci sarebbe di così importante da necessitare l'occultamento sistematico di prove storiche che riguardano questa specifica realtà? In fondo tutta l'ultima megafauna estinta ci parla di mammiferi dalle dimensioni pazzesche. Tutte tranne i primati simili all'Homo Sapiens? Diciamo che dei giganti abbiamo tracce di ogni tipo che vanno dal racconto popolare ai miti antichi. Ma anche descrizioni più recenti e persino tracce genetiche in discendenze umane. Quindi non si capisce perché non dovrebbero anche esserci tracce preistoriche e infatti ...

Eccovi un ipotesi teorica controcorrente, ma almeno più coerente rispetto quelle uffciali o ufficiose (come la teoria degli antichi astronauti) più in voga: questo pianeta è abitato da sempre da molte forme di intelligenza sviluppatesi in diversi periodi geologici e quella umana è solo una di queste. Diciamo l'ultima ma non per questo la peggiore, forse solo la più ingenua e relativamente pacifica.

Un po' come le mucche, rispetto le altre "allevabile". Se vi viene il dubbio guardatevi intorno e pensate al covid.

Comunque l'ipotesi la solleva scherzando Douglas Noel Adams ponendo al di sopra di noi i topi, quindi possiamo considerarla almeno come intelligente, topi a parte. Tredicimila anni fa sulla terra (secondo me) questo poteva essere evidente perché si incontravano di continuo forme di intelligenza diverse e quindi non ci si poneva proprio il problema di essere "soli nell'Universo". Nessuna di quelle a cui mi riferisco era della pietra (ma questo non significa che gli ominidi non siano comunque esistiti, come oggi le scimmie) e questo ce lo dice il fatto che tutte le culture mesopotamiche nate dopo e indicate come culla della civiltà nonché spartiacque per separare storia da preistoria, sono sorte subito "già fatte", quindi molto probabilmente sulle ceneri di altre più antiche che evidentemente non potevano esistere durante la "piccola catastrofe", no? Quindi molto precedenti, diciamo un salto indietro nel tempo. Altro indizio: i megaliti che ci sono rimasti. Sembrano adatti a forme antropomorfe colossali e sono sparsi in tutto il mondo. Non sembrano adatti alle esigenze di un Homo Sapiens, men che meno in età della pietra anche se spesso gli stessi li hanno adattati alle loro esigenze successivamente, abitandoli o venerandoli come luoghi sacri. Altri indizi ancora: comunità di giganti viventi (non sempre pacifiche) descritte in tantissime occasioni, sia dai gruppi etnici più disparati in giro per il mondo, sia da esploratori (come Colombo) durante i loro viaggi. Ma sempre in condizioni di estremo isolamento. Strano.

Insomma, secondo me i dominatori di un tempo, chiamati nei miti greci Titani, erano nient'altro che una generazione precedente la nostra di umani giganti (in senso proprio fisico e letterale) che abitavano luoghi molto avanzati tecnicamente (non dissimili dai nostri anche se basati certamente su altri principi sociali) e che avevano conoscienze molto progredite, tanto che le vestigia di quelle civiltà dopo migliaia di anni riaffiorano poi dalle ceneri del disastro in quelle sumero-accadiche che ne venerano per ciò in modo confuso (dagli eventi e da altre interferenze successive) i fasti tramontati. Perché erano umani come noi ma lontani nel tempo come nelle proporzioni.

Accanto a loro c'erano i serpenti, cioé un altro genere di intelligenza. Qui passiamo al problema dell'attrito di cui dicevo prima: noi pensiamo anche con la testa del rettile il che è strano perché nei mammiferi sociali in generale prevale sempre la collaborazione anche tra specie differenti, non la competizione come nei sauri.

Ipotizziamo che molte di quelle forme intelligenti abbiano trovato rifugio sotto terra durante la piccola catastrofe, mentre altre hanno cercato diversi approcci per "resistere" in superficie. Diciamo che alcune di queste che optarono per la soluzione sotterranea erano di certo di origine sauropode. Probabilmente non le sole che fecero questa scelta ne quelle dominanti, ma forse più furbe, oppure al solito semplicemente per una catena di eventi si sono ritrovati favoriti, cioé nella situazione più congeniale a resistere alla piccola catastrofe.

Non i giganti invece che hanno conosciuto così una forte involuzione perdendo di fatto il dominio globale, non senza prima aver preparato generazioni di Homo Sapiens alla civiltà (donando loro il fuoco della sapienza con grande disappunto delle altre specie intelligenti non dominanti). Ora, poniamo quindi che la generazione di Titani, come ci suggerisce il mito greco, sia quella che ha generato noi come versione diciamo più "leggera" (piccola) di loro stessi e in prospettiva proprio per rispondere alla catastrofe prevista e dare più possibilità di sopravvivenza alla specie, almeno per quanto riguarda la base culturale e genenica salvaguardabile. Poniamo poi che questo abbia creato le condizioni perché altre specie intelligenti che si sono ritrovate improvvisamente in condizioni di vantaggio se ne siano profittate, tra cui la sauropode (ma non solo) per diventare (o ridiventare o tentare di ridiventare?!) la specie dominante. Teniamo conto che di specie terrestri (sosteniamo nell'ipotesi) ce ne sono parecchie, non dimentichiamo infatti quelle acquatiche (tipo tritoni) anfibie di cui abbiamo chiare tracce ovunque nel mondo.

Se ipotizziamo questo ci viene facile capire perché sia necessario cancellare ogni traccia delle altre specie (rivali?!) che prima all'Uomo (Gigante) non davano alcun fastidio (anzi) perché quella versione di Homo Sapiens non ragiona su base concorrenziale, non ne aveva bisogno, dominava e basta.

Ma con il serpente la faccenda cambia. Per evitare un nuovo dominio umano, ecco che c'è l'interferenza, sia educativa che biologica del serpente. Il serpente (in senso simbolico intendo indicare "la forza che ci domina" non l'essere biologico) ci ha dato la sua mente che realizza un conflitto interiore (molteplice) sia perché sembra che gli dobbiamo gratitudine "per averci salvato" dall'ingnoranza (nel mito questo torna sempre) sia perché prima non era concepibile la meritocrazia e con essa l'elezione e quindi il divino. La vecchia "forma mentis" umana ha iniziato quindi una lunga lotta interiore contro la nuova, più feroce e meccanica e (pre)destinata a dominarlo. Zeus ha prevalso nel mito anche se era nostro nemico, ma questo ha incatenato l'Uomo interiore nei nostri più profondi recessi più inconfessabili di colpa e timore: il perfetto che prima dominava incostrastato, ha iniziato per ad assumere una posa più sinistra, arrivando a noi come sussurro ma per gridare la sua pena, quella di un altra verità seppellita dal serpente.

Ed ora un ultima provocazione: immaginiamo che i nostri dominatori siano dominati dal pensiero del serpente. Essi hanno rinunciato alla loro parte umana e per ciò sono eletti. Prendete chi vi pare che abbia successo, molto successo e confrontate questa descrizione con la loro indole, il loro stile di vita e il loro pensiero. Calza? Che strano, no? Ma ciò li rende solo attori tragicomici di una strada parodia, una specie di grottesca assurdità che li lascia soli nel deserto. Perché è qui che viene il bello: l'aracnide, l'insetto e il rettile dei deserti che rappresentano la scarsità di risorse hanno soppiantato l'abbondanza delle foreste di cui da sempre è custode l'anthropos, perché è nel deserto che questi esseri dominano incontrastati, tanto sulla terra quanto nella nostra mente.

O no?


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