Notifiche
Cancella tutti

Schiavitù digitale


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2213
Topic starter  

Nel mio intervento "i 5 motivi per cui tutto salta in aria" (QUI) ho scritto che non sappiamo bene quali sono gli obbiettivi finali della dittatura pluto-tecnocratica, anche se per me è indubbio che siamo in piena guerra a bassa intensità, ibrida e asimmetrica. Ho mentito.

In effetti un obbiettivo chiaro come il sole lo possiamo estrapolare senza incorrere nel dubbio d'essere in errore: la schiavitù digitale. Anche qui, solo tutto ce lo dice: l'emergenza bioterrorista esiste per questo. Elon Musk afferma che noi siamo in fondo già dei cyborg e che ci saranno proteste ma il destino non si può evitare, si può solo cercare di abbracciarlo per mitigarne il lato oscuro. Si riferisce ovviamente a come il cellulare si relaziona con la maggioranza degli schiavi digitali, cioé come una naturale estensione del corpo verso la macchina. Diciamo il connettore alla macchina che chiamo tecnoragno (il web è la rete del ragno).

Ma chi sta combattendo la battaglia della schiavitù digitale? Chi è pro e chi contro? Beh intanto distinguiamo: questo discorso non è contrario alle tecnologile come non è contrario al fuoco o all'atomo. Però un conto è la tecnologia un altro è un drone programmato per dare la caccia all'Uomo, un conto è il fuoco e un altro è Roma (o Notredame) che brucia, un conto è l'atomo un altro è l'atomica su Hiroshima e Nagasaki. Non si tratta dell'uso che facciamo della conoscienza o della tecnologia che ne deriva, ma del modo in cui pensiamo questa conoscienza. Cos'é il pensiero? Non lo sappiamo. Non possiamo nemmeno essere certi che ci appartiene veramente, con buona pace del "cogito ergo sum" cartesiano. Se però accettiamo che il pensiero (almeno in parte) non ci appartiene, cosa ci definisce? Il passato della specie, ma a me pare di scorgere una volontà ferrea che ci impedisce di conoscerlo per imporci il limbo di ideali stronzate. Troppe le stranezze che circondano l'archeologia. A meno che non abbiate accettato acriticamente la discendenza dalla scimmia e l'idea darwinista, ovviamente.

Ecco, c'è l'esercito dei pro che sta combattendo la battaglia per la conquista della schiavitù digitale che per loro in questo mondo degli specchi è una conquista per la libertà. Zombie? Non esattamente, potremmo definirli più correttamente "tecnozombie", perché non sono mezzi putrefatti decerebrati affamati di cervelli, ma la massa giovane e più agguerrita e ideologizzata che accoglie con entusiamo quel futuro, abbracciandolo acriticamente perché non vede l'ora che si palesi con tutte le sue incredibili meraviglie ed effetti speciali. Quindi gira volentieri con il monopattino elettrico, ascolta musica dallo smartphone con cuffie o auricolari spinti dentro nelle cavità del condotto uditivo, possiede una o più TV al plasma da ennemila pollici, sogna l'auto elettrica e l'ipad 3d, si diverte con la realtà virtuale della sua console videogame, ha un certo successo nei social che adora e chi più ne ha più ne metta. Non lo preoccupa di certo la chiusura o quanto ci costerà questa meraviglia di società: nemmeno la prospettiva di diventare cavia da laboratorio lo sfiora.

Tutti siamo infettati dal morbo tecnozombie e chi combatte questa malattia è come un appestato che cerca di curare altri appestati che non vogliono riconoscere d'essere appestati perché hanno paura di infettarsi.

Tra i contro c'è chi combatte per salvaguardare scampoli di sanità e inizia dal momento che riconosce la propria miserabile condizione. I primi e più evidenti avversari di costoro però non sono i tecnozombie ma quelli che perseguono con pubblica crudeltà crescente l'azzeramento di ogni resistenza al fine di avantaggiare i tecnozombie. Abbiamo tanti esempi tra governanti e vip.

Per ciò non possiamo che concludere che qualcuno ha sacralizzato quel destino, ma costoro sono sostenuti da imbroglioni, truffatori vestiti da mercanti e finanzieri: cos'altro aggiungere? Che tutto questo è come uno scherzo crudele e se la crudeltà ci appassiona con i suoi effetti speciali, dai cartoni animati ai film sempre più cupi e grigi quando non cinici, in fondo non è colpa loro.

Ma di nuovo, il punto non è combattere in sé e per sé la realtà digitale che avanza inesorabile, ma tenere bene presente che non è una scelta: non la volevamo imposta ne priva di alternative percorribili, eppure è così che la stiamo subendo. Non la possiamo considerare senza sapere cosa ci costa e quali sono le ricadute indesiderabili, eppure come una prigione che ci è stata chiusa alle spalle a tradimento, non ci è stato detto che era un luogo senza vie di fuga prima di entrarci. Almeno i borg della fantasia dichiaravano le loro intenzioni senza remore, non si nascondevano dietro vili trucchi pubblicitari per convincerci a partecipare al @GioCo del nostro stesso massacro inconsapevole.

Quindi è per noi fondamentale ricordare ogni istante che la schiavitù digitale ci è stata imposta con la forza e con la guerra silente, vile, per ciò chi è contro tutto questo non può vincere anche perché quella guerra non è stata mai dichiarata, ma chi è pro non vince lo stesso quello che gli è stato promesso, vince tutto l'opposto. La resistenza è sostenuta da 4 gatti che si sono accorti in corsa della situazione senza nemmeno l'attrezzatura per rispondere. Come dico sempre alle "potentissime" plutocrazie piace il gioco facile, se no non giocano e basta.

P.S.

Le proteste vigorose a cui cediamo per simpatia, non solo non evitano al morbo tecnozombie di diffondersi, ma lo alimentano e ne accellerano il decorso post assimilazione. Pensiamoci, non servirà a evitare le proteste che inevitabilmente cresceranno (quanto hai il frigo vuoto e l'esercito fuori dalla porta, puoi solo reagire molto male) ma forse almeno, eviteremo di abbracciarle con entusiasmo ... almeno quello!

Oggi ho fotografato un cartello scritto a mano da un negoziante di una via di Sesto che recitava, parentesi comprese: "Mortalità covid-19 under 70 anni 0,05% (dati reali google) Morire di fame a causa di leggi assurde 100.00% (grazie Fontana)". Non c'è molto da aggiungere, o no?


Citazione
Condividi: