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Un metodo per "uscire" dalla bolla


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
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Oggi sono andato a trovare un amico. Si tratta di un negoziante di fiducia da cui mi servo per i giochi. Adoro il @GioCo in tutte le sue sfaccettature.

Attività principe (secondo la vulgata) della nullafacenza e però al contempo indispensabile per mantenere (e mantenersi) in equilibrio. Certo, come ogni attività che possiede certe potenzialità ha in sé anche quelle del suo contrario e quindi se apre alla possibilità di guadagnare migliore equilibrio psicofisico, possiede anche quella di peggiorarlo.

D'oltronde vale anche per un qualunque sport: se possiede la potenzialità di migliorare le prestazioni fisiche ha anche quelle per danneggiarle. Non fa una piega...

Noi (italiani in particolare) come popolo del sole, nel senso che abbiamo più giorni di sole che di pioggia nell'arco dell'anno, tendiamo ad associare l'attività ludica allo sport o al "correre tra i campi". Tuttavia con il tempo e l'ampliamento delle zone urbane, l'attività di "correre tra i campi" è andata riducendosi, per essere in generale sostituita da quella sportiva con risvolti estremamente velenosi (per noi). Perché l'attività sportiva conserva certamente la potenzialità di migliorare la qualità delle prestazioni fisiche, ma non quelle socio~psico~pedagogiche che si sviluppano SOLO con il confronto diretto non mediato da adulti tra coetanei in età di sviluppo.

Spiego meglio. Non è che non sia considerata la compresenza di adulti in prossimità per prestare eventualmente soccorso nel caso di necessità, ma la conpartecipazione e la sorveglianza che DEVE mancare per un corretto sviluppo del bambino. Il motivo è semplice: più la sorveglianza (e con essa LA TENTAZIONE di intervenire) si fa strada, meno il bambino ha modo di sviluppare nell'unico momento della sua vita che glielo consente, autonomia identitaria. In altre parole il bambino non impara "ad arrangiarsi" ma a dipendere. Il suo lato selvatico viene compresso e con esso tutta la sua capacità creativa. Tuttavia questi aspetti non scompaiono ma si riavvolgono su se stessi creando psico~stress e debolezze (di natura psico~fisica perché poi c'è anche l'effetto "nocebo" che si somma al mancato sviluppo del "senso" di autonomia strategico~cognitiva più generale) che si strutturano verso l'etero e l'autodistruzione. Non a caso nei paesi scandinavi o in generale più freddi dove la tendenza è stare in spazi chiusi, si registra poi un grado maggiore di violenza casalinga e di suicidi. Ma questo non è dovuto al freddo, quanto all'abitudine urbana che tende a confinare la gente in spazi ristretti e quindi nell'età dello sviluppo e in città, diventa più difficile garantire "lo spazio selvaggio sacro" entro cui lasciare i bambini "pascolare".

Ovviamente questo non vuol dire che si "butta" un orda di minori in uno spazio e li si lascia fare quello che vogliono. Il mito e la fiaba (nel caso moderno) hanno l'esatta funzione regolartrice del comportamento e sono le "istruzioni" (di base) non secondarie che occorrono per consentire ai bambini di avere tutti gli strumenti cognitivi necessari ad affrontare "lo spazio selvaggio sacro" e le sue insidie.

Fuori da questi confini di azione educativa, c'è l'interferenza e BASTA. Quindi lo sviluppo del bambino oggi, NON difeso nei termini coerenti e armionici che gli sono necessari, tanto nei paesi freddi quanto in quelli caldi, è tendenzialmente frutto di quella interferenza che avviene a vari gradi e livelli ma non manca praticamente mai. Cosa abbia prodotto questo genere di "delirio" educativo nel tempo non c'è bisogno che lo scriva. Si vede ed è solare assieme ai suoi evidenti fallimenti che rinnovano ogni anno ulteriori necessari interventi che non fanno ovviamente che peggiorare la situazione. Di fatto oggi siamo al giro di boa che ci permette di considerare "la folla" nei termini esatti in cui la descrive Le Bon e non è un caso che ciò avvenga quando abbiamo il rovescio, la Saggezza, descritta nei termini (discutibili ma almeno messi nero su bianco) di Surowiecki e che ci dice come esista una sorta di "intelligenza collettiva", espressa nei media come ad esempio wikicoipiedi (che di Saggio non ha proprio un ca%%o di niente, dato che è uno strumento appositamente predisposto per la propaganda anglofila, ma lasciamo perdere che il discorso è vasto e complesso).

Vorrei aggiungere che le élite lo sanno perfettamente e forniscono ai loro pargoli (se sono destinati a posti di comando e responsabilità) appositi spazi di tempo per sviluppare le loro capacità cognitivo~comportamentali di autonomia corrette. Non cercateli però tra i volti noti perché non spopolano tra quelle file. Sono per lo più figure defilate che tendono ad agire rimanendo in Ombra e conservano questo genere di anonimato.

Cosa si può fare per questo DISASTRO ?! Nell'immediato non molto. Tuttavia quel poco può fare la differenza. Quantomeno per renderci coscienti del livello estremo di gravità che va considerata. Si tratta di un certo contenimento del danno che sta nell'uso di metodi che agiscono a livello psico~emotivo. Bisogna strutturare processi cognitivi strumentalmente, in modo che fungano da supporto (tipo le stampelle per il paraplegico) e restituiscano dove non c'è quello spazio di azione e di pensiero laterale, quel grado di movimento che avrebbe dovuto essere salvaguardato da una educazione intesa correttamente in senso armonico. Inutile dire che gli sforzi per tenerci lontani (casomai ci vengano "strane idee") da tali soluzioni educative (e farcele vedere come e peggio del babàu) sia per l'età evolutiva sia di compensazione per adulti compromessi, sono immensi e si vedono pure quelli (una volta capito il trucco).

Come dicevo in apertura oggi sono andato a trovare questo mio amico. Sto aspettando un espansione di un @GioCo da tavolo a cui sono molto legato, fin da quando è uscito nei lontanissimi (ormai) anni '80. Oggi è stato ripubblicato trovando un discreto successo di pubblico. Essendo appena uscita quella espansione l'ho ordinata da lui ma anche se sono passate diverse settimane e l'aveva richiesta per tempo, il suo fornitore non gliela spediva e cercava invece scuse per rimandare. Alla fine ha scoperto (ieri) che era in vacanza già dall'inizio di luglio e sarebbe tornato solo alla fine di agosto. Non glielo aveva detto e lui si è arrabbiato per la poca professionalità. Per fortuna alla fine è riuscito a sentire una sua collega che oltre ad informarlo sull'assenza di quell'impiegato, gli ha anche spedito il materiale. Me lo diceva un poco sfogandosi e un poco per giustificare il fatto che non era riuscito a fornirmi subito il @GioCo.

Lo ascoltavo e sorridevo. Come è bella la vita quando ci si può arrabbiare per stronzate del genere. Nel tentativo (goffo direi) di rilanciare un poco la posta e tentare di rompere la bolla (percettiva) che stava imprigionando il dialogo, sfruttando l'occasione ho accennato al fatto che se avesse avuto a che fare con la demenza artificiosa le cose sarebbero andate peggio e come prevedevo lui ha risposto: "Mah... Sai... Non lo so!", intendendo che avrebbe preferito la macchina all'interazione umana. Perché sotto sotto si è cristallizzata l'idea collettiva che la macchina sia meglio, sia più efficace e sia meno incline all'errore. Cioè sia più "seria" e affidabile. Che poi questo errore corrisponda alle "schermate blu" devastanti se agganciate ai nostri diritti, la nostra sicurezza, il nostro equilibrio psicologico, la nostra economia, la nostra salute, questo rimane "omissis". Che ti esploda sotto il culo la tesla o il monopattino, che improvvisamente sia decisa la tua terminazione per "svarionamenti" dell'algoritmo che ti impone la dieta o le cure, che un drone militare faccia strame di persone a un matrimonio perché tra di loro c'è il suo obbiettivo, non importa. Ciò che conta è conservare la dipendenza a cui si associa il comfort e il benessere garantito. Che non è per nulla uno spazio confortevole o garantito, solo immaginato e propagandato come tale, in quanto costantemente minacciato e per ciò necessariamente sempre da difendere contro "la qualsiasi" di volta in volta associata alla emergenza di turno.

Come sempre è ciò che viene escluso (dalla bolla percettiva) che conta, non quello che si vede (al momento). Allora è necessario innanzitutto premettere che siamo costantemente inclusi in una bolla e nell'istante in cui proveremo a forarla (anche inconsapevolmente) avremo a che fare con qualcosa che faticheremo ad accettare, come se quel qualcosa (in genere un pensiero antitetico) lottasse dentro di noi per la sua propria sopravvivenza. La bolla "reagisce" per impedire che si proceda. Questa è l'evidenza plastica della sua natura che è in un certo senso "autogena" oltre che elastica, ma dovremmo dire più correttamente "atomatica" e "adattiva". E' il frutto di un meccanismo che lavora sotto e che appare un po' come i nemici di un videogame, in grado di agire con una certa intelligenza che evolve assieme alle nostre strategie offensivo~difensive. Similmente a come fa poi la demenza artificiosa.

Come si combatte ? Come la demenza artificiosa, la richiesta (cioè la formulazione della domanda) è la chiave. Essa infatti non può agire se non di riflesso. Quindi siamo noi a pilotare la sua evoluzione. Se decidiamo di farla saltare, per evidenziarne l'inefficaca e prendere le distanze riducendo la dipendenza, non sarà così difficile. Basta notare le incoerenze che non mancano mai e sfruttarle. Un po' come posizionare il piede di porco nello spiraglio e poi fare leva. Ciò che però è obbligatorio è farlo nella calma interiore che si guadagna con l'esercizio.

Ribaltiamo questo nell'episodio del mio amico. Se avesse semplicemente ritelefonato al suo fornitore rivelatosi per motivi suoi "poco serio" per dirgli che adesso sapeva che era in vacanza e che in futuro se voleva rimanere suo fornitore era meglio per lui dire la verità in questi frangenti, dato che tanto l'avrebbe scoperto ugualmente, parlando con calma e come si fa con un bambino, rassicurandolo e procedendo senza rabbia. Gli avrebbe dato la possibilità di evolvere, restituto un immagine di forza e di sicuro dall'altro capo della comunicazione avrebbe ottenuto due risultati positivi e coerenti con l'intento: farlo sentire in debito e preservare il contatto (dato che si tratta di una persona con cui c'è un rapporto di fiducia reciproco che dura da anni).

Per fare tutto ciò però è necessario sapere che la rabbia non è una buona risposta. Perché si ottiene solo un falso riscatto che è dato dal pensiero "ti ho beccato cretino" tipico di una relazione genitore~bambino (l'interferenza) e che è la risposta della bolla. Se però glielo avessi fatto notare cosa mi avrebbe risposto ?

No! Figurati! Non lo avrebbe accettato, forse perpecendo la mia come una critica, quando non era nemmeno una osservazione. Semplicemente si tratta di una traccia del metodo applicato che seguo pedissequamente e nel modo più tonto concepibile.

Una faccenda di poco conto ? Si, certamente, ma un ottima occasione per fare esercizio come le centinaia che ci capitano di continuo ogni giorno (dato come siamo messi). Per ciò perfetta proprio per questo!


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